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Universo Warhol
La mostra Warhol Universe non è una mostra generalista, bensì, una mostra mirata, che intende proiettare il visitatore in quelle che sono state le passioni e gli interessi di Andy Warhol.
Comunicato stampa
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Warhol universo
La mostra Warhol Universe non è una mostra generalista, bensì, una mostra mirata, che intende proiettare il visitatore in quelle che sono state le passioni e gli interessi di Andy Warhol.
Passioni che sono state fondamentali nel creare il personaggio e il mito di Warhol, così come lo conosciamo.
Nato come disegnatore e vetrinista, Warhol ha trovato nel mondo della musica, nell’illustrazione, nella fotografia, nel cinema e in conseguenza, nell’editoria, una summa di tutto quello che gli serviva per sviluppare il suo progetto di artista, così da permettergli di entrare, di diritto, nell’Olimpo dell’arte mondiale.
La mostra espone esempi di queste sue passioni di cui si trovano ampi riscontri nello splendido Gold Book, che era solito realizzare per i suoi amici quale regalo di Natale o nelle innumerevoli cover per i vinili di alcuni dei miti della musica mondiale, così come le sperimentazioni di Interview, che diventeranno una sorta di passepartout verso il mondo del Glamour internazionale, il quale faceva a gara per entrare in questa sorta di edonistico Pantheon Warholiano.
Tra le sue passioni, vi era l’amore sconfinato per l’iconica Marilyn Monroe da lui ritratta e immortalata innumerevoli volte e a cui, dopo la sua morte, in rispettoso omaggio dedicherà una intera edizione di interview.
INTERVIEW
Nata nel 1969 da un idea di Andy Warhol con John Wilcock e Gérard Malanga divenne in breve tempo la Bibbia del jet-set internazionale e una palestra di talenti, in parte ancora sconosciuti, ma che grazie ad Interview, trovarono il trampolino per il loro slancio.
Ritratti e reportage fotografici, interviste e sopratutto, le iconiche copertine decretarono il successo di una rivista che cambiò anche il gusto e il modo di impaginare le notizie. Scorrere Interview è fare un tuffo in un mondo patinato in cui la leggerezza e l’esagerazione si accompagnano e in cui scorre la vita di un mondo, apparentemente spensierato, e in cui i problemi e i drammi del mondo non hanno casa.
LA CERAMICA
tra le tante strade percorse da Warhol quello della ceramica fu tardivamente intrapresa. Ci volle l’incontro con Philips Rosenthal che appassionato d’arte invito Warhol per farsi fare un ritratto e durante le sedute fotografiche, gli lancio l’idea di cimentarsi con la ceramica .
Da questo incontro nacquero le formelle esposte in mostra, decorate con disegni realizzati da Warhol per illustrare alcuni libri, e vennero declinati in oro zecchino a dare maggior pregio ad una già rara e raffinata produzione artistica.
Nel 1949 un giovane grafico che si chiama Andy Warhola, appena arrivato a New York, si propone alla Columbia records.
La prima copertina di Andy Warhol esce sul mercato discografico nel 1949, è una raccolta di brani musicali dal titolo “A program of mexican music”. La copertina non particolarmente elaborata è ancora timida e prematura nelle sperimentazioni warholiane. Tuttavia ha già in sé una forte componente innovatrice poichè per la prima volta viene immesso sul mercato un disco con due copertine differenti, una verde e una azzurra, l’obiettivo é spingere l’acquirente ad acquistare entrambi i dischi aumentandone così le vendite.
Warhol, ancora lontano dal mondo dell’arte e dall’essere lui stesso artista, inizia però a elaborare una sua visione di cover art: non più un semplice involucro ma un oggetto da possedere e da collezionare.
Realizza cover sempre più intriganti dal punto di vista grafico e cromatico creando lettering innovativi e puliti tanto da essere ancor’oggi estremante moderni come nel caso dell’album di Thelonious Monk “MONK” del 1950.
I contrasti di colore sulle sue copertine cominciano a divenire un marchio di fabbrica e Warhol da giovane e sconosciuto grafico inizia a essere sempre richiesto e la RCA Victor gli propone un contratto in esclusiva.
Approdato alla RCA, Warhol ha carta bianca nel suo lavoro e questo lo porta a lavorare in un modo ancora acerbo su quell’idea che sarà alla base della Pop Art e che ha origine proprio negli anni ‘50.
Nel 1955 Warhol realizza la copertina per Count Basie che vede il musicista disegnato in uno stretto primo piano, girato di tre quarti, questo tipo di ritratto verrà poi riutilizzato dal re della Pop Art, con le ben più famose Marilyn Monroe, quasi dieci anni dopo.
Numerose sono però le copertine in cui Warhol anticipa i tempi del suo essere artista, i fiori di Ibisco dei celebri quadri Flower si vedono per la prima volta sulla copertina di Johnny Griffin per l’album “The Congregation” del 1957 e le prime sperimentazioni con la cabina fotografica sono visibili nel disco Thi is Jhon Wallowitch!!! del 1964.
Ormai Warhol è un’icona inconsapevole (o forse no) del suo tempo, richiesto da musicisti e case discografiche per la sua capacità di innovare un semplice contenitore; ma è con l’album dei Velvet Underground & Nico, “The Velvet Underground” che Andy Warhol centra in pieno l’idea di un oggetto icona collezionato come un’opera d’arte senza in realtà esserlo.
La banana gialla diventa simbolo in un’epoca di stravolgimenti politici e sociali, un messaggio diretto, fortemente simbolico richiamato dalla scritta Peel Slowly See che spingeva all’acquisto della copertina per vedere cosa si celasse realmente sotto il frutto giallo.
La sua carriera di artista è lanciata e la sua fama è uscita ben oltre i confini americani, ma la sua passione per la musica e per la grafica continuano a tenerlo legato al mondo della Cover Art. qui si sente libero di sperimentare ma soprattutto gli consente di arrivare a tutti (appassionati d’arte o no) con quell’idea di riproducibilità e di serialità.
Nel 1971 il mondo della grafica musicale ha un nuovo scossone da parte di Warhol, esce l’album “Sticky Finger” dei Rolling Stones, copertina che vede una vera cerniera applicata e apribile. che richiama immediatamente il mondo del rock, di una gioventù ribelle e americana.
Nel 1976 con la copertina di “The painter” di Paul Anka troviamo ormai un Warhol proiettato verso un uso del colore e della fotografia unico, un marchio di fabbrica che ormai gli appartiene in toto, un Warhol completamente immerso nel suo modo di fare cover e arte, fotografando lui stesso i soggetti come accade per l’album “Love you live” dei Rolling Stones o per la colonna sonora del film “Querelle”.
È un amore che non lo abbandonerà mai, quello per le copertine di vinili, fino alla sua morte con la sua ultima cover rimasta incompiuta per “MTV Hih Priority” del 1987 e utilizzata nel suo primo abbozzo per omaggiare questo profondo legame.
Warhol per tutta la vita ha lavorato da grafico sulle copertine musicali perché non vi è oggetto al pari di un vinile in grado di entrare nelle case e di restarci; di creare quel legame profondo tra chi lo suona e chi lo ascolta ma, soprattutto, sin dal 1949 aveva già ben compreso la forza dell’involucro. Una forza che può portare attraverso la “Cover Art” all’immortalità di un musicista. La generazione dei millenials raramente conosce i Velvet Underground ma certamente conosce la banana di Andy Warhol.
La mostra Warhol Universe non è una mostra generalista, bensì, una mostra mirata, che intende proiettare il visitatore in quelle che sono state le passioni e gli interessi di Andy Warhol.
Passioni che sono state fondamentali nel creare il personaggio e il mito di Warhol, così come lo conosciamo.
Nato come disegnatore e vetrinista, Warhol ha trovato nel mondo della musica, nell’illustrazione, nella fotografia, nel cinema e in conseguenza, nell’editoria, una summa di tutto quello che gli serviva per sviluppare il suo progetto di artista, così da permettergli di entrare, di diritto, nell’Olimpo dell’arte mondiale.
La mostra espone esempi di queste sue passioni di cui si trovano ampi riscontri nello splendido Gold Book, che era solito realizzare per i suoi amici quale regalo di Natale o nelle innumerevoli cover per i vinili di alcuni dei miti della musica mondiale, così come le sperimentazioni di Interview, che diventeranno una sorta di passepartout verso il mondo del Glamour internazionale, il quale faceva a gara per entrare in questa sorta di edonistico Pantheon Warholiano.
Tra le sue passioni, vi era l’amore sconfinato per l’iconica Marilyn Monroe da lui ritratta e immortalata innumerevoli volte e a cui, dopo la sua morte, in rispettoso omaggio dedicherà una intera edizione di interview.
INTERVIEW
Nata nel 1969 da un idea di Andy Warhol con John Wilcock e Gérard Malanga divenne in breve tempo la Bibbia del jet-set internazionale e una palestra di talenti, in parte ancora sconosciuti, ma che grazie ad Interview, trovarono il trampolino per il loro slancio.
Ritratti e reportage fotografici, interviste e sopratutto, le iconiche copertine decretarono il successo di una rivista che cambiò anche il gusto e il modo di impaginare le notizie. Scorrere Interview è fare un tuffo in un mondo patinato in cui la leggerezza e l’esagerazione si accompagnano e in cui scorre la vita di un mondo, apparentemente spensierato, e in cui i problemi e i drammi del mondo non hanno casa.
LA CERAMICA
tra le tante strade percorse da Warhol quello della ceramica fu tardivamente intrapresa. Ci volle l’incontro con Philips Rosenthal che appassionato d’arte invito Warhol per farsi fare un ritratto e durante le sedute fotografiche, gli lancio l’idea di cimentarsi con la ceramica .
Da questo incontro nacquero le formelle esposte in mostra, decorate con disegni realizzati da Warhol per illustrare alcuni libri, e vennero declinati in oro zecchino a dare maggior pregio ad una già rara e raffinata produzione artistica.
Nel 1949 un giovane grafico che si chiama Andy Warhola, appena arrivato a New York, si propone alla Columbia records.
La prima copertina di Andy Warhol esce sul mercato discografico nel 1949, è una raccolta di brani musicali dal titolo “A program of mexican music”. La copertina non particolarmente elaborata è ancora timida e prematura nelle sperimentazioni warholiane. Tuttavia ha già in sé una forte componente innovatrice poichè per la prima volta viene immesso sul mercato un disco con due copertine differenti, una verde e una azzurra, l’obiettivo é spingere l’acquirente ad acquistare entrambi i dischi aumentandone così le vendite.
Warhol, ancora lontano dal mondo dell’arte e dall’essere lui stesso artista, inizia però a elaborare una sua visione di cover art: non più un semplice involucro ma un oggetto da possedere e da collezionare.
Realizza cover sempre più intriganti dal punto di vista grafico e cromatico creando lettering innovativi e puliti tanto da essere ancor’oggi estremante moderni come nel caso dell’album di Thelonious Monk “MONK” del 1950.
I contrasti di colore sulle sue copertine cominciano a divenire un marchio di fabbrica e Warhol da giovane e sconosciuto grafico inizia a essere sempre richiesto e la RCA Victor gli propone un contratto in esclusiva.
Approdato alla RCA, Warhol ha carta bianca nel suo lavoro e questo lo porta a lavorare in un modo ancora acerbo su quell’idea che sarà alla base della Pop Art e che ha origine proprio negli anni ‘50.
Nel 1955 Warhol realizza la copertina per Count Basie che vede il musicista disegnato in uno stretto primo piano, girato di tre quarti, questo tipo di ritratto verrà poi riutilizzato dal re della Pop Art, con le ben più famose Marilyn Monroe, quasi dieci anni dopo.
Numerose sono però le copertine in cui Warhol anticipa i tempi del suo essere artista, i fiori di Ibisco dei celebri quadri Flower si vedono per la prima volta sulla copertina di Johnny Griffin per l’album “The Congregation” del 1957 e le prime sperimentazioni con la cabina fotografica sono visibili nel disco Thi is Jhon Wallowitch!!! del 1964.
Ormai Warhol è un’icona inconsapevole (o forse no) del suo tempo, richiesto da musicisti e case discografiche per la sua capacità di innovare un semplice contenitore; ma è con l’album dei Velvet Underground & Nico, “The Velvet Underground” che Andy Warhol centra in pieno l’idea di un oggetto icona collezionato come un’opera d’arte senza in realtà esserlo.
La banana gialla diventa simbolo in un’epoca di stravolgimenti politici e sociali, un messaggio diretto, fortemente simbolico richiamato dalla scritta Peel Slowly See che spingeva all’acquisto della copertina per vedere cosa si celasse realmente sotto il frutto giallo.
La sua carriera di artista è lanciata e la sua fama è uscita ben oltre i confini americani, ma la sua passione per la musica e per la grafica continuano a tenerlo legato al mondo della Cover Art. qui si sente libero di sperimentare ma soprattutto gli consente di arrivare a tutti (appassionati d’arte o no) con quell’idea di riproducibilità e di serialità.
Nel 1971 il mondo della grafica musicale ha un nuovo scossone da parte di Warhol, esce l’album “Sticky Finger” dei Rolling Stones, copertina che vede una vera cerniera applicata e apribile. che richiama immediatamente il mondo del rock, di una gioventù ribelle e americana.
Nel 1976 con la copertina di “The painter” di Paul Anka troviamo ormai un Warhol proiettato verso un uso del colore e della fotografia unico, un marchio di fabbrica che ormai gli appartiene in toto, un Warhol completamente immerso nel suo modo di fare cover e arte, fotografando lui stesso i soggetti come accade per l’album “Love you live” dei Rolling Stones o per la colonna sonora del film “Querelle”.
È un amore che non lo abbandonerà mai, quello per le copertine di vinili, fino alla sua morte con la sua ultima cover rimasta incompiuta per “MTV Hih Priority” del 1987 e utilizzata nel suo primo abbozzo per omaggiare questo profondo legame.
Warhol per tutta la vita ha lavorato da grafico sulle copertine musicali perché non vi è oggetto al pari di un vinile in grado di entrare nelle case e di restarci; di creare quel legame profondo tra chi lo suona e chi lo ascolta ma, soprattutto, sin dal 1949 aveva già ben compreso la forza dell’involucro. Una forza che può portare attraverso la “Cover Art” all’immortalità di un musicista. La generazione dei millenials raramente conosce i Velvet Underground ma certamente conosce la banana di Andy Warhol.
21
ottobre 2023
Universo Warhol
Dal 21 ottobre 2023 al 16 marzo 2024
arte moderna
Location
MUSEO STORICO DELLA FANTERIA
Roma, Piazza Di Santa Croce In Gerusalemme, 9, (Roma)
Roma, Piazza Di Santa Croce In Gerusalemme, 9, (Roma)
Biglietti
15.00 Biglietto intero week end e festivi
13,00 biglietto intero feriali
10.00 biglietto ridotto
Convenzioni:
8.00 gruppi oltre 10 persone
16.00 biglietto open include ingresso salta fila
5,00 scuole
gratuito bambini fino a 5 anni
Orario di apertura
Tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9,30 alle ore 19,30
Sabato Domenica e festivi 9.30 alle 20,30
Ultimo ingresso 30 min prima della chiusura
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