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VIAGGIO nell’IMMAGINE
Per una porta chiusa serve una chiave, che consenta il passaggio attraverso la soglia, che consenta il movimento da un luogo ad un altro luogo anche se poi, ci si accorge presto, i luoghi sono molti e non sono mai così tanto lontani quanto pensavamo, ma profondi, dentro noi stessi.
Comunicato stampa
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Le arti sono le foreste pluviali della società.
Producono l’ossigeno della libertà,
e sono il primo sistema d’allarme a scattare quando la libertà è in pericolo.
(June Wayne)
Viaggio nell’immagine - Opere pittoriche di Mirella Boso.
Per una porta chiusa serve una chiave, che consenta il passaggio attraverso la soglia, che consenta il movimento da un luogo ad un altro luogo anche se poi, ci si accorge presto, i luoghi sono molti e non sono mai così tanto lontani quanto pensavamo, ma profondi, dentro noi stessi.
Dunque, nel passaggio da un luogo verso un altro servono principalmente tre cose: la chiave, la porta e noi che quella soglia vogliamo attraversare praticando il gesto dell’apertura. Dal momento in cui diventiamo consapevoli di questo siamo consapevoli di ciò che significa viaggiare. E’ con lo spirito del viaggio che si è cercato di avvicinare le opere di Mirella Boso, ciascuna una soglia non così comoda e immediatamente praticabile.
Nell’arte ogni immagine è corpo, non solo il corpo fisico di un uomo o di una donna, di un paesaggio, di un oggetto; anche un pensiero, un’emozione, un minimo tracciato dei sensi si materializza in forme o geometrie o colore, struttura. Tutto è ed ha un corpo fisico, materico, anche quando si tratta di immagini che definiamo ‘virtualità’. Tutto, a ben guardare è virtuale, non fosse che per il fatto che ogni percezione è visione della realtà, non oggettivazione di una realtà. Tra l’altro, una non significa unica, ma una tra le tante, le molteplici altre che ciascuno di noi ha, persino di una medesima cosa.
In queste opere è come trovarsi di fronte ad una stanza, accorgersi, come guardando dal vetro di una finestra, che dobbiamo entrare, farci più vicini e al tempo stesso comprendere che la stanza è chiusa e, dentro quelle tele, a loro volta finestre, si aprono corpi che sono forme mai percepite compiutamente e s’innestano tutte in una superficie che è corpo anch’essa, e, pur se reale, corpo familiare ed estraneo, non subito nostro. Gli oggetti del mondo dell’immagine non perdurano nel tempo reale, esistono solo nello spazio e nel tempo del mondo dell’immagine, eppure sono, loro sono la realtà.
La percezione dell’immagine è un tipo di percezione particolare che ha una sua peculiare capacità di riempimento e verifica, di significato e senso. In questo inventare sogni e stabilire teorie su di essi, teorie fatte dal pennello, dal gesto, dalla stesura del colore dando materia e corpo al sogno, il testo pittorico diventa materia di ascolto: è anch’esso lingua, ed è realtà, presenza, tempo irrinunciabile di un continuo presente. Questa parola ascoltata dagli occhi, sentita dal cervello, ripetuta dal cuore si espande per le innumerevoli strade; inquieto, l’occhio della tela si fa occhio di chi la guarda e il testo sembra aperto, poi si piega, si ripiega, infittisce di segni, una chiarezza che tale non era perché tutto si moltiplica in luci e ombre, curve, assetti e nulla sembra più materico di quello striscio di pennello che vorrebbe raggiungere la forma di un volto e lungo il cammino si flette in un suo doppio, una inquietudine che non si cela e mostra il suo lato fantastico.
L’intera immagine si forma tra chi guarda (la stanza in cui il suo sguardo spazia) e quella piccola ‘finestra’ che si apre nel mondo dell’immagine. L’immagine come porta comunicante attraverso la quale possiamo incontrare noi stessi.
Fernanda Ferraresso
Producono l’ossigeno della libertà,
e sono il primo sistema d’allarme a scattare quando la libertà è in pericolo.
(June Wayne)
Viaggio nell’immagine - Opere pittoriche di Mirella Boso.
Per una porta chiusa serve una chiave, che consenta il passaggio attraverso la soglia, che consenta il movimento da un luogo ad un altro luogo anche se poi, ci si accorge presto, i luoghi sono molti e non sono mai così tanto lontani quanto pensavamo, ma profondi, dentro noi stessi.
Dunque, nel passaggio da un luogo verso un altro servono principalmente tre cose: la chiave, la porta e noi che quella soglia vogliamo attraversare praticando il gesto dell’apertura. Dal momento in cui diventiamo consapevoli di questo siamo consapevoli di ciò che significa viaggiare. E’ con lo spirito del viaggio che si è cercato di avvicinare le opere di Mirella Boso, ciascuna una soglia non così comoda e immediatamente praticabile.
Nell’arte ogni immagine è corpo, non solo il corpo fisico di un uomo o di una donna, di un paesaggio, di un oggetto; anche un pensiero, un’emozione, un minimo tracciato dei sensi si materializza in forme o geometrie o colore, struttura. Tutto è ed ha un corpo fisico, materico, anche quando si tratta di immagini che definiamo ‘virtualità’. Tutto, a ben guardare è virtuale, non fosse che per il fatto che ogni percezione è visione della realtà, non oggettivazione di una realtà. Tra l’altro, una non significa unica, ma una tra le tante, le molteplici altre che ciascuno di noi ha, persino di una medesima cosa.
In queste opere è come trovarsi di fronte ad una stanza, accorgersi, come guardando dal vetro di una finestra, che dobbiamo entrare, farci più vicini e al tempo stesso comprendere che la stanza è chiusa e, dentro quelle tele, a loro volta finestre, si aprono corpi che sono forme mai percepite compiutamente e s’innestano tutte in una superficie che è corpo anch’essa, e, pur se reale, corpo familiare ed estraneo, non subito nostro. Gli oggetti del mondo dell’immagine non perdurano nel tempo reale, esistono solo nello spazio e nel tempo del mondo dell’immagine, eppure sono, loro sono la realtà.
La percezione dell’immagine è un tipo di percezione particolare che ha una sua peculiare capacità di riempimento e verifica, di significato e senso. In questo inventare sogni e stabilire teorie su di essi, teorie fatte dal pennello, dal gesto, dalla stesura del colore dando materia e corpo al sogno, il testo pittorico diventa materia di ascolto: è anch’esso lingua, ed è realtà, presenza, tempo irrinunciabile di un continuo presente. Questa parola ascoltata dagli occhi, sentita dal cervello, ripetuta dal cuore si espande per le innumerevoli strade; inquieto, l’occhio della tela si fa occhio di chi la guarda e il testo sembra aperto, poi si piega, si ripiega, infittisce di segni, una chiarezza che tale non era perché tutto si moltiplica in luci e ombre, curve, assetti e nulla sembra più materico di quello striscio di pennello che vorrebbe raggiungere la forma di un volto e lungo il cammino si flette in un suo doppio, una inquietudine che non si cela e mostra il suo lato fantastico.
L’intera immagine si forma tra chi guarda (la stanza in cui il suo sguardo spazia) e quella piccola ‘finestra’ che si apre nel mondo dell’immagine. L’immagine come porta comunicante attraverso la quale possiamo incontrare noi stessi.
Fernanda Ferraresso
01
ottobre 2022
VIAGGIO nell’IMMAGINE
Dal primo al 30 ottobre 2022
arte contemporanea
Location
VISIONI ALTRE
Venezia, Campo del Ghetto Novo , 2918
Venezia, Campo del Ghetto Novo , 2918
Orario di apertura
da mercoledì 11-14 e 15-18
Vernissage
8 Ottobre 2022, 17.30
Sito web
Ufficio stampa
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Autore
Curatore
Autore testo critico