Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Utopia matters. Dalle confraternite al Bauhaus
La mostra prende in esame una serie di casi studio internazionali dagli inizi del XIX secolo al 1933 – anno in cui l’influenza del fascismo e dello stalinismo pose un freno a tali progetti – ed esamina l’evoluzione degli ideali utopici nel pensiero e nella pratica artistica occidentale moderna.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La realizzazione di una società utopica è da sempre tra le aspirazioni dell’umanità, nonostante la
sua attuazione dipenda da principi fondanti di natura paradossalmente dittatoriale che ne hanno
sinora impedito l’attuazione. La contraddizione insita nel confronto tra idea e pratica ha sollevato le
problematiche inerenti concezioni idealistiche di ordine egualitario ben prima che Thomas More
coniasse il termine “utopia” pubblicando, nel 1516, con l’omonimo titolo, la descrizione di una civiltà
modello. I pilastri del pensiero occidentale hanno di volta in volta tentato di formulare un
paradigma utopistico che potesse funzionare in termini pratici, oppure ne hanno completamente
rinnegato la speranza.
A lungo il tema dell’utopia è stata oggetto d’indagine artistica oltre che modello per comunità di
artisti, in cui la realizzazione di una società ideale è stata, talvolta, più facile che in contesti
governativi più allargati. I gruppi artistici basati sull’utopia compaiono sin dagli inizi dell’Ottocento
per fiorire poi verso la fine del secolo, in un periodo in cui artisti, architetti, scrittori e compositori
cercano sollievo dall’ansia, la bruttezza e il mercantilismo della vita urbana. Tali comunità spaziano
dalle confraternite del XIX secolo, basate sugli antichi ideali estetici medievali o del primo
Rinascimento e su quelli dell’epoca pre-industriale delle corporazioni, fino ai gruppi avanguardisti
di inizio Novecento che tentarono, in maniera ottimistica, di rimodellare la società attraverso l’arte
e il design. Ancora oggi utopia e distopia rimangono oggetto di ricerca da parte degli artisti
contemporanei.
Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus prende in esame una serie di casi studio
internazionali dagli inizi del XIX secolo al 1933 – anno in cui l’ascesa del fascismo e dello stalinismo
pone un freno a tali progetti – ed esamina l’evoluzione degli ideali utopici nel pensiero e nella
pratica artistica occidentale moderna. I diversi movimenti rappresentati spaziano dal Primitivismo,
ai Nazareni, i Preraffaelliti, William Morris e il movimento Arts and Crafts, la Cornish Colony, il
Neo-Impressionismo, il De Stijl, il Bauhaus, per arrivare al Costruttivismo russo.
Utopia Matters è curata da Vivien Greene, Curator of 19th and early 20th-Century Art al
Guggenheim Museum di New York e presenta circa 75 opere tra dipinti, sculture, disegni, oggetti
di design, fotografie e stampe. È accompagnata da un ricco catalogo illustrato con saggi della
Greene, del noto storico Russell Jacoby e del celebre storico del design Victor Margolin.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Deutsche Guggenheim di Berlino, dove è esposta
dal 22 gennaio al 11 aprile 2010.
I programmi della Collezione Peggy Guggenheim sono resi possibili grazie al sostegno del Comitato Consultivo
della Collezione Peggy Guggenheim e:
sua attuazione dipenda da principi fondanti di natura paradossalmente dittatoriale che ne hanno
sinora impedito l’attuazione. La contraddizione insita nel confronto tra idea e pratica ha sollevato le
problematiche inerenti concezioni idealistiche di ordine egualitario ben prima che Thomas More
coniasse il termine “utopia” pubblicando, nel 1516, con l’omonimo titolo, la descrizione di una civiltà
modello. I pilastri del pensiero occidentale hanno di volta in volta tentato di formulare un
paradigma utopistico che potesse funzionare in termini pratici, oppure ne hanno completamente
rinnegato la speranza.
A lungo il tema dell’utopia è stata oggetto d’indagine artistica oltre che modello per comunità di
artisti, in cui la realizzazione di una società ideale è stata, talvolta, più facile che in contesti
governativi più allargati. I gruppi artistici basati sull’utopia compaiono sin dagli inizi dell’Ottocento
per fiorire poi verso la fine del secolo, in un periodo in cui artisti, architetti, scrittori e compositori
cercano sollievo dall’ansia, la bruttezza e il mercantilismo della vita urbana. Tali comunità spaziano
dalle confraternite del XIX secolo, basate sugli antichi ideali estetici medievali o del primo
Rinascimento e su quelli dell’epoca pre-industriale delle corporazioni, fino ai gruppi avanguardisti
di inizio Novecento che tentarono, in maniera ottimistica, di rimodellare la società attraverso l’arte
e il design. Ancora oggi utopia e distopia rimangono oggetto di ricerca da parte degli artisti
contemporanei.
Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus prende in esame una serie di casi studio
internazionali dagli inizi del XIX secolo al 1933 – anno in cui l’ascesa del fascismo e dello stalinismo
pone un freno a tali progetti – ed esamina l’evoluzione degli ideali utopici nel pensiero e nella
pratica artistica occidentale moderna. I diversi movimenti rappresentati spaziano dal Primitivismo,
ai Nazareni, i Preraffaelliti, William Morris e il movimento Arts and Crafts, la Cornish Colony, il
Neo-Impressionismo, il De Stijl, il Bauhaus, per arrivare al Costruttivismo russo.
Utopia Matters è curata da Vivien Greene, Curator of 19th and early 20th-Century Art al
Guggenheim Museum di New York e presenta circa 75 opere tra dipinti, sculture, disegni, oggetti
di design, fotografie e stampe. È accompagnata da un ricco catalogo illustrato con saggi della
Greene, del noto storico Russell Jacoby e del celebre storico del design Victor Margolin.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Deutsche Guggenheim di Berlino, dove è esposta
dal 22 gennaio al 11 aprile 2010.
I programmi della Collezione Peggy Guggenheim sono resi possibili grazie al sostegno del Comitato Consultivo
della Collezione Peggy Guggenheim e:
30
aprile 2010
Utopia matters. Dalle confraternite al Bauhaus
Dal 30 aprile al 25 luglio 2010
arte contemporanea
Location
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
Venezia, Dorsoduro, 701, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 701, (Venezia)
Biglietti
Intero euro 12; seniors euro 10 (oltre 65 anni) studenti euro 7
(entro i 26 anni); bambini (0-10 anni) e soci ingresso gratuito Il biglietto dà diritto all'ingresso alla collezione permanente, alla Collezione Gianni Mattioli, al Giardino di Sculture Nasher, alla mostra.
Orario di apertura
ore 10.00 - 18.00; chiuso il martedì Tutti i giorni, alle 15.30, il museo organizza visite guidate gratuite alla mostra. Non è necessaria la prenotazione.
Vernissage
30 Aprile 2010, ore 19 su invito
Curatore