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V.M. 18
Tutto nasce sicuramente da una concreta e triste realtà dell’arte contemporanea italiana …
Comunicato stampa
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Parlare di morte fa ridere d’un riso forzato e osceno. Parlare di sesso non provoca più nemmeno questa reazione: il sesso è legale, solo la morte è pornografica.
J. Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte (1976), p. 204.
Voglio essere sincero. E’ da tempo che ho in mente di organizzare un'esposizione con questo titolo e legittimamente molti dei lettori si chiederanno il perchè di questo mio desiderio. Tutto nasce sicuramente da una concreta, e oserei aggiungere, triste realtà dell’arte contemporanea italiana.
Un situazione a dir poco comica, in cui artisti che possiedono un imponente talento vengono, per lo più delle volte, tralasciati e dimenticati chissà per quale motivazione (in realtà ce ne sarebbero molte) nell’oblio più profondo.
Ovviamente da parte di questi e delle poche istituzioni private che si occupano di loro, si genera una sorta di risposta automatica (quasi una sfida) nei confronti di queste perverse circostanze.
Proprio uno di questi generosi organismi è la Galleria d’Arte Contemporanea Selezione Arte di Verona, il quale ha come obiettivo primario la diffusione e commercializzazione di talenti “non riconosciuti” dal grande pubblico e l’organizzazione di importanti eventi in spazi pubblici in tutta la città scaligera e provincia. Non è certamente il mio intento pubblicizzare gli obiettivi della galleria ne tantomeno creare una diatriba su come si sia ridotta l’arte contemporanea nel nostro paese, rischierei solamente di creare noiose polemiche e di allontanarmi dalla mostra in questione alla quale invece voglio dedicare le mie prossime parole.
V.M. 18 è un'esposizione senza dubbio dal titolo immediato, fastidioso, aggiungerei con azzardo “provocatorio” almeno per un pubblico non ancora educato pienamente, alla lettura dell’arte di come si è sviluppata ai giorni nostri. La sigla vietato ai minori di diciotto anni dispone immediatamente uno stato di allerta, un’entrata nella zona “rossa”. Con tale acronimo sono state censurate moltissime realtà, a partire dai film, che per esempio presentato scene di sesso esplicito o di abbondante violenza, copertine dei dvd o cd musicali che mostrano immagini o linguaggi il quale possano offendere la morale della società. Dispone di un qualcosa di proibito, qualcosa che deve essere visto solo da persone adulte. So già che molti penseranno che una mostra con un simile titolo avrà dei contenuti forti, disturbanti, magari inseriti volutamente per importunare gli osservatori. Fortunatamente posso subito tranquillizzarvi, e dirvi che la mia scelta degli artisti è stata fatta con molta previdenza senza correre il rischio di cadere nella “scontata” provocazione che molto spesso adocchiamo ai giorni nostri. Soprattutto perchè oramai la provocazione vera è propria, secondo un mio parere personale è “scaduta” e d’altro canto risulterebbe inutile, per non dire nauseante, ripeterla per l’ennesima volta. Abbiamo visto tutti gli esperimenti del secolo scorso, in cui la maggior parte dell’arte è approdata alla provocazione in tutte le salse possibili. Basta pensare a i primi esperimenti di Body Art negli anni Settanta, come Herman Nitsch e le sue performace, oppure al famoso e fin troppo discusso crocifisso immerso nell’urina, sperma e sangue di Andres Serrano (Pisschrist, 1988), ai Nudes di Thomas Ruff fino ad arrivare alle attuali e ben discutibili “bravate” di ConiglioViola. Tutte azioni in cui il pubblico rimane - ancora oggi - letteralmente sconvolto.
V.M. 18 non vuole essere provocazione “gratuita” ne vuole sconfinare in connubi tra erotismo e religione, morte, pornografia, etc. Personalmente la definirei una mostra dal contenuto fortemente erotico ma vellutato, senza ingredienti che si inoltrano in una sfrenata esagerazione. La circoscriverei piuttosto, come un elegante elogio al corpo e alle sue espressioni carnali ed emozionali. Allora miei cari lettori, vi domando; come non possiamo commuoverci davanti a Three Whishes della giovane artista siciliana Maria Novella Petruso? Un trittico fotografico dal dolce sapore erotico, una genuina icona della bellezza femminile. Un’opera in cui godiamo letteralmente del massimo splendore dell’erotismo femminile. Questo sentimento non si spegne fortunatamente, ma lo ritroviamo nelle opere della veronese Silvia Tosi che tramite dei piccoli interventi digitali sulle immagini, fa assumere alle sue fotografie una simbologia personale, una sorta di intimo diario scritto con l’ausilio dello strumento fotografico. Anche in Catia Ceccarelli alias Koshka scorgiamo uno studio profondo sul corpo, con luci dallo stampo seicentesco che si contrappongono in una composizione lineare, vergine, senza interposizioni. Possiamo capire quindi che la visione femminile mostra senz’altro un esercizio più cedevole, uno sguardo morbido, quindi una caratteristica portante del sesso femminile. Solo l’americana Susan Dutton si avvicina con i suoi acquerelli ad un lettura più dura, più irruente ma sempre affrontata con una sensibilità e ironia prettamente femminile.
Per esempio in Ho i piedi freddi c’è un richiamo alle opere degli altri artisti che prendono parte alla mostra come Raffaele Mortelliti, Giuseppe Petrilli e Roberto Formigoni in cui il corpo della donna diventa specchio di un erotismo puro, ritratti che vanno osservati in tutta la loro aggressività e la loro magnificenza estetica. Se vogliamo li possiamo definire sarcasticamente una visione “da maschio” in cui questi personaggi cercano di farci comprendere quanto c’è di altamente seducente nella carne femminile.
In Mortelliti e nel suo ciclo Diavolerie utilizza semplicemente una bicromia di rosso e nero nel quale cogliamo un aspetto demoniaco, una tentazione alla quale non possiamo assolutamente sottrarci.
Mentre con le opere di Petrilli realizzate in una salsa neo-pop scorgiamo un evidente studio più vicino alla nostra contemporaneità, strutturata per lo più su una sfera tipicamente pubblicitaria. Ma soprattutto la curiosità delle sue opere deriva dalla intrigante metodologia di realizzazione. Parte dal disegno, successivamente ad un’attenta elaborazione al computer e infine alla stampa digitale su forex. Quindi la contaminazione di strumenti è essenziale nella sue arte, ma soprattutto diventa inevitabile il loro utilizzo nella nostra contemporaneità.
Come artista di punta, abbiamo il bresciano Roberto Formigoni che si spinge oltre l’erotismo più classico, le sue opere sono le più “dure” di tutta l’esposizione. Tratte dal ciclo EROSione di segni, i nostri occhi incrociano immagini di scene hard riprodotte su carta. Con questi spettacolari disegni Formigoni fa un omaggio ad uno dei più grandi artisti del XX Secolo e suo maggiore ispiratore; Egon Schiele. Segni incisivi di una mano matura e consapevole del proprio talento, Formigoni cerca di ripercorrere le strade e le viscerali emozioni del pittore austriaco. Nuove immagini, fiammanti realtà vengono generate con cura, di cui la carne è protagonista assoluta. Il corpo, questa volta, non è aggraziato, non è più sinonimo di dolcezza, ma bensì ci appare nella sua più totale inclemenza. Un visione di un amplesso sessuale svela la parte più ancestrale della natura umana, i corpi si fondono, la carne si tocca. Formigoni non ha timore di apparire “provocante” ad occhi indiscreti, non gli interessa di come la gente “la prenderà”. Con le sue opere ci svela realmente una delle più ragguardevoli pulsioni della razza umana. Dopo tutte questi artisti che lavorano con la bidimensionalità, mi sono chiesto come potesse mancare all’interno dell'esposizione un evento teatrale? Era inevitabile, credo. Ed è per questo che nella serata inaugurale ci sarà una performance della giovane artista bergamasca Angellore.
Si esibirà in una serie di mini-spettacoli inoltrandosi in un o spettacolo burlesco che avrà come protagonista il mondo erotico e tutti gli aspetti negativi e positivi che lo contornano. Concludendo posso dire che sicuramente a molti occhi potrà sembrare una mostra “banale” e come non posso darvi ragione? Ci sono ogni anno migliaia di vernissage su questa tematica.
Ma allora vi chiedo perchè mostre simili continuano? Credo a piena forza che tutto ciò fa parte della nostra della nostra indole più intima, di conseguenza non si può restare in silenzio di fronte a questo argomento, maggiormente per chi opera in arte. L’erotismo è parte fondante della nostra natura, è pulsione, e in quanto tale senza di esso saremmo esseri senza vita, essere senza anima, diverremmo prigionieri della nostra stessa indifferenza.
Dario Lanzetta
J. Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte (1976), p. 204.
Voglio essere sincero. E’ da tempo che ho in mente di organizzare un'esposizione con questo titolo e legittimamente molti dei lettori si chiederanno il perchè di questo mio desiderio. Tutto nasce sicuramente da una concreta, e oserei aggiungere, triste realtà dell’arte contemporanea italiana.
Un situazione a dir poco comica, in cui artisti che possiedono un imponente talento vengono, per lo più delle volte, tralasciati e dimenticati chissà per quale motivazione (in realtà ce ne sarebbero molte) nell’oblio più profondo.
Ovviamente da parte di questi e delle poche istituzioni private che si occupano di loro, si genera una sorta di risposta automatica (quasi una sfida) nei confronti di queste perverse circostanze.
Proprio uno di questi generosi organismi è la Galleria d’Arte Contemporanea Selezione Arte di Verona, il quale ha come obiettivo primario la diffusione e commercializzazione di talenti “non riconosciuti” dal grande pubblico e l’organizzazione di importanti eventi in spazi pubblici in tutta la città scaligera e provincia. Non è certamente il mio intento pubblicizzare gli obiettivi della galleria ne tantomeno creare una diatriba su come si sia ridotta l’arte contemporanea nel nostro paese, rischierei solamente di creare noiose polemiche e di allontanarmi dalla mostra in questione alla quale invece voglio dedicare le mie prossime parole.
V.M. 18 è un'esposizione senza dubbio dal titolo immediato, fastidioso, aggiungerei con azzardo “provocatorio” almeno per un pubblico non ancora educato pienamente, alla lettura dell’arte di come si è sviluppata ai giorni nostri. La sigla vietato ai minori di diciotto anni dispone immediatamente uno stato di allerta, un’entrata nella zona “rossa”. Con tale acronimo sono state censurate moltissime realtà, a partire dai film, che per esempio presentato scene di sesso esplicito o di abbondante violenza, copertine dei dvd o cd musicali che mostrano immagini o linguaggi il quale possano offendere la morale della società. Dispone di un qualcosa di proibito, qualcosa che deve essere visto solo da persone adulte. So già che molti penseranno che una mostra con un simile titolo avrà dei contenuti forti, disturbanti, magari inseriti volutamente per importunare gli osservatori. Fortunatamente posso subito tranquillizzarvi, e dirvi che la mia scelta degli artisti è stata fatta con molta previdenza senza correre il rischio di cadere nella “scontata” provocazione che molto spesso adocchiamo ai giorni nostri. Soprattutto perchè oramai la provocazione vera è propria, secondo un mio parere personale è “scaduta” e d’altro canto risulterebbe inutile, per non dire nauseante, ripeterla per l’ennesima volta. Abbiamo visto tutti gli esperimenti del secolo scorso, in cui la maggior parte dell’arte è approdata alla provocazione in tutte le salse possibili. Basta pensare a i primi esperimenti di Body Art negli anni Settanta, come Herman Nitsch e le sue performace, oppure al famoso e fin troppo discusso crocifisso immerso nell’urina, sperma e sangue di Andres Serrano (Pisschrist, 1988), ai Nudes di Thomas Ruff fino ad arrivare alle attuali e ben discutibili “bravate” di ConiglioViola. Tutte azioni in cui il pubblico rimane - ancora oggi - letteralmente sconvolto.
V.M. 18 non vuole essere provocazione “gratuita” ne vuole sconfinare in connubi tra erotismo e religione, morte, pornografia, etc. Personalmente la definirei una mostra dal contenuto fortemente erotico ma vellutato, senza ingredienti che si inoltrano in una sfrenata esagerazione. La circoscriverei piuttosto, come un elegante elogio al corpo e alle sue espressioni carnali ed emozionali. Allora miei cari lettori, vi domando; come non possiamo commuoverci davanti a Three Whishes della giovane artista siciliana Maria Novella Petruso? Un trittico fotografico dal dolce sapore erotico, una genuina icona della bellezza femminile. Un’opera in cui godiamo letteralmente del massimo splendore dell’erotismo femminile. Questo sentimento non si spegne fortunatamente, ma lo ritroviamo nelle opere della veronese Silvia Tosi che tramite dei piccoli interventi digitali sulle immagini, fa assumere alle sue fotografie una simbologia personale, una sorta di intimo diario scritto con l’ausilio dello strumento fotografico. Anche in Catia Ceccarelli alias Koshka scorgiamo uno studio profondo sul corpo, con luci dallo stampo seicentesco che si contrappongono in una composizione lineare, vergine, senza interposizioni. Possiamo capire quindi che la visione femminile mostra senz’altro un esercizio più cedevole, uno sguardo morbido, quindi una caratteristica portante del sesso femminile. Solo l’americana Susan Dutton si avvicina con i suoi acquerelli ad un lettura più dura, più irruente ma sempre affrontata con una sensibilità e ironia prettamente femminile.
Per esempio in Ho i piedi freddi c’è un richiamo alle opere degli altri artisti che prendono parte alla mostra come Raffaele Mortelliti, Giuseppe Petrilli e Roberto Formigoni in cui il corpo della donna diventa specchio di un erotismo puro, ritratti che vanno osservati in tutta la loro aggressività e la loro magnificenza estetica. Se vogliamo li possiamo definire sarcasticamente una visione “da maschio” in cui questi personaggi cercano di farci comprendere quanto c’è di altamente seducente nella carne femminile.
In Mortelliti e nel suo ciclo Diavolerie utilizza semplicemente una bicromia di rosso e nero nel quale cogliamo un aspetto demoniaco, una tentazione alla quale non possiamo assolutamente sottrarci.
Mentre con le opere di Petrilli realizzate in una salsa neo-pop scorgiamo un evidente studio più vicino alla nostra contemporaneità, strutturata per lo più su una sfera tipicamente pubblicitaria. Ma soprattutto la curiosità delle sue opere deriva dalla intrigante metodologia di realizzazione. Parte dal disegno, successivamente ad un’attenta elaborazione al computer e infine alla stampa digitale su forex. Quindi la contaminazione di strumenti è essenziale nella sue arte, ma soprattutto diventa inevitabile il loro utilizzo nella nostra contemporaneità.
Come artista di punta, abbiamo il bresciano Roberto Formigoni che si spinge oltre l’erotismo più classico, le sue opere sono le più “dure” di tutta l’esposizione. Tratte dal ciclo EROSione di segni, i nostri occhi incrociano immagini di scene hard riprodotte su carta. Con questi spettacolari disegni Formigoni fa un omaggio ad uno dei più grandi artisti del XX Secolo e suo maggiore ispiratore; Egon Schiele. Segni incisivi di una mano matura e consapevole del proprio talento, Formigoni cerca di ripercorrere le strade e le viscerali emozioni del pittore austriaco. Nuove immagini, fiammanti realtà vengono generate con cura, di cui la carne è protagonista assoluta. Il corpo, questa volta, non è aggraziato, non è più sinonimo di dolcezza, ma bensì ci appare nella sua più totale inclemenza. Un visione di un amplesso sessuale svela la parte più ancestrale della natura umana, i corpi si fondono, la carne si tocca. Formigoni non ha timore di apparire “provocante” ad occhi indiscreti, non gli interessa di come la gente “la prenderà”. Con le sue opere ci svela realmente una delle più ragguardevoli pulsioni della razza umana. Dopo tutte questi artisti che lavorano con la bidimensionalità, mi sono chiesto come potesse mancare all’interno dell'esposizione un evento teatrale? Era inevitabile, credo. Ed è per questo che nella serata inaugurale ci sarà una performance della giovane artista bergamasca Angellore.
Si esibirà in una serie di mini-spettacoli inoltrandosi in un o spettacolo burlesco che avrà come protagonista il mondo erotico e tutti gli aspetti negativi e positivi che lo contornano. Concludendo posso dire che sicuramente a molti occhi potrà sembrare una mostra “banale” e come non posso darvi ragione? Ci sono ogni anno migliaia di vernissage su questa tematica.
Ma allora vi chiedo perchè mostre simili continuano? Credo a piena forza che tutto ciò fa parte della nostra della nostra indole più intima, di conseguenza non si può restare in silenzio di fronte a questo argomento, maggiormente per chi opera in arte. L’erotismo è parte fondante della nostra natura, è pulsione, e in quanto tale senza di esso saremmo esseri senza vita, essere senza anima, diverremmo prigionieri della nostra stessa indifferenza.
Dario Lanzetta
18
ottobre 2007
V.M. 18
Dal 18 ottobre 2007 al 17 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
MANTRA
Verona, Via Cantarane, 2, (Verona)
Verona, Via Cantarane, 2, (Verona)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 08.00 alle 02.00 e sabato e domenica dalle 18.00 alle 02.00
Vernissage
18 Ottobre 2007, ore 19:00
Autore
Curatore