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Vedute e paesaggi acquarellati dal XVII al XIX secolo. Opere dall’Accademia Carrara e dalla collezione Franchi
Una mostra itinerante che propone una serie di disegni e di acquerelli provenienti da due prestigiose raccolte italiane – l’Accademia Carrara di Bergamo e la collezione Franchi di Bologna – che indaga gli aspetti della pittura di paesaggio e di veduta prodotta nell’Italia settentrionale, soprattutto in Lombardia e Veneto.
Comunicato stampa
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Il soggetto del paesaggio e della veduta nell’ambito dell’Arte Moderna (XVI-XVIII secolo), genere poco considerato dalla storiografia artistica del Novecento, sta riscontrando da alcuni decenni un crescente interesse da parte della critica e del pubblico. Lo dimostrano le numerose pubblicazioni specialistiche e le mostre dedicate a tale genere quali “Marco Ricci e il paesaggio veneto del Settecento” presentata a Belluno nel 1993; “Luca Carlevarijs e la veduta veneziana del Settecento” svoltasi a Padova nel 1994; “Da Canaletto a Zuccarelli. Il paesaggio veneto del Settecento” di Villa Manin a Passariano del 2003 e la recente mostra di Brescia “Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio in Europa” del 2006/07, solo per citarne alcune.
Accanto ai temi nobili della pittura di historia, si diffuse in Italia nei primi anni del XVII secolo un progressivo interesse dei grandi collezionisti nei confronti dei generi cosiddetti “minori” quali la natura morta, la battaglia e il paesaggio. Fu a Roma che, verso la fine del ‘500, in un periodo di forte tensione politico-religiosa e di grande fermento culturale in previsione del Giubileo del 1600, iniziò a delinearsi il nuovo soggetto artistico del Paesaggio inteso non più quale complemento o sfondo di dipinti di historia, ma come opera d’arte autonoma godibile quale rappresentazione della natura a sé stante. Una delle prime espressioni, caratterizzata dalla visione di una natura emendata e ideale, legata a doppio filo alla corrente del classicismo, è la lunetta con Il riposo durante la fuga in Egitto dipinta da Annibale Carracci per la cappella di Palazzo Aldobrandini nel 1602, a cui faranno eco gli ariosi paesaggi laziali con scene mitologiche o episodi biblici dell’allievo Domenichino e di Francesco Albani. Furono però principalmente pittori “forestieri” francesi, olandesi, tedeschi e fiamminghi attivi nell’Urbe nella prima metà del XVII secolo (Paul Brill, Adam Elsheimer Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Johann Anton Eismann, Pieter Mulier detto Cavalier Tempesta) a porre le basi per lo sviluppo e la diffusione del paesaggismo in Italia e a portare nel nord della penisola, in primis in Lombardia e in Veneto, questo genere pittorico che trovò ampio favore da parte della colta aristocrazia e della ricca nobiltà terriera aperte alle novità culturali e disponibili ad arredare i sontuosi palazzi di campagna con dipinti di natura morta, battaglie, prospettive, vedute e paesaggi.
La mostra dal titolo Vedute e Paesaggi acquerellati dal XVII al XIX secolo. Opere dall’Accademia Carrara di Bergamo e dalla collezione Franchi, curata dall’intraprendente e giovane critico d’arte Davide Dotti - già autore di una significativa rassegna di pittura antica tenutasi nell’estate del 2006 presso il Museo Civico Gianni Bellini di Sarnico sul lago d’Iseo per la quale fu nominato “il più giovane curatore e critico d’arte d’Italia” ricevendo i complimenti scritti dell’allora Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano -, vuole essere il proseguimento ideale dell’esposizione che lo stesso Dotti curò nel 2007 dedicata a Paesaggi, vedute e capricci lombardi e veneti del Seicento e del Settecento (catalogo SilvanaEditoriale) in occasione delle quale vennero esposti 60 oli su tela di Francesco Guardi, Bernardo Bellotto, Francesco Zuccarelli, Giuseppe Zais e di altri maestri antichi.
In quest’occasione, il tema del paesaggismo e del vedutismo è indagato tramite l’interessante confronto di disegni acquerellati di alta qualità provenienti da due prestigiose collezioni, l’una pubblica e l’altra privata: quella dell’Accademia Carrara di Bergamo, da cui provengono 41 pezzi, e quella Franchi di Bologna - una delle più importanti raccolte di disegni antichi in Italia già oggetto di un’esposizione monografica tenuta a Bologna nel 1997 – che ha concesso ben 16 fogli di straordinaria levatura artistica, tredici dei quali inediti. Sono esposti per la prima volta al pubblico due gustosi disegni (Paesaggio con palme ed eremita; Veduta fantastica dell’ingresso al castello) del periodo maturo dell’estroso maestro friulano Giuseppe Bernardino Bison; una raffinata Veduta della porta del Popolo a Roma del napoletano Alessio de Marchis; due bellissimi esempi dell’arte neoclassica di Antonio Basoli (Paesaggio con scena mitologica, Veduta fantastica con l’incendio del tempio), nonché una straordinaria e rarissima suite costituita da quattro fogli di grandi dimensioni raffiguranti Paesaggi bucolici con figure, mirabilmente acquerellati in tono monocromo dal maestro bolognese Bernardino Minozzi verso il 1740 circa. Sempre dalla collezione Franchi proviene il capolavoro assoluto della grafica di Felice Giani, il Paesaggio con Baccanale con Dante e Beatrice firmato e datato 1791. A proposito di questa spettacolare opera, Davide Dotti nella scheda di catalogo afferma: “Credo non abbia precedenti nella storia dell’iconografia dell’arte moderna la geniale e sorprendente messa in scena ideata dall’istrionico artista che inserisce all’interno della festa dionisiaca, il baccanale della mitologia classica, personaggi della letteratura medievale italiana (Dante con la corona d’alloro e il profilo aquilino che abbraccia da dietro l’amata Beatrice) e, addirittura, attinenti alla sfera religiosa. Si sfiora l’eresia se si pensa che le tre figure collocate all’estrema destra del foglio in primo piano tra satiri ebbri, frivole donne, otri di vino e idoli pagani - che ad un primo sguardo superficiale si confondono nella concitazione del baccanale - sono in realtà una riproposizione in chiave allegorica del gruppo della Madonna col Bambino e san Giovannino alle spalle dei quali, oltre l’erma faunesca, spunta l’autoritratto dell’artista”.
Dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe dell’Accademia Carrara provengono, invece, quattro disegni con porti di mare e paesaggi classici dell’artista di origini austriache Johann Anton Eismann - antefatto della produzione paesaggistica di Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta e di quella vedutistica di Luca Carlevarijs, maestro che la critica ritiene essere, insieme a Gaspar van Wittel, il padre del vedutismo veneziano -; due significative prove del misterioso Pietro Brancaleoni; un raro foglio acquerellato sui toni nocciola di Antonio Maria Marini acquistato dal conte Giacomo Carrara per essere affiancato al dipinto ad olio su tela del medesimo autore già appartenente alla sua collezione; sette delicati paesaggi, frutto dell’osservazione diretta della natura, eseguiti dal sacerdote bresciano Faustino Ranieri, nonchè otto originali fogli del compaesano Andrea Toresani, valente artista scomparso prematuramente nel 1728 all’età di trentatrè anni. Ma non v’è dubbio che la sorpresa critica più rilevante della mostra sia offerta dai dieci incantevoli disegni realizzati dal vero dal maestro veneziano Ludovico Lamberti. Dotti afferma nel suo saggio iniziale: “Francesco Guardi (1712 - 1793) è debitore a mio giudizio nei confronti di Ludovico Lamberti (1650 ca. – 1712 ca.), sfuggente paesaggista di origini veneziane di cui non sono noti dipinti o affreschi certi, ma solo qualche dozzina di fogli la maggior parte dei quali sono conservati nel fondo dell’Accademia Carrara di Bergamo. Maestro che all’epoca doveva essere abbastanza famoso se il Coronelli nella Guida de forestieri pubblicata a Venezia nel 1700, parlando dei più importanti pittori di paesaggio attivi nella città lagunare, accanto ai nomi di Luca Carlevarijs e di Francesco Bassi detto il Cremonese, inserisce il suo. Corpus grafico interessantissimo e di notevole valore storico quello del Lamberti conservato nel fondo del museo bergamasco perché si tratta di appunti presi dal vero dall’artista durante il viaggio che egli intraprese nei mesi di ottobre-novembre dell’anno 1705 tra Verona e Vicenza, passando nei comuni di Santo Stefano, di Spesa e Lonigo, come certificano le iscrizioni autografe presenti sul verso di alcuni dei disegni selezionati. Ebbene, nei suoi migliori lavori quali il Paesaggio fluviale con ponte e santella e il particolare Paesaggio con case in pietra, il Lamberti porta al massimo grado lo schietto e sincero realismo tipico della sua arte per mezzo di un segno grafico vibrante e corsivo, sciolto nel fremito palpitante della penna che scorre rapida sulla carta descrivendo in modo stenografico le forme. La personalissima cifra stilistica, l’intensità espressiva e il coinvolgimento emotivo che generano le opere del Lamberti sono peculiarità non solo estetiche ma anche d’interpretazione affini a quelle che, più di mezzo secolo dopo, ritroveremo nei migliori disegni di Francesco Guardi”
Il percorso espositivo si conclude con due “istantanee” dalle delicatissime velature all’acquerello cinereo realizzate verso la metà del Settecento dal veronese Andrea Porta, con la curiosa prova grafica del nobile bresciano Bartolomeo Bargnani – unica testimonianza oggi nota della sua arte -, con otto suggestive vedute di scorci caratteristici di Roma (Chiesa di san Giorgio in Velabro e Tempio di Giano; Porta del Popolo; Alle quattro fontane al Quirinale;Piccolo cortile vicino a Santa Maria a Monti) eseguite dal maestro bergamasco Pietro Maria Ronzoni durante il soggiorno romano del 1806 e con un luminosissimo ed accurato foglio acquerellato raffigurante L’acquedotto di Nerone e dell’Arco di P. Cornelio Dolabella sul monte Celio di Luigi Bettinelli, allievo del Ronzoni che fu invitato dal maestro a raggiungere l’Urbe per studiare le vestigia dell’antichità classica.
Il catalogo è arricchito dai contributi critici scritti da eminenti studiosi italiani di disegni antichi: il prof. Marco Chiarini con l’Introduzione alla mostra; il prof. Dario Succi con Giuseppe Bernardino Bison disegnatore; il prof. Giovanni Valagussa con I disegni della collezione Carrara; il prof. Eugenio Riccomini con I disegni della collezione Franchi.
La mostra, inaugurata il 17 Gennaio presso la Rocca di San Giorgio ad Orzinuovi dove rimarrà fino al 22 Febbraio, a rotazione verrà ospitata in altri centri della Lombardia quali Palazzolo sull’Oglio (7 Marzo – 26 Aprile), Montichiari (9 Maggio – 7 Giugno), Urgano (Settembre - Ottobre) e infine Bergamo, per dare la possibilità a queste città di ospitare una significativa mostra dall’alto valore scientifico ed al pubblico di apprezzare una selezione di disegni antichi di primissimo livello.
“Perché il disegno, ancor più dell’olio su tela, è una lente d’ingrandimento posata sull’animo dell’artista; è la manifestazione più intima del suo spirito, il primo fuoco del suo pensiero e delle sue emozioni, modalità espressiva per mezzo della quale egli s’abbandona a se stesso e si mostra com’è nel profondo” (brano di testo preso dal saggio introduttivo La tecnica artistica dell’acquerello nell’età moderna. Il soggetto del paesaggio e della veduta scritto dal curatore Davide Dotti)
Accanto ai temi nobili della pittura di historia, si diffuse in Italia nei primi anni del XVII secolo un progressivo interesse dei grandi collezionisti nei confronti dei generi cosiddetti “minori” quali la natura morta, la battaglia e il paesaggio. Fu a Roma che, verso la fine del ‘500, in un periodo di forte tensione politico-religiosa e di grande fermento culturale in previsione del Giubileo del 1600, iniziò a delinearsi il nuovo soggetto artistico del Paesaggio inteso non più quale complemento o sfondo di dipinti di historia, ma come opera d’arte autonoma godibile quale rappresentazione della natura a sé stante. Una delle prime espressioni, caratterizzata dalla visione di una natura emendata e ideale, legata a doppio filo alla corrente del classicismo, è la lunetta con Il riposo durante la fuga in Egitto dipinta da Annibale Carracci per la cappella di Palazzo Aldobrandini nel 1602, a cui faranno eco gli ariosi paesaggi laziali con scene mitologiche o episodi biblici dell’allievo Domenichino e di Francesco Albani. Furono però principalmente pittori “forestieri” francesi, olandesi, tedeschi e fiamminghi attivi nell’Urbe nella prima metà del XVII secolo (Paul Brill, Adam Elsheimer Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Johann Anton Eismann, Pieter Mulier detto Cavalier Tempesta) a porre le basi per lo sviluppo e la diffusione del paesaggismo in Italia e a portare nel nord della penisola, in primis in Lombardia e in Veneto, questo genere pittorico che trovò ampio favore da parte della colta aristocrazia e della ricca nobiltà terriera aperte alle novità culturali e disponibili ad arredare i sontuosi palazzi di campagna con dipinti di natura morta, battaglie, prospettive, vedute e paesaggi.
La mostra dal titolo Vedute e Paesaggi acquerellati dal XVII al XIX secolo. Opere dall’Accademia Carrara di Bergamo e dalla collezione Franchi, curata dall’intraprendente e giovane critico d’arte Davide Dotti - già autore di una significativa rassegna di pittura antica tenutasi nell’estate del 2006 presso il Museo Civico Gianni Bellini di Sarnico sul lago d’Iseo per la quale fu nominato “il più giovane curatore e critico d’arte d’Italia” ricevendo i complimenti scritti dell’allora Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano -, vuole essere il proseguimento ideale dell’esposizione che lo stesso Dotti curò nel 2007 dedicata a Paesaggi, vedute e capricci lombardi e veneti del Seicento e del Settecento (catalogo SilvanaEditoriale) in occasione delle quale vennero esposti 60 oli su tela di Francesco Guardi, Bernardo Bellotto, Francesco Zuccarelli, Giuseppe Zais e di altri maestri antichi.
In quest’occasione, il tema del paesaggismo e del vedutismo è indagato tramite l’interessante confronto di disegni acquerellati di alta qualità provenienti da due prestigiose collezioni, l’una pubblica e l’altra privata: quella dell’Accademia Carrara di Bergamo, da cui provengono 41 pezzi, e quella Franchi di Bologna - una delle più importanti raccolte di disegni antichi in Italia già oggetto di un’esposizione monografica tenuta a Bologna nel 1997 – che ha concesso ben 16 fogli di straordinaria levatura artistica, tredici dei quali inediti. Sono esposti per la prima volta al pubblico due gustosi disegni (Paesaggio con palme ed eremita; Veduta fantastica dell’ingresso al castello) del periodo maturo dell’estroso maestro friulano Giuseppe Bernardino Bison; una raffinata Veduta della porta del Popolo a Roma del napoletano Alessio de Marchis; due bellissimi esempi dell’arte neoclassica di Antonio Basoli (Paesaggio con scena mitologica, Veduta fantastica con l’incendio del tempio), nonché una straordinaria e rarissima suite costituita da quattro fogli di grandi dimensioni raffiguranti Paesaggi bucolici con figure, mirabilmente acquerellati in tono monocromo dal maestro bolognese Bernardino Minozzi verso il 1740 circa. Sempre dalla collezione Franchi proviene il capolavoro assoluto della grafica di Felice Giani, il Paesaggio con Baccanale con Dante e Beatrice firmato e datato 1791. A proposito di questa spettacolare opera, Davide Dotti nella scheda di catalogo afferma: “Credo non abbia precedenti nella storia dell’iconografia dell’arte moderna la geniale e sorprendente messa in scena ideata dall’istrionico artista che inserisce all’interno della festa dionisiaca, il baccanale della mitologia classica, personaggi della letteratura medievale italiana (Dante con la corona d’alloro e il profilo aquilino che abbraccia da dietro l’amata Beatrice) e, addirittura, attinenti alla sfera religiosa. Si sfiora l’eresia se si pensa che le tre figure collocate all’estrema destra del foglio in primo piano tra satiri ebbri, frivole donne, otri di vino e idoli pagani - che ad un primo sguardo superficiale si confondono nella concitazione del baccanale - sono in realtà una riproposizione in chiave allegorica del gruppo della Madonna col Bambino e san Giovannino alle spalle dei quali, oltre l’erma faunesca, spunta l’autoritratto dell’artista”.
Dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe dell’Accademia Carrara provengono, invece, quattro disegni con porti di mare e paesaggi classici dell’artista di origini austriache Johann Anton Eismann - antefatto della produzione paesaggistica di Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta e di quella vedutistica di Luca Carlevarijs, maestro che la critica ritiene essere, insieme a Gaspar van Wittel, il padre del vedutismo veneziano -; due significative prove del misterioso Pietro Brancaleoni; un raro foglio acquerellato sui toni nocciola di Antonio Maria Marini acquistato dal conte Giacomo Carrara per essere affiancato al dipinto ad olio su tela del medesimo autore già appartenente alla sua collezione; sette delicati paesaggi, frutto dell’osservazione diretta della natura, eseguiti dal sacerdote bresciano Faustino Ranieri, nonchè otto originali fogli del compaesano Andrea Toresani, valente artista scomparso prematuramente nel 1728 all’età di trentatrè anni. Ma non v’è dubbio che la sorpresa critica più rilevante della mostra sia offerta dai dieci incantevoli disegni realizzati dal vero dal maestro veneziano Ludovico Lamberti. Dotti afferma nel suo saggio iniziale: “Francesco Guardi (1712 - 1793) è debitore a mio giudizio nei confronti di Ludovico Lamberti (1650 ca. – 1712 ca.), sfuggente paesaggista di origini veneziane di cui non sono noti dipinti o affreschi certi, ma solo qualche dozzina di fogli la maggior parte dei quali sono conservati nel fondo dell’Accademia Carrara di Bergamo. Maestro che all’epoca doveva essere abbastanza famoso se il Coronelli nella Guida de forestieri pubblicata a Venezia nel 1700, parlando dei più importanti pittori di paesaggio attivi nella città lagunare, accanto ai nomi di Luca Carlevarijs e di Francesco Bassi detto il Cremonese, inserisce il suo. Corpus grafico interessantissimo e di notevole valore storico quello del Lamberti conservato nel fondo del museo bergamasco perché si tratta di appunti presi dal vero dall’artista durante il viaggio che egli intraprese nei mesi di ottobre-novembre dell’anno 1705 tra Verona e Vicenza, passando nei comuni di Santo Stefano, di Spesa e Lonigo, come certificano le iscrizioni autografe presenti sul verso di alcuni dei disegni selezionati. Ebbene, nei suoi migliori lavori quali il Paesaggio fluviale con ponte e santella e il particolare Paesaggio con case in pietra, il Lamberti porta al massimo grado lo schietto e sincero realismo tipico della sua arte per mezzo di un segno grafico vibrante e corsivo, sciolto nel fremito palpitante della penna che scorre rapida sulla carta descrivendo in modo stenografico le forme. La personalissima cifra stilistica, l’intensità espressiva e il coinvolgimento emotivo che generano le opere del Lamberti sono peculiarità non solo estetiche ma anche d’interpretazione affini a quelle che, più di mezzo secolo dopo, ritroveremo nei migliori disegni di Francesco Guardi”
Il percorso espositivo si conclude con due “istantanee” dalle delicatissime velature all’acquerello cinereo realizzate verso la metà del Settecento dal veronese Andrea Porta, con la curiosa prova grafica del nobile bresciano Bartolomeo Bargnani – unica testimonianza oggi nota della sua arte -, con otto suggestive vedute di scorci caratteristici di Roma (Chiesa di san Giorgio in Velabro e Tempio di Giano; Porta del Popolo; Alle quattro fontane al Quirinale;Piccolo cortile vicino a Santa Maria a Monti) eseguite dal maestro bergamasco Pietro Maria Ronzoni durante il soggiorno romano del 1806 e con un luminosissimo ed accurato foglio acquerellato raffigurante L’acquedotto di Nerone e dell’Arco di P. Cornelio Dolabella sul monte Celio di Luigi Bettinelli, allievo del Ronzoni che fu invitato dal maestro a raggiungere l’Urbe per studiare le vestigia dell’antichità classica.
Il catalogo è arricchito dai contributi critici scritti da eminenti studiosi italiani di disegni antichi: il prof. Marco Chiarini con l’Introduzione alla mostra; il prof. Dario Succi con Giuseppe Bernardino Bison disegnatore; il prof. Giovanni Valagussa con I disegni della collezione Carrara; il prof. Eugenio Riccomini con I disegni della collezione Franchi.
La mostra, inaugurata il 17 Gennaio presso la Rocca di San Giorgio ad Orzinuovi dove rimarrà fino al 22 Febbraio, a rotazione verrà ospitata in altri centri della Lombardia quali Palazzolo sull’Oglio (7 Marzo – 26 Aprile), Montichiari (9 Maggio – 7 Giugno), Urgano (Settembre - Ottobre) e infine Bergamo, per dare la possibilità a queste città di ospitare una significativa mostra dall’alto valore scientifico ed al pubblico di apprezzare una selezione di disegni antichi di primissimo livello.
“Perché il disegno, ancor più dell’olio su tela, è una lente d’ingrandimento posata sull’animo dell’artista; è la manifestazione più intima del suo spirito, il primo fuoco del suo pensiero e delle sue emozioni, modalità espressiva per mezzo della quale egli s’abbandona a se stesso e si mostra com’è nel profondo” (brano di testo preso dal saggio introduttivo La tecnica artistica dell’acquerello nell’età moderna. Il soggetto del paesaggio e della veduta scritto dal curatore Davide Dotti)
07
marzo 2009
Vedute e paesaggi acquarellati dal XVII al XIX secolo. Opere dall’Accademia Carrara e dalla collezione Franchi
Dal 07 marzo al 26 aprile 2009
arte antica
arte moderna e contemporanea
arte moderna e contemporanea
Location
POLO CULTURALE DI MURA
Palazzolo Sull'oglio, Lungo Oglio Cesare Battisti, 17 , (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Lungo Oglio Cesare Battisti, 17 , (Brescia)
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore