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Valerio Marini – Reading
Perché a ventotto anni ho riaperto un libro per bambini? Perché Alice dopo cento anni risulta più attuale che mai? Che differenza c’è tra un corvo e un tavolino?
Comunicato stampa
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READING
“Un tè fuori di sè” del libro “Alice nel paese delle Meraviglie” traduzione di Aldo Busi.
Di Valerio Marini
Perché a ventotto anni ho riaperto un libro per bambini? Perché Alice dopo cento anni risulta più attuale che mai? Che differenza c’è tra un corvo e un tavolino?
Eppure quel giorno dentro la Mondatori di via Cola di Rienzo ero entrato solo per occupare dieci minuti, in quanto ero arrivato in anticipo ad un appuntamento, camminando tra i scaffali e spulciando con la testa traversa tra i tanti libri esposti, ho voluto per qualche secondo assaporare i vecchi ricordi, i titoli che scorrevano davanti ai miei occhi erano molti, ma tra tutti e non so per qualche motivo ho scelto “Alice nel paese delle meraviglie” , l’edizione è della Feltrinelli con testo di Lewis Carroll in originale a fronte, ho aperto il libro a metà e il capitolo corrispondente era “Un tè fuori di sè” penso che grazie al cartone animato della Walt Disney ci ritorna immediatamente in mente i strani personaggi che circondano quella particolare tavola. La lepre Marzolina, il Cappellaio e il ghiro sono pronti a bere l’ennesimo tè, poiché l’orologio era stato bloccato alle ore sei “è sempre l’ora del tè e non abbiamo neanche un minuto per sciacquare le tazze fra un sorso e l’altro” disse il Cappellaio. Alice si trova in mezzo ad una discussione a primo impatto senza senso e piena di domande alle quali non sa rispondere, la curiosità di conoscere meglio quei tre personaggi e la voglia di scappare è un equilibrio costante tra domande e risposte, tra affermazioni e negazioni, che animano quel confronto di problematiche forse illogiche. Ma come possiamo pensare che Lewis Carroll un amante della matematica possa formulare domande illogiche? Infatti dietro ogni frase nascono continue soluzioni, la prima tra tutte è l’indovinello formulato dalla lepre Marzolina: “che differenza c’è tra un corvo e un tavolino?”.
Ciò su cui Carroll sembrò concentrarsi maggiormente fu la differenza esistente tra le convenzioni del linguaggio logico e quelle del linguaggio ordinario. Le difficoltà di interpretazione tra Alice e il Cappellaio nascono, infatti, dall’ambiguità delle parole “More” e “Nothing” intese dalla nostra eroina con: “in aggiunta a ciò che ho già avuto e niente tè” laddove il Cappellaio, esercitando il suo rigore logico le intende nel loro senso letterale assumendo “More Then Nothing” con “Some”.
La comicità che deriva da Alice si realizza, attraverso il passaggio immediato dalla credibilità di alcuni discorsi alla consapevolezza della loro futilità, dall’attribuzione necessaria di significato, al riconoscimento che non ne hanno logicamente alcuno.
“Un tè fuori di sè” del libro “Alice nel paese delle Meraviglie” traduzione di Aldo Busi.
Di Valerio Marini
Perché a ventotto anni ho riaperto un libro per bambini? Perché Alice dopo cento anni risulta più attuale che mai? Che differenza c’è tra un corvo e un tavolino?
Eppure quel giorno dentro la Mondatori di via Cola di Rienzo ero entrato solo per occupare dieci minuti, in quanto ero arrivato in anticipo ad un appuntamento, camminando tra i scaffali e spulciando con la testa traversa tra i tanti libri esposti, ho voluto per qualche secondo assaporare i vecchi ricordi, i titoli che scorrevano davanti ai miei occhi erano molti, ma tra tutti e non so per qualche motivo ho scelto “Alice nel paese delle meraviglie” , l’edizione è della Feltrinelli con testo di Lewis Carroll in originale a fronte, ho aperto il libro a metà e il capitolo corrispondente era “Un tè fuori di sè” penso che grazie al cartone animato della Walt Disney ci ritorna immediatamente in mente i strani personaggi che circondano quella particolare tavola. La lepre Marzolina, il Cappellaio e il ghiro sono pronti a bere l’ennesimo tè, poiché l’orologio era stato bloccato alle ore sei “è sempre l’ora del tè e non abbiamo neanche un minuto per sciacquare le tazze fra un sorso e l’altro” disse il Cappellaio. Alice si trova in mezzo ad una discussione a primo impatto senza senso e piena di domande alle quali non sa rispondere, la curiosità di conoscere meglio quei tre personaggi e la voglia di scappare è un equilibrio costante tra domande e risposte, tra affermazioni e negazioni, che animano quel confronto di problematiche forse illogiche. Ma come possiamo pensare che Lewis Carroll un amante della matematica possa formulare domande illogiche? Infatti dietro ogni frase nascono continue soluzioni, la prima tra tutte è l’indovinello formulato dalla lepre Marzolina: “che differenza c’è tra un corvo e un tavolino?”.
Ciò su cui Carroll sembrò concentrarsi maggiormente fu la differenza esistente tra le convenzioni del linguaggio logico e quelle del linguaggio ordinario. Le difficoltà di interpretazione tra Alice e il Cappellaio nascono, infatti, dall’ambiguità delle parole “More” e “Nothing” intese dalla nostra eroina con: “in aggiunta a ciò che ho già avuto e niente tè” laddove il Cappellaio, esercitando il suo rigore logico le intende nel loro senso letterale assumendo “More Then Nothing” con “Some”.
La comicità che deriva da Alice si realizza, attraverso il passaggio immediato dalla credibilità di alcuni discorsi alla consapevolezza della loro futilità, dall’attribuzione necessaria di significato, al riconoscimento che non ne hanno logicamente alcuno.
06
febbraio 2007
Valerio Marini – Reading
06 febbraio 2007
performance - happening
Location
GALLERIA RADICE
Roma, Via Dei Quattro Cantoni, 9, (Roma)
Roma, Via Dei Quattro Cantoni, 9, (Roma)
Vernissage
6 Febbraio 2007, ore 19,30
Autore