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Verba Manent
percorso espositivo che affronta in vari modi e tecniche il rapporto tra immagine e scrittura
Comunicato stampa
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Ha per titolo “Verba Manent” la mostra in corso a Cavalese presso il Centro Arte Contemporanea, organizzata in coproduzione con il Mart di Rovereto e patrocinata dal Comune di Cavalese e dalla Provincia Autonoma di Trento. L’esposizione, a cura di Orietta Berlanda e Melania Gazzotti, presenta una quarantina di opere, per buona parte provenienti dall’archivio della Collezione Paolo Della Grazia depositato presso il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e il Museion di Bolzano, e in parte appartenenti alla collezione del Centro Arte Contemporanea di Cavalese.
La locuzione “verba manent” ribalta ironicamente il senso dell’antico detto scripta manent verba volant che ammonisce sulla volatilità delle parole rispetto alla concretezza della scrittura, alludendo al fatto che, come scrive la curatrice del catalogo e del progetto Nicoletta Boschiero “ anche le parole dette hanno un peso e spesso rimangono incise nel cuore e nella mente più profondamente di quelle scritte”.
In quest’ottica si dipana il percorso espositivo che affronta in vari modi e tecniche il rapporto tra immagine e scrittura, presentando opere a collage, quadri, installazioni, oggetti d’arte dai quali emergono giochi di parole, allusioni, possibili riletture di versi antichi così come quelli ritagliati dai giornali, o ancora originali risoluzioni estetiche che puntano su proiezioni di ombre dove indovinare criptiche frasi che rimandano a celebri artisti come Leonardo, Goya, Boccioni e Duchamp e su scritte al neon.
Nel loro insieme le opere raccontano la storia di due raccolte d’arte, quella di Paolo Della Grazia e quella attualmente conservata nel museo di Cavalese, e insieme sono testimonianza di un prezioso lavoro di documentazione a favore del pubblico e di percorsi e passioni personali che descrivono una tranche de vie in quanto, ricorda Orietta Berlanda in catalogo, “una collezione non è tanto fatta di opere d’arte, ma da esperienze di vita”.
Il tema della mostra parte dallo sviluppo di una realtà artistica, quella della Poesia visiva che dagli anni ’60 in avanti ha sperimentato in questo campo servendosi di testi librari, ritagli di giornali e rotocalchi dell’epoca, per aprirsi ad altri e svariati esempi di ricerca in ambito verbo visuale.
La rassegna, suddivisa per sezioni (collage, tele, installazioni, oggetti, scrittura) comprende ricerche affermatesi nell’area della poesia concreta, come quella del brasiliano Augusto de Campos che rende tridimensionale la scrittura nella sua opera Poema bomba, e altre rappresentative di alcune delle maggiori personalità della Poesia visiva come Luciano Ori, Lamberto Pignotti, e Sarenco. Una stessa forza evocativa della parola è evidente in alcuni artisti fluxus come Eric Andersen e Giuseppe Chiari. Di natura esistenziale sono le fotografie di Ketty La Rocca che immortalano scritte su coppie di mani. Essenzialmente concettuale e di taglio filosofico è il discorso sulla parola attuato da Joseph Kosuth, del quale in mostra è esposta una grande bandiera dal titolo Modus Operandi. La fusione tra aspetti e visivi e fonetici della parola viene affrontata da Ugo Carrega, non solo artista, ma anche promotore di iniziative editoriali, come precisa in catalogo Melania Gazzotti, e dalla decostruzione tipo-topografica del racconto attuata da Giovanna Sandri. E ancora, la scrittura può farsi pittura nelle eleganti forme geometriche disegnate da fitti e minuti caratteri, di Vincenzo Accame.
Particolarmente suggestive due opere-installazione, la prima di Francesco La Fosca, Genealogia della luce, realizzata da dodici riquadri trasparenti che proiettano sul muro l’ombra di sintetiche frasi che alludono a dodici celebri artisti, l’altra SSS di Luca Quartana che espande nello spazio alcune lettere realizzate con il neon a formare una rosa dei venti.
Non potevano mancare in questa mostra i riferimenti al doppio senso delle opere e dei titoli di Bruno Munari con le sue Scritture illeggibili per popoli sconosciuti e con un suo significativo aforisma “Quando qualcuno dice posso farlo anch’io/significa che lo può Rifare / altrimenti lo avrebbe già fatto prima”. In mostra sono inoltre una selezione di poetici oggetti come la elegante Mano rivestita descritte di Jiri Kolar e la scritta rovesciata in bronzo di Georg Brecht.
A corredo della mostra è stato realizzato un catalogo, a cura di Nicoletta Boschiero, edito da Nicolodi nel quale sono presenti un testo di Gabriella Belli, un’intervista con Paolo della Grazia di Nicoletta Boschiero, un dialogo tra Orietta Berlanda e Giancarlo Baccoli, e un testo di Melania Gazzotti.
La locuzione “verba manent” ribalta ironicamente il senso dell’antico detto scripta manent verba volant che ammonisce sulla volatilità delle parole rispetto alla concretezza della scrittura, alludendo al fatto che, come scrive la curatrice del catalogo e del progetto Nicoletta Boschiero “ anche le parole dette hanno un peso e spesso rimangono incise nel cuore e nella mente più profondamente di quelle scritte”.
In quest’ottica si dipana il percorso espositivo che affronta in vari modi e tecniche il rapporto tra immagine e scrittura, presentando opere a collage, quadri, installazioni, oggetti d’arte dai quali emergono giochi di parole, allusioni, possibili riletture di versi antichi così come quelli ritagliati dai giornali, o ancora originali risoluzioni estetiche che puntano su proiezioni di ombre dove indovinare criptiche frasi che rimandano a celebri artisti come Leonardo, Goya, Boccioni e Duchamp e su scritte al neon.
Nel loro insieme le opere raccontano la storia di due raccolte d’arte, quella di Paolo Della Grazia e quella attualmente conservata nel museo di Cavalese, e insieme sono testimonianza di un prezioso lavoro di documentazione a favore del pubblico e di percorsi e passioni personali che descrivono una tranche de vie in quanto, ricorda Orietta Berlanda in catalogo, “una collezione non è tanto fatta di opere d’arte, ma da esperienze di vita”.
Il tema della mostra parte dallo sviluppo di una realtà artistica, quella della Poesia visiva che dagli anni ’60 in avanti ha sperimentato in questo campo servendosi di testi librari, ritagli di giornali e rotocalchi dell’epoca, per aprirsi ad altri e svariati esempi di ricerca in ambito verbo visuale.
La rassegna, suddivisa per sezioni (collage, tele, installazioni, oggetti, scrittura) comprende ricerche affermatesi nell’area della poesia concreta, come quella del brasiliano Augusto de Campos che rende tridimensionale la scrittura nella sua opera Poema bomba, e altre rappresentative di alcune delle maggiori personalità della Poesia visiva come Luciano Ori, Lamberto Pignotti, e Sarenco. Una stessa forza evocativa della parola è evidente in alcuni artisti fluxus come Eric Andersen e Giuseppe Chiari. Di natura esistenziale sono le fotografie di Ketty La Rocca che immortalano scritte su coppie di mani. Essenzialmente concettuale e di taglio filosofico è il discorso sulla parola attuato da Joseph Kosuth, del quale in mostra è esposta una grande bandiera dal titolo Modus Operandi. La fusione tra aspetti e visivi e fonetici della parola viene affrontata da Ugo Carrega, non solo artista, ma anche promotore di iniziative editoriali, come precisa in catalogo Melania Gazzotti, e dalla decostruzione tipo-topografica del racconto attuata da Giovanna Sandri. E ancora, la scrittura può farsi pittura nelle eleganti forme geometriche disegnate da fitti e minuti caratteri, di Vincenzo Accame.
Particolarmente suggestive due opere-installazione, la prima di Francesco La Fosca, Genealogia della luce, realizzata da dodici riquadri trasparenti che proiettano sul muro l’ombra di sintetiche frasi che alludono a dodici celebri artisti, l’altra SSS di Luca Quartana che espande nello spazio alcune lettere realizzate con il neon a formare una rosa dei venti.
Non potevano mancare in questa mostra i riferimenti al doppio senso delle opere e dei titoli di Bruno Munari con le sue Scritture illeggibili per popoli sconosciuti e con un suo significativo aforisma “Quando qualcuno dice posso farlo anch’io/significa che lo può Rifare / altrimenti lo avrebbe già fatto prima”. In mostra sono inoltre una selezione di poetici oggetti come la elegante Mano rivestita descritte di Jiri Kolar e la scritta rovesciata in bronzo di Georg Brecht.
A corredo della mostra è stato realizzato un catalogo, a cura di Nicoletta Boschiero, edito da Nicolodi nel quale sono presenti un testo di Gabriella Belli, un’intervista con Paolo della Grazia di Nicoletta Boschiero, un dialogo tra Orietta Berlanda e Giancarlo Baccoli, e un testo di Melania Gazzotti.
26
dicembre 2005
Verba Manent
Dal 26 dicembre 2005 al 18 aprile 2006
arte contemporanea
Location
CENTRO ARTE CONTEMPORANEA
Cavalese, Piazzetta Dottor Mario Rizzoli, 1, (Trento)
Cavalese, Piazzetta Dottor Mario Rizzoli, 1, (Trento)
Orario di apertura
sab-dom. 15.30-19.30
Periodi festivi: aperto tutti i giorni dal 13/04 al 18/04
Vernissage
26 Dicembre 2005, ore 17.30
Editore
NICOLODI
Autore
Curatore