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Vasco Bendini – Io che cammino
Frittelli arte contemporanea rende omaggio a Vasco Bendini a 5 anni dalla sua scomparsa. In mostra alcuni degli episodi più significativi della suo percorso, dalle prime ricerche su segno e materia (anni ’50), alle indagini sul linguaggio pittorico (anni ’60), fino ai lavori degli ultimi decenni.
Comunicato stampa
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Frittelli arte contemporanea rende omaggio a Vasco Bendini nel quinto anniversario della sua scomparsa. La mostra “Vasco Bendini. Io che cammino” ricostruisce un ritratto quasi completo di un artista che, attraverso la pittura, ha realizzato un vero e proprio denudamento interiore, un combattimento col proprio io in un oscillare tra abbandono e resistenza, facendo figura del suo sognare, meditare, e sentire.
Per Bendini, “l’origine del fare è in sé, dove sedimenta la memoria dell’immagine” e il senso di questo fare – a cui dedicherà tutta la vita – si risolve nella scoperta, nella disvelazione di quell’immagine che è, già prima di apparire.
Il percorso espositivo si articola come una passeggiata tra alcuni degli episodi più significativi della sua vicenda artistica, a partire dalle prime ricerche sul segno e sulla materia negli anni Cinquanta.
All’inizio degli anni Sessanta interrompe la pittura, ed avvia la stagione dell’indagine – come già Paolini a Torino e Kounellis a Roma – sugli strumenti del linguaggio pittorico: pennelli, colore, tela, telaio, disegno, prospettiva, luce, ombre, segno, oggetto e raffigurazione. Da qui prenderanno vita opere materiche ed oggettuali ma anche immateriali e performative, di grandissimo impatto, con le quali darà forma e sostanza al ruolo etico e filosofico dell’artista e del suo fare.
La mostra prende il titolo da un’opera del 1970 Io che cammino, che insieme a Io che guardo è una dichiarazione programmatica di recupero della superficie pittorica, della ricerca di dare ragione di una realtà interiore emblematizzata attraverso quel gestuale primario che era stato dall’inizio il suo principale strumento.
Nelle opere dei decenni successivi, Bendini attua una compiuta e disincantata rimessa in questione di tutta la sua vicenda esistenziale e operativa. Il tema della memoria ritorna in molti titoli, costituiti da date che sottolineano il valore quasi di diario assunto dai suoi cicli ultimi, un diario esistenziale che rifugge da ogni sorta di aneddoto. Le figure che emergono dalle sue immagini sono memori in modo esclusivo della materia che le ha prodotte e che le rende non solamente simili ai sogni, ma anche alla realtà vivente, biologica, in formazione. Allo stesso tempo, i suoi quadri toccano le corde della sensibilità, la sfera profondamente umana del sentire, richiamando nella mente dello spettatore memorie del quotidiano.
Più c’è silenzio più c’è luce
Vasco Bendini
Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) è stato, a partire dalla fine degli anni Quaranta, uno dei pionieri dell’arte informale in Italia. Negli anni Sessante, con la produzione di oggetti e installazioni ha precorso gli esiti raggiunti dall’Arte Povera, operando nell’orizzonte delle nuove frontiere concettuali e comportamentali. Nel 1970 torna definitivamente al quadro come mezzo espressivo e oppone, in modo originale, alle tendenze concettuali da lui anticipate, un profondo lavoro di analisi sperimentale sulla natura della materia pittorica.
Tra le mostre principali: Galleria Il Milione, Milano (1956); XXVIII Biennale di Venezia (1956); La Permanente, Milano (1958); Galleria L’Attico, Roma (1959); Galleria Apollinaire, Milano (1961); XXXII Biennale di Venezia (1964); IX Quadriennale di Roma (1965); Philadelphia Museum of Art, Philadelphia (1967); XXXVI Biennale di Venezia (1972); Moderne Galerie, Saarbrücken (1976); Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna (1983); PAC, Milano (1989); Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1993); Scuderie del Quirinale, Roma (2000); Frittelli arte contemporanea, Firenze (2007 e 2008); MACRO, Roma (2013); Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2016).
Frittelli arte contemporanea
via Val di Marina 15 - 50127 Firenze
tel 055 410153 | info@frittelliarte.it
orari: lunedì-venerdì ore 10.00-13.00 / 15.30-19.30
Per Bendini, “l’origine del fare è in sé, dove sedimenta la memoria dell’immagine” e il senso di questo fare – a cui dedicherà tutta la vita – si risolve nella scoperta, nella disvelazione di quell’immagine che è, già prima di apparire.
Il percorso espositivo si articola come una passeggiata tra alcuni degli episodi più significativi della sua vicenda artistica, a partire dalle prime ricerche sul segno e sulla materia negli anni Cinquanta.
All’inizio degli anni Sessanta interrompe la pittura, ed avvia la stagione dell’indagine – come già Paolini a Torino e Kounellis a Roma – sugli strumenti del linguaggio pittorico: pennelli, colore, tela, telaio, disegno, prospettiva, luce, ombre, segno, oggetto e raffigurazione. Da qui prenderanno vita opere materiche ed oggettuali ma anche immateriali e performative, di grandissimo impatto, con le quali darà forma e sostanza al ruolo etico e filosofico dell’artista e del suo fare.
La mostra prende il titolo da un’opera del 1970 Io che cammino, che insieme a Io che guardo è una dichiarazione programmatica di recupero della superficie pittorica, della ricerca di dare ragione di una realtà interiore emblematizzata attraverso quel gestuale primario che era stato dall’inizio il suo principale strumento.
Nelle opere dei decenni successivi, Bendini attua una compiuta e disincantata rimessa in questione di tutta la sua vicenda esistenziale e operativa. Il tema della memoria ritorna in molti titoli, costituiti da date che sottolineano il valore quasi di diario assunto dai suoi cicli ultimi, un diario esistenziale che rifugge da ogni sorta di aneddoto. Le figure che emergono dalle sue immagini sono memori in modo esclusivo della materia che le ha prodotte e che le rende non solamente simili ai sogni, ma anche alla realtà vivente, biologica, in formazione. Allo stesso tempo, i suoi quadri toccano le corde della sensibilità, la sfera profondamente umana del sentire, richiamando nella mente dello spettatore memorie del quotidiano.
Più c’è silenzio più c’è luce
Vasco Bendini
Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) è stato, a partire dalla fine degli anni Quaranta, uno dei pionieri dell’arte informale in Italia. Negli anni Sessante, con la produzione di oggetti e installazioni ha precorso gli esiti raggiunti dall’Arte Povera, operando nell’orizzonte delle nuove frontiere concettuali e comportamentali. Nel 1970 torna definitivamente al quadro come mezzo espressivo e oppone, in modo originale, alle tendenze concettuali da lui anticipate, un profondo lavoro di analisi sperimentale sulla natura della materia pittorica.
Tra le mostre principali: Galleria Il Milione, Milano (1956); XXVIII Biennale di Venezia (1956); La Permanente, Milano (1958); Galleria L’Attico, Roma (1959); Galleria Apollinaire, Milano (1961); XXXII Biennale di Venezia (1964); IX Quadriennale di Roma (1965); Philadelphia Museum of Art, Philadelphia (1967); XXXVI Biennale di Venezia (1972); Moderne Galerie, Saarbrücken (1976); Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna (1983); PAC, Milano (1989); Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1993); Scuderie del Quirinale, Roma (2000); Frittelli arte contemporanea, Firenze (2007 e 2008); MACRO, Roma (2013); Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2016).
Frittelli arte contemporanea
via Val di Marina 15 - 50127 Firenze
tel 055 410153 | info@frittelliarte.it
orari: lunedì-venerdì ore 10.00-13.00 / 15.30-19.30
28
febbraio 2020
Vasco Bendini – Io che cammino
Dal 28 febbraio al 24 aprile 2020
arte contemporanea
Location
FRITTELLI ARTE CONTEMPORANEA
Firenze, Via Val Di Marina, 15, (Firenze)
Firenze, Via Val Di Marina, 15, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15.30-19.30
Vernissage
28 Febbraio 2020, h 18.30
Sito web
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