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Valentina Carrera – Bereshit
Mostra personale
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 8 maggio 2010 alle ore 18.00, presso il Chiostrino di S. Eufemia, piazzolo Terragni 4 (lungo via Indipendenza) Como,
l'esposizione di Valentina Carrera
BERESHIT, a cura di Alessandro Baito.
In occasione dell'inaugurazione verrà presentata la monografia
BERESHIT, con testi critici di Paolo Levi, pubblicata presso l'Editoriale Giorgio Mondadori.
L'esposizione durerà dal 8 al 31 maggio 2010, e sarà visitabile dal mercoledì al venerdì dalle ore 15 alle 19. Sabato e domenica dalle 11 alle 19. Ingresso Libero.
Durante il periodo d'esposizione saranno presentati
Incontri di approfondimento intorno a tematiche ebraiche
PROGRAMMA:
Domenica 16 alle ore 17 FORTE COME LA MORTE E' L'AMORE Incontro con la Prof. Sara Ferrari sulla poesia d'amore ebraica
Domenica 23 alle ore 17 INCONTRO SULLA SHOA' (a cura di Alessandro Baito con letture interpretate da Alessandro Baito e Laura Negretti)
Domenica 30 alle ore 17 INCONTRO SUL GOLEM (a cura di Alessandro Baito con letture interpretate da Alessandro Baito e Laura Negretti)
Valentina Carrera
Alessandro Baito
---
Nota introduttiva
BERESHIT è una mostra che sta toccando le più importanti città italiane restituendo ai visitatori uno sguardo profondo nel cuore della cultura ebraica. Il viaggio cominciato nel 2009 con delle anticipazioni in città dal passato legato alla storia ebraica, quali Torino e Ferrara, continua ora a Como.
BERESHIT di Valentina Carrera, nella contemplazione di una parola, di una frase, di un versetto della Genesi, elabora in senso artistico le emozioni le suggestioni le immagini che vengono così evocate, mettendo in luce i colori della potenza della Parola. A volte applica carta pergamena, a volte elementi materici vari (pigmenti naturali, metalli in polvere, foglia d'oro o d'argento), altre volte ancora affianca alla Parola un simbolo un segno che aiuti l'interpretazione dell'insieme.
Presentazione critica
A causa forse anche delle mie origini ho sempre paura delle profanazioni, con particolare attenzione a coloro che cercano di cavalcare certi sentimenti, per non dire certe mode. Analizzando le opere di Valentina Carrera sorgono in questo senso diversi interrogativi. Mi sono chiesto con sospetto se questi lavori, caratterizzati dall'inserimento di lettere e pagine provenienti dal mondo dell’ebraismo, religioso o laico, non fossero delle scuse per creare una situazione squisitamente decorativa. Poi però ho fatto una scoperta che ha placato i miei dubbi e i miei preconcetti. Parlando con lei ho scoperto il suo sodalizio, dove non c'è confusione e non c'è plagio reciproco, tra Valentina e il suo fidanzato e poeta Alessandro Baito. Entrambi possiedono una particolare sensibilità, che si può definire anche misteriosa, nei confronti di tutto quello che è la cultura ebraica, che non è la cultura determinata da un'etichetta, bensì la cultura specifica dell'ebraismo, che è la Bibbia, la Torah.
Valentina dipinge e Alessandro scrive, e gli argomenti sono squisitamente ebraici: non comunque legati alla Bibbia come mito, ma come parola. Loro sono andati ad individuare il primo verso della Torah: “Bereshit barà Elohim”, che significa “In principio il Signore creò”, per poi iniziare un percorso di sviluppo, Valentina sulla tela e Alessandro nel versificar in modo dotto e mai lasciato al caso. La Bibbia, la Genesi, con la presenza per esempio di Caino, e poi ancora altre situazioni bibliche a cui ci si riferisce grazie all’inserimento dell'elemento della scrittura delle lettere ebraiche, prese direttamente dai libri. La cosa straordinaria è che non avviene alcun tipo di rigetto, e questo avviene perché ci troviamo di fronte a colore con colore, a scrittura con scrittura, nel senso che la pittura stessa è un tipo di scrittura, da decodificarsi soggettivamente come avviene con le emozioni evocate dalla scrittura.
La pittura informale è come la musica, con i suoi particolari suoni. Così come quando Mosé scese dal monte Sinai per scoprire che il popolo non riusciva a sentire la voce del Signore ma solo a vedere la luce, così io credo che la voce esista sempre e che per sentirla è sufficiente entrare in sintonia con lei. Esattamente così è per la pittura di Valentina, che mette la sua voce, filtrata, nei suoi lavori e filtra la voce universale mettendola nel particolare. Valentina filtra la sua inquietudine interiore, che trova una sua versione grafica nella decodificazione della parola ebraica.
Teniamo presente che se mettiamo insieme quattro rabbini non si metteranno d'accordo neppure su una parola. Eppure è possibile mettersi d'accordo su queste tele, prendendone ogni particolare e decodificando esattamente non il quadro in sé, cosa impossibile perché ogni quadro è una sinfonia, ma il particolare il tassello.
La bellezza della pittura informale è la cancellazione dell'uomo per restituire qualcosa di diverso e forse più grande. A me pare che in Valentina c'è esattamente questo, la cancellazione dell'uomo, della figura, di quello che è riconoscibile. Di fronte al fallimento di ogni Umanesimo e di ogni Illuminismo l’uomo non è più rappresentabile.
Contro però ogni pessimismo, a questo punto, Valentina restituisce il testo, di cui dobbiamo sentire la voce.
Paolo Levi
l'esposizione di Valentina Carrera
BERESHIT, a cura di Alessandro Baito.
In occasione dell'inaugurazione verrà presentata la monografia
BERESHIT, con testi critici di Paolo Levi, pubblicata presso l'Editoriale Giorgio Mondadori.
L'esposizione durerà dal 8 al 31 maggio 2010, e sarà visitabile dal mercoledì al venerdì dalle ore 15 alle 19. Sabato e domenica dalle 11 alle 19. Ingresso Libero.
Durante il periodo d'esposizione saranno presentati
Incontri di approfondimento intorno a tematiche ebraiche
PROGRAMMA:
Domenica 16 alle ore 17 FORTE COME LA MORTE E' L'AMORE Incontro con la Prof. Sara Ferrari sulla poesia d'amore ebraica
Domenica 23 alle ore 17 INCONTRO SULLA SHOA' (a cura di Alessandro Baito con letture interpretate da Alessandro Baito e Laura Negretti)
Domenica 30 alle ore 17 INCONTRO SUL GOLEM (a cura di Alessandro Baito con letture interpretate da Alessandro Baito e Laura Negretti)
Valentina Carrera
Alessandro Baito
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Nota introduttiva
BERESHIT è una mostra che sta toccando le più importanti città italiane restituendo ai visitatori uno sguardo profondo nel cuore della cultura ebraica. Il viaggio cominciato nel 2009 con delle anticipazioni in città dal passato legato alla storia ebraica, quali Torino e Ferrara, continua ora a Como.
BERESHIT di Valentina Carrera, nella contemplazione di una parola, di una frase, di un versetto della Genesi, elabora in senso artistico le emozioni le suggestioni le immagini che vengono così evocate, mettendo in luce i colori della potenza della Parola. A volte applica carta pergamena, a volte elementi materici vari (pigmenti naturali, metalli in polvere, foglia d'oro o d'argento), altre volte ancora affianca alla Parola un simbolo un segno che aiuti l'interpretazione dell'insieme.
Presentazione critica
A causa forse anche delle mie origini ho sempre paura delle profanazioni, con particolare attenzione a coloro che cercano di cavalcare certi sentimenti, per non dire certe mode. Analizzando le opere di Valentina Carrera sorgono in questo senso diversi interrogativi. Mi sono chiesto con sospetto se questi lavori, caratterizzati dall'inserimento di lettere e pagine provenienti dal mondo dell’ebraismo, religioso o laico, non fossero delle scuse per creare una situazione squisitamente decorativa. Poi però ho fatto una scoperta che ha placato i miei dubbi e i miei preconcetti. Parlando con lei ho scoperto il suo sodalizio, dove non c'è confusione e non c'è plagio reciproco, tra Valentina e il suo fidanzato e poeta Alessandro Baito. Entrambi possiedono una particolare sensibilità, che si può definire anche misteriosa, nei confronti di tutto quello che è la cultura ebraica, che non è la cultura determinata da un'etichetta, bensì la cultura specifica dell'ebraismo, che è la Bibbia, la Torah.
Valentina dipinge e Alessandro scrive, e gli argomenti sono squisitamente ebraici: non comunque legati alla Bibbia come mito, ma come parola. Loro sono andati ad individuare il primo verso della Torah: “Bereshit barà Elohim”, che significa “In principio il Signore creò”, per poi iniziare un percorso di sviluppo, Valentina sulla tela e Alessandro nel versificar in modo dotto e mai lasciato al caso. La Bibbia, la Genesi, con la presenza per esempio di Caino, e poi ancora altre situazioni bibliche a cui ci si riferisce grazie all’inserimento dell'elemento della scrittura delle lettere ebraiche, prese direttamente dai libri. La cosa straordinaria è che non avviene alcun tipo di rigetto, e questo avviene perché ci troviamo di fronte a colore con colore, a scrittura con scrittura, nel senso che la pittura stessa è un tipo di scrittura, da decodificarsi soggettivamente come avviene con le emozioni evocate dalla scrittura.
La pittura informale è come la musica, con i suoi particolari suoni. Così come quando Mosé scese dal monte Sinai per scoprire che il popolo non riusciva a sentire la voce del Signore ma solo a vedere la luce, così io credo che la voce esista sempre e che per sentirla è sufficiente entrare in sintonia con lei. Esattamente così è per la pittura di Valentina, che mette la sua voce, filtrata, nei suoi lavori e filtra la voce universale mettendola nel particolare. Valentina filtra la sua inquietudine interiore, che trova una sua versione grafica nella decodificazione della parola ebraica.
Teniamo presente che se mettiamo insieme quattro rabbini non si metteranno d'accordo neppure su una parola. Eppure è possibile mettersi d'accordo su queste tele, prendendone ogni particolare e decodificando esattamente non il quadro in sé, cosa impossibile perché ogni quadro è una sinfonia, ma il particolare il tassello.
La bellezza della pittura informale è la cancellazione dell'uomo per restituire qualcosa di diverso e forse più grande. A me pare che in Valentina c'è esattamente questo, la cancellazione dell'uomo, della figura, di quello che è riconoscibile. Di fronte al fallimento di ogni Umanesimo e di ogni Illuminismo l’uomo non è più rappresentabile.
Contro però ogni pessimismo, a questo punto, Valentina restituisce il testo, di cui dobbiamo sentire la voce.
Paolo Levi
08
maggio 2010
Valentina Carrera – Bereshit
Dall'otto al 31 maggio 2010
arte contemporanea
Location
CHIOSTRINO DI SANTA EUFEMIA
Como, Piazzolo Giuseppe Terragni, 4, (Como)
Como, Piazzolo Giuseppe Terragni, 4, (Como)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì dalle ore 15 alle 19. Sabato e domenica dalle 11 alle 19
Vernissage
8 Maggio 2010, ore 18.00
Editore
MONDADORI
Autore
Curatore