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Venturino Venturi – La Pietà di Micciano
La Chiesa di San Gottardo in Corte, all’interno del percorso del Grande Museo del Duomo di Milano, accoglie una della opere più importanti della produzione scultorea di Venturino Venturi: la grande Pietà di Micciano, realizzata nel 1997 in marmo bianco di carrara per la Pieve di Micciano di Anghiari
Comunicato stampa
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Venturino Venturi
(Loro Ciuffenna 1918-2002)
di Mario Luzi
Atelier di Venturino*
L’esserci, il primo
e più nudo dei misteri – gli chiedo
delirando il come,
gli chiedo il perché. Si sposta
verso il profilo
della sua incarnazione lui, scompare
sotto flutti d’oscurità.
Umilmente
se no,
all’altro capo dello stesso enigma
lui nel bulbo del sonno
si prepara, lui sente
già alta sulle dune
la stella puntata sulla sua natività. E stupisce,
stupisce di questo –
Pensieri
che ho avvertito, vibranti
nell’aria, svegli
tra la pietra intatta
e quella già formata. O atelier.
* Venturino Venturi; quel grande artista, e con quel nome...
La Chiesa di San Gottardo in Corte, all’interno del percorso del Grande Museo del Duomo di
Milano, accoglie una della opere più importanti della produzione scultorea di Venturino Venturi: la
grande Pietà di Micciano, realizzata nel 1997 in marmo bianco di carrara per la Pieve di Micciano di
Anghiari.
Grazie alla collaborazione tra la Veneranda Fabbrica del Duomo, l’Associazione Mendrisio Mario
Luzi Poesia del Mondo ed il Museo Archivio Venturino Venturi, nella ricorrenza del centenario
della nascita di Venturi, la Chiesa di San Gottardo in Corte, chiesa degli artisti nella tradizione
milanese, riafferma così l’importanza della scultura nella ricerca di forme artistiche sempre nuove,
in grado di rileggere i grandi momenti dell’esperienza della fede attraverso inediti linguaggi.
“Non conoscessi Venturino da tanti anni, penserei che di artisti di quella specie si fosse perduta la
razza. Promana da lui quel tanto di leggendario che colleghiamo con l’antica e perenne idea di
creatore di forme vive; si tocca con mano la nascita di un’idea pensata nella materia che deve
contenerla e esaltarla; non circospetto, non mediato né addomesticato dall’astuzia moderna:
riappare l’antico confronto e la sfida tra la libertà e il limite”. Queste parole del poeta Mario Luzi,
legato allo scultore da una solida amicizia, tratteggiano un ritratto particolarmente interessante di
Venturi, impegnato per tutta la sua vita nella meditazione sui grandi temi esistenziali, tra cui
quello della Madre riveste una particolare importanza. Tutto nasce dal vissuto personale dello
scultore ed in particolare dal dramma della guerra, che egli visse in prima persona sul fronte
greco-albanese dove rimase ferito gravemente.
Arte e vita s’intrecciano così in modo radicale e profondo: la Pietà assume un significato
universale; nel sacrificio del Cristo tra le braccia della Madre è racchiuso il dramma dell’uomo del
XX secolo, il cui cammino è segnato da decine di milioni di morti e da fiumi di sangue versato, in
una spirale di inaudita e cieca violenza. Certo, come suggerisce Luzi rileggendo Jacopone da Todi,
“quelle crudeltà si operano e si consumano nella Sua carne. [Maria] è stata chiamata Donna de
Paradiso e suo figlio è stato chiamato beato. Ma la forza di gravità del dolore sposta il centro
nell’umano e solo nell’umano di questa prova”.
Alla fine del percorso artistico di Venturi non vi sono però pessimismo e rassegnazione. La parola
chiave è “speranza” e lo scultore non può fare a meno di farsi interprete di questo concetto. “Io
l’uomo non lo vedo morire, lo vedo nascere. Scolpire per me è come partorire... Io credo che,
malgrado tutto, andiamo verso un rinascimento universale. Io ho l’impressione che mentre io
rinasco gli altri stiano morendo. E allora io rinasco per farli rivivere cioè con la speranza di dargli
vita”.
Anche per questo, forse, la Pietà di Micciano non cessa di peregrinare, per continuare a
trasmettere il suo messaggio di dolore e di speranza: è partita, la «grande statua», del peso di due
tonnellate, da una pieve di un borgo in provincia di Arezzo, ha quindi raggiunto Milano
mostrandosi davanti all’altare della Basilica di Santa Maria delle Grazie, per poi approdare perfino
all’estero, in Svizzera, nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Mendrisio. Da qui, nelle prossime
settimane approderà al Grande Museo del Duomo dove, a partire dal prossimo 30 novembre, sarà
visibile all’interno della Chiesa di San Gottardo in Corte, dove resterà fino al 6 aprile 2018.
(Loro Ciuffenna 1918-2002)
di Mario Luzi
Atelier di Venturino*
L’esserci, il primo
e più nudo dei misteri – gli chiedo
delirando il come,
gli chiedo il perché. Si sposta
verso il profilo
della sua incarnazione lui, scompare
sotto flutti d’oscurità.
Umilmente
se no,
all’altro capo dello stesso enigma
lui nel bulbo del sonno
si prepara, lui sente
già alta sulle dune
la stella puntata sulla sua natività. E stupisce,
stupisce di questo –
Pensieri
che ho avvertito, vibranti
nell’aria, svegli
tra la pietra intatta
e quella già formata. O atelier.
* Venturino Venturi; quel grande artista, e con quel nome...
La Chiesa di San Gottardo in Corte, all’interno del percorso del Grande Museo del Duomo di
Milano, accoglie una della opere più importanti della produzione scultorea di Venturino Venturi: la
grande Pietà di Micciano, realizzata nel 1997 in marmo bianco di carrara per la Pieve di Micciano di
Anghiari.
Grazie alla collaborazione tra la Veneranda Fabbrica del Duomo, l’Associazione Mendrisio Mario
Luzi Poesia del Mondo ed il Museo Archivio Venturino Venturi, nella ricorrenza del centenario
della nascita di Venturi, la Chiesa di San Gottardo in Corte, chiesa degli artisti nella tradizione
milanese, riafferma così l’importanza della scultura nella ricerca di forme artistiche sempre nuove,
in grado di rileggere i grandi momenti dell’esperienza della fede attraverso inediti linguaggi.
“Non conoscessi Venturino da tanti anni, penserei che di artisti di quella specie si fosse perduta la
razza. Promana da lui quel tanto di leggendario che colleghiamo con l’antica e perenne idea di
creatore di forme vive; si tocca con mano la nascita di un’idea pensata nella materia che deve
contenerla e esaltarla; non circospetto, non mediato né addomesticato dall’astuzia moderna:
riappare l’antico confronto e la sfida tra la libertà e il limite”. Queste parole del poeta Mario Luzi,
legato allo scultore da una solida amicizia, tratteggiano un ritratto particolarmente interessante di
Venturi, impegnato per tutta la sua vita nella meditazione sui grandi temi esistenziali, tra cui
quello della Madre riveste una particolare importanza. Tutto nasce dal vissuto personale dello
scultore ed in particolare dal dramma della guerra, che egli visse in prima persona sul fronte
greco-albanese dove rimase ferito gravemente.
Arte e vita s’intrecciano così in modo radicale e profondo: la Pietà assume un significato
universale; nel sacrificio del Cristo tra le braccia della Madre è racchiuso il dramma dell’uomo del
XX secolo, il cui cammino è segnato da decine di milioni di morti e da fiumi di sangue versato, in
una spirale di inaudita e cieca violenza. Certo, come suggerisce Luzi rileggendo Jacopone da Todi,
“quelle crudeltà si operano e si consumano nella Sua carne. [Maria] è stata chiamata Donna de
Paradiso e suo figlio è stato chiamato beato. Ma la forza di gravità del dolore sposta il centro
nell’umano e solo nell’umano di questa prova”.
Alla fine del percorso artistico di Venturi non vi sono però pessimismo e rassegnazione. La parola
chiave è “speranza” e lo scultore non può fare a meno di farsi interprete di questo concetto. “Io
l’uomo non lo vedo morire, lo vedo nascere. Scolpire per me è come partorire... Io credo che,
malgrado tutto, andiamo verso un rinascimento universale. Io ho l’impressione che mentre io
rinasco gli altri stiano morendo. E allora io rinasco per farli rivivere cioè con la speranza di dargli
vita”.
Anche per questo, forse, la Pietà di Micciano non cessa di peregrinare, per continuare a
trasmettere il suo messaggio di dolore e di speranza: è partita, la «grande statua», del peso di due
tonnellate, da una pieve di un borgo in provincia di Arezzo, ha quindi raggiunto Milano
mostrandosi davanti all’altare della Basilica di Santa Maria delle Grazie, per poi approdare perfino
all’estero, in Svizzera, nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Mendrisio. Da qui, nelle prossime
settimane approderà al Grande Museo del Duomo dove, a partire dal prossimo 30 novembre, sarà
visibile all’interno della Chiesa di San Gottardo in Corte, dove resterà fino al 6 aprile 2018.
30
novembre 2017
Venturino Venturi – La Pietà di Micciano
Dal 30 novembre 2017 al 06 aprile 2018
arte contemporanea
Location
SAN GOTTARDO IN CORTE
Milano, Via Francesco Pecorari, 115, (Milano)
Milano, Via Francesco Pecorari, 115, (Milano)
Biglietti
con biglietto di accesso al Duomo - Museo - S. Gottardo in Corte a partire da € 3,00
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