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Verità e Bellezza. Realismo russo dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga
Ottanta capolavori totalmente inediti varcheranno i confini della Lettonia per essere esposti in anteprima assoluta in Italia. Le opere, di artisti russi di grande fama e talento quali Ilja Repin, Isaak Levitan, Boris Kustodijev, Alexander Deineka, Maljavin e Kuzma Petrov-Vodkin, rappresentano una significativa selezione dell’arte pittorica dell’est europeo del periodo storico fra la seconda metà del 1800 fino al 1950 circa
Comunicato stampa
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Ottanta capolavori totalmente inediti varcheranno i confini della Lettonia per essere esposti in anteprima assoluta in Italia. Le opere, di artisti russi di grande fama e talento quali Ilja Repin, Isaak Levitan, Boris Kustodijev, Alexander Deineka, Maljavin e Kuzma Petrov-Vodkin, rappresentano una significativa selezione dell’arte pittorica dell’est europeo del periodo storico fra la seconda metà del 1800 fino al 1950 circa.
Siamo di fronte ad una vera e propria collezione segreta del Museo Nazionale di Riga che andrà a comporre il percorso dell’importante rassegna Verità e Bellezza. Realismo Russo dal Museo Nazionale di Riga. Curata da Laura Gavioli, la mostra si presenta presso la Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza dal 27 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008.
“Continua con questa prestigiosa mostra, dice il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, la proposta della città di Potenza nel settore delle arti figurative. “Verità e Bellezza” rappresenta per noi non solo una grande mostra che, come già le precedenti, riporta a Potenza, nella splendida cornice di Palazzo Loffredo la grande arte, ma anche l’occasione per consolidare una offerta culturale di altissimo profilo che pone il capoluogo lucano, per continuità e qualità, come uno dei centri di riferimento nel settore dell’arte.
Restiamo convinti del ruolo primario della cultura quale elemento centrale dei processi di crescita e sviluppo di una comunità, come restiamo convinti che gli elementi dell’identità di un territorio, della sua memoria storica da portare a valore, vanno coniugati con gli elementi della permeabilità, della capacità cioè di una comunità di aprirsi e confrontarsi con l’orizzonte affascinante e senza confini della storia e della cultura dei popoli.”
La rassegna comprende dipinti capaci di accompagnare il visitatore dentro la componente più profonda della vita in Russia, con paesaggi e scene di genere, con ritratti di grande forza e nature morte, ed anche con quel richiamo all'intimismo da cogliere in taluni paesaggi notturni permeati di citazioni di matrice poetica e letteraria. Quell’intimismo tipico delle frontiere sociali e territoriali della cultura dell’est, palpabile negli schemi pittorici di opere come La cucitrice, 1898, di Michail Petrovič Klodt, o Dolore inconsolabile, 1883, di Ivan Kramskoj o nell'immagine di quello straordinario Pittore di icone, 1906, di Klavdij Lebedev.
Gli elementi del primitivismo, del misticismo, l'amore per l'arte popolare che sono stati indicati come fattori fondanti della ricerca di Chagall, di Kandinskij, della Gončarova, sono persistenti e forti anche nelle opere di alcuni artisti selezionati per questa esposizione, così come l'ideale classico, rievocato nelle scene di interni o, nei ritratti oppure nel paesaggio.
Sono molti temi per varie e complesse situazioni che aprono una coraggiosa e nuova riflessione sulla pittura russa e che oggi finalmente sentiamo di poter compiere.
Del resto, l’analisi oggettiva e senza preconcetti è già cominciata da qualche tempo, ed il realismo della pittura russa ottocentesca che aveva toccato molte sfumature delle sue numerose declinazioni sociali, naturalistiche, visionarie, in questa mostra, che concentra la parte più rilevante delle sue opere nei decenni cruciali intorno al 1900, pone le basi per una riflessione ad occhi bene aperti, seguendo parallelamente lo sviluppo degli avvenimenti storici che in Russia hanno avuto spesso un peso schiacciante sulla creatività, peso che non è riuscito sempre a fiaccare, ma anzi ha più spesso rafforzato, la grande anima dei pittori, dei poeti e dei musicisti russi.
Dalla fine degli anni '80 del secolo appena concluso, in coincidenza con la caduta del muro di Berlino e con l'inizio della circolazione delle persone e delle opere d'arte dai musei russi verso l'Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Giappone, l'interesse più vivo dei critici e degli organizzatori delle esposizioni era rivolto all'arte dell'avanguardia russa. Si apriva qualche seria discussione quando, per un artista come Malevič, per esempio, oltre alle opere del periodo suprematista, si dovesse considerare il suo tardivo ritorno alla figura, per di più a quegli ideali classici nei quali egli si era rifugiato dopo la fiammante stagione della sua straordinaria ricerca. Sembrava allora molto riduttivo della grande personalità di questo artista far circolare, nei musei occidentali, il ritorno all'ordine di un genio: i curatori erano fortemente imbarazzati a mostrare aspetti considerati minori e decadenti se valutati nell'ottica concettuale imperante in quegli anni. Ma, dobbiamo chiederci oggi, se il ritorno di Malevič alle origini profondamente popolari e primitive dell'espressione artistica russa, con gli studi dei contadini o dell'ideale rinascimentale in alcuni ritratti degli anni Trenta, può davvero rappresentare soltanto una forma di decadenza del suo pensiero dopo la grande e insuperabile stagione dell'astrazione, o perfino una vera e propria caduta nel baratro di una figurazione povera e inerme. La discussione di quegli anni (Ottanta e Novanta del '900) tendeva ad alzare una cortina di fumo sul prima e sul dopo dell'avanguardia e rappresentava un punto di vista parziale della storia dell'arte russa, un'angolazione interessata a favorire una fruizione che voleva scoprire solo quello che in Unione Sovietica era considerato, come l'avanguardia, un episodio rivoluzionario. Ma si sa che la rivoluzione dura solo un attimo, come hanno dovuto capire molto presto Vladimir Majakovskij, Marina Cvetaeva, Boris Pasternak. Sul filo di questo ragionamento i punti di vista devono essere aggiornati oggi che conosciamo i condizionamenti e la repressione culturale cominciati nel momento stesso e all'interno del grande cambiamento, già negli anni Venti e Trenta, fino a diventare persecuzione, gulag, esilio forzato di scienziati, intellettuali, artisti e poeti (non dobbiamo mai dimenticare il grande poeta, premio Nobel, Josip Brodskij espulso dall'Unione Sovietica nel 1973 per “parassitismo”!).
Perchè oggi dovremmo rinunciare a considerare la pittura russa nella sua interezza, comprendendo nella sua storia i passaggi epocali e le fasi del suo sviluppo come una naturale conseguenza delle condizioni storiche, politiche e sociali che l'hanno formata e caratterizzata? Situazioni della storia del popolo russo le troviamo descritte nelle opere fondamentali della sua letteratura, da Turgenev di Padri e figli (1862) al Dostoevkij di Memorie della casa dei morti (1861) e le ritroviamo nella pittura al tempo di Alessandro II (1855-1881), lo zar che tentò di porre fine all'abissale differenza di classe tra l'aristocrazia e la servitù della gleba emancipando gli schiavi con un decreto del 3 marzo 1861. Il tentativo di colmare le condizioni di miseria ed arretratezza delle campagne con l'industrializzazione forzata e l'urbanizzazione di immense aree dell'impero favorirono la nascita di ideologie estreme come il populismo e il nichilismo. In pittura nacquero i peredvižniki (Membri della Società per le Esposizioni Itineranti, chiamati anche “Erranti” o “Ambulanti”). Il loro tentativo di “portare l'arte al popolo” era condotto con una pittura che osservava la realtà circostante, poi con una pittura a tesi dove si eseguivano dei brani narrativi della vita del tempo condotti con estremo e meticoloso eccesso di particolari, un realismo capace di rendere la scena estremamente comprensibile. Questa tendenza, nel favorire l'emancipazione di larghi strati della società, portò allo sviluppo di moralismi e ideologie e, sul piano della pittura, oltre alla rappresentazione della natura, a vedere in essa forme di interiorizzazione e di ricerca della spiritualità, capaci di suscitare nuovi sentimenti, di ascoltare nuovi richiami. Come in occidente, verso la fine dell'Ottocento e con il nuovo secolo, erano in atto nuove ricerche, come quelle dei Preraffaelliti e dei Simbolisti, allo stesso modo esse interessarono anche l'arte Russa, così come, al volgere del secolo precedente, il sentimento religioso che aveva ispirato l'arte dei Nazareni aveva toccato con un sottile misticismo la pittura di Michail Vasilievič Nesterov (1862-1942), artista che recuperava i temi della vecchia Russia e li conciliava con la magia dei modi introdotti da Puvis de Chavannes e dai simbolisti francesi.
Siamo di fronte ad una vera e propria collezione segreta del Museo Nazionale di Riga che andrà a comporre il percorso dell’importante rassegna Verità e Bellezza. Realismo Russo dal Museo Nazionale di Riga. Curata da Laura Gavioli, la mostra si presenta presso la Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza dal 27 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008.
“Continua con questa prestigiosa mostra, dice il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, la proposta della città di Potenza nel settore delle arti figurative. “Verità e Bellezza” rappresenta per noi non solo una grande mostra che, come già le precedenti, riporta a Potenza, nella splendida cornice di Palazzo Loffredo la grande arte, ma anche l’occasione per consolidare una offerta culturale di altissimo profilo che pone il capoluogo lucano, per continuità e qualità, come uno dei centri di riferimento nel settore dell’arte.
Restiamo convinti del ruolo primario della cultura quale elemento centrale dei processi di crescita e sviluppo di una comunità, come restiamo convinti che gli elementi dell’identità di un territorio, della sua memoria storica da portare a valore, vanno coniugati con gli elementi della permeabilità, della capacità cioè di una comunità di aprirsi e confrontarsi con l’orizzonte affascinante e senza confini della storia e della cultura dei popoli.”
La rassegna comprende dipinti capaci di accompagnare il visitatore dentro la componente più profonda della vita in Russia, con paesaggi e scene di genere, con ritratti di grande forza e nature morte, ed anche con quel richiamo all'intimismo da cogliere in taluni paesaggi notturni permeati di citazioni di matrice poetica e letteraria. Quell’intimismo tipico delle frontiere sociali e territoriali della cultura dell’est, palpabile negli schemi pittorici di opere come La cucitrice, 1898, di Michail Petrovič Klodt, o Dolore inconsolabile, 1883, di Ivan Kramskoj o nell'immagine di quello straordinario Pittore di icone, 1906, di Klavdij Lebedev.
Gli elementi del primitivismo, del misticismo, l'amore per l'arte popolare che sono stati indicati come fattori fondanti della ricerca di Chagall, di Kandinskij, della Gončarova, sono persistenti e forti anche nelle opere di alcuni artisti selezionati per questa esposizione, così come l'ideale classico, rievocato nelle scene di interni o, nei ritratti oppure nel paesaggio.
Sono molti temi per varie e complesse situazioni che aprono una coraggiosa e nuova riflessione sulla pittura russa e che oggi finalmente sentiamo di poter compiere.
Del resto, l’analisi oggettiva e senza preconcetti è già cominciata da qualche tempo, ed il realismo della pittura russa ottocentesca che aveva toccato molte sfumature delle sue numerose declinazioni sociali, naturalistiche, visionarie, in questa mostra, che concentra la parte più rilevante delle sue opere nei decenni cruciali intorno al 1900, pone le basi per una riflessione ad occhi bene aperti, seguendo parallelamente lo sviluppo degli avvenimenti storici che in Russia hanno avuto spesso un peso schiacciante sulla creatività, peso che non è riuscito sempre a fiaccare, ma anzi ha più spesso rafforzato, la grande anima dei pittori, dei poeti e dei musicisti russi.
Dalla fine degli anni '80 del secolo appena concluso, in coincidenza con la caduta del muro di Berlino e con l'inizio della circolazione delle persone e delle opere d'arte dai musei russi verso l'Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Giappone, l'interesse più vivo dei critici e degli organizzatori delle esposizioni era rivolto all'arte dell'avanguardia russa. Si apriva qualche seria discussione quando, per un artista come Malevič, per esempio, oltre alle opere del periodo suprematista, si dovesse considerare il suo tardivo ritorno alla figura, per di più a quegli ideali classici nei quali egli si era rifugiato dopo la fiammante stagione della sua straordinaria ricerca. Sembrava allora molto riduttivo della grande personalità di questo artista far circolare, nei musei occidentali, il ritorno all'ordine di un genio: i curatori erano fortemente imbarazzati a mostrare aspetti considerati minori e decadenti se valutati nell'ottica concettuale imperante in quegli anni. Ma, dobbiamo chiederci oggi, se il ritorno di Malevič alle origini profondamente popolari e primitive dell'espressione artistica russa, con gli studi dei contadini o dell'ideale rinascimentale in alcuni ritratti degli anni Trenta, può davvero rappresentare soltanto una forma di decadenza del suo pensiero dopo la grande e insuperabile stagione dell'astrazione, o perfino una vera e propria caduta nel baratro di una figurazione povera e inerme. La discussione di quegli anni (Ottanta e Novanta del '900) tendeva ad alzare una cortina di fumo sul prima e sul dopo dell'avanguardia e rappresentava un punto di vista parziale della storia dell'arte russa, un'angolazione interessata a favorire una fruizione che voleva scoprire solo quello che in Unione Sovietica era considerato, come l'avanguardia, un episodio rivoluzionario. Ma si sa che la rivoluzione dura solo un attimo, come hanno dovuto capire molto presto Vladimir Majakovskij, Marina Cvetaeva, Boris Pasternak. Sul filo di questo ragionamento i punti di vista devono essere aggiornati oggi che conosciamo i condizionamenti e la repressione culturale cominciati nel momento stesso e all'interno del grande cambiamento, già negli anni Venti e Trenta, fino a diventare persecuzione, gulag, esilio forzato di scienziati, intellettuali, artisti e poeti (non dobbiamo mai dimenticare il grande poeta, premio Nobel, Josip Brodskij espulso dall'Unione Sovietica nel 1973 per “parassitismo”!).
Perchè oggi dovremmo rinunciare a considerare la pittura russa nella sua interezza, comprendendo nella sua storia i passaggi epocali e le fasi del suo sviluppo come una naturale conseguenza delle condizioni storiche, politiche e sociali che l'hanno formata e caratterizzata? Situazioni della storia del popolo russo le troviamo descritte nelle opere fondamentali della sua letteratura, da Turgenev di Padri e figli (1862) al Dostoevkij di Memorie della casa dei morti (1861) e le ritroviamo nella pittura al tempo di Alessandro II (1855-1881), lo zar che tentò di porre fine all'abissale differenza di classe tra l'aristocrazia e la servitù della gleba emancipando gli schiavi con un decreto del 3 marzo 1861. Il tentativo di colmare le condizioni di miseria ed arretratezza delle campagne con l'industrializzazione forzata e l'urbanizzazione di immense aree dell'impero favorirono la nascita di ideologie estreme come il populismo e il nichilismo. In pittura nacquero i peredvižniki (Membri della Società per le Esposizioni Itineranti, chiamati anche “Erranti” o “Ambulanti”). Il loro tentativo di “portare l'arte al popolo” era condotto con una pittura che osservava la realtà circostante, poi con una pittura a tesi dove si eseguivano dei brani narrativi della vita del tempo condotti con estremo e meticoloso eccesso di particolari, un realismo capace di rendere la scena estremamente comprensibile. Questa tendenza, nel favorire l'emancipazione di larghi strati della società, portò allo sviluppo di moralismi e ideologie e, sul piano della pittura, oltre alla rappresentazione della natura, a vedere in essa forme di interiorizzazione e di ricerca della spiritualità, capaci di suscitare nuovi sentimenti, di ascoltare nuovi richiami. Come in occidente, verso la fine dell'Ottocento e con il nuovo secolo, erano in atto nuove ricerche, come quelle dei Preraffaelliti e dei Simbolisti, allo stesso modo esse interessarono anche l'arte Russa, così come, al volgere del secolo precedente, il sentimento religioso che aveva ispirato l'arte dei Nazareni aveva toccato con un sottile misticismo la pittura di Michail Vasilievič Nesterov (1862-1942), artista che recuperava i temi della vecchia Russia e li conciliava con la magia dei modi introdotti da Puvis de Chavannes e dai simbolisti francesi.
26
ottobre 2007
Verità e Bellezza. Realismo russo dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga
Dal 26 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008
arte moderna
Location
GALLERIA CIVICA – PALAZZO LOFFREDO
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Biglietti
€ 3,00 intero; € 1,50 ridotto (studenti fino a 24 anni, adulti oltre i 60 anni); l’ingresso per i portatori di handicap è gratuito e avviene da Largo Duomo
Orario di apertura
dal martedì alla domenica, ore 9.00 - 13.00 / 17.00 – 21.00. La mostra rimane aperta durante le festività
Editore
MARSILIO
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore
Curatore