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Viceversa
La mostra volge a creare un cammino il cui senso sta nella decostruzione dell’immagine e del racconto sino a raggiungere uno sbocco formalmente aniconica.
Comunicato stampa
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Il percorso ha inizio con il più elevato stadio di finitura della figurazione (Verrelli) che, con il susseguirsi degli artisti, perde nitore e portanza iconografica, fino a determinare una condizione aniconica che si avvale soltanto dell’eloquenza segnica (Carini).
Il percorso ideato illustra, dunque, vari stadi creativi e non disposti in sequenza qualitativamente ascensionale; per questo ha possibilità pari percorrere le opere anche in ordine contrario (dall’aula superiore a quella inferiore): donde “Viceversa”.
Apre la rassegna Marco Verelli con le sue immagini che hanno il nitore inviolato e anaffettivo delle lacche sintetiche. La realtà viene raffigurata entro una patina impeccabile, lucida. Tale pulizia di rappresentazione con l’opera di Angelo Bellobono frequenta i primi lievissimi dissesti. Il pittore crea le sue figure nell’impasto di un acrilico volontariamente vago per l'assenza di una guida grafica di fondo. Il senso del racconto sempre più sbiadisce a favore dei puri risultati formali con le opere di Marco Tamburro che, con lavorii pittorici circolari e addizionati a sostrati fotografici, spostano l’attenzione sull’impatto visivo, sull’emozionalità dei contrapposti cromatici. Nel circuito della mostra, le fotografie di Pierluigi Piredda segnano la prima netta volontà di prevaricazione dei valori formali nell’opera. Pur partendo da una base naturalistica, l’artista sposta l’attenzione sulle virtù plastiche delle sagome, dunque sulle ritmiche dei vuoti e dei pieni e sull’organicità dell’intero costrutto. Gianfranco Mascelli articola invece ipotesi estetiche circa l’orogenesi della forma e della materia. L´autore va scavando sino ad arrivare all’archetipo delle masse, dei volumi e delle creazioni, ponendo pertanto un’attenzione formale, con tecniche miste, sulla contrapposizione dei pesi e delle corposità. Ma ancora si distinguono dei remoti lacerti narrativi. L´opera di Andrea Carini chiude la parabola rendendo afona ogni comunicazione che si avvalga di sistemi figurativi o velatamente tali. Carini edifica manufatti enfi di tracce, segmenti, rette e affini: questo clinico e razionale ordito segnico abbisogna d’una lettura visiva e mentale che consideri, data la chiara assenza di un giaciglio iconografico, solamente i significati formali, unici vettori istituibili per la penetrazione plausibile nell’astratto classico.
Il percorso sin qui seguito è rivolto all’eutanasia graduale del senno iconografico nell’espressività delle immagini, conduce, infatti, dall’estremo iconico al suo esatto contrario, ma esiste la possibilità opposta di tragitto; quella traverso cui affiora, nell’enumerazione contraria degli artisti e delle relative opere, la visibilità delle figurazioni, l’edificazione narrativa nonché il montaggio iconografico: la validità degli antipodi linguistici abilita “Viceversa”.
Lo sponsor ufficiale dell’evento è “Victorinox”
Il percorso ideato illustra, dunque, vari stadi creativi e non disposti in sequenza qualitativamente ascensionale; per questo ha possibilità pari percorrere le opere anche in ordine contrario (dall’aula superiore a quella inferiore): donde “Viceversa”.
Apre la rassegna Marco Verelli con le sue immagini che hanno il nitore inviolato e anaffettivo delle lacche sintetiche. La realtà viene raffigurata entro una patina impeccabile, lucida. Tale pulizia di rappresentazione con l’opera di Angelo Bellobono frequenta i primi lievissimi dissesti. Il pittore crea le sue figure nell’impasto di un acrilico volontariamente vago per l'assenza di una guida grafica di fondo. Il senso del racconto sempre più sbiadisce a favore dei puri risultati formali con le opere di Marco Tamburro che, con lavorii pittorici circolari e addizionati a sostrati fotografici, spostano l’attenzione sull’impatto visivo, sull’emozionalità dei contrapposti cromatici. Nel circuito della mostra, le fotografie di Pierluigi Piredda segnano la prima netta volontà di prevaricazione dei valori formali nell’opera. Pur partendo da una base naturalistica, l’artista sposta l’attenzione sulle virtù plastiche delle sagome, dunque sulle ritmiche dei vuoti e dei pieni e sull’organicità dell’intero costrutto. Gianfranco Mascelli articola invece ipotesi estetiche circa l’orogenesi della forma e della materia. L´autore va scavando sino ad arrivare all’archetipo delle masse, dei volumi e delle creazioni, ponendo pertanto un’attenzione formale, con tecniche miste, sulla contrapposizione dei pesi e delle corposità. Ma ancora si distinguono dei remoti lacerti narrativi. L´opera di Andrea Carini chiude la parabola rendendo afona ogni comunicazione che si avvalga di sistemi figurativi o velatamente tali. Carini edifica manufatti enfi di tracce, segmenti, rette e affini: questo clinico e razionale ordito segnico abbisogna d’una lettura visiva e mentale che consideri, data la chiara assenza di un giaciglio iconografico, solamente i significati formali, unici vettori istituibili per la penetrazione plausibile nell’astratto classico.
Il percorso sin qui seguito è rivolto all’eutanasia graduale del senno iconografico nell’espressività delle immagini, conduce, infatti, dall’estremo iconico al suo esatto contrario, ma esiste la possibilità opposta di tragitto; quella traverso cui affiora, nell’enumerazione contraria degli artisti e delle relative opere, la visibilità delle figurazioni, l’edificazione narrativa nonché il montaggio iconografico: la validità degli antipodi linguistici abilita “Viceversa”.
Lo sponsor ufficiale dell’evento è “Victorinox”
23
aprile 2004
Viceversa
Dal 23 aprile all'otto maggio 2004
arte contemporanea
Location
MARGUTTA 3 – INES IZZO ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Orario di apertura
10.30 – 19.30, lunedì 14.30 – 19.30
Vernissage
23 Aprile 2004, ore 18.30