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Vibeke Tandberg
un insieme di opere fotografiche, e due video, dell’artista norvegese Vibeke Tandberg, nata a Oslo nel 1967
Comunicato stampa
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La Nuova Pesa Centro per l’Arte Contemporanea presenta un insieme di opere fotografiche, e due video, dell’artista norvegese Vibeke Tandberg, nata a Oslo nel 1967.
Vibeke Tandberg mettendo se stessa in scena e manipolando la sua immagine, dispiega una galleria poliedrica di identità governata da una vis combinatoria della propria storia, che sembra contaminare e correggere la realtà. Una storia, quella della Tandberg, segnata agli esordi da dinamiche familiari significative: l’adozione da parte di una coppia e il divorzio della stessa poco tempo dopo. Il doppio, la molteplicità, l’ambivalenza e lo stereotipo, diventano le tematiche centrali su cui si focalizza il linguaggio dell’artista.
La Tandberg mostra e condensa differenze, continue variazioni intorno al corpo. Un corpo dalle sembianze labili e dai caratteri mutevoli. Un tipo di immagine che non ha presupposti retorici né ambizioni conoscitive, bensì conduce un discorso trasversale tra fotografia e processo, esperienza e racconto, una relazione psicologico-sociale tra il sé e l’altro. Verso il cambiamento profondo ed enigmatico dell’ordine simbolico e umano. Ogni opera “disindividua” il corpo umano e restituisce, come nella serie Undo, un insieme di rappresentazioni dove l’artista incinta, appare vestita con boxer e canottiera bianchi all’interno di un appartamento. Qui si colgono minimi passaggi riferiti alla rotondità del suo ventre e alla curvatura della sua schiena, si notano variazioni delle sua membra e dei contorni ondulati contrastati dall’irrigidimento del volto, dai risvolti inquietanti. Dalle irregolarità formali e compositive della figura nasce una visione incerta che travalica lo standard comportamentale tipico dell’icona della maternità. Questa visione si muove sullo stretto confine tra realtà e finzione, tra presenza e simulacro, esplora la sfera dell’attesa e del fluire.
La trasformazione corporale vissuta nel corso della gravidanza, ha spinto la Tandberg a percorrere i sentimenti legati al declino della vecchiaia: in Old Man Going Up and Down a Staircase (2003) l’artista si è fotografata negli abiti di un vecchio signore che, salendo e scendendo le scale di un edificio, espone la propria fatica. La percezione del disagio fisico legato alla gravidanza viene assunto come condizione privilegiata per sperimentare il peso della vecchiaia.
Nel secondo video Redo (2004) la Tandberg è impegnata ad aggiungere delle foglie su di un albero spoglio. E’ possibile individuare una metafora del risveglio, insieme di una “seconda primavera”.
Il lavoro incarna una dimensione spazio temporale esclusivamente umana nelle pieghe più intime dell’identità. E’ parte integrante dell’universo creativo dei giovani artisti norvegesi che riattualizzano la fotografia e il video come mezzi d’espressione artistica “postmoderna”. Un lavoro che rimette in causa il bagaglio contemplativo dello spettatore, prima tirandolo all’interno di uno spazio visivo conosciuto e innocuo, in seguito sorprendendolo attraverso un territorio abitato da personaggi ambivalenti. Un territorio che trasformi se stessi penetrando il simile e determinandolo come dissimile. (Giacomo Zaza)
Tra le mostre personali dell’artista, ricordiamo: 2005, Vibeke Tandberg, Sprengel Museum Hannover, Raum für Fotografie und Untere Sammlung, Hannover; 2004, Yvonne Lambert New York; Galleria Giò Marconi, Milano; FRAC Basse-Normandie, Caen; 2002, Gagosian Gallery, Vienna; Krobath/Wimmer Galerie, Vienna; “(UN)DRESS”, Galerie Yvonne Lambert, Parigi; 2000, Kunstmuseum Thun, Thun, CH; 1999, Andrea Rosen Gallery, New York; Künsterlhaus Bethanien, Berlin.
Tra le mostre collettive si segnalano: 2004, “Dimension folly”, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; “Everything is Connected, he, he, he”, ASTRUP Fearnely Museum of Modern Art, Oslo; “Arkens Samling/Arkens Collection”, ARKEN Museum of Modern Art, Copenhagen; 2003, “Beyond Paradise”, Shanghai Art Museum, Shanghai; “Photographier-To Photograph”, Collection Lambert. Musée d’art contemporain, Avignone; 2002, “The World may be Fantastic”, Biennale di Sidney, Sidney; 2001, “A Work in progress”, New Museum of Contemporary Art, New York; “Paesi Nordici: Interferenze, Palazzo delle Papesse, Centro Arte Contemporanea, Siena.
Vibeke Tandberg mettendo se stessa in scena e manipolando la sua immagine, dispiega una galleria poliedrica di identità governata da una vis combinatoria della propria storia, che sembra contaminare e correggere la realtà. Una storia, quella della Tandberg, segnata agli esordi da dinamiche familiari significative: l’adozione da parte di una coppia e il divorzio della stessa poco tempo dopo. Il doppio, la molteplicità, l’ambivalenza e lo stereotipo, diventano le tematiche centrali su cui si focalizza il linguaggio dell’artista.
La Tandberg mostra e condensa differenze, continue variazioni intorno al corpo. Un corpo dalle sembianze labili e dai caratteri mutevoli. Un tipo di immagine che non ha presupposti retorici né ambizioni conoscitive, bensì conduce un discorso trasversale tra fotografia e processo, esperienza e racconto, una relazione psicologico-sociale tra il sé e l’altro. Verso il cambiamento profondo ed enigmatico dell’ordine simbolico e umano. Ogni opera “disindividua” il corpo umano e restituisce, come nella serie Undo, un insieme di rappresentazioni dove l’artista incinta, appare vestita con boxer e canottiera bianchi all’interno di un appartamento. Qui si colgono minimi passaggi riferiti alla rotondità del suo ventre e alla curvatura della sua schiena, si notano variazioni delle sua membra e dei contorni ondulati contrastati dall’irrigidimento del volto, dai risvolti inquietanti. Dalle irregolarità formali e compositive della figura nasce una visione incerta che travalica lo standard comportamentale tipico dell’icona della maternità. Questa visione si muove sullo stretto confine tra realtà e finzione, tra presenza e simulacro, esplora la sfera dell’attesa e del fluire.
La trasformazione corporale vissuta nel corso della gravidanza, ha spinto la Tandberg a percorrere i sentimenti legati al declino della vecchiaia: in Old Man Going Up and Down a Staircase (2003) l’artista si è fotografata negli abiti di un vecchio signore che, salendo e scendendo le scale di un edificio, espone la propria fatica. La percezione del disagio fisico legato alla gravidanza viene assunto come condizione privilegiata per sperimentare il peso della vecchiaia.
Nel secondo video Redo (2004) la Tandberg è impegnata ad aggiungere delle foglie su di un albero spoglio. E’ possibile individuare una metafora del risveglio, insieme di una “seconda primavera”.
Il lavoro incarna una dimensione spazio temporale esclusivamente umana nelle pieghe più intime dell’identità. E’ parte integrante dell’universo creativo dei giovani artisti norvegesi che riattualizzano la fotografia e il video come mezzi d’espressione artistica “postmoderna”. Un lavoro che rimette in causa il bagaglio contemplativo dello spettatore, prima tirandolo all’interno di uno spazio visivo conosciuto e innocuo, in seguito sorprendendolo attraverso un territorio abitato da personaggi ambivalenti. Un territorio che trasformi se stessi penetrando il simile e determinandolo come dissimile. (Giacomo Zaza)
Tra le mostre personali dell’artista, ricordiamo: 2005, Vibeke Tandberg, Sprengel Museum Hannover, Raum für Fotografie und Untere Sammlung, Hannover; 2004, Yvonne Lambert New York; Galleria Giò Marconi, Milano; FRAC Basse-Normandie, Caen; 2002, Gagosian Gallery, Vienna; Krobath/Wimmer Galerie, Vienna; “(UN)DRESS”, Galerie Yvonne Lambert, Parigi; 2000, Kunstmuseum Thun, Thun, CH; 1999, Andrea Rosen Gallery, New York; Künsterlhaus Bethanien, Berlin.
Tra le mostre collettive si segnalano: 2004, “Dimension folly”, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; “Everything is Connected, he, he, he”, ASTRUP Fearnely Museum of Modern Art, Oslo; “Arkens Samling/Arkens Collection”, ARKEN Museum of Modern Art, Copenhagen; 2003, “Beyond Paradise”, Shanghai Art Museum, Shanghai; “Photographier-To Photograph”, Collection Lambert. Musée d’art contemporain, Avignone; 2002, “The World may be Fantastic”, Biennale di Sidney, Sidney; 2001, “A Work in progress”, New Museum of Contemporary Art, New York; “Paesi Nordici: Interferenze, Palazzo delle Papesse, Centro Arte Contemporanea, Siena.
17
settembre 2005
Vibeke Tandberg
Dal 17 settembre all'undici novembre 2005
arte contemporanea
Location
LA NUOVA PESA CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Del Corso, 530, (Roma)
Roma, Via Del Corso, 530, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì (sabato su appuntamento) 10.30-13 e 15.30-19
Vernissage
17 Settembre 2005, ore 19
Autore
Curatore