La mostra di Ursula Huber raccoglie in parte la produzione ultima di questa artista sud-tirolese . Produzione che si incentra sull’uso di diversi lavori “composti” come la ceramica, la terracotta, il vetro e il ferro. Materiali,questi, che danno all’opera un senso di straniamento che rende gli stessi lavori fiabeschi quali personaggi di un mondo antropomorfo. Il vetro qui agisce come elemento di arricchimento del colore o come segno di valore simbolico. Tutta la sua esperienza ultima viene messa a frutto nella scelta definitiva del vetro come strumento fondante per il suo lavoro con la creazione di queste Teste. In queste opere la Huber è arrivata alla ultima rastremazione del segno, alla struttura archetipale primaria. Le Teste si presentano libere da orpelli segnici, dagli accadimenti della mano come avviene per la scultura tradizionale. Nel vetro tutto scivola e restano solo le apparenze ultime qui ingraziate dalla raffinatezza del satinato e dai colori blu e rosso che rendono ciechi i riflessi accentuandone cosi le linee essenziali. La mostra ci rende l’idea di questo percorso che si riflette in maniera silenziosa sui materiali che segnano inverandosi lo sviluppo concettuale del percorso artistico della Huber ma anche lo sviluppo della sua poetica sempre meno ridondante che arriva all’essenzialità della forma solida. Questa astrazione quasi “dorica” serve qui magnificamente all’artista nella installazione dal titolo felliniano “ e la nave va..” fatta appositamente per la mostra veneziana dove una specie di nave raccoglie tutta una serie di teste dai diversi colori che possono rimandare alla situazione degli sbarchi di clandestini ognuno con un colore, ognuno con una identità ma tutti esseri umani con una testa che riflette la propria condizione di esistere proprio grazie all’uso del vetro.La Huber crea così una nuova possibilità per la scultura contemporanea grazie all’uso di un nuovo materiale gia intuito dallo stesso Lucio Fontana. (Boris Brollo)