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Valerio Righini – Elmi per Olmi
Comunicato stampa
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UNA LETTERA A VALERIO RIGHINI
Caro Valerio,tu sai che non sono un critico d’arte e neppure un connoisseur. Diciamo che sono un amatore. Amo l’arte perché mi piace quando mi piace. Tu ami l’arte perché altrimenti non la faresti.Questo è quel che ci avvicina ed è per questo che ti scrivo.Molti anni fa arrivavo in Valtellina freschissimo sposo. Mia moglie si meravigliava del gran numero di chiese che si vedeva d’intorno, nelle città, nei paesi, nelle campagne e mi chiedeva perché. “Vedi – le dicevo – la Valtellina è sempre stata terra di confine ed un tempo era confine anche di religioni. Dai Grigioni premeva la Riforma ed i cattolici costruirono tante chiese per alzare un baluardo a difendere la loro ortodossia”. Io non ho mai verificato se la mia spiegazione avesse un fondamento storico, ma mia moglie ne era rimasta convinta, quasi estasiata, ed è questo quello che conta.Tu, Valerio, da qualche tempo disegni, dipingi, batti elmi nel ferro e mi sai anche dire perché. La tua risposta viene dall’esperienza e non dalla fantasia come la mia e quindi non se ne deve cercare la spiegazione fuorché in se stessa.Sul sagrato della Madonna di Tirano avevi assistito alla proiezione del film di Olmi: “Il mestiere delle armi”. Avevi la testa piena di elmi. La cupola della Basilica ti appariva come un elmo. In quel momento hai avuto un’esperienza visionaria e qui si dimostra quanto sia autentica la tua sensibilità d’artista. Non hai mai allontanato la tua visione come un’innocua stranezza. L’hai accolta, l’hai seguita, l’hai coltivata. Con un atto di fede l’hai fermata nella materia, hai capito subito che la materia l’avrebbe accolta volentieri. Qualcuno dirà: “Ma che te ne fai oggi di un elmo?”. La materia sa che farsene. La carta, la tela, la lamiera prendono dalle tue mani le forme degli elmi e si fanno leggere e trasmettono la leggerezza della cavità.Ieri erano gli angeli. La cera prima e poi il bronzo aspettavano solamente che tu li facessi uscire. Tu ami la tua materia così come Geppetto amava il suo pezzo di legno prima che ne saltasse fuori Pinocchio. E Pinocchio, lo sappiamo tutti, era così impaziente di saltar fuori che cominciò a farsi vivo prima di essere finito. Anche i tuoi angeli erano impazienti di volare ed infatti si librano sbozzati, indifferenti ad essere privi, o dotati sommariamente, dei loro attributi. Ciò che li anima non è la fisionomia angelica, bensì la tensione, l’irruenza, lo splendore non tanto visibile quanto intuibile sotto le superfici.Tutte queste qualità tu le riassumi con le parole che li presentano:
“Sono angeli guerrieri”.Angelo o arcangelo Michele o Gabriele o chi altro? Non hanno nome, ma sanno che sono fatti per il cielo e per la terra insieme. Potrebbero piombare da una nuvola come uscire da una zolla spaccata dalla vanga.Ora però sappiamo qual è la loro collocazione. Sulle cupole, a metà strada tra il cielo e la terra, lassù dove hai visto l’elmo e dove anch’io li seguo e ti seguo perché vi ho fantasticato. Via le ali, via ogni moncone, via ogni residuo ricordo angelomorfo, al loro posto il vuoto e l’elmo giunge a disegnare il vuoto. L’elmo è fatto o no per proteggere la testa? E dove se non nella testa si raccolgono le visioni, le immagini, le fantasie ed anche i pensieri? Forse tu ti stai domandando se dobbiamo per forza dare materia a tutto questo. Non possiamo immaginare un volo angelico disincarnato, annunciato soltanto da un battito d’ali? Una cavalcata di guerrieri fantasma, senza schinieri, che richiamano le gambe, senza corazze che richiamano il torace, solamente elmi col loro vuoto, pieno di vuoto?Le passate generazioni hanno riempito la Valtellina di chiese che si possono immaginare darsi la mano a formare una catena. Ieri una muraglia, oggi – laicamente – un girotondo, dove c’è posto (e che posto! Quello degli animatori, di coloro che danno anima!) per gli angeli di Righini.I tuoi angeli, Valerio. Però tu insisti che non giocano, sono angeli guerrieri. E’ vero. Lo dice la tua fisionomia. Col tuo fare e col tuo dire pieni di dolcezza, si coglie ogni tanto negli occhi un lampo di determinazione, che ti viene dalla certezza di combattere dalla parte giusta.Tu sai, come artista, che sei chiamato a lasciare sulla terra una traccia materiale. Quindi ti avvicini alla materia, te ne fai amico, la convinci a raccontare il tuo combattimento con la sicurezza che potete (la materia e tu) lasciarvi alle spalle la trepidazione, il tremore, il sudore, il peso e consegnare gli angeli all’aria, gli elmi al vuoto da custodire.Non abbandonare la materia, Valerio. Non innamorarti di quel vuoto, anche se lo chiamiamo fantasia, spirito, anima. Dacci ancora belle cose che si guardino e si tocchino.
Lorenzo Calvi Lierna, settembre 2007
Caro Valerio,tu sai che non sono un critico d’arte e neppure un connoisseur. Diciamo che sono un amatore. Amo l’arte perché mi piace quando mi piace. Tu ami l’arte perché altrimenti non la faresti.Questo è quel che ci avvicina ed è per questo che ti scrivo.Molti anni fa arrivavo in Valtellina freschissimo sposo. Mia moglie si meravigliava del gran numero di chiese che si vedeva d’intorno, nelle città, nei paesi, nelle campagne e mi chiedeva perché. “Vedi – le dicevo – la Valtellina è sempre stata terra di confine ed un tempo era confine anche di religioni. Dai Grigioni premeva la Riforma ed i cattolici costruirono tante chiese per alzare un baluardo a difendere la loro ortodossia”. Io non ho mai verificato se la mia spiegazione avesse un fondamento storico, ma mia moglie ne era rimasta convinta, quasi estasiata, ed è questo quello che conta.Tu, Valerio, da qualche tempo disegni, dipingi, batti elmi nel ferro e mi sai anche dire perché. La tua risposta viene dall’esperienza e non dalla fantasia come la mia e quindi non se ne deve cercare la spiegazione fuorché in se stessa.Sul sagrato della Madonna di Tirano avevi assistito alla proiezione del film di Olmi: “Il mestiere delle armi”. Avevi la testa piena di elmi. La cupola della Basilica ti appariva come un elmo. In quel momento hai avuto un’esperienza visionaria e qui si dimostra quanto sia autentica la tua sensibilità d’artista. Non hai mai allontanato la tua visione come un’innocua stranezza. L’hai accolta, l’hai seguita, l’hai coltivata. Con un atto di fede l’hai fermata nella materia, hai capito subito che la materia l’avrebbe accolta volentieri. Qualcuno dirà: “Ma che te ne fai oggi di un elmo?”. La materia sa che farsene. La carta, la tela, la lamiera prendono dalle tue mani le forme degli elmi e si fanno leggere e trasmettono la leggerezza della cavità.Ieri erano gli angeli. La cera prima e poi il bronzo aspettavano solamente che tu li facessi uscire. Tu ami la tua materia così come Geppetto amava il suo pezzo di legno prima che ne saltasse fuori Pinocchio. E Pinocchio, lo sappiamo tutti, era così impaziente di saltar fuori che cominciò a farsi vivo prima di essere finito. Anche i tuoi angeli erano impazienti di volare ed infatti si librano sbozzati, indifferenti ad essere privi, o dotati sommariamente, dei loro attributi. Ciò che li anima non è la fisionomia angelica, bensì la tensione, l’irruenza, lo splendore non tanto visibile quanto intuibile sotto le superfici.Tutte queste qualità tu le riassumi con le parole che li presentano:
“Sono angeli guerrieri”.Angelo o arcangelo Michele o Gabriele o chi altro? Non hanno nome, ma sanno che sono fatti per il cielo e per la terra insieme. Potrebbero piombare da una nuvola come uscire da una zolla spaccata dalla vanga.Ora però sappiamo qual è la loro collocazione. Sulle cupole, a metà strada tra il cielo e la terra, lassù dove hai visto l’elmo e dove anch’io li seguo e ti seguo perché vi ho fantasticato. Via le ali, via ogni moncone, via ogni residuo ricordo angelomorfo, al loro posto il vuoto e l’elmo giunge a disegnare il vuoto. L’elmo è fatto o no per proteggere la testa? E dove se non nella testa si raccolgono le visioni, le immagini, le fantasie ed anche i pensieri? Forse tu ti stai domandando se dobbiamo per forza dare materia a tutto questo. Non possiamo immaginare un volo angelico disincarnato, annunciato soltanto da un battito d’ali? Una cavalcata di guerrieri fantasma, senza schinieri, che richiamano le gambe, senza corazze che richiamano il torace, solamente elmi col loro vuoto, pieno di vuoto?Le passate generazioni hanno riempito la Valtellina di chiese che si possono immaginare darsi la mano a formare una catena. Ieri una muraglia, oggi – laicamente – un girotondo, dove c’è posto (e che posto! Quello degli animatori, di coloro che danno anima!) per gli angeli di Righini.I tuoi angeli, Valerio. Però tu insisti che non giocano, sono angeli guerrieri. E’ vero. Lo dice la tua fisionomia. Col tuo fare e col tuo dire pieni di dolcezza, si coglie ogni tanto negli occhi un lampo di determinazione, che ti viene dalla certezza di combattere dalla parte giusta.Tu sai, come artista, che sei chiamato a lasciare sulla terra una traccia materiale. Quindi ti avvicini alla materia, te ne fai amico, la convinci a raccontare il tuo combattimento con la sicurezza che potete (la materia e tu) lasciarvi alle spalle la trepidazione, il tremore, il sudore, il peso e consegnare gli angeli all’aria, gli elmi al vuoto da custodire.Non abbandonare la materia, Valerio. Non innamorarti di quel vuoto, anche se lo chiamiamo fantasia, spirito, anima. Dacci ancora belle cose che si guardino e si tocchino.
Lorenzo Calvi Lierna, settembre 2007
14
marzo 2008
Valerio Righini – Elmi per Olmi
Dal 14 al 29 marzo 2008
arte contemporanea
Location
PUNTO EINAUDI
Brescia, Via Pace, 16, (Brescia)
Brescia, Via Pace, 16, (Brescia)
Orario di apertura
9.15/12.15 e 15.15/19.15, chiusura festivi e lunedì mattina
Vernissage
14 Marzo 2008, ore 18
Autore