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Vandalismo culturale
Attraverso le opere del Collettivo FX (IT) e Zelle Asphaltkultur (DE), “Vandalismo culturale – Cultural vandalism” racconta il filo rosso che collega le politiche securitarie, da molti anni unica risposta a problematiche relative all’integrazione, alle disparità sociali, alla marginalità, alla prop
Comunicato stampa
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Vandalismo culturale
Attraverso le opere del Collettivo FX (IT) e Zelle Asphaltkultur (DE), “Vandalismo culturale - Cultural vandalism” racconta il filo rosso che collega le politiche securitarie, da molti anni unica risposta a problematiche relative all’integrazione, alle disparità sociali, alla marginalità, alla propaganda militarista che, oggi più che mai, permea la comunicazione di massa.
Con la serie “See something, say something”, il collettivo FX sottolinea come, ricorrendo a strumenti quali il “controllo di vicinato”, non si faccia altro che delegare funzioni che dovrebbero essere esclusive pertinenze di personale altamente specializzato e fomentare sentimenti di sospetto all’interno di quartieri nei quali i cittadini vengono esplicitamente invitati a spiare, chiusi nelle loro case, ciò che accade fuori, alla ricerca di ogni devianza rispetto a una presunta e mutevole normalità.
Un vero e proprio vandalismo culturale che non fa altro che danneggiare una società già messa alla prova da diseguaglianze economiche sempre più marcate, disgregandola ulteriormente.
Guardare con sospetto i vicini di casa è qualcosa cui da sempre i governi autoritari, che possiamo identificare con le anonime divise indossate dai soldati della serie “Retreat”, spingono i loro cittadini per esasperare il controllo che hanno su di loro, uno dei tanti tasselli che concorrono a plasmare una platea sempre più docile a una retorica secondo la quale c’è sempre un “nemico” da “combattere”. E nell’attesa che ce ne sia uno da sfidare con armi ed eserciti, si indottrina l’opinione pubblica creandone a tavolino, sfruttando ora le migrazioni e domani una pandemia pur di raggiungere lo scopo.
La serie in progress “Retreat” nasce invece da un intervento improvvisato di Zelle Asphaltkultur e Collettivo FX in un non-luogo lungo la ferrovia Reggio Emilia - Milano. Un esercito di soldati realizzato a quattro mani senza alcun bozzetto preparatorio o pianificazione, sembra camminare in una direzione precisa, come se si stesse dirigendo da qualche parte: potrebbe essere un’invansione, ma al contrario è una ritirata, a simboleggiare la sconfitta del genere umano nel ricorso all’uso delle armi. Il dipinto dell’estate del 2023 ha poi dato vita a cicli di opere realizzate indipendentemente dai due collettivi, ben riconoscibili nello stile e legate dalla comune origine concettuale.
I bozzetti preparatori, le foto dei dipinti realizzati su infrastrutture urbane, così come i cartelli rimossi dalla strada ed utilizzati come supporto, sono densi di significato politico: di fronte al vandalismo culturale di istituzioni che tradiscono costituzione e mandato, quello che per la legge è
vandalismo, termine con il quale li codice penale etichetta gli imbrattamenti o la soppressione di segnaletica, acquista nella poetica degli artisti una valenza positiva e diviene un invito all’azione diretta. Un inno al conflitto creativo in risposta alla retorica di una legalità svuotata di ogni significato, quando non esplicita- mente strumentale alla manipolazione dell’opinione pubblica.
Pietro Rivasi
Attraverso le opere del Collettivo FX (IT) e Zelle Asphaltkultur (DE), “Vandalismo culturale - Cultural vandalism” racconta il filo rosso che collega le politiche securitarie, da molti anni unica risposta a problematiche relative all’integrazione, alle disparità sociali, alla marginalità, alla propaganda militarista che, oggi più che mai, permea la comunicazione di massa.
Con la serie “See something, say something”, il collettivo FX sottolinea come, ricorrendo a strumenti quali il “controllo di vicinato”, non si faccia altro che delegare funzioni che dovrebbero essere esclusive pertinenze di personale altamente specializzato e fomentare sentimenti di sospetto all’interno di quartieri nei quali i cittadini vengono esplicitamente invitati a spiare, chiusi nelle loro case, ciò che accade fuori, alla ricerca di ogni devianza rispetto a una presunta e mutevole normalità.
Un vero e proprio vandalismo culturale che non fa altro che danneggiare una società già messa alla prova da diseguaglianze economiche sempre più marcate, disgregandola ulteriormente.
Guardare con sospetto i vicini di casa è qualcosa cui da sempre i governi autoritari, che possiamo identificare con le anonime divise indossate dai soldati della serie “Retreat”, spingono i loro cittadini per esasperare il controllo che hanno su di loro, uno dei tanti tasselli che concorrono a plasmare una platea sempre più docile a una retorica secondo la quale c’è sempre un “nemico” da “combattere”. E nell’attesa che ce ne sia uno da sfidare con armi ed eserciti, si indottrina l’opinione pubblica creandone a tavolino, sfruttando ora le migrazioni e domani una pandemia pur di raggiungere lo scopo.
La serie in progress “Retreat” nasce invece da un intervento improvvisato di Zelle Asphaltkultur e Collettivo FX in un non-luogo lungo la ferrovia Reggio Emilia - Milano. Un esercito di soldati realizzato a quattro mani senza alcun bozzetto preparatorio o pianificazione, sembra camminare in una direzione precisa, come se si stesse dirigendo da qualche parte: potrebbe essere un’invansione, ma al contrario è una ritirata, a simboleggiare la sconfitta del genere umano nel ricorso all’uso delle armi. Il dipinto dell’estate del 2023 ha poi dato vita a cicli di opere realizzate indipendentemente dai due collettivi, ben riconoscibili nello stile e legate dalla comune origine concettuale.
I bozzetti preparatori, le foto dei dipinti realizzati su infrastrutture urbane, così come i cartelli rimossi dalla strada ed utilizzati come supporto, sono densi di significato politico: di fronte al vandalismo culturale di istituzioni che tradiscono costituzione e mandato, quello che per la legge è
vandalismo, termine con il quale li codice penale etichetta gli imbrattamenti o la soppressione di segnaletica, acquista nella poetica degli artisti una valenza positiva e diviene un invito all’azione diretta. Un inno al conflitto creativo in risposta alla retorica di una legalità svuotata di ogni significato, quando non esplicita- mente strumentale alla manipolazione dell’opinione pubblica.
Pietro Rivasi
07
aprile 2024
Vandalismo culturale
Dal 07 al 28 aprile 2024
arte contemporanea
Location
Hobo – Spazio Urbano
Modena, Via Carteria, 104, (MO)
Modena, Via Carteria, 104, (MO)
Orario di apertura
LUN-MAR 18.30 / 20.00
GIO-DOM Su appuntamento
Vernissage
7 Aprile 2024, 18.30
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione