Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Untitled
Mostra di fotografie e installazioni di Franco G. Livera. In esposizione otto immagini, formato 70×100, stampa fotografica su metal, e quattro maschere create dall’autore con legno di vite e di quercia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’immagine vaga, portata dall’onda, scintillante al sole,
adagiata sull’abisso, bagnata dal mare, ma anche lucente
di ciò che, insieme la minaccia e la porta. Così è l’intimità:
minacciosa e accattivante nella lontananza in cui si ritrae.
Jean-Luc Nancy
Il riconoscimento del genere quale termine esclusivo non ha mai trovato credito teorico nella mia disponibilità all’opera. L’opera è l’opera. Nello scrivere di Untitled per Franco Livera, ho cercato un filo, rimpaginando concetti che eludono la fotografia come genere in quanto tale. Discussione aperta nei confronti della quale ho da dire che pur se giovane, la fotografia è un’immagine ed è al suo statuto di metamorfosi dinamica (Nancy), che lo sguardo è rivolto.
Non in generale come precondizione ma come esercizio. Se questa può essere un’opzione che ovviamente risuona di tutti gli incontri/scontri (dall’800 ad oggi) sulle autonomie attraverso le quali sospendere la focalità fissa dell’argomento fotografia, in particolare diventa quasi una necessità d’approccio per il lavoro di Livera. Il filo lungo il quale le sue immagini si plasmano è antico e scorre nella concezione della pittura del Caravaggio. È un grande e ambiguo incontro questo. Per i moderni l’opera di Caravaggio è l’avvio alla fotografia nonché al cinema, quale modello-canone di dualismo dialettico tra natura e visione. Per Livera, è un laboratorio aperto dove l’uso della luce è uno degli elementi di composizione dell’immagine, non solo per l’uso foto-grafico – ma per la sua capacità, in absentia e in praesentia, di diventare azione. Ecco l’altro termine. L’azione. In che modo, senza che si slitti facilmente in similitudini, l’azione è il luogo comune, quello che Livera ha fatto proprio dalla frequentazione ripetuta di San Luigi dei Francesi? L’azione dei corpi – che non è il rilievo dei corpi, come Longhi insegna, è per Caravaggio il punto di massima elaborazione di un linguaggio, privo di consegna al «naturale»: “Ciò che gli andava balenando era ormai non tanto il “rilevo dei corpi” – quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il grumo drammatico della realtà ch’egli intravedeva dopo alcune specchiature dell’adolescenza” (Longhi). Nelle sequenze visive di Untitled, i corpi sono un diminuendo di luce, un’azione drammatica (senza spettacolo) che trova nell’avviluppo delle tenebre del fondo (non del fondale) ugualmente immagine, una teatralità – calmierata, attraversata dall’incedere per frammenti del mito dionisiaco. Nell’amplesso tra tenebra e azione, l’immagine perde ogni enfasi; tra la maschera e il corpo c’è una forma di continuità dell’ambigua e indistinta movenza che viene dall’interno, senza stacchi coprenti ora il corpo ora il suo prolungamento. L’azione dei corpi, il teatro dei corpi, si sciolgono nelle tenebre, nella variazione accennata dei colori, grumosi quanto basta per percepire un livello di complicità tra naturale e artificiale. Nelle maschere diramazione diramata, per le quali l’autore sceglie dal mondo feriale rami di vite e di quercia, si completa la dialettica presenza/assenza. Nei frammenti che si compongono tra i legni e il fuoco, il corpo preme come fosse un tutt’uno con lo spazio che ha intorno, lambito, evocato, di questo nell’ombra ne percepiamo i punti tensione, come se l’immagine si disperdesse ancora nello spazio abitato. L’azione delle immagini, è finta o è vera? A questa domanda non so rispondere, so che si resta coinvolti, come accade andando a teatro. Un altro filo per Livera comincia con l’incontro di Julian Beck. In questa mostra, sono assenti i video che sono la continuazione della sua concezione dell’assenza, per non disperdere il calore della vicinanza.
adagiata sull’abisso, bagnata dal mare, ma anche lucente
di ciò che, insieme la minaccia e la porta. Così è l’intimità:
minacciosa e accattivante nella lontananza in cui si ritrae.
Jean-Luc Nancy
Il riconoscimento del genere quale termine esclusivo non ha mai trovato credito teorico nella mia disponibilità all’opera. L’opera è l’opera. Nello scrivere di Untitled per Franco Livera, ho cercato un filo, rimpaginando concetti che eludono la fotografia come genere in quanto tale. Discussione aperta nei confronti della quale ho da dire che pur se giovane, la fotografia è un’immagine ed è al suo statuto di metamorfosi dinamica (Nancy), che lo sguardo è rivolto.
Non in generale come precondizione ma come esercizio. Se questa può essere un’opzione che ovviamente risuona di tutti gli incontri/scontri (dall’800 ad oggi) sulle autonomie attraverso le quali sospendere la focalità fissa dell’argomento fotografia, in particolare diventa quasi una necessità d’approccio per il lavoro di Livera. Il filo lungo il quale le sue immagini si plasmano è antico e scorre nella concezione della pittura del Caravaggio. È un grande e ambiguo incontro questo. Per i moderni l’opera di Caravaggio è l’avvio alla fotografia nonché al cinema, quale modello-canone di dualismo dialettico tra natura e visione. Per Livera, è un laboratorio aperto dove l’uso della luce è uno degli elementi di composizione dell’immagine, non solo per l’uso foto-grafico – ma per la sua capacità, in absentia e in praesentia, di diventare azione. Ecco l’altro termine. L’azione. In che modo, senza che si slitti facilmente in similitudini, l’azione è il luogo comune, quello che Livera ha fatto proprio dalla frequentazione ripetuta di San Luigi dei Francesi? L’azione dei corpi – che non è il rilievo dei corpi, come Longhi insegna, è per Caravaggio il punto di massima elaborazione di un linguaggio, privo di consegna al «naturale»: “Ciò che gli andava balenando era ormai non tanto il “rilevo dei corpi” – quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il grumo drammatico della realtà ch’egli intravedeva dopo alcune specchiature dell’adolescenza” (Longhi). Nelle sequenze visive di Untitled, i corpi sono un diminuendo di luce, un’azione drammatica (senza spettacolo) che trova nell’avviluppo delle tenebre del fondo (non del fondale) ugualmente immagine, una teatralità – calmierata, attraversata dall’incedere per frammenti del mito dionisiaco. Nell’amplesso tra tenebra e azione, l’immagine perde ogni enfasi; tra la maschera e il corpo c’è una forma di continuità dell’ambigua e indistinta movenza che viene dall’interno, senza stacchi coprenti ora il corpo ora il suo prolungamento. L’azione dei corpi, il teatro dei corpi, si sciolgono nelle tenebre, nella variazione accennata dei colori, grumosi quanto basta per percepire un livello di complicità tra naturale e artificiale. Nelle maschere diramazione diramata, per le quali l’autore sceglie dal mondo feriale rami di vite e di quercia, si completa la dialettica presenza/assenza. Nei frammenti che si compongono tra i legni e il fuoco, il corpo preme come fosse un tutt’uno con lo spazio che ha intorno, lambito, evocato, di questo nell’ombra ne percepiamo i punti tensione, come se l’immagine si disperdesse ancora nello spazio abitato. L’azione delle immagini, è finta o è vera? A questa domanda non so rispondere, so che si resta coinvolti, come accade andando a teatro. Un altro filo per Livera comincia con l’incontro di Julian Beck. In questa mostra, sono assenti i video che sono la continuazione della sua concezione dell’assenza, per non disperdere il calore della vicinanza.
01
marzo 2008
Untitled
Dal primo al 19 marzo 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
CANTIERI TEATRALI KOREJA
Lecce, Via Guido Dorso, 70, (Lecce)
Lecce, Via Guido Dorso, 70, (Lecce)
Orario di apertura
9.30-13; 15-18 tutti i giorni; la sera in corrispondenza agli spettacoli del cartellone di Strade Maestre
Vernissage
1 Marzo 2008, ore 18.30
Autore
Curatore