Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Verter Turroni – Tempo sospeso
Mostra dell’artista Verter Turroni (Cesena 1965) “Tempo sospeso”, dedicata a un gruppo di opere inedite, recenti, realizzate in resina.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quante sono le tipologie del tempo? VERTER TURRONI (Cesena, 1979) ne suggerisce alcune che ritrovo fra i suoi appunti: tempo nascosto, tempo evocato, tempo sospeso... Le sue sculture vivono indubbiamente in un tempo dilatato. Possiedono il sapore del reperto archeologico e sono capaci di riaccendere la fiamma della luce del tempo sul presente. Tomaso d’Aquino scriveva: «Tempus, mensura rerum, secundum prius ac posterius» (il tempo misura delle cose, secondo un prima e un dopo). Dunque, tempo come intervallo fra due eventi, nella concezione di un tempo lineare, il panta rei di Eraclito dove tutto è destinato a scorrere e a non fare più ritorno. Dobbiamo pensare che «la temporalità è una necessità interiore sia che interessi il tempo vitale, sia la coscienza del tempo. Senza il “non più” e il “non ancora” l’Io non esiste», come sottolinea la psicoanalista freudiana Franca Mazzei. Perché al futuro sono connesse la creatività e il desiderio che si radicano sempre nella memoria del passato. Ma la “percezione” del tempo può essere altra cosa. L’arte ci porta, infatti, in una dimensione magicamente “sospesa”, così come accade nel sogno dove passato-presente- futuro possono intrecciarsi e confondersi, alchemicamente.
La cultura esprime – e non rispecchia – la struttura del suo tempo. Rileggendo le parole di Walter Benjamin sull’idea dell’“ora” e osservando queste opere di Turroni (ma anche ripensando a quelle del recente passato) pare che «la loro ora risvegli il già-fu, il “passato”, che cessa allora di essere tale, e lo riaccende alla fiamma dell’interesse presente». In una costellazione senza confini ritroviamo, oggi, parabole e composizioni tridimensionali che si incastrano fra loro con assi di orientamento gravitazionale immaginario. Una grande figura totemica accoglie i visitatori, al centro della Chiesa circolare: alla sommità di questa scomposizione un diapason-volto-testa.
Viene da chiedersi: qual è l’aura che queste opere possiedono ed emanano? «Non è la tecnica che produce la rivoluzione, ma la rivoluzione tecnica matura perché lo “spirituale nell’arte” finisce con l’esigerla» (Massimo Cacciari). Attraverso il suo “fare” l’artista concretizza l’effettualità della rappresentazione.
Con Tempo sospeso Verter Turroni pare ricercare le impronte delle origini, le tracce di ciò che agli occhi non si manifesta ma può essere recuperato in una straniante “discesa-attesa” nelle essenze degli umori vibratili della materia. Quel Tempo è l’azione della sua opera che si manifesta qui, come un inno musico-poetico.
Così, la Chiesa di Santa Cristina – questo piccolo suggestivo Pantheon – si fa “dimora ideale” nell’accogliere queste sincretiche creazioni. Ancora una volta, coerentemente, la sostanzialità viene espressa nel canone dell’informale. Una fluttuazione spontanea, non governabile, sembra portare a nebulosa coscienza i contenuti universali dello spirito del Tempo. Un Tempo sospeso, appunto, in un presente-passato da dove scaturiscono inusuali, inaspettate misteriche bellezze tridimensionali.
Le marcate impronte di stampo iniziatico-esoterico sono anche testimoni inconsci di “senso” che ci attirano e ci costringono ad una totale attenzione. Per poter cogliere la loro aura, ci chiedono, infatti, una lunga osservazione nel tempo. Scrive Massimo Cacciari: «L’aura significa che l’opera riserva sempre qualcosa che eccede ogni spiegazione, che la sua essenza non è disvelabile, che dobbiamo avere sempre ancora tempo per ad-tendervi». Il filosofo suggerisce, dunque, una “meditata attenzione”. Per questo risulta non casuale la scelta del luogo espositivo: uno spazio defilato dal centro storico affollato; un’architettura che crea già una “distanza” per una perfetta percezione meditativa di queste sculture. Perché siamo troppo distratti, allentati nella concentrazione, de-sostanzializzati da questo vivere frenetico. Verter Turroni ci ricorda che la materia vive solo nell’avventura immateriale dello spazio, come sosteneva Medardo Rosso. Perché «niente è materiale nello spazio, perché tutto è spazio quindi tutto è relativo. [...] Una emozione è più o meno forte, ma è sempre emozione. Qui c’è un’ombra, non posso mica toccarla. Qui c’è un colore, non posso mica toccarlo. Dunque tutto riflesso e tutto, tutto è relativamente» (da un’intervista del 1923).
Marisa Zattini
La cultura esprime – e non rispecchia – la struttura del suo tempo. Rileggendo le parole di Walter Benjamin sull’idea dell’“ora” e osservando queste opere di Turroni (ma anche ripensando a quelle del recente passato) pare che «la loro ora risvegli il già-fu, il “passato”, che cessa allora di essere tale, e lo riaccende alla fiamma dell’interesse presente». In una costellazione senza confini ritroviamo, oggi, parabole e composizioni tridimensionali che si incastrano fra loro con assi di orientamento gravitazionale immaginario. Una grande figura totemica accoglie i visitatori, al centro della Chiesa circolare: alla sommità di questa scomposizione un diapason-volto-testa.
Viene da chiedersi: qual è l’aura che queste opere possiedono ed emanano? «Non è la tecnica che produce la rivoluzione, ma la rivoluzione tecnica matura perché lo “spirituale nell’arte” finisce con l’esigerla» (Massimo Cacciari). Attraverso il suo “fare” l’artista concretizza l’effettualità della rappresentazione.
Con Tempo sospeso Verter Turroni pare ricercare le impronte delle origini, le tracce di ciò che agli occhi non si manifesta ma può essere recuperato in una straniante “discesa-attesa” nelle essenze degli umori vibratili della materia. Quel Tempo è l’azione della sua opera che si manifesta qui, come un inno musico-poetico.
Così, la Chiesa di Santa Cristina – questo piccolo suggestivo Pantheon – si fa “dimora ideale” nell’accogliere queste sincretiche creazioni. Ancora una volta, coerentemente, la sostanzialità viene espressa nel canone dell’informale. Una fluttuazione spontanea, non governabile, sembra portare a nebulosa coscienza i contenuti universali dello spirito del Tempo. Un Tempo sospeso, appunto, in un presente-passato da dove scaturiscono inusuali, inaspettate misteriche bellezze tridimensionali.
Le marcate impronte di stampo iniziatico-esoterico sono anche testimoni inconsci di “senso” che ci attirano e ci costringono ad una totale attenzione. Per poter cogliere la loro aura, ci chiedono, infatti, una lunga osservazione nel tempo. Scrive Massimo Cacciari: «L’aura significa che l’opera riserva sempre qualcosa che eccede ogni spiegazione, che la sua essenza non è disvelabile, che dobbiamo avere sempre ancora tempo per ad-tendervi». Il filosofo suggerisce, dunque, una “meditata attenzione”. Per questo risulta non casuale la scelta del luogo espositivo: uno spazio defilato dal centro storico affollato; un’architettura che crea già una “distanza” per una perfetta percezione meditativa di queste sculture. Perché siamo troppo distratti, allentati nella concentrazione, de-sostanzializzati da questo vivere frenetico. Verter Turroni ci ricorda che la materia vive solo nell’avventura immateriale dello spazio, come sosteneva Medardo Rosso. Perché «niente è materiale nello spazio, perché tutto è spazio quindi tutto è relativo. [...] Una emozione è più o meno forte, ma è sempre emozione. Qui c’è un’ombra, non posso mica toccarla. Qui c’è un colore, non posso mica toccarlo. Dunque tutto riflesso e tutto, tutto è relativamente» (da un’intervista del 1923).
Marisa Zattini
20
gennaio 2024
Verter Turroni – Tempo sospeso
Dal 20 gennaio al 14 febbraio 2024
arte contemporanea
Location
IL VICOLO INTERIOR DESIGN
Cesena, Via Carbonari, 16, (Forlì-cesena)
Cesena, Via Carbonari, 16, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
venerdì 16.30-19.30
sabato e domenica 10.00-12.00 / 16.00-19.00
Editore
Il Vicolo sas
Ufficio stampa
Il Vicolo Sezione Arte
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione