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Un’opera unica di Aldo Turchiaro
Aldo Turchiaro, Esopo del 2000, poeta-pittore che affronta con lirismo profetico i temi dell’Apocalisse tra il mondo animale e quello tecnologico. Percepisce che il lato più evoluto dell’umano ha sempre imitato la natura.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
COMUNICATO STAMPA/INVITO
Inaugurazione Mercoledì 17 Gennaio 2018 alle ore 19.00
Bibliothè Contemporary Art
Quinto appuntamento della seconda rassegna di
Unum
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
con il coordinamento di Enzo Barchi
Un'opera unica di Aldo Turchiaro
Mundi Creatura
“Tutto si conduce ad unità – afferma Gallo Mazzeo - [...] nei modi più imprevisti ed imprevedibili è diventare scoperta di sé, del sé nascosto che in tanto errare e peregrinare non si è mai allontanato da sé stesso, dal proprio sogno, perimetro e area di una grande avventura, in cui ogni nome pronuncia un nome, ogni volto cerca un volto e tutti insieme recitano Unum.”
https://www.facebook.com/events/340476476430145/
L’esposizione resterà aperta fino al 12 Febbraio 2018
Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Info: (+39) 06 6781427
Animalesimo Metafisico – Metaphisycal Animalism
Aldo Turchiaro, Esopo del 2000, poeta-pittore che affronta con lirismo profetico i temi dell’Apocalisse tra il mondo animale e quello tecnologico. Percepisce che il lato più evoluto dell’umano ha sempre imitato la natura. Le macchine funzionano come prolungamenti delle nostre braccia, gambe cervello e viscere, ma principalmente in immagini e somiglianza degli animali, che si muovono in queste foreste: quelle di fili e tecnologie create dall’uomo e quella più remota. Dentro questa visione di “Apocalypse Now” la scienza non sta evolvendosi soltanto a nostro favore, né del mondo vivo.
Questi animali, questi anteriori, erano di metallo e mimetizzati con la macchina, giravano fra rifiuti tecnologici o pietre o altre materie vive. Questi di oggi, dei suoi quadri e disegni, confabulano, discutono, assumono un aspetto quasi umano – fra grattacieli – fanno i nidi fra le mura delle nuove abitazioni, adattandosi.
Sono la parte viva dell’universo, sono la parte all’erta che attraverso il suo pennello parla e si muove il mondo Kafkiano. E insorge.
Turchiaro è un Esopo che sosta in stazioni interplanetarie o scende lungo fiume-fogna che muoiono uccisi dalla plastica o dalle materie biodegradabili. Questo Esopo dialoga con il futuro, pensando al passato, unico modo di prevederlo, premunirlo.
Le sue figure quasi statiche, metalliche, figure sacre o dissacranti, potrebbero sostare in templi antichi, pre-cristiani, dove l’uomo e la natura vivevano abbracciati in una sola storia.
In questo mondo il pittore parla un linguaggio che anche un fanciullo consapevole può capire. Le voci e i colori dei suoi quadri spiegano l’allontanamento dell’uomo dalla realtà germogliata dalla materia viva che procrea.
Come quando prima di un terremoto, prima ancora che l’uomo si accorga della terra che comincia a muoversi in sordina e traditrice, gli abitanti della foresta, attenti, inquieti, s’agitano allarmati e allarmanti.
Come i fanciulli delle nuove generazioni che, anche senza capire le cause della tragedia umana, vagano disperati in un mondo costruito dai loro antenati e, imitando i delfini e le balene si suicidano.
Ho chiuso nel metallo
L’occhio di un passero
Tenero, sottile, vivace
Ho chiuso nel metallo
Il battito di una farfalla.
La Pietà che Turchiaro ha rappresentato con un delfino, simbolo assoluto di gioia preumana: dialogo dettato dall’intelligenza senza parola. Questo delfino morente che viene abbracciato da un uccello, svela un sentimento così forte che solo un uomo del Mediterraneo, dei nostri giorni, può creare nella sua patetica consapevolezza. Ma dobbiamo parlare delle luci immaginarie o vere, delle luci interiori o profondamente spettacolari, delle materie e dell’armonia erotica di questi suoi quadri.
Questa armonia viene da un lavoro ossessivo, appassionato con la materia pittorica. L’affabulazione contemporanea di Turchiaro ha origini preistoriche.
Quando nacquero i primi vegetali, i primi esseri, migliaia di verdi folletti dai lunghi capelli si mostrarono alla vita con mezzo corpo fuor d’acqua. E vicino ai fiumi apparvero enormi coccodrilli e cobra e tapiri.
Sugli alberi intorno si posarono uccelli dalle piume variopinte e scimmie e tutti insieme facevano un’indicibile gazzarra.
Poi fu generato l’uomo e restò legato ai quattro elementi vitali della natura: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco.
Restò legato anche a tutto quello che lui stesso aveva inventato.
All’improvviso i giorni si fecero scuri, le notti nelle foreste divennero fredde, il cielo si spaccò in nuvole polverose e illuminate stranamente, precipitando e uccidendo uomini, donne, bambini, tutto il verde, i laghi, i grandi fiumi e il mare.
Ma gli animali di Turchiaro già avevano percepito il pericolo; La grande Agave, Cosa pensi Grillo?, Il Delfino ferito a morte, Il Buco viola, La Cetonia, L’Agave acchiappanuvole, Horcynus Orca, Uccelli Innamorati.
“Io sono pietra viva in ogni angolo
Sono uccello e non conosco l’inverno.
Sono aria, acqua e vengo dalle viscere della terra.
Sono un uccello che vola perché è tutto
Sono un frutto d’un albero.”
- Si mescolano in me pensieri e serpenti, nel bosco ricoperto di tetti celesti, nella terra tra il muschio, vengono dal mare portate dal vento nuvole arenose, costruite dall’uomo, moltiplicate, rigurgitanti pensieri di morte
- Saggio vagabondo, circondato dalla natura, mistico animale il delfino, senza casa, senza fiori, senza libri, senza scienza.
- Sono vivi i quadri di Turchiaro, traspirano luce armoniosa.
( Marcia Theophilo )
BIOGRAFIA
Aldo Turchiaro è nato nel 1929 a Celico (Cosenza) ai margini del bosco Silano, a pochi metri dalla casa natia dell’Abate Gioacchino Da Fiore. Il 12 Aprile del 1943 scampa al bombardamento che gli Anglo Americani effettuano sulla Città dei Bruzi; si salva solo perché si era attardato, a meno di cento di metri dello spiazzo colpito dalla gragnola delle bombe, per osservare due cani in amore. In quegli anni in famiglia vivevano un cane, un gatto, una tartaruga e un agnellino. Gli animali erano una presenza armonica composita “per terra sul balcone, al centro sdraiato stava il cane, con il gatto fra le gambe, il colombo che gli beccava in bocca e, l’agnellino che gli girava intorno.“ Turchiaro inizia a dipingere nel 1942/43 con gli acquerelli e i colori ad olio, agli inizi si ispira alle opere di Carrà e De Chirico. Dall’anno ’49 si avvicina all’espressionismo Guttusiano. Lo stesso anno segna l’inizio dell’esposizione delle proprie opere. Nel 1950 a Roma conosce Renato Guttuso, con il quale instaura un rapporto fraterno di amicizia e di stima reciproca. Dall’anno ’51 frequenta attivamente il suo studio di Villa Massimo ove, ha modo d i conoscere i principali artisti e i personaggi più influenti della cultura. ”Dipinge dove e come può”, trovandosi in abitazioni precarie e disagevoli, approfitta dell’estate che trascorre a Cosenza ove dipinge molti quadri che porta poi a Roma. Nel 1953 è coinvolto direttamente, insieme al personale della Galleria Nazionale; all’allestimento della mostra di Pablo Picasso. Nel ’54 illustra la raccolta di poesie: “E’ fatto giorno” di Rocco Scotellaro, con la prefazione di Carlo Levi, edizioni Mondadori. Espone – per la prima volta - a Cosenza e a Roma rispettivamente: i suoi “disegni” e le sue “pitture”. Nel ’55 è alla VII Quadriennale di Roma con “un paesaggio”, un’opera che viene collocata al di fuori degli schieramenti allora in voga. Compaiono il verde e il blu-celest, le sue opere sono ispirate ai “paesaggi del Sud”, “ai Tram” della capitale: Girasoli del 1958. Si immerge nelle pagine immortali della letteratura europea, divora Kafka, Camus, Cervantes e Joyce; è ammaliato dalle esili figure di Giacometti; è in questo periodo che l’artista abbraccia il suo cammino ideale, intimo e verso la natura il mondo animale, rifugge pertanto ogni raggruppamento ogni fazione.
Da Giacometti trova nuova forza per la sua “solitudine” e, per la sua fonte di ispirazione. “gli animali diventano il mio soggetto imperativo per ricostruire un mio universo panteistico che si contrappone al disumanesimo originato da un umanesimo oramai logoro e lontano.” Nel ’60 espone alla Galleria Elmo, inizia la sua predilizione per i toni blu-celeste, …”sono gabbiani, che dal cielo e dal mare entrano nel suo studio, cielo e mare e ne riescono”. Nel ’63 il combinarsi fra natura e tecnologia comincia a ribollire nelle forme alla ricerca di una convivenza stilistica. Dipinge: “La Città”, “Trittico per una vittoria” e ancora, “Riparando il Televisore” e ”Arcobaleno” i due quadri più emblematici del decisivo riferimento a una simbiosi di forme tra la natura e il suo sviluppo tecnologico. E’ l’inizio del suo singolare cammino, che diversificherà il panorama dell’arte italiana. Espone la sua opera “Attacco”, inspirata alle guerra del Vietnam che realizza nel 1965, prima nella città dell’Aquila e poi alla IX Quadriennale di Roma, è qui che Turchiaro sovvertendo ogni canone usuale, affida alle espressioni degli uccelli la reazione di terrore e di pausa per le atrocità perpetrate dalla guerra, non solo verso l’umanità ma anche e soprattutto verso l’ambiente. Dal ’66 al ’70 i quadri di Turchiaro insisteranno sempre sul connettere natura e tecnologia; nel ’67 è Leger che per l’artista Calabrese, diviene un ulteriore punto di riferimento. Nel ’75 ad Aldo Turchiaro, in quel di Firenze, viene attribuito il prestigioso premio “Il Fiorino”. Arte Oggi dedica un catalogo a Turchiaro nel 1976. Alla Biennale Internazionale di Venezia del 1978 alle sue opere, viene riservata un’apposita sala. Nel ’80 espone alla rinomata Galleria Ca D’oro in via dei Condotti a Roma. Nello stesso anno Renato Guttuso, cura l’edizione de: “I maestri Contemporanei” che le Edizioni Vanessa di Milano, dedicano ad Aldo Turchiaro, il fascicolo è arricchito da un prezioso contributo della poetessa Brasiliana Marcia Theophilo. Negli anni a venire ’83-’87 alcune opere di Turchiaro arricchiranno “il dialogo lirico fra due concezioni che hanno come mira principale la natura degli animali e del bosco” fornendo immagine al canto dei libri di poesia della Theophilo. Il maestro Aldo Tuchiaro diventa titolare della cattedra di Pittura prima a Firenze poi a Brera a Milano e infine, presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nell’anno ’90 una sua personale antologica è ospitata nel Museo di Palazzo Braschi a Roma. Nel ’92 è presente all’Expò Mondiale “Percorsi dell’Arte Italiana” presso il Palazzo delle Arti. Nel ’93 è alla Biennale di Milano. Nel ’94 è a Grosseto con una nuova antologica. Nel ’95 alla Quadreria di Roma, nel ’97 a Francavilla a Mare. E’ nel ’97 che alla stazione centrale di Frosinone è inaugurato il “Grande Mosaico” “I delfini del Mare Blu”. Un acquaforte originale correderà il volume di poesia della poetessa Marcia Theophilo, curato ma Mario Luzi “Albero dello Spirito Santo”. Le sue opere vengono esposte presso il Museo Nazionale di Sperlonga nel 2003. Alla biblioteca Casanatense, esporrà la sua opera dedicata all’abate “Giocchino da Fiore”. Poi insieme a Mimmo Rotella ed a altri grandi artisti, espone al Palazzo Comunale Cimino. La città di Sulmona assegna al maestro Turchiaro il “Premio Sulmona 2003” e, ne ospita una sua grande esposizione.
////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
Progetto Unum con il coordinamento di Enzo Barchi
Ufficio stampa InEvoluzionet
Progetto grafico di Mauro Aquilanti
Bibliothè Contemporary Art
Via Celsa, 4/5 – 00186 Roma
T. + 39 066781427
bhagavatlibrary@yahoo.it
http://www.bibliothe.guru
Inaugurazione Mercoledì 17 Gennaio 2018 alle ore 19.00
Bibliothè Contemporary Art
Quinto appuntamento della seconda rassegna di
Unum
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
con il coordinamento di Enzo Barchi
Un'opera unica di Aldo Turchiaro
Mundi Creatura
“Tutto si conduce ad unità – afferma Gallo Mazzeo - [...] nei modi più imprevisti ed imprevedibili è diventare scoperta di sé, del sé nascosto che in tanto errare e peregrinare non si è mai allontanato da sé stesso, dal proprio sogno, perimetro e area di una grande avventura, in cui ogni nome pronuncia un nome, ogni volto cerca un volto e tutti insieme recitano Unum.”
https://www.facebook.com/events/340476476430145/
L’esposizione resterà aperta fino al 12 Febbraio 2018
Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Info: (+39) 06 6781427
Animalesimo Metafisico – Metaphisycal Animalism
Aldo Turchiaro, Esopo del 2000, poeta-pittore che affronta con lirismo profetico i temi dell’Apocalisse tra il mondo animale e quello tecnologico. Percepisce che il lato più evoluto dell’umano ha sempre imitato la natura. Le macchine funzionano come prolungamenti delle nostre braccia, gambe cervello e viscere, ma principalmente in immagini e somiglianza degli animali, che si muovono in queste foreste: quelle di fili e tecnologie create dall’uomo e quella più remota. Dentro questa visione di “Apocalypse Now” la scienza non sta evolvendosi soltanto a nostro favore, né del mondo vivo.
Questi animali, questi anteriori, erano di metallo e mimetizzati con la macchina, giravano fra rifiuti tecnologici o pietre o altre materie vive. Questi di oggi, dei suoi quadri e disegni, confabulano, discutono, assumono un aspetto quasi umano – fra grattacieli – fanno i nidi fra le mura delle nuove abitazioni, adattandosi.
Sono la parte viva dell’universo, sono la parte all’erta che attraverso il suo pennello parla e si muove il mondo Kafkiano. E insorge.
Turchiaro è un Esopo che sosta in stazioni interplanetarie o scende lungo fiume-fogna che muoiono uccisi dalla plastica o dalle materie biodegradabili. Questo Esopo dialoga con il futuro, pensando al passato, unico modo di prevederlo, premunirlo.
Le sue figure quasi statiche, metalliche, figure sacre o dissacranti, potrebbero sostare in templi antichi, pre-cristiani, dove l’uomo e la natura vivevano abbracciati in una sola storia.
In questo mondo il pittore parla un linguaggio che anche un fanciullo consapevole può capire. Le voci e i colori dei suoi quadri spiegano l’allontanamento dell’uomo dalla realtà germogliata dalla materia viva che procrea.
Come quando prima di un terremoto, prima ancora che l’uomo si accorga della terra che comincia a muoversi in sordina e traditrice, gli abitanti della foresta, attenti, inquieti, s’agitano allarmati e allarmanti.
Come i fanciulli delle nuove generazioni che, anche senza capire le cause della tragedia umana, vagano disperati in un mondo costruito dai loro antenati e, imitando i delfini e le balene si suicidano.
Ho chiuso nel metallo
L’occhio di un passero
Tenero, sottile, vivace
Ho chiuso nel metallo
Il battito di una farfalla.
La Pietà che Turchiaro ha rappresentato con un delfino, simbolo assoluto di gioia preumana: dialogo dettato dall’intelligenza senza parola. Questo delfino morente che viene abbracciato da un uccello, svela un sentimento così forte che solo un uomo del Mediterraneo, dei nostri giorni, può creare nella sua patetica consapevolezza. Ma dobbiamo parlare delle luci immaginarie o vere, delle luci interiori o profondamente spettacolari, delle materie e dell’armonia erotica di questi suoi quadri.
Questa armonia viene da un lavoro ossessivo, appassionato con la materia pittorica. L’affabulazione contemporanea di Turchiaro ha origini preistoriche.
Quando nacquero i primi vegetali, i primi esseri, migliaia di verdi folletti dai lunghi capelli si mostrarono alla vita con mezzo corpo fuor d’acqua. E vicino ai fiumi apparvero enormi coccodrilli e cobra e tapiri.
Sugli alberi intorno si posarono uccelli dalle piume variopinte e scimmie e tutti insieme facevano un’indicibile gazzarra.
Poi fu generato l’uomo e restò legato ai quattro elementi vitali della natura: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco.
Restò legato anche a tutto quello che lui stesso aveva inventato.
All’improvviso i giorni si fecero scuri, le notti nelle foreste divennero fredde, il cielo si spaccò in nuvole polverose e illuminate stranamente, precipitando e uccidendo uomini, donne, bambini, tutto il verde, i laghi, i grandi fiumi e il mare.
Ma gli animali di Turchiaro già avevano percepito il pericolo; La grande Agave, Cosa pensi Grillo?, Il Delfino ferito a morte, Il Buco viola, La Cetonia, L’Agave acchiappanuvole, Horcynus Orca, Uccelli Innamorati.
“Io sono pietra viva in ogni angolo
Sono uccello e non conosco l’inverno.
Sono aria, acqua e vengo dalle viscere della terra.
Sono un uccello che vola perché è tutto
Sono un frutto d’un albero.”
- Si mescolano in me pensieri e serpenti, nel bosco ricoperto di tetti celesti, nella terra tra il muschio, vengono dal mare portate dal vento nuvole arenose, costruite dall’uomo, moltiplicate, rigurgitanti pensieri di morte
- Saggio vagabondo, circondato dalla natura, mistico animale il delfino, senza casa, senza fiori, senza libri, senza scienza.
- Sono vivi i quadri di Turchiaro, traspirano luce armoniosa.
( Marcia Theophilo )
BIOGRAFIA
Aldo Turchiaro è nato nel 1929 a Celico (Cosenza) ai margini del bosco Silano, a pochi metri dalla casa natia dell’Abate Gioacchino Da Fiore. Il 12 Aprile del 1943 scampa al bombardamento che gli Anglo Americani effettuano sulla Città dei Bruzi; si salva solo perché si era attardato, a meno di cento di metri dello spiazzo colpito dalla gragnola delle bombe, per osservare due cani in amore. In quegli anni in famiglia vivevano un cane, un gatto, una tartaruga e un agnellino. Gli animali erano una presenza armonica composita “per terra sul balcone, al centro sdraiato stava il cane, con il gatto fra le gambe, il colombo che gli beccava in bocca e, l’agnellino che gli girava intorno.“ Turchiaro inizia a dipingere nel 1942/43 con gli acquerelli e i colori ad olio, agli inizi si ispira alle opere di Carrà e De Chirico. Dall’anno ’49 si avvicina all’espressionismo Guttusiano. Lo stesso anno segna l’inizio dell’esposizione delle proprie opere. Nel 1950 a Roma conosce Renato Guttuso, con il quale instaura un rapporto fraterno di amicizia e di stima reciproca. Dall’anno ’51 frequenta attivamente il suo studio di Villa Massimo ove, ha modo d i conoscere i principali artisti e i personaggi più influenti della cultura. ”Dipinge dove e come può”, trovandosi in abitazioni precarie e disagevoli, approfitta dell’estate che trascorre a Cosenza ove dipinge molti quadri che porta poi a Roma. Nel 1953 è coinvolto direttamente, insieme al personale della Galleria Nazionale; all’allestimento della mostra di Pablo Picasso. Nel ’54 illustra la raccolta di poesie: “E’ fatto giorno” di Rocco Scotellaro, con la prefazione di Carlo Levi, edizioni Mondadori. Espone – per la prima volta - a Cosenza e a Roma rispettivamente: i suoi “disegni” e le sue “pitture”. Nel ’55 è alla VII Quadriennale di Roma con “un paesaggio”, un’opera che viene collocata al di fuori degli schieramenti allora in voga. Compaiono il verde e il blu-celest, le sue opere sono ispirate ai “paesaggi del Sud”, “ai Tram” della capitale: Girasoli del 1958. Si immerge nelle pagine immortali della letteratura europea, divora Kafka, Camus, Cervantes e Joyce; è ammaliato dalle esili figure di Giacometti; è in questo periodo che l’artista abbraccia il suo cammino ideale, intimo e verso la natura il mondo animale, rifugge pertanto ogni raggruppamento ogni fazione.
Da Giacometti trova nuova forza per la sua “solitudine” e, per la sua fonte di ispirazione. “gli animali diventano il mio soggetto imperativo per ricostruire un mio universo panteistico che si contrappone al disumanesimo originato da un umanesimo oramai logoro e lontano.” Nel ’60 espone alla Galleria Elmo, inizia la sua predilizione per i toni blu-celeste, …”sono gabbiani, che dal cielo e dal mare entrano nel suo studio, cielo e mare e ne riescono”. Nel ’63 il combinarsi fra natura e tecnologia comincia a ribollire nelle forme alla ricerca di una convivenza stilistica. Dipinge: “La Città”, “Trittico per una vittoria” e ancora, “Riparando il Televisore” e ”Arcobaleno” i due quadri più emblematici del decisivo riferimento a una simbiosi di forme tra la natura e il suo sviluppo tecnologico. E’ l’inizio del suo singolare cammino, che diversificherà il panorama dell’arte italiana. Espone la sua opera “Attacco”, inspirata alle guerra del Vietnam che realizza nel 1965, prima nella città dell’Aquila e poi alla IX Quadriennale di Roma, è qui che Turchiaro sovvertendo ogni canone usuale, affida alle espressioni degli uccelli la reazione di terrore e di pausa per le atrocità perpetrate dalla guerra, non solo verso l’umanità ma anche e soprattutto verso l’ambiente. Dal ’66 al ’70 i quadri di Turchiaro insisteranno sempre sul connettere natura e tecnologia; nel ’67 è Leger che per l’artista Calabrese, diviene un ulteriore punto di riferimento. Nel ’75 ad Aldo Turchiaro, in quel di Firenze, viene attribuito il prestigioso premio “Il Fiorino”. Arte Oggi dedica un catalogo a Turchiaro nel 1976. Alla Biennale Internazionale di Venezia del 1978 alle sue opere, viene riservata un’apposita sala. Nel ’80 espone alla rinomata Galleria Ca D’oro in via dei Condotti a Roma. Nello stesso anno Renato Guttuso, cura l’edizione de: “I maestri Contemporanei” che le Edizioni Vanessa di Milano, dedicano ad Aldo Turchiaro, il fascicolo è arricchito da un prezioso contributo della poetessa Brasiliana Marcia Theophilo. Negli anni a venire ’83-’87 alcune opere di Turchiaro arricchiranno “il dialogo lirico fra due concezioni che hanno come mira principale la natura degli animali e del bosco” fornendo immagine al canto dei libri di poesia della Theophilo. Il maestro Aldo Tuchiaro diventa titolare della cattedra di Pittura prima a Firenze poi a Brera a Milano e infine, presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nell’anno ’90 una sua personale antologica è ospitata nel Museo di Palazzo Braschi a Roma. Nel ’92 è presente all’Expò Mondiale “Percorsi dell’Arte Italiana” presso il Palazzo delle Arti. Nel ’93 è alla Biennale di Milano. Nel ’94 è a Grosseto con una nuova antologica. Nel ’95 alla Quadreria di Roma, nel ’97 a Francavilla a Mare. E’ nel ’97 che alla stazione centrale di Frosinone è inaugurato il “Grande Mosaico” “I delfini del Mare Blu”. Un acquaforte originale correderà il volume di poesia della poetessa Marcia Theophilo, curato ma Mario Luzi “Albero dello Spirito Santo”. Le sue opere vengono esposte presso il Museo Nazionale di Sperlonga nel 2003. Alla biblioteca Casanatense, esporrà la sua opera dedicata all’abate “Giocchino da Fiore”. Poi insieme a Mimmo Rotella ed a altri grandi artisti, espone al Palazzo Comunale Cimino. La città di Sulmona assegna al maestro Turchiaro il “Premio Sulmona 2003” e, ne ospita una sua grande esposizione.
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Progetto Unum con il coordinamento di Enzo Barchi
Ufficio stampa InEvoluzionet
Progetto grafico di Mauro Aquilanti
Bibliothè Contemporary Art
Via Celsa, 4/5 – 00186 Roma
T. + 39 066781427
bhagavatlibrary@yahoo.it
http://www.bibliothe.guru
17
gennaio 2018
Un’opera unica di Aldo Turchiaro
Dal 17 gennaio al 12 febbraio 2018
arte contemporanea
Location
BIBLIOTHE’ CONTEMPORARY ART GALLERY
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Biglietti
h 19 - 22
Orario di apertura
dal lunedì al sabato: 11 alle 23
Vernissage
17 Gennaio 2018, 19
Autore
Curatore