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Urban Way
Open Lab e Compagnia Unica al loro secondo appuntamento espositivo hanno deciso di presentare al pubblico una nuova tendenza, che si potrebbe definire “urban way”. Il termine “street art” è sin troppo adoperato ultimamente; ormai la cultura “uderground” è uscita allo scoperto: nei musei e negli edifici privati, diffusa persino sotto forma di oggetto di design o di uso comune.
Comunicato stampa
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Open Lab e Compagnia Unica al loro secondo appuntamento espositivo hanno deciso di presentare al pubblico una nuova tendenza, che si potrebbe definire “urban way”. Il termine “street art” è sin troppo adoperato ultimamente; ormai la cultura “uderground” è uscita allo scoperto: nei musei e negli edifici privati, diffusa persino sotto forma di oggetto di design o di uso comune. Riferimenti a immagini e strumenti scaturiti dal mondo del graffitismo urbano sono riferibili, oggi, ad un’atmosfera, uno stile, non più solo agli spazi pubblici, spesso degradati, delle nostre città.
Tutti e tre gli artisti, Basik, Oscar Colombo e Fabrizio Dusi, sono stati invitati a personalizzare delle scarpe, “griffate” (o meglio “graffit-ate”, “pimpate”) ad hoc per l’occasione, per sperimentare come le cifre ricorrenti del loro stile possono essere impiegate anche nel mondo della moda. La riconoscibilità, infatti, è una caratteristica originaria dei writers, i quali storicamente partono dalla reiterazione di lettere e segni recanti il loro logo sui muri (il tagging, da tag: firma stilizzata del writer).
Basik vive e lavora a Rimini. Appartiene alla prima generazione di Street artist italiani e ha recentemente partecipato alla nota mostra “Street Art Sweet Art” organizzata al PAC di Milano. Già in quell’occasione aveva accettato di lavorare sulla tela e di sperimentare nuove tecniche e materiali. In questa mostra oltre ad alcune tele ci presenta diverse tavole da skateboard e altri materiali da riciclo, ricoperti totalmente dalle sue figure. Basik conferisce ad oggetti che hanno esaurito la loro funzione d’uso un nuovo significato, affidandogli la custodia delle sue originalissime icone contemporanee. Si tratta principalmente di creature evanescenti e spettrali quanto sembianze extra-terrestri che, allo stesso tempo, sembrano unire l’eco di Munch, nella distorsione dei volti, al ricordo di Schiele, nella definizione dei corpi (specialmente le mani).
Oscar Colombo è un giovane street artist genovese che ha già esposto in diversi spazi in Italia e all’estero. Realizza spesso cicli di più tele che poi espone in successione, come una serie di scatti fotografici, a raccontare una storia. In questo modo lo spettatore è coinvolto in un climax crescente d’emozioni tramite pochi tratti sommari ma incisivi, eppure le categorie narrative (buono e cattivo, tempo e spazio) sono volutamente ambigue per non dare adito a false certezze. Anche la tecnica contribuisce a questo risultato tramite l’impiego di smalti dai colori brillanti e vivaci (come il verde prato e l’azzurro cielo della serie della serie qui esposta: “5 minuti da Via Satta”). Questi toni così come la semplicità del disegno, quasi infantile, i contorni volutamente storti e lo sgocciolamento della pittura, contrastano con la scena dalle tinte forti e truci e con il titolo che richiama le pagine locali della cronaca nera.
Fabrizio Dusi ha lavorato come web designer fino al 2003, anno in cui decide di seguire un corso per diventare ceramista. Attualmente produce ed espone le sue ceramiche in diversi spazi milanesi. In mostra una selezione del suo vasto repertorio di vasi, accessori, pannelli e installazioni, tutti in ceramica e contraddistinti dai suoi particolarissimi motivi grafici. Volti stilizzati che hanno origine nel repertorio decorativo della produzione cineraria arcaica e contemporaneamente ricordano le maschere dell’arte primitiva e certe semplificazioni schematiche picassiane; facce di uomini e donne moderne alle prese con vuoti comunicativi, mentre dalle loro bocche non escono che stralci di conversazioni, sotto forma di “bolle” rosse. Dusi si può definire un Graffiti designer: egli ci dimostra l’intreccio sempre più evidente tra arte grafica e influenze dell’arte di strada ed i risultati che questo connubio produce nel campo del design.
Tutti e tre gli artisti, Basik, Oscar Colombo e Fabrizio Dusi, sono stati invitati a personalizzare delle scarpe, “griffate” (o meglio “graffit-ate”, “pimpate”) ad hoc per l’occasione, per sperimentare come le cifre ricorrenti del loro stile possono essere impiegate anche nel mondo della moda. La riconoscibilità, infatti, è una caratteristica originaria dei writers, i quali storicamente partono dalla reiterazione di lettere e segni recanti il loro logo sui muri (il tagging, da tag: firma stilizzata del writer).
Basik vive e lavora a Rimini. Appartiene alla prima generazione di Street artist italiani e ha recentemente partecipato alla nota mostra “Street Art Sweet Art” organizzata al PAC di Milano. Già in quell’occasione aveva accettato di lavorare sulla tela e di sperimentare nuove tecniche e materiali. In questa mostra oltre ad alcune tele ci presenta diverse tavole da skateboard e altri materiali da riciclo, ricoperti totalmente dalle sue figure. Basik conferisce ad oggetti che hanno esaurito la loro funzione d’uso un nuovo significato, affidandogli la custodia delle sue originalissime icone contemporanee. Si tratta principalmente di creature evanescenti e spettrali quanto sembianze extra-terrestri che, allo stesso tempo, sembrano unire l’eco di Munch, nella distorsione dei volti, al ricordo di Schiele, nella definizione dei corpi (specialmente le mani).
Oscar Colombo è un giovane street artist genovese che ha già esposto in diversi spazi in Italia e all’estero. Realizza spesso cicli di più tele che poi espone in successione, come una serie di scatti fotografici, a raccontare una storia. In questo modo lo spettatore è coinvolto in un climax crescente d’emozioni tramite pochi tratti sommari ma incisivi, eppure le categorie narrative (buono e cattivo, tempo e spazio) sono volutamente ambigue per non dare adito a false certezze. Anche la tecnica contribuisce a questo risultato tramite l’impiego di smalti dai colori brillanti e vivaci (come il verde prato e l’azzurro cielo della serie della serie qui esposta: “5 minuti da Via Satta”). Questi toni così come la semplicità del disegno, quasi infantile, i contorni volutamente storti e lo sgocciolamento della pittura, contrastano con la scena dalle tinte forti e truci e con il titolo che richiama le pagine locali della cronaca nera.
Fabrizio Dusi ha lavorato come web designer fino al 2003, anno in cui decide di seguire un corso per diventare ceramista. Attualmente produce ed espone le sue ceramiche in diversi spazi milanesi. In mostra una selezione del suo vasto repertorio di vasi, accessori, pannelli e installazioni, tutti in ceramica e contraddistinti dai suoi particolarissimi motivi grafici. Volti stilizzati che hanno origine nel repertorio decorativo della produzione cineraria arcaica e contemporaneamente ricordano le maschere dell’arte primitiva e certe semplificazioni schematiche picassiane; facce di uomini e donne moderne alle prese con vuoti comunicativi, mentre dalle loro bocche non escono che stralci di conversazioni, sotto forma di “bolle” rosse. Dusi si può definire un Graffiti designer: egli ci dimostra l’intreccio sempre più evidente tra arte grafica e influenze dell’arte di strada ed i risultati che questo connubio produce nel campo del design.
08
dicembre 2007
Urban Way
Dall'otto dicembre 2007 al 26 gennaio 2008
giovane arte
Location
OPENLAB IN COMPAGNIA UNICA
Genova, Vico San Vincenzo, 102/104 r, (Genova)
Genova, Vico San Vincenzo, 102/104 r, (Genova)
Orario di apertura
Mercoledì / Sabato ore 15.30 – 19.30
Vernissage
8 Dicembre 2007, ore 18.00
Autore