Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Velda Ponti – In attesa che cambi qualcosa
Mostra di pittura
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 4 marzo 2006 (ore 17.00) si inaugura a San Pietro in Casale (Bologna), nello spazio espositivo di Casa Frabboni (Via Matteotti 137), la mostra di pittura In attesa che cambi qualcosa. La mostra prosegue fino al 18 aprile 2006.
La mostra ospita l’ultima produzione artistica di Velda Ponti che, con queste sue opere più recenti (tutti acrilici su tela), si pone tra gli artisti più interessanti, sicuramente di più marcata personalità, della pittura nazionale contemporanea. Emergono una padronanza e una maestria formali che conferiscono alle opere quella maturità, quell’equilibrio vigoroso tra istintività e concettualità, libertà gestuale e solidità di strutturazioni costruttive di disegno, di materie e di rapporti cromatici.
Le sembianze umane si ripresentano nelle pitture dell’artista a cominciare dal 2003. La bambola singola, rossa e gialla con le braccia spalancate (Meglio bambola, 2003) appare come un annuncio, un richiamo a incontrarsi. Scrive Pietro Bellasi, curatore del catalogo Edizioni Mazzotta pubblicato nel 2005: «Avviso oppure accoglienza, esultanza o affranto abbandono? Come per un’immagine rituale sacra e magica a un tempo, icona e feticcio, la figura, quasi senza chiaroscuro, è ritagliata e profilata a incastonarsi dentro il nitore di un fondo monocromatico, che potrebbe essere benissimo un cielo d’oro; la tridimensionalità è conferita da quel modulo costante della Ponti, la scacchiera bianco-nera più o meno deformata, che costituisce una sorta di anamorfosi spaziale, ma anche concettuale. … L’enigma dei sentimenti espressi dall’icona-feticcio è tanto più inquietante quanto più semplificato, ridotto, schematizzato nella simulazione di un’effigie dichiaratamente “falsa” come un pupazzo … .» Poi quelle figure a poco a poco si moltiplicano assumendo forme arrotondate e molli, vestite di colori armonici richiamano una tenera empatia.
Velda Ponti: nata a Faenza nel 1934, frequenta la scuola serale di disegno Tommaso Minardi. Nel 1964 sposa lo scultore e ceramista Walter Bartoli e nel 1968 si trasferisce a Brisighella dove ha modo di conoscere approfonditamente il lavoro dell’artista Mattia Moreni, da cui ricava una maggiore attenzione alla componente espressionista. Il suo primo significativo ciclo pittorico è del 1969-1973 con i Carciofi. Seguono i cicli: Uccelli e Paesaggi (1973-1979), una ricerca che prende spunto dall’opera di Bacon, Ritratti (1978-1982), dove compaiono volti e figure di personaggi legati alla realtà quotidiana della pittrice. Dal 1983 al 1985 collabora con Mattia Moreni. Del 1986 sono i cicli Farfalle e Mangiatori di farfalle, dove la pittura assume una maggiore libertà cromatica e formale. Significativa l’influenza del gruppo CoBrA, in particolare di Appel e Jorn mentre nell’ambito informale il riferimento più significativo è Georges Mathieu. Seguono i cicli: Ricordi (1987-1989), Identità dimenticata (1989-1991), dove la Ponti abbandona la ricerca più specificamente espressionista e rivolge il proprio interesse ai caratteri tipografici, Parole e segni (1991) dove emerge la dinamica spazio-forma-colore, Alfabeti (1993-1995) in cui la scrittura si sviluppa solo come forma estetica, Eroi di carta, eroi di pietra (1996-1998) dove a livello tecnico, la tela viene preparata con una base di sabbia e colla poi ricoperta di carta leggera, Contaminazioni (1999) in cui emerge una linea meno naturalistica trovando nel video e nella televisione originali spunti creativi. Con il ciclo Forse sono labbra (2000) l’immagine si avvicina alla fisionomia umana e in Coperte (2001-2002) le immagini si scoprono e si iniziano a leggere nuove forme come farfalle e volti. Dal 2003 al 2005 la ricerca di Velda Ponti prosegue con i cicli Fiori per una bandiera, Meglio le bambole, Esseri senza nome.
Ha iniziato la propria carriera espositiva nel 1957 e da allora ha esposto ininterrottamente soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, a Roma e a Madrid.
La mostra ospita l’ultima produzione artistica di Velda Ponti che, con queste sue opere più recenti (tutti acrilici su tela), si pone tra gli artisti più interessanti, sicuramente di più marcata personalità, della pittura nazionale contemporanea. Emergono una padronanza e una maestria formali che conferiscono alle opere quella maturità, quell’equilibrio vigoroso tra istintività e concettualità, libertà gestuale e solidità di strutturazioni costruttive di disegno, di materie e di rapporti cromatici.
Le sembianze umane si ripresentano nelle pitture dell’artista a cominciare dal 2003. La bambola singola, rossa e gialla con le braccia spalancate (Meglio bambola, 2003) appare come un annuncio, un richiamo a incontrarsi. Scrive Pietro Bellasi, curatore del catalogo Edizioni Mazzotta pubblicato nel 2005: «Avviso oppure accoglienza, esultanza o affranto abbandono? Come per un’immagine rituale sacra e magica a un tempo, icona e feticcio, la figura, quasi senza chiaroscuro, è ritagliata e profilata a incastonarsi dentro il nitore di un fondo monocromatico, che potrebbe essere benissimo un cielo d’oro; la tridimensionalità è conferita da quel modulo costante della Ponti, la scacchiera bianco-nera più o meno deformata, che costituisce una sorta di anamorfosi spaziale, ma anche concettuale. … L’enigma dei sentimenti espressi dall’icona-feticcio è tanto più inquietante quanto più semplificato, ridotto, schematizzato nella simulazione di un’effigie dichiaratamente “falsa” come un pupazzo … .» Poi quelle figure a poco a poco si moltiplicano assumendo forme arrotondate e molli, vestite di colori armonici richiamano una tenera empatia.
Velda Ponti: nata a Faenza nel 1934, frequenta la scuola serale di disegno Tommaso Minardi. Nel 1964 sposa lo scultore e ceramista Walter Bartoli e nel 1968 si trasferisce a Brisighella dove ha modo di conoscere approfonditamente il lavoro dell’artista Mattia Moreni, da cui ricava una maggiore attenzione alla componente espressionista. Il suo primo significativo ciclo pittorico è del 1969-1973 con i Carciofi. Seguono i cicli: Uccelli e Paesaggi (1973-1979), una ricerca che prende spunto dall’opera di Bacon, Ritratti (1978-1982), dove compaiono volti e figure di personaggi legati alla realtà quotidiana della pittrice. Dal 1983 al 1985 collabora con Mattia Moreni. Del 1986 sono i cicli Farfalle e Mangiatori di farfalle, dove la pittura assume una maggiore libertà cromatica e formale. Significativa l’influenza del gruppo CoBrA, in particolare di Appel e Jorn mentre nell’ambito informale il riferimento più significativo è Georges Mathieu. Seguono i cicli: Ricordi (1987-1989), Identità dimenticata (1989-1991), dove la Ponti abbandona la ricerca più specificamente espressionista e rivolge il proprio interesse ai caratteri tipografici, Parole e segni (1991) dove emerge la dinamica spazio-forma-colore, Alfabeti (1993-1995) in cui la scrittura si sviluppa solo come forma estetica, Eroi di carta, eroi di pietra (1996-1998) dove a livello tecnico, la tela viene preparata con una base di sabbia e colla poi ricoperta di carta leggera, Contaminazioni (1999) in cui emerge una linea meno naturalistica trovando nel video e nella televisione originali spunti creativi. Con il ciclo Forse sono labbra (2000) l’immagine si avvicina alla fisionomia umana e in Coperte (2001-2002) le immagini si scoprono e si iniziano a leggere nuove forme come farfalle e volti. Dal 2003 al 2005 la ricerca di Velda Ponti prosegue con i cicli Fiori per una bandiera, Meglio le bambole, Esseri senza nome.
Ha iniziato la propria carriera espositiva nel 1957 e da allora ha esposto ininterrottamente soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, a Roma e a Madrid.
04
marzo 2006
Velda Ponti – In attesa che cambi qualcosa
Dal 04 marzo al 18 aprile 2006
arte contemporanea
Location
CASA FRABBONI
San Pietro In Casale, Via Giacomo Matteotti, 137, (Bologna)
San Pietro In Casale, Via Giacomo Matteotti, 137, (Bologna)
Orario di apertura
domenica e martedì 9.30-12.30; sabato 9.30-12.30 e 15.00-18.00
Durante la settimana visite su prenotazione tel. 051.6669525
Vernissage
4 Marzo 2006, ore 17
Autore