Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Videovetrina #4 – Wonder Women
verranno presentati, attraverso la vetrina dello spazio espositivo, cinque lavori video visibili direttamente dalla strada e successivamente proposti, fino al 15 luglio, all’interno della galleria
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 30 giugno, dalle ore 22, presso lo Studio Lipoli&Lopez – Roma, via della Penitenza 4a – verranno presentati, attraverso la vetrina dello spazio espositivo, cinque lavori video visibili direttamente dalla strada e successivamente proposti, fino al 15 luglio, all’interno della galleria.
Una ragazza alla prese con la propria rabbia e una ciotola di insalata (Sara Basta, Mangiare con rabbia aiuta a digerire); la femmina di un grosso ragno che si aggira, come un animale domestico, tra gli effetti personali della donna più sofisticata (Bogna Burska, Arachne); l’analisi stringente di un matrimonio come tanti e della sua iconografia fotografica (Luana Perilli, Tammurriata nera); il viaggio, fantasmagorico, di una Santa Lucia chiusa in una toilette dei nostri giorni (Alessandra Cianelli, Storia di Santa Lucia); il ritratto di una crocerossina qualsiasi, infine, attraverso gli anni bui della difesa della razza (Ursula Franco, Lina).
Cinque giovani donne che parlano, oggi, delle donne. Senza tanti giri di parole, con una consapevolezza – e una meraviglia – nuove. Cinque artiste che appaiono lontane, ormai, tanto dall’esigenza di un punto di vista dichiaratamente sessuato, quanto dall’ostentazione di quegli elementi linguistici che sarebbero propri di un’arte “al femminile”. Qui si parla, semplicemente, della donna così come attualmente la vede l’arte. E di un’arte, quella di oggi, che è fatta anche – e, anzi, soprattutto – dalle donne.
Fanno notare le Guerrilla Girls (51. Biennale Internazionale d’Arte, in corso a Venezia) che nonostante le donne non raggiungano il 3% degli artisti selezionati, nei musei d’arte moderna l’83% dei nudi in mostra sono nudi femminili. E questi sono dati, numeri. D’altro canto, però, è un fatto altrettanto incontrovertibile che quando si pensa all’arte contemporanea si finiscano per citare quanto meno – chi non le conosce? – Ana Mendieta, Cindy Sherman, Francesca Woodman, Annette Messager e Barbara Kruger.
Cosa significa questo? Significa che, sebbene in un lasso di tempo troppo breve per risultare apprezzabile quando si tratta di stilare percentuali su vasta scala, qualcosa di formidabile (peraltro in una porzione del pianeta, ora lo sappiamo, piuttosto piccola) è accaduto davvero. Qualcosa di profondo, oltretutto, se è vero che le migliori interpreti degli anni Novanta (Rachel Whiteread, Tacita Dean, Rineke Dijkstra) sono apparse anche affrancarsi dall’esigenza di dichiarare col proprio lavoro un punto di vista manifestamente sessuato. E questo soltanto vent’anni dopo la fondamentale Womanhouse (1972, a cura di Myriam Shapiro e Judy Chicago), mostra epoch-making che vide protagoniste a Los Angeles ventitre studentesse del Feminist Art Program del California Institute of Arts.
Tutto ciò, fino ad arrivare all’attualità di un momento storico in cui, varcata la soglia del secolo e divenuto improponibile fare dell’“arte delle donne”, oggi, una categoria di genere, bisogna pur rimarcare l’esigenza di tornare sull’argomento e riuscire infine a raccontarle, le donne. Come avviene in questa occasione, con cinque giovani videomaker che ne parlano senza tanti giri di parole e con una consapevolezza – e una meraviglia – nuove.
Sara Basta, qui alle prese con la propria rabbia e una ciotola di insalata, lascia che tutto ruoti intorno al soggetto: più che una confessione, Mangiare con rabbia aiuta a digerire (questo il titolo del suo lavoro) diventa un truismo da interpretare di persona, fino in fondo, nella più segreta delle stanze di una quotidianità come tante. Con Arachne, Bogna Burska osa sovrapporre ad un’assenza femminile intima eppure prorompente, la presenza viceversa perturbante ma silenziosa di uno tra i più grossi ragni esistenti al mondo, per giunta femmina anch’esso e cacciatore di volatili. Luana Perilli (Tammurriata nera) si rivolge alla fotografia, in modo divertito ma raggelante, interrogandone la neutralità al cospetto di una parata matrimoniale in cui l’ostentazione del soggetto raffigurato, anche di quello femminile, diventa viceversa la più artefatta. Attraverso uno stargate minimo che si fa metafora del concetto stesso di visione, Alessandra Cianelli convoca la vicenda di una Santa Lucia chiusa in una toilette del nostro tempo, improvviso teatro della vertigine dell’esperienza (Storia di Santa Lucia). Spara letteralmente sulla Croce Rossa, infine, Ursula Franco, raccontando (Lina) di una crocerossina ebrea emarginata, durante gli anni bui della difesa della razza, persino da un’istituzione considerata da sempre, per antonomasia, super partes.
Sara Basta è nata a Roma, dove vive. Frequenta il 4° anno dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha preso parte, tra le altre, alle collettive romane Frigo, a cura di Zone Attive, Fiesta! (2005); Centro di prima accoglienza artistica, C.s.o.a. Brancaleone (2005); Mimosa, Sala 1 (2004); Off Matches, Linux (2004).
Bogna Burska è nata a Varsavia, dove vive. Tra le personali: Winter is gone, Change + Partner, Roma (2005); TV Room, Mały Salon Zachęta Narodowa Galeria Sztuki, Varsavia (2004); Life is beautiful – continued, Galeria Szara, Cieszyn (Polonia, 2003); Life is beautiful, Galeria CO2, Gliwice (Polonia, 2002). Tra le collettive, tutte del 2004: Love and democracy, Giedre Bartelt Galerie e Stary Browar, Francoforte (Germania) e Poznań (Polonia); Nowa Fabryka 2004, Espace Confluences, Parigi; Conditions of Identity, Exprmntl, Tolosa (Francia); As White as Snow, as Red as Blood, Giedre Bartelt Galerie, Berlino; Continental Breakfast, Planetarium, Belgrado; Kunstprojekt-Goetzen, Friedenskirche, Francoforte sull’Oder. Nel 2003, nell’ambito della prima Biennale di Praga, ha partecipato alla collettiva Seduced.
Alessandra Cianelli è nata a Napoli, dove vive. Ha iniziato a produrre i suoi progetti nel 2004, dopo una lunga esperienza maturata come scenografa e costumista per il teatro e per il cinema. Ha preso parte alle collettive Sensi contemporanei – Incursione vesuviana, a cura da Gigiotto del Vecchio, presso la Mostra d'Oltremare di Napoli (2004), e a Immaginari, linguaggi, pratiche urbane – Spazio temporaneo di documentazione, presso il neonato PAN Palazzo delle Arti Napoli, a cura di Laura Bardier, Taryn Ferrentino, Mena Carangelo e Anna Migliaccio.
Ursula Franco è nata a Grosseto; vive a Roma. Tra le personali: Quarantanove /2 (doppia personale, 2004) e Happy Birthday Mr Goldman (performance, 2003), Studio Lipoli&Lopez, Roma; Farfalle e libre arbitre, Rialto S. Ambrogio, Roma (2002); Un’opera di Ursula Franco, Ludovico Pratesi, Roma (2002); 2001 Jude, Centro di Documentazione e Ricerca Artistica Contemporanea “Luigi Di Sarro”, Roma (2001). Tra le collettive: Quarantanove / Think Over, The Saint Patrick's Centre (Downpatrick County Down) e Golden Thread Gallery (Belfast), Irlanda del Nord (2004); Israel Today, Museo d’Arte Contemporanea “Pino Pascali”, Polignano a Mare (BA). Ha partecipato, inoltre, con la Galleria Zelig di Bari, alla Flash Art Fair (Milano, 2004).
Luana Perilli è nata a Roma, dove vive. Personali: Pay Attention (follow the instructions), Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004). Performance: Tute per respiratori professionisti (comunicanti), nell’ambito di Y.I.A. Young International Artists, Rialtosantambrogio, Roma (2003); Atmen –Atman, Museo d’Arte Contemporanea di Fonte Nuova, Roma (2003). Ha preso parte, tra le altre collettive, a: Hard selling, Festarte, Roma (2005); Multiprises, Cité Internationale des Arts, Parigi/Roma (2004); Circòlarea (Site specific projects competition for Villa Sciarra), Frascati, Roma (2004); Quarantanove/Prima Visione, Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004); D’Après Gauguin, Tempio di Adriano, Roma (2003).
Una ragazza alla prese con la propria rabbia e una ciotola di insalata (Sara Basta, Mangiare con rabbia aiuta a digerire); la femmina di un grosso ragno che si aggira, come un animale domestico, tra gli effetti personali della donna più sofisticata (Bogna Burska, Arachne); l’analisi stringente di un matrimonio come tanti e della sua iconografia fotografica (Luana Perilli, Tammurriata nera); il viaggio, fantasmagorico, di una Santa Lucia chiusa in una toilette dei nostri giorni (Alessandra Cianelli, Storia di Santa Lucia); il ritratto di una crocerossina qualsiasi, infine, attraverso gli anni bui della difesa della razza (Ursula Franco, Lina).
Cinque giovani donne che parlano, oggi, delle donne. Senza tanti giri di parole, con una consapevolezza – e una meraviglia – nuove. Cinque artiste che appaiono lontane, ormai, tanto dall’esigenza di un punto di vista dichiaratamente sessuato, quanto dall’ostentazione di quegli elementi linguistici che sarebbero propri di un’arte “al femminile”. Qui si parla, semplicemente, della donna così come attualmente la vede l’arte. E di un’arte, quella di oggi, che è fatta anche – e, anzi, soprattutto – dalle donne.
Fanno notare le Guerrilla Girls (51. Biennale Internazionale d’Arte, in corso a Venezia) che nonostante le donne non raggiungano il 3% degli artisti selezionati, nei musei d’arte moderna l’83% dei nudi in mostra sono nudi femminili. E questi sono dati, numeri. D’altro canto, però, è un fatto altrettanto incontrovertibile che quando si pensa all’arte contemporanea si finiscano per citare quanto meno – chi non le conosce? – Ana Mendieta, Cindy Sherman, Francesca Woodman, Annette Messager e Barbara Kruger.
Cosa significa questo? Significa che, sebbene in un lasso di tempo troppo breve per risultare apprezzabile quando si tratta di stilare percentuali su vasta scala, qualcosa di formidabile (peraltro in una porzione del pianeta, ora lo sappiamo, piuttosto piccola) è accaduto davvero. Qualcosa di profondo, oltretutto, se è vero che le migliori interpreti degli anni Novanta (Rachel Whiteread, Tacita Dean, Rineke Dijkstra) sono apparse anche affrancarsi dall’esigenza di dichiarare col proprio lavoro un punto di vista manifestamente sessuato. E questo soltanto vent’anni dopo la fondamentale Womanhouse (1972, a cura di Myriam Shapiro e Judy Chicago), mostra epoch-making che vide protagoniste a Los Angeles ventitre studentesse del Feminist Art Program del California Institute of Arts.
Tutto ciò, fino ad arrivare all’attualità di un momento storico in cui, varcata la soglia del secolo e divenuto improponibile fare dell’“arte delle donne”, oggi, una categoria di genere, bisogna pur rimarcare l’esigenza di tornare sull’argomento e riuscire infine a raccontarle, le donne. Come avviene in questa occasione, con cinque giovani videomaker che ne parlano senza tanti giri di parole e con una consapevolezza – e una meraviglia – nuove.
Sara Basta, qui alle prese con la propria rabbia e una ciotola di insalata, lascia che tutto ruoti intorno al soggetto: più che una confessione, Mangiare con rabbia aiuta a digerire (questo il titolo del suo lavoro) diventa un truismo da interpretare di persona, fino in fondo, nella più segreta delle stanze di una quotidianità come tante. Con Arachne, Bogna Burska osa sovrapporre ad un’assenza femminile intima eppure prorompente, la presenza viceversa perturbante ma silenziosa di uno tra i più grossi ragni esistenti al mondo, per giunta femmina anch’esso e cacciatore di volatili. Luana Perilli (Tammurriata nera) si rivolge alla fotografia, in modo divertito ma raggelante, interrogandone la neutralità al cospetto di una parata matrimoniale in cui l’ostentazione del soggetto raffigurato, anche di quello femminile, diventa viceversa la più artefatta. Attraverso uno stargate minimo che si fa metafora del concetto stesso di visione, Alessandra Cianelli convoca la vicenda di una Santa Lucia chiusa in una toilette del nostro tempo, improvviso teatro della vertigine dell’esperienza (Storia di Santa Lucia). Spara letteralmente sulla Croce Rossa, infine, Ursula Franco, raccontando (Lina) di una crocerossina ebrea emarginata, durante gli anni bui della difesa della razza, persino da un’istituzione considerata da sempre, per antonomasia, super partes.
Sara Basta è nata a Roma, dove vive. Frequenta il 4° anno dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha preso parte, tra le altre, alle collettive romane Frigo, a cura di Zone Attive, Fiesta! (2005); Centro di prima accoglienza artistica, C.s.o.a. Brancaleone (2005); Mimosa, Sala 1 (2004); Off Matches, Linux (2004).
Bogna Burska è nata a Varsavia, dove vive. Tra le personali: Winter is gone, Change + Partner, Roma (2005); TV Room, Mały Salon Zachęta Narodowa Galeria Sztuki, Varsavia (2004); Life is beautiful – continued, Galeria Szara, Cieszyn (Polonia, 2003); Life is beautiful, Galeria CO2, Gliwice (Polonia, 2002). Tra le collettive, tutte del 2004: Love and democracy, Giedre Bartelt Galerie e Stary Browar, Francoforte (Germania) e Poznań (Polonia); Nowa Fabryka 2004, Espace Confluences, Parigi; Conditions of Identity, Exprmntl, Tolosa (Francia); As White as Snow, as Red as Blood, Giedre Bartelt Galerie, Berlino; Continental Breakfast, Planetarium, Belgrado; Kunstprojekt-Goetzen, Friedenskirche, Francoforte sull’Oder. Nel 2003, nell’ambito della prima Biennale di Praga, ha partecipato alla collettiva Seduced.
Alessandra Cianelli è nata a Napoli, dove vive. Ha iniziato a produrre i suoi progetti nel 2004, dopo una lunga esperienza maturata come scenografa e costumista per il teatro e per il cinema. Ha preso parte alle collettive Sensi contemporanei – Incursione vesuviana, a cura da Gigiotto del Vecchio, presso la Mostra d'Oltremare di Napoli (2004), e a Immaginari, linguaggi, pratiche urbane – Spazio temporaneo di documentazione, presso il neonato PAN Palazzo delle Arti Napoli, a cura di Laura Bardier, Taryn Ferrentino, Mena Carangelo e Anna Migliaccio.
Ursula Franco è nata a Grosseto; vive a Roma. Tra le personali: Quarantanove /2 (doppia personale, 2004) e Happy Birthday Mr Goldman (performance, 2003), Studio Lipoli&Lopez, Roma; Farfalle e libre arbitre, Rialto S. Ambrogio, Roma (2002); Un’opera di Ursula Franco, Ludovico Pratesi, Roma (2002); 2001 Jude, Centro di Documentazione e Ricerca Artistica Contemporanea “Luigi Di Sarro”, Roma (2001). Tra le collettive: Quarantanove / Think Over, The Saint Patrick's Centre (Downpatrick County Down) e Golden Thread Gallery (Belfast), Irlanda del Nord (2004); Israel Today, Museo d’Arte Contemporanea “Pino Pascali”, Polignano a Mare (BA). Ha partecipato, inoltre, con la Galleria Zelig di Bari, alla Flash Art Fair (Milano, 2004).
Luana Perilli è nata a Roma, dove vive. Personali: Pay Attention (follow the instructions), Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004). Performance: Tute per respiratori professionisti (comunicanti), nell’ambito di Y.I.A. Young International Artists, Rialtosantambrogio, Roma (2003); Atmen –Atman, Museo d’Arte Contemporanea di Fonte Nuova, Roma (2003). Ha preso parte, tra le altre collettive, a: Hard selling, Festarte, Roma (2005); Multiprises, Cité Internationale des Arts, Parigi/Roma (2004); Circòlarea (Site specific projects competition for Villa Sciarra), Frascati, Roma (2004); Quarantanove/Prima Visione, Studio Lipoli&Lopez, Roma (2004); D’Après Gauguin, Tempio di Adriano, Roma (2003).
30
giugno 2005
Videovetrina #4 – Wonder Women
Dal 30 giugno al 15 luglio 2005
arte contemporanea
Location
STUDIO LIPOLI & LOPEZ
Roma, Via Della Penitenza, 5, (Roma)
Roma, Via Della Penitenza, 5, (Roma)
Vernissage
30 Giugno 2005, ore 22
Autore
Curatore