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Valeria Cherchi – I used to
Nato come editoriale di moda, i used to. coinvolge a partire da maggio 2012 alcuni tra i maggiori esponenti della moda e dell’alto artigianato sardo: Antonello Tedde, Antonio Marras, Dè Modè, Il Fiorino, GiaNato come editoriale di moda, i used to. coinvolge a partire da maggio 2012 alcuni tra i maggiori esponenti della moda e dell’alto artigianato sardo: Antonello Tedde, Antonio Marras, Dè Modè, Il Fiorino, Gianni Serra, Giovanna Casiddu, Sartoria Modolo.n
Comunicato stampa
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Nato come editoriale di moda, i used to. coinvolge a partire da maggio 2012 alcuni tra i maggiori esponenti della moda e dell’alto artigianato sardo: Antonello Tedde, Antonio Marras, Dè Modè, Il Fiorino, Gianni Serra, Giovanna Casiddu, Sartoria Modolo.
L'impegno di Valeria Cherchi parte da una professione e da una passione che si nutre principalmente di suggestioni legate ai propri ricordi. Considerando la moda come un fenomeno sociale effimero, proprio perché legata a un mercato di consumo in rapidissima evoluzione, Valeria non si limita ad utilizzare la ricerca fotografica come strumento per promuovere nuove formule di abiti e accessori, ma la lega intimamente alla conoscenza di sé e al rapporto con la memoria.
In maniera graduale, quasi inconscia, l’autrice si ritrova a recuperare vecchi scatti di famiglia e ad associarli a immagini inedite dell’editoriale e a fotografie legate a importanti ricordi. In questo modo i used to. diventa un riflesso dell’io più intimo dell’artista, dove momenti lontani si legano a tutti quei pensieri che, nonostante la distanza con la Sardegna, continuano ad emergere prepotentemente nella vita dell’autrice.
I ricordi non sono mai del tutto veri: in essi confluiscono elementi fantastici, frammenti di racconti di persone care, che si fondono tra loro dando origine ad un’emozione viva ma non realmente vera. In questo modo, la percezione di qualcun altro va a sovrapporsi con la nostra in maniera tanto intima da impedirci di scindere le proprie memorie da quelle di un genitore o un amico. Nonostante questo, difficilmente abbiamo un’esatta coscienza di tali processi, per cui i nostri ricordi rimangono nostri in maniera del tutto personale.
In i used to. le immagini non parlano ma intenzionalmente evocano un’importante avventura esistenziale. Nell’assoluto silenzio il conscio si fonde con l’inconscio, l’atmosfera rarefatta suggerisce un processo di trasformazione in cui le regole sono sovvertite a favore dell’istinto.
Initially conceived as a fashion story Valeria's "i used to." involves, from May 2012, some of the major Sardinian designers: Antonello Tedde, Antonio Marras, Dè Modè, Il Fiorino, Gianni Serra, Giovanna Casiddu, Sartoria Modolo.
Within the project, the "fashion industry" is portrayed as an ephemeral social phenomenon, since its marketplace evolves rapidly. Valeria not only uses photographic research as an instrument to advertise new forms of clothes and accessories, but intimately relates it to her self-knowledge and to her relationship with memory.
Gradually, almost unconsciously, Valeria began rediscovering old family photos and assembled them together with both unpublished images of the fashion editorial as well as with images of her diary. Thus, "i used to." becomes a revelation of her very intimate self. It represents the connection between the furthest moments and thoughts which vividly appear in the artist's life, in spite of the distance from her homeland.
The memories are only partially true: they merge with the imaginary and with fragments of some beloved peoples' stories. In this way, they originate a deep but not necessarily true emotion: someone else's perception arises in addition to our own. This happens in such an intimate way leaving us unable to tell our memories apart from those of parents and friends.
It's hard to be aware of these processes, this is the reason for which our memories continue to be ours in a completely personal way. In "i used to." the images aim to recall an important state of life.
In the absolute silence, the conscious blends with the unconscious, the rarefied atmosphere suggests a permutation where the rules are altered in favour of instinct.
L'impegno di Valeria Cherchi parte da una professione e da una passione che si nutre principalmente di suggestioni legate ai propri ricordi. Considerando la moda come un fenomeno sociale effimero, proprio perché legata a un mercato di consumo in rapidissima evoluzione, Valeria non si limita ad utilizzare la ricerca fotografica come strumento per promuovere nuove formule di abiti e accessori, ma la lega intimamente alla conoscenza di sé e al rapporto con la memoria.
In maniera graduale, quasi inconscia, l’autrice si ritrova a recuperare vecchi scatti di famiglia e ad associarli a immagini inedite dell’editoriale e a fotografie legate a importanti ricordi. In questo modo i used to. diventa un riflesso dell’io più intimo dell’artista, dove momenti lontani si legano a tutti quei pensieri che, nonostante la distanza con la Sardegna, continuano ad emergere prepotentemente nella vita dell’autrice.
I ricordi non sono mai del tutto veri: in essi confluiscono elementi fantastici, frammenti di racconti di persone care, che si fondono tra loro dando origine ad un’emozione viva ma non realmente vera. In questo modo, la percezione di qualcun altro va a sovrapporsi con la nostra in maniera tanto intima da impedirci di scindere le proprie memorie da quelle di un genitore o un amico. Nonostante questo, difficilmente abbiamo un’esatta coscienza di tali processi, per cui i nostri ricordi rimangono nostri in maniera del tutto personale.
In i used to. le immagini non parlano ma intenzionalmente evocano un’importante avventura esistenziale. Nell’assoluto silenzio il conscio si fonde con l’inconscio, l’atmosfera rarefatta suggerisce un processo di trasformazione in cui le regole sono sovvertite a favore dell’istinto.
Initially conceived as a fashion story Valeria's "i used to." involves, from May 2012, some of the major Sardinian designers: Antonello Tedde, Antonio Marras, Dè Modè, Il Fiorino, Gianni Serra, Giovanna Casiddu, Sartoria Modolo.
Within the project, the "fashion industry" is portrayed as an ephemeral social phenomenon, since its marketplace evolves rapidly. Valeria not only uses photographic research as an instrument to advertise new forms of clothes and accessories, but intimately relates it to her self-knowledge and to her relationship with memory.
Gradually, almost unconsciously, Valeria began rediscovering old family photos and assembled them together with both unpublished images of the fashion editorial as well as with images of her diary. Thus, "i used to." becomes a revelation of her very intimate self. It represents the connection between the furthest moments and thoughts which vividly appear in the artist's life, in spite of the distance from her homeland.
The memories are only partially true: they merge with the imaginary and with fragments of some beloved peoples' stories. In this way, they originate a deep but not necessarily true emotion: someone else's perception arises in addition to our own. This happens in such an intimate way leaving us unable to tell our memories apart from those of parents and friends.
It's hard to be aware of these processes, this is the reason for which our memories continue to be ours in a completely personal way. In "i used to." the images aim to recall an important state of life.
In the absolute silence, the conscious blends with the unconscious, the rarefied atmosphere suggests a permutation where the rules are altered in favour of instinct.
04
agosto 2013
Valeria Cherchi – I used to
Dal 04 agosto al 30 settembre 2013
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE LOGUDORO MEILOGU
Banari, Via A. Marongiu, 30, (Sassari)
Banari, Via A. Marongiu, 30, (Sassari)
Biglietti
intero: € 2,50
ridotto: € 1,50
ragazzi 7/18 anni e studenti universitari
(con esibizione tesserino universitario)
Orario di apertura
Mar - Dom / 16.30 - 20.00
Vernissage
4 Agosto 2013, ore 18:30
Autore
Curatore