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Valeria Ciotti – Eredità di affetti
Il percorso della mostra si snoda concretamente su eredità tecnico-formali accertate e al tempo stesso intrise di profonda spiritualità: dalla materia alla comprensione degli stati più rarefatti con cui questa si manifesta.
Comunicato stampa
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«Autoritratto»
“...È molto bello e curioso l’accostamento compositivo ai papaveri...
Il papavero le piaceva perché era colorato e allo stesso tempo essenziale, spoglio e, secondo me, perché recava innato un senso di movimento verso l’alto, di ascesa, che qui appare ben evidenziato, addirittura galleggiante nell’aria, sospeso (sembra che i tre papaveri galleggino e non stiano nelle mani di nessuno), nel parallelismo con la fissità dello sguardo di Valeria. L’opera è significativa anche perché consente di cogliere meglio la variazione avvenuta nella tecnica, nel medium e nella stesura della pittura da questi lavori iniziali e quelli dei periodi successivi...”.Francesco Lodola
"Essere eredi, la consapevolezza di questo stato da cui nessun essere vivente è escluso, implica un profondo senso di riconoscenza nei confronti della vita e di tutte le sue più piccole manifestazioni. Di questa consapevolezza Valeria Ciotti ha saputo nutrirsi anche nei momenti più difficili non dimentica che ieri - oggi - e domani in realtà sono come i tre cerchi di una vera d’amore, concatenati si scambiano di ruolo ogni qualvolta l’anulare compie anche soltanto un breve movimento…e la mano della vita li può racchiudere per ripresentarli ancora... stringendo… un’altra mano. È il gioco perenne dei legami che ci tengono in rete ovvero non ci permettono di perderci, né di galleggiare...ma
di nuotare vigorosamente nel mare della vita.
In realtà Valeria Ciotti, come ogni vero artista, fu erede non solo dei suoi maestri (Umberto Baglioni, Mario Calandri, Enrico Paolucci) ma di quell’innato e profondo sentire che si traduce in scelte stilitistiche precise. È la voce del daimon, come ricorda James Hillman nel Codice dell’anima (1997), quel ‘demone’ che ciascuno di noi riceve come compagno, prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone.
Vocazione, carattere…chiamata ...tutti sinonimi di un qualcosa che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.
Essergli fedele è regola indispensabile per una sicura vittoria. La vittoria del Sé al di là della genetica e dell’ambiente. La vittoria sui propri limiti fisici, psicologici, geografici. E nell’opera di Valeria è il segno astratto a vincere, ad ereditare per così dire l’amore perduto della scultura, quel suo fare in grande libertà di gesto e movimento senza correzioni. Se da una parte l’esplosione della produzione grafica ha permesso il superamento della iniziale materia scultorea verso una pittura più astratta, dall’altra la produzione ad olio intorno agli anni ’80, particolarmente vicina a suggestioni liquide, ha spinto la produzione ad acquarello verso una sintesi di puro astrattismo. Le tappe stesse dell’iter dell’artista si rincorrono quali fedeli eredi l’una dell’altra.
Il percorso della mostra si snoda concretamente su eredità tecnico-formali accertate e al tempo stesso intrise di profonda spiritualità: dalla materia alla comprensione degli stati più rarefatti con cui questa si manifesta.
La voce del daimon ancora una volta non inganna...
Valeria …grazie per questa eredità "
Manuela Cusino
“...È molto bello e curioso l’accostamento compositivo ai papaveri...
Il papavero le piaceva perché era colorato e allo stesso tempo essenziale, spoglio e, secondo me, perché recava innato un senso di movimento verso l’alto, di ascesa, che qui appare ben evidenziato, addirittura galleggiante nell’aria, sospeso (sembra che i tre papaveri galleggino e non stiano nelle mani di nessuno), nel parallelismo con la fissità dello sguardo di Valeria. L’opera è significativa anche perché consente di cogliere meglio la variazione avvenuta nella tecnica, nel medium e nella stesura della pittura da questi lavori iniziali e quelli dei periodi successivi...”.Francesco Lodola
"Essere eredi, la consapevolezza di questo stato da cui nessun essere vivente è escluso, implica un profondo senso di riconoscenza nei confronti della vita e di tutte le sue più piccole manifestazioni. Di questa consapevolezza Valeria Ciotti ha saputo nutrirsi anche nei momenti più difficili non dimentica che ieri - oggi - e domani in realtà sono come i tre cerchi di una vera d’amore, concatenati si scambiano di ruolo ogni qualvolta l’anulare compie anche soltanto un breve movimento…e la mano della vita li può racchiudere per ripresentarli ancora... stringendo… un’altra mano. È il gioco perenne dei legami che ci tengono in rete ovvero non ci permettono di perderci, né di galleggiare...ma
di nuotare vigorosamente nel mare della vita.
In realtà Valeria Ciotti, come ogni vero artista, fu erede non solo dei suoi maestri (Umberto Baglioni, Mario Calandri, Enrico Paolucci) ma di quell’innato e profondo sentire che si traduce in scelte stilitistiche precise. È la voce del daimon, come ricorda James Hillman nel Codice dell’anima (1997), quel ‘demone’ che ciascuno di noi riceve come compagno, prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone.
Vocazione, carattere…chiamata ...tutti sinonimi di un qualcosa che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.
Essergli fedele è regola indispensabile per una sicura vittoria. La vittoria del Sé al di là della genetica e dell’ambiente. La vittoria sui propri limiti fisici, psicologici, geografici. E nell’opera di Valeria è il segno astratto a vincere, ad ereditare per così dire l’amore perduto della scultura, quel suo fare in grande libertà di gesto e movimento senza correzioni. Se da una parte l’esplosione della produzione grafica ha permesso il superamento della iniziale materia scultorea verso una pittura più astratta, dall’altra la produzione ad olio intorno agli anni ’80, particolarmente vicina a suggestioni liquide, ha spinto la produzione ad acquarello verso una sintesi di puro astrattismo. Le tappe stesse dell’iter dell’artista si rincorrono quali fedeli eredi l’una dell’altra.
Il percorso della mostra si snoda concretamente su eredità tecnico-formali accertate e al tempo stesso intrise di profonda spiritualità: dalla materia alla comprensione degli stati più rarefatti con cui questa si manifesta.
La voce del daimon ancora una volta non inganna...
Valeria …grazie per questa eredità "
Manuela Cusino
20
ottobre 2010
Valeria Ciotti – Eredità di affetti
Dal 20 ottobre al 06 novembre 2010
Location
STUDIO LABORATORIO ANNA VIRANDO
Torino, Corso Giovanni Lanza, 105, (Torino)
Torino, Corso Giovanni Lanza, 105, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 16,30 alle 20,00
Fuori orario su appuntamento
Vernissage
20 Ottobre 2010, dalle 17.30 alle 23.00
Autore
Curatore