Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Valerio Castello 1624-1659. Genio Moderno
La mostra celebra uno dei maggiori pittori genovesi del Seicento
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo di Palazzo Reale ospita, dal 15 febbraio al 15 giugno 2008, la prima grande rassegna monografica dedicata al pittore genovese Valerio Castello. La mostra, allestita nel Teatro del Falcone – spazio espositivo parte del complesso di Palazzo Reale – è promossa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria, in collaborazione con la Palazzo Ducale S.p.A., con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Carige e con il contributo della Provincia di Genova, della Camera di Commercio di Genova, di Bagliani S.r.l. e di Gruppo Boero.
La mostra celebra uno dei maggiori pittori genovesi del Seicento, rappresentato nel Museo di Palazzo Reale da un’importante volta affrescata raffigurante l’Allegoria della Fama e uno dei suoi capolavori, la tela con Il ratto di Proserpina.
L’evento si inserisce in un programma espositivo di valorizzazione delle opere parte di Palazzo Reale e della sua quadreria.
Valerio Castello si colloca, con Bernardo Strozzi, Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto e Alessandro Magnasco, nel novero dei genovesi più celebri della storia dell’arte. Tuttavia, a differenza di questi grandi maestri, la sua figura non era stata ancora al centro di un evento espositivo in grado di avvicinarne l’opera al grande pubblico.
Continue del resto sono state negli anni le dimostrazioni di interesse internazionale per l’artista. Ne è un eloquente esempio la scelta, da parte della National Gallery di Londra, di promuovere Il ratto di Proserpina, sopra citato, a immagine guida della mostra del 2002, la prima dedicata dal prestigioso museo inglese all’arte genovese del Seicento.
I motivi della fama di Valerio Castello vanno certamente cercati nel ruolo di profondo innovatore del panorama della pittura genovese che egli svolse. Soltanto una morte precocissima, all’età di trentaquattro anni, gli impedì di estendere oltre i confini locali la propria influenza e incidere sui percorsi dell’arte italiana, più di quanto, malgrado tutto, non fece. Per valutare appieno la grande carica innovativa dell’artista occorre considerarlo alla luce del complicato processo evolutivo della pittura nel corso del XVII secolo, apertosi con un’immersione profonda nella realtà della vita e della natura, soprattutto ad opera di Caravaggio e dei suoi seguaci.
Ai pittori genovesi che aderirono al Naturalismo del primo Seicento è dedicata una sezione d’apertura della mostra, dove si trova anche una pala d’altare realizzata nel 1624, anno di nascita di Valerio, dal padre Bernardo Castello, pittore tanto colto quanto vincolato ad una raffigurazione di tipo ancora manierista. La visione antologica delle opere dei pittori della realtà offre un approccio di contrasto alle scelte che, contemporaneamente, andava operando il giovane Valerio, presto in una posizione di rottura con quella tradizione. In questo processo Valerio Castello si inserì in modo personale fino quasi ad apparire trasgressivo, in virtù di una personalità così spiccata da averlo visto prescindere completamente dall’esempio dei propri maestri: egli operò infatti, già negli anni della formazione, scelte talmente individuali da poter di fatto essere considerato un autodidatta.
Nel corso delle trasformazioni della pittura italiana, dal Naturalismo al Barocco, egli seppe recepire più di altri la novità rappresentata dagli artisti di prospettive dipinte, ovvero i quadraturisti emiliani Agostino Mitelli, Andrea Sighizzi e Paolo Brozzi, attivi a Genova a metà del Seicento, elaborando una pittura aerea, dinamica, in consonanza con una nuova idea di spazio illimitato, scenografico, barocco. Seppe poi travasare nelle sue composizioni anche quella profonda sensibilità musicale destinata a divenire un aspetto decisamente peculiare del suo secolo. Nessuno come Valerio Castello seppe interpretare, attraverso la vivacità del ritmo compositivo e l’esuberante effervescenza coloristica, il sentimento nuovo di un’epoca che fu, allo stesso tempo, spaziale, teatrale e musicale. Se, data la portata innovativa della sua arte, il maestro genovese appare artista solitario, inaccessibile sul piano della stretta emulazione, i destini della pittura genovese rimasero così profondamente influenzati dalla sua esperienza artistica che, in seguito alla sua fulminea apparizione, nulla rimase come prima. Solo il trascorrere di diversi decenni consentì all’ambiente di metabolizzare tanta audacia espressiva, favorendo l’affermazione di artisti come Gregorio de Ferrari e, a chiusura del grande secolo della pittura genovese, di Alessandro Magnasco.
La rassegna comprende circa cento opere di Valerio Castello, riunite per la prima volta e provenienti da chiese, collezioni private e numerosi musei italiani e stranieri tra cui il Musée des Beaux-Arts di Nancy, il Museo Nacional del Prado di Madrid, lo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest, il Musée des Beaux-Arts di Nantes, il Musée National du Château di Compiègne e l’Ermitage di San Pietroburgo. Tra i contributi dei musei italiani si distingue quello dei Musei di Strada Nuova di Genova - Palazzo Bianco e Palazzo Rosso - che hanno concesso in prestito un nucleo di otto dipinti e di dieci disegni. Alle numerose tele di Valerio Castello sono affiancati una trentina di dipinti realizzati da artisti quali Parmigianino, Giulio Cesare Procaccini, Anton Van Dyck e Rubens, che, in qualche misura, contribuirono alla formazione del grande maestro genovese.
La mostra celebra uno dei maggiori pittori genovesi del Seicento, rappresentato nel Museo di Palazzo Reale da un’importante volta affrescata raffigurante l’Allegoria della Fama e uno dei suoi capolavori, la tela con Il ratto di Proserpina.
L’evento si inserisce in un programma espositivo di valorizzazione delle opere parte di Palazzo Reale e della sua quadreria.
Valerio Castello si colloca, con Bernardo Strozzi, Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto e Alessandro Magnasco, nel novero dei genovesi più celebri della storia dell’arte. Tuttavia, a differenza di questi grandi maestri, la sua figura non era stata ancora al centro di un evento espositivo in grado di avvicinarne l’opera al grande pubblico.
Continue del resto sono state negli anni le dimostrazioni di interesse internazionale per l’artista. Ne è un eloquente esempio la scelta, da parte della National Gallery di Londra, di promuovere Il ratto di Proserpina, sopra citato, a immagine guida della mostra del 2002, la prima dedicata dal prestigioso museo inglese all’arte genovese del Seicento.
I motivi della fama di Valerio Castello vanno certamente cercati nel ruolo di profondo innovatore del panorama della pittura genovese che egli svolse. Soltanto una morte precocissima, all’età di trentaquattro anni, gli impedì di estendere oltre i confini locali la propria influenza e incidere sui percorsi dell’arte italiana, più di quanto, malgrado tutto, non fece. Per valutare appieno la grande carica innovativa dell’artista occorre considerarlo alla luce del complicato processo evolutivo della pittura nel corso del XVII secolo, apertosi con un’immersione profonda nella realtà della vita e della natura, soprattutto ad opera di Caravaggio e dei suoi seguaci.
Ai pittori genovesi che aderirono al Naturalismo del primo Seicento è dedicata una sezione d’apertura della mostra, dove si trova anche una pala d’altare realizzata nel 1624, anno di nascita di Valerio, dal padre Bernardo Castello, pittore tanto colto quanto vincolato ad una raffigurazione di tipo ancora manierista. La visione antologica delle opere dei pittori della realtà offre un approccio di contrasto alle scelte che, contemporaneamente, andava operando il giovane Valerio, presto in una posizione di rottura con quella tradizione. In questo processo Valerio Castello si inserì in modo personale fino quasi ad apparire trasgressivo, in virtù di una personalità così spiccata da averlo visto prescindere completamente dall’esempio dei propri maestri: egli operò infatti, già negli anni della formazione, scelte talmente individuali da poter di fatto essere considerato un autodidatta.
Nel corso delle trasformazioni della pittura italiana, dal Naturalismo al Barocco, egli seppe recepire più di altri la novità rappresentata dagli artisti di prospettive dipinte, ovvero i quadraturisti emiliani Agostino Mitelli, Andrea Sighizzi e Paolo Brozzi, attivi a Genova a metà del Seicento, elaborando una pittura aerea, dinamica, in consonanza con una nuova idea di spazio illimitato, scenografico, barocco. Seppe poi travasare nelle sue composizioni anche quella profonda sensibilità musicale destinata a divenire un aspetto decisamente peculiare del suo secolo. Nessuno come Valerio Castello seppe interpretare, attraverso la vivacità del ritmo compositivo e l’esuberante effervescenza coloristica, il sentimento nuovo di un’epoca che fu, allo stesso tempo, spaziale, teatrale e musicale. Se, data la portata innovativa della sua arte, il maestro genovese appare artista solitario, inaccessibile sul piano della stretta emulazione, i destini della pittura genovese rimasero così profondamente influenzati dalla sua esperienza artistica che, in seguito alla sua fulminea apparizione, nulla rimase come prima. Solo il trascorrere di diversi decenni consentì all’ambiente di metabolizzare tanta audacia espressiva, favorendo l’affermazione di artisti come Gregorio de Ferrari e, a chiusura del grande secolo della pittura genovese, di Alessandro Magnasco.
La rassegna comprende circa cento opere di Valerio Castello, riunite per la prima volta e provenienti da chiese, collezioni private e numerosi musei italiani e stranieri tra cui il Musée des Beaux-Arts di Nancy, il Museo Nacional del Prado di Madrid, lo Szépmüvészeti Múzeum di Budapest, il Musée des Beaux-Arts di Nantes, il Musée National du Château di Compiègne e l’Ermitage di San Pietroburgo. Tra i contributi dei musei italiani si distingue quello dei Musei di Strada Nuova di Genova - Palazzo Bianco e Palazzo Rosso - che hanno concesso in prestito un nucleo di otto dipinti e di dieci disegni. Alle numerose tele di Valerio Castello sono affiancati una trentina di dipinti realizzati da artisti quali Parmigianino, Giulio Cesare Procaccini, Anton Van Dyck e Rubens, che, in qualche misura, contribuirono alla formazione del grande maestro genovese.
15
febbraio 2008
Valerio Castello 1624-1659. Genio Moderno
Dal 15 febbraio al 15 giugno 2008
arte antica
Location
PALAZZO REALE DI GENOVA
Genova, Via Balbi, 10, (Genova)
Genova, Via Balbi, 10, (Genova)
Biglietti
intero € 8, ridotto € 6, scuole € 3
Orario di apertura
da martedì a domenica, ore 9-19
Editore
SKIRA
Autore
Curatore