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Varial. Appunti per un discorso provvisorio
La mostra presenta una selezione di venticinque artisti che lavorano nelle molteplici direzioni dell’arte contemporanea. Il tempo presente, veloce e vario, obbliga lo sguardo ad operare adattamenti continui su un panorama visivo sempre in movimento e provvisorio, sia quando si muove tra le immagini e le scritture dell’urbano, sia per cogliere e comprendere i paesaggio mobile che lo circonda nella dimensione del quotidiano
Comunicato stampa
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Dopo anni di immobilità ritorna l’arte contemporanea al Centro Sociale di Montedoro, evento d’arte fortemente voluto da Federico Messana e curato del critico d’arte Franco Spena, la mostra dal titolo “Varial”, presenta una selezione di venticinque artisti che lavorano nelle molteplici direzioni dell’arte contemporanea. Il tempo presente, veloce e vario, obbliga lo sguardo ad operare adattamenti continui su un panorama visivo sempre in movimento e provvisorio, sia quando si muove tra le immagini e le scritture dell’urbano, sia per cogliere e comprendere i paesaggio mobile che lo circonda nella dimensione del quotidiano. Un paesaggio nel quale realtà e immagine della realtà si mescolano mettendo in tilt spesso un esercizio percettivo bombardato da multiformi stimoli visivi che gli si porgono in soluzione di continuità, mescolando ciò che è fuori e dietro lo schermo, in un momento nel quale tutto sembra essere bello e tutto sembra essere merce.
Un grande palcoscenico davanti al quale assistiamo ad uno spettacolo davanti al quale ogni immagine, appare provvisoria sostituibile ad ogni spostamento dell’orizzonte visivo nel corso del quale si susseguono, al ritmo di un balletto, la vita come la morte, il dramma e lo show, lo spot pubblicitario e la notizia dell’ultimo kamikaze, con uno sguardo “varial” che si adatta ad ogni “visione” e ad ogni differente intensità di luce.
Spesso la stessa realtà, se non travestita d’effimero, passa inosservata davanti al nostro sguardo e ci lascia indifferenti.
In un momento nel quale tutto è contemporaneo, anche il panorama dell’arte, all’inizio del terzo millennio, appare multiforme e vario. Orfani di un novecento che non ci ha lasciato avanguardie ma i lasciti di un ipermoderno che, per sopravvivere, volge lo sguardo al passato, non si individuano segni di espressione che possano caratterizzare questo inizio di millennio, anzi ci accorgiamo della presenza di opere che convivono e che si porgono nel multiforme panorama dell’arte senza riuscire a cogliere elementi che possano ascriverle in poetiche definite.
Viviamo nell’atmosfera di una esperienza estetica diffusa all’interno della quale possiamo distinguere “pratiche”, “procedure” e opere più o meno oggettuali, nei luoghi dell’arte e non luoghi, con precarie “somiglianze di famiglia”.
Al proposito Morris Weitz spiega che “il carattere espansivo e avventuroso dell’arte, i suoi continui cambiamenti e le nuove creazioni, rendono logicamente impossibile assicurare un qualunque insieme di proprietà determinanti”.
Da questo punto di vista “Varial” vuole essere una sintesi breve di una pratica di vedere, nell’orizzonte di un’arte contemporanea inafferrabile, tuttavia carica di fashion, nel quale le opere si offrono al nostro sguardo con la seduzione di una oggettualità prorompente o nell’assenza di una oggettualità che le dimensioni, con la “fascinazione” di una merce in esposizione o con l’inafferrabile visionarietà di uno spettacolo televisivo, quasi dietro a delle lenti “varial” per vivere un’esperienza estetica che ha bisogno di continui adattamenti tra forma e informe, tra realtà e le immagini della realtà. In un fantasmagorico paesaggio culturale, spesso sospeso tra manualità e tecnologia, che passa dalla astrazione alla figurazione, dalla pittura alla pittura pittura alla post pittura, dalla scrittura alla singlossia, dalla installazione alla fotografia, dalla performance al video, dall’utilizzo del corpo al teatro, alla musica, dal concettuale agli assemblaggi di materiali che divengono essi stessi oggetto di poesia e di contenuto, tra sconfinamenti e richiami, contaminazioni e attraversamenti tra i linguaggi, che caricano di fashion nuove e imprevedibili metafore e analogie.
Un paesaggio multiforme e vario, affascinante come uno spot pubblicitario e, come la pubblicità, seducente ed effimero, che si offre al mutevole sguardo “varial” di un contemporaneo all’interno del quale allestiamo l’imprevedibile e comunque esaltante spettacolo dell’esistere.
Un grande palcoscenico davanti al quale assistiamo ad uno spettacolo davanti al quale ogni immagine, appare provvisoria sostituibile ad ogni spostamento dell’orizzonte visivo nel corso del quale si susseguono, al ritmo di un balletto, la vita come la morte, il dramma e lo show, lo spot pubblicitario e la notizia dell’ultimo kamikaze, con uno sguardo “varial” che si adatta ad ogni “visione” e ad ogni differente intensità di luce.
Spesso la stessa realtà, se non travestita d’effimero, passa inosservata davanti al nostro sguardo e ci lascia indifferenti.
In un momento nel quale tutto è contemporaneo, anche il panorama dell’arte, all’inizio del terzo millennio, appare multiforme e vario. Orfani di un novecento che non ci ha lasciato avanguardie ma i lasciti di un ipermoderno che, per sopravvivere, volge lo sguardo al passato, non si individuano segni di espressione che possano caratterizzare questo inizio di millennio, anzi ci accorgiamo della presenza di opere che convivono e che si porgono nel multiforme panorama dell’arte senza riuscire a cogliere elementi che possano ascriverle in poetiche definite.
Viviamo nell’atmosfera di una esperienza estetica diffusa all’interno della quale possiamo distinguere “pratiche”, “procedure” e opere più o meno oggettuali, nei luoghi dell’arte e non luoghi, con precarie “somiglianze di famiglia”.
Al proposito Morris Weitz spiega che “il carattere espansivo e avventuroso dell’arte, i suoi continui cambiamenti e le nuove creazioni, rendono logicamente impossibile assicurare un qualunque insieme di proprietà determinanti”.
Da questo punto di vista “Varial” vuole essere una sintesi breve di una pratica di vedere, nell’orizzonte di un’arte contemporanea inafferrabile, tuttavia carica di fashion, nel quale le opere si offrono al nostro sguardo con la seduzione di una oggettualità prorompente o nell’assenza di una oggettualità che le dimensioni, con la “fascinazione” di una merce in esposizione o con l’inafferrabile visionarietà di uno spettacolo televisivo, quasi dietro a delle lenti “varial” per vivere un’esperienza estetica che ha bisogno di continui adattamenti tra forma e informe, tra realtà e le immagini della realtà. In un fantasmagorico paesaggio culturale, spesso sospeso tra manualità e tecnologia, che passa dalla astrazione alla figurazione, dalla pittura alla pittura pittura alla post pittura, dalla scrittura alla singlossia, dalla installazione alla fotografia, dalla performance al video, dall’utilizzo del corpo al teatro, alla musica, dal concettuale agli assemblaggi di materiali che divengono essi stessi oggetto di poesia e di contenuto, tra sconfinamenti e richiami, contaminazioni e attraversamenti tra i linguaggi, che caricano di fashion nuove e imprevedibili metafore e analogie.
Un paesaggio multiforme e vario, affascinante come uno spot pubblicitario e, come la pubblicità, seducente ed effimero, che si offre al mutevole sguardo “varial” di un contemporaneo all’interno del quale allestiamo l’imprevedibile e comunque esaltante spettacolo dell’esistere.
26
luglio 2008
Varial. Appunti per un discorso provvisorio
Dal 26 luglio al 30 settembre 2008
arte contemporanea
Location
CENTRO SOCIALE DI MONTEDORO
Montedoro, Via Sacramento, 20, (Caltanissetta)
Montedoro, Via Sacramento, 20, (Caltanissetta)
Vernissage
26 Luglio 2008, ore 20
Autore
Curatore