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Vie Occidentali
La mostra riunisce opere e installazioni di cinque artisti italiani, che misurano la cronaca dell’esistere attraverso un registro stilistico vario eppur carico di simbologie, di storie, di letture, di emozioni e fantasie, e ogni cosa che possa muovere e smuovere lo scenario del presente.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “Vie occidentali” è promossa dall' ARTESTUDIO 26, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo Novecento. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemporanea, che firma anche il testo, dal titolo “Vie occidentali” riunisce opere e installazioni di cinque artisti italiani, che misurano la cronaca dell’esistere attraverso un registro stilistico vario eppur carico di simbologie, di storie, di letture, di emozioni e fantasie, e ogni cosa che possa muovere e smuovere lo scenario del presente. La presenza di artisti affermati e di altri più giovani nel panorama delle scelte che l' ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
Scrive Carlo Franza: “Tra i linguaggi visivi della contemporaneità quello di Giuseppe Amadio è tra i più affascinanti, risultandone un grande inventore, essendo stato capace di organizzare inedite soluzioni dimensionali, compositive, cromatiche e spaziali. Una continuità inventiva e conoscitiva che attraversa il suo operare artistico con una ricerca estetica che accoglie sentimento e ragione, emozione e razionalità. Giuseppe Amadio con il suo alfabeto, personalissimo, pur rientrando in quell'area che muovendosi da Lucio Fontana porta ad autori come Castellani e Bonalumi, offre possibili possibilità, in cui il lessico visivo movimenta punti, linee, curve, angoli, quadrati, cerchi, ovvero quella geometria simbolica e rigeneratrice, vera geometria dell'universo, mossa dalla sua creatività del sapere, da un ritmo elementare che imprime alla sua produzione il labirinto dell'esistere, la prova cartografica di un vivere infinito. In questo clima di memorie, ricordi, appunti di viaggio e tracce vivono le atmosfere pittoriche in cui si è tuffato Bruno Fael mettendo a punto opere dove il suo contemporaneo modo di dipingere è un vero e proprio new-astrattism che tocca vertici altissimi, inseguendo linee, segni, macchie, tranci di colore, dettati da mano e pennelli e come trasportati da un vortice di sentimenti e di libertà. Fael ha messo in piedi un linguaggio pittorico divenuto espressivo a partire dai suoi stessi elementi costitutivi-linea, colore, forma-messi in rapporto musicale tra loro, secondo le categorie di ritmo, contrappunto, timbro. I lavori in mostra vivono dettati da appunti, pensieri, ricordi e memorie in un clima tonale tutto monocromo, su questo colore nero si insegue una linea che racconta sempre una lezione di vita, si fa breviario quotidiano, uno zibaldone dei nostri tempi.
Fiorella Iori muove quella curiosità degli occhi vergini. I codici dell’occhio in uno smarrimento fin de siécle. Lavora con l’ arma assoluta dell’occhio, la bellezza. Lo stupore con le sue scoperte imprevedibili e il sogno stesso di un attimo. L’osservatrice di sguardi nella scuola dello sguardo, dove fissa negli occhi la verità, i suoi colori, i clamori, le enfasi improvvise, gli accadimenti della storia. Lo sguardo sex, lo sguardo cuoco, lo sguardo lince, e il loro uscio da cui si scorge il sonetto del giorno. Leggerete l’epica dello sguardo, i traslati del movimento, le pulsioni optical, le irrequiete ombre, e se dilatate la vista l’occhio si porta nel calice del mare. Tutta la storia della pittura rappresenta il mondo, dai ritmi del panneggio, corpo che avvolge corpi, al profilo dei visi che scandagliano l’utilità dei singoli ricordi, con gli occhi senza grate che percepiscono e parlano. Il lungo sguardo non sa che qualcuno di nascosto lo fotografa. Storia dell’occhio e delle figure, il sistema della sosta negli sguardi d’occasione, la lingua dell’occhio in agguato. E ancora la carnosità vegetale, il mondo vegetale e vegetante che avvolge uomini e cose in un sillabario che da anni la Iori porta avanti e una serie di petali come dono della bellezza.
Solo tra le acque del Mediterraneo poteva nascere e crescere una personalità artistica come quella di Julianos Kattinis, genio del colore e delle forme, poeta del segno, intellettuale fra i più colti che ha respirato dalla storia antica, moderna e contemporanea. Novello Enea disceso dall’Oriente a Roma dove oggi vive, dopo aver giocato con gli dei dell’Olimpo, in quella terra greca che gli ha travasato i geni, il nostro artista insegue l’itinerario della fantasia e della memoria, attraverso connessioni ideografiche, alfabeti, trame, giochi della mano e della mente e riscrivere così con un linguaggio attuale l’ebbrezza arcaica, l’oriente esoterico, la biologia libidinale, il fervore di una manualità tecnica che ha affrontato l’affresco e la grafica, i dipinti e gli acquerelli. Culture diverse approdano nel suo lavoro artistico, e l’oriente si amalgama all’occidente, del primo si legge il colore, e la luce, del secondo tutta la dialettica delle avanguardie europee con Picasso che ha aperto all’Europa la profonda trasformazione.
E' dentro il Novecento che si stempera l'arte contemporanea, o meglio si conforma dentro la storia di un secolo da noi e da molti vissuto attraverso segni e segnali di paradiso e inferno, distruzione e speranza, quasi una faccia bipolare che si sfoglia e campiona eventi e volti di scienza e sapienza, di letteratura e di arte, di rivoluzione e di ritorno all'ordine. Non poteva essere altrimenti e non poteva ciò sfuggire a molti artisti contemporanei che in questo contesto hanno avviato, vivacizzato e colto la loro sfera iconica e/o aniconica. Dico ciò per togliere di mezzo subito ogni parola vuota, ogni fuorviante attenzione verso scelte estetiche fini a se stesse, e operare quella scelta di individuazione della realtà e della storia capaci da sempre di sorreggere, come d'altronde è stato, l'arte dei secoli. L'arte deve e può esistere dentro la storia, e la deve raccontare per immagini, catturate dall'io e dalle emozioni ma anche dalla realtà. Lo sosteneva anche il mio illustre maestro e collega Giulio Carlo Argan che mai distaccò la sua lezione dalla storia e in essa avvolse le sue pagine di critica più vive. Così mi pare abbia da tempo operato Marisa Settembrini, e vi insiste ancora oggi con questo capitolo pittorico tutto organizzato sul “novecento e oltre”.La bellezza di questi dipinti della Settembrini, i ritratti effervescenti, l’arduo gioco della sua invenzione, la modernità assoluta del linguaggio, stanno proprio nella commistione di lacerti di colore e di segno, in cui vive l’umanità allo specchio, amalgamati da una materia che rompe lo spazio profondo cristallizzando proprio quello sguardo che si mostra di un’assoluta preziosità.
Cenni biografici degli artisti
Giuseppe Amadio è nato a Todi nel 1944 e qui vive e lavora. Dopo la frequenza di corsi liberi di design e grafica pubblicitaria, si è occupato di cartellonistica su scala industriale. Alterna l’attività di pittore a quella di designer nel settore dell’arredo. Per oltre un ventennio ha collaborato come tecnico di studio con l’artista Piero Dorazio. Dopo un’iniziale poetica materico-gestuale oggi è approdato a un linguaggio fortemente concettuale, vivendo la sua esperienza astratto-concreta, con opere monocrome. Ha tenuto mostre fin dal 1980 in Italia e all’estero (Perugia, Viterbo, Forlì, Cesena, Porto San Giorgio, Sansepolcro, Porto San Giorgio, Viterbo, Milano, Roma, Pescara, Bologna,Firenze, Berlino ecc.). Nel 2011 ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura come Artista dell'Anno al Circolo della Stampa di Milano,candidato dal Prof. Carlo Franza presidente della Giuria del Premio. Del suo lavoro si è interessata la critica più qualificata, tra cui Piero Dorazio e l'illustre Storico Prof. Carlo Franza.
Bruno Fael, milanese di adozione, nato a Sacile in Friuli nel 1935, è uno degli artisti contemporanei più illustri e maggiormente dotati nel comunicare l'immediatezza di emozioni, colori e bellezza. Di lui hanno scritto i nomi più significanti della critica internazionale, Pierre Restany, Carlo Franza e Frèdèric Altmann. Ha tenuto oltre 160 mostre personali in tutto il mondo. Di particolare rilievo le sue sculture monumentali, talune di oltre dieci metri e l'installazione di dieci “rocce sacre” realizzata in Africa. Ultimo capolavoro la scultura monumentale in cristallo blu dal titolo “L'albero della pace” per il sentiero della memoria che porta alla tomba di Don Tonino Bello nel Cimitero di Alessano (Lecce). Tra gli ultimi riconoscimenti ufficiali, la nomina ad “artista dell'anno 2005” e la “Bruno Fael Street” nel
celebre Resort Stella di Mare ad Ain Soukhna (Egitto) nel 2005. Presente in tutti i cataloghi d'arte nazionali e internazionali.
Fiorella Iori è nata a Cecina nel 1949. Dopo il diploma al liceo Artistico di Carrara e all’Accademia di Belle Arti di Firenze si trasferisce a Milano, dove oggi vive, opera ed è titolare di cattedra al Liceo Artistico di Brera. La sua naturale inclinazione alla figurazione la vedono partecipe, inizialmente, nell’editoria, con case editrici come Mondadori, Fabbri, De Agostini, per le quali ha prodotto importanti illustrazioni, e di seguito si dedica ad una più personale ricerca artistica. Ha allestito mostre personali e installazioni in diverse città (Firenze, Milano, Melzo, Vaprio d’Adda, Mantova, Borgo Cardigliano-Specchia, ecc.) e partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali, non ultima la Rassegna d’Arte Contemporanea “Nuovi Scenari” a Teglio (Sondrio) e Sentieri di pace al MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Diverse le pubblicazioni sulla sua arte in riviste e quotidiani. Di lei hanno scritto illustri Critici e Storici dell’Arte, tra cui Carlo Franza.”.
Iulianos Kattinis è nato a Damasco nel 1934 da famiglia greco-ateniese. Ha studiato al Liceo dei Gesuiti francesi a Gerusalemme e all’American University di Beirut. Vive a Roma sin dagli inizi degli anni Sessanta dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti della Capitale e nel 1964 ha esposto alla Biennale di Venezia. Opera dal 1957, ma dal 1965 esclusivamente con la pittura e con una attività espositiva di oltre trecento mostre personali in più parti d’Europa e del mondo (Cairo, Atene, Beirut, Parigi, Innsbruck, Vienna, Monaco, Firenze, Roma, Milano, ecc.), unitamente all’invito a rassegne prestigiosissime. Presente alla XXXII Biennale di Venezia. Sue opere si trovano nei più importanti musei del mondo. Presente anche nel Museo del '900 G. Bargellini a Pieve di Cento-Ferrara dove con Gianfranco Ferroni, Tono Zancanaro e Giuseppe Zunica ha trovato ospitalità nella memorabile Rassegna “Confronti da Museo” nel 2003. Vive e lavora a Roma. Di lui hanno scritto illustri critici, da Carlo Franza a Nicola Micieli, da Leonardo Sinisgalli ad Antonio Altomonte, da Sandra Orienti a Sandra Giannattasio, da Ugo Moretti a Gianni Toti e Michele Calabrese.
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali e le installazioni in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio) e all’estero (New York, Monaco di Baviera,Berlino, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. Nel 2011 viene invitata da Vittorio Sgarbi a partecipare alla 54ma edizione della Biennale di Venezia. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a D. Montalto, dalla E. Muritti a N. Ponente, da F. Russoli a R. Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg, da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte.
Scrive Carlo Franza: “Tra i linguaggi visivi della contemporaneità quello di Giuseppe Amadio è tra i più affascinanti, risultandone un grande inventore, essendo stato capace di organizzare inedite soluzioni dimensionali, compositive, cromatiche e spaziali. Una continuità inventiva e conoscitiva che attraversa il suo operare artistico con una ricerca estetica che accoglie sentimento e ragione, emozione e razionalità. Giuseppe Amadio con il suo alfabeto, personalissimo, pur rientrando in quell'area che muovendosi da Lucio Fontana porta ad autori come Castellani e Bonalumi, offre possibili possibilità, in cui il lessico visivo movimenta punti, linee, curve, angoli, quadrati, cerchi, ovvero quella geometria simbolica e rigeneratrice, vera geometria dell'universo, mossa dalla sua creatività del sapere, da un ritmo elementare che imprime alla sua produzione il labirinto dell'esistere, la prova cartografica di un vivere infinito. In questo clima di memorie, ricordi, appunti di viaggio e tracce vivono le atmosfere pittoriche in cui si è tuffato Bruno Fael mettendo a punto opere dove il suo contemporaneo modo di dipingere è un vero e proprio new-astrattism che tocca vertici altissimi, inseguendo linee, segni, macchie, tranci di colore, dettati da mano e pennelli e come trasportati da un vortice di sentimenti e di libertà. Fael ha messo in piedi un linguaggio pittorico divenuto espressivo a partire dai suoi stessi elementi costitutivi-linea, colore, forma-messi in rapporto musicale tra loro, secondo le categorie di ritmo, contrappunto, timbro. I lavori in mostra vivono dettati da appunti, pensieri, ricordi e memorie in un clima tonale tutto monocromo, su questo colore nero si insegue una linea che racconta sempre una lezione di vita, si fa breviario quotidiano, uno zibaldone dei nostri tempi.
Fiorella Iori muove quella curiosità degli occhi vergini. I codici dell’occhio in uno smarrimento fin de siécle. Lavora con l’ arma assoluta dell’occhio, la bellezza. Lo stupore con le sue scoperte imprevedibili e il sogno stesso di un attimo. L’osservatrice di sguardi nella scuola dello sguardo, dove fissa negli occhi la verità, i suoi colori, i clamori, le enfasi improvvise, gli accadimenti della storia. Lo sguardo sex, lo sguardo cuoco, lo sguardo lince, e il loro uscio da cui si scorge il sonetto del giorno. Leggerete l’epica dello sguardo, i traslati del movimento, le pulsioni optical, le irrequiete ombre, e se dilatate la vista l’occhio si porta nel calice del mare. Tutta la storia della pittura rappresenta il mondo, dai ritmi del panneggio, corpo che avvolge corpi, al profilo dei visi che scandagliano l’utilità dei singoli ricordi, con gli occhi senza grate che percepiscono e parlano. Il lungo sguardo non sa che qualcuno di nascosto lo fotografa. Storia dell’occhio e delle figure, il sistema della sosta negli sguardi d’occasione, la lingua dell’occhio in agguato. E ancora la carnosità vegetale, il mondo vegetale e vegetante che avvolge uomini e cose in un sillabario che da anni la Iori porta avanti e una serie di petali come dono della bellezza.
Solo tra le acque del Mediterraneo poteva nascere e crescere una personalità artistica come quella di Julianos Kattinis, genio del colore e delle forme, poeta del segno, intellettuale fra i più colti che ha respirato dalla storia antica, moderna e contemporanea. Novello Enea disceso dall’Oriente a Roma dove oggi vive, dopo aver giocato con gli dei dell’Olimpo, in quella terra greca che gli ha travasato i geni, il nostro artista insegue l’itinerario della fantasia e della memoria, attraverso connessioni ideografiche, alfabeti, trame, giochi della mano e della mente e riscrivere così con un linguaggio attuale l’ebbrezza arcaica, l’oriente esoterico, la biologia libidinale, il fervore di una manualità tecnica che ha affrontato l’affresco e la grafica, i dipinti e gli acquerelli. Culture diverse approdano nel suo lavoro artistico, e l’oriente si amalgama all’occidente, del primo si legge il colore, e la luce, del secondo tutta la dialettica delle avanguardie europee con Picasso che ha aperto all’Europa la profonda trasformazione.
E' dentro il Novecento che si stempera l'arte contemporanea, o meglio si conforma dentro la storia di un secolo da noi e da molti vissuto attraverso segni e segnali di paradiso e inferno, distruzione e speranza, quasi una faccia bipolare che si sfoglia e campiona eventi e volti di scienza e sapienza, di letteratura e di arte, di rivoluzione e di ritorno all'ordine. Non poteva essere altrimenti e non poteva ciò sfuggire a molti artisti contemporanei che in questo contesto hanno avviato, vivacizzato e colto la loro sfera iconica e/o aniconica. Dico ciò per togliere di mezzo subito ogni parola vuota, ogni fuorviante attenzione verso scelte estetiche fini a se stesse, e operare quella scelta di individuazione della realtà e della storia capaci da sempre di sorreggere, come d'altronde è stato, l'arte dei secoli. L'arte deve e può esistere dentro la storia, e la deve raccontare per immagini, catturate dall'io e dalle emozioni ma anche dalla realtà. Lo sosteneva anche il mio illustre maestro e collega Giulio Carlo Argan che mai distaccò la sua lezione dalla storia e in essa avvolse le sue pagine di critica più vive. Così mi pare abbia da tempo operato Marisa Settembrini, e vi insiste ancora oggi con questo capitolo pittorico tutto organizzato sul “novecento e oltre”.La bellezza di questi dipinti della Settembrini, i ritratti effervescenti, l’arduo gioco della sua invenzione, la modernità assoluta del linguaggio, stanno proprio nella commistione di lacerti di colore e di segno, in cui vive l’umanità allo specchio, amalgamati da una materia che rompe lo spazio profondo cristallizzando proprio quello sguardo che si mostra di un’assoluta preziosità.
Cenni biografici degli artisti
Giuseppe Amadio è nato a Todi nel 1944 e qui vive e lavora. Dopo la frequenza di corsi liberi di design e grafica pubblicitaria, si è occupato di cartellonistica su scala industriale. Alterna l’attività di pittore a quella di designer nel settore dell’arredo. Per oltre un ventennio ha collaborato come tecnico di studio con l’artista Piero Dorazio. Dopo un’iniziale poetica materico-gestuale oggi è approdato a un linguaggio fortemente concettuale, vivendo la sua esperienza astratto-concreta, con opere monocrome. Ha tenuto mostre fin dal 1980 in Italia e all’estero (Perugia, Viterbo, Forlì, Cesena, Porto San Giorgio, Sansepolcro, Porto San Giorgio, Viterbo, Milano, Roma, Pescara, Bologna,Firenze, Berlino ecc.). Nel 2011 ha vinto il Premio delle Arti Premio della Cultura come Artista dell'Anno al Circolo della Stampa di Milano,candidato dal Prof. Carlo Franza presidente della Giuria del Premio. Del suo lavoro si è interessata la critica più qualificata, tra cui Piero Dorazio e l'illustre Storico Prof. Carlo Franza.
Bruno Fael, milanese di adozione, nato a Sacile in Friuli nel 1935, è uno degli artisti contemporanei più illustri e maggiormente dotati nel comunicare l'immediatezza di emozioni, colori e bellezza. Di lui hanno scritto i nomi più significanti della critica internazionale, Pierre Restany, Carlo Franza e Frèdèric Altmann. Ha tenuto oltre 160 mostre personali in tutto il mondo. Di particolare rilievo le sue sculture monumentali, talune di oltre dieci metri e l'installazione di dieci “rocce sacre” realizzata in Africa. Ultimo capolavoro la scultura monumentale in cristallo blu dal titolo “L'albero della pace” per il sentiero della memoria che porta alla tomba di Don Tonino Bello nel Cimitero di Alessano (Lecce). Tra gli ultimi riconoscimenti ufficiali, la nomina ad “artista dell'anno 2005” e la “Bruno Fael Street” nel
celebre Resort Stella di Mare ad Ain Soukhna (Egitto) nel 2005. Presente in tutti i cataloghi d'arte nazionali e internazionali.
Fiorella Iori è nata a Cecina nel 1949. Dopo il diploma al liceo Artistico di Carrara e all’Accademia di Belle Arti di Firenze si trasferisce a Milano, dove oggi vive, opera ed è titolare di cattedra al Liceo Artistico di Brera. La sua naturale inclinazione alla figurazione la vedono partecipe, inizialmente, nell’editoria, con case editrici come Mondadori, Fabbri, De Agostini, per le quali ha prodotto importanti illustrazioni, e di seguito si dedica ad una più personale ricerca artistica. Ha allestito mostre personali e installazioni in diverse città (Firenze, Milano, Melzo, Vaprio d’Adda, Mantova, Borgo Cardigliano-Specchia, ecc.) e partecipato a numerose rassegne nazionali e internazionali, non ultima la Rassegna d’Arte Contemporanea “Nuovi Scenari” a Teglio (Sondrio) e Sentieri di pace al MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Diverse le pubblicazioni sulla sua arte in riviste e quotidiani. Di lei hanno scritto illustri Critici e Storici dell’Arte, tra cui Carlo Franza.”.
Iulianos Kattinis è nato a Damasco nel 1934 da famiglia greco-ateniese. Ha studiato al Liceo dei Gesuiti francesi a Gerusalemme e all’American University di Beirut. Vive a Roma sin dagli inizi degli anni Sessanta dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti della Capitale e nel 1964 ha esposto alla Biennale di Venezia. Opera dal 1957, ma dal 1965 esclusivamente con la pittura e con una attività espositiva di oltre trecento mostre personali in più parti d’Europa e del mondo (Cairo, Atene, Beirut, Parigi, Innsbruck, Vienna, Monaco, Firenze, Roma, Milano, ecc.), unitamente all’invito a rassegne prestigiosissime. Presente alla XXXII Biennale di Venezia. Sue opere si trovano nei più importanti musei del mondo. Presente anche nel Museo del '900 G. Bargellini a Pieve di Cento-Ferrara dove con Gianfranco Ferroni, Tono Zancanaro e Giuseppe Zunica ha trovato ospitalità nella memorabile Rassegna “Confronti da Museo” nel 2003. Vive e lavora a Roma. Di lui hanno scritto illustri critici, da Carlo Franza a Nicola Micieli, da Leonardo Sinisgalli ad Antonio Altomonte, da Sandra Orienti a Sandra Giannattasio, da Ugo Moretti a Gianni Toti e Michele Calabrese.
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali e le installazioni in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio) e all’estero (New York, Monaco di Baviera,Berlino, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. Nel 2011 viene invitata da Vittorio Sgarbi a partecipare alla 54ma edizione della Biennale di Venezia. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a D. Montalto, dalla E. Muritti a N. Ponente, da F. Russoli a R. Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg, da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte.
04
marzo 2014
Vie Occidentali
Dal 04 marzo al 06 aprile 2014
arte contemporanea
Location
ARTESTUDIO 26
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a mercoledì ore 10 – 17
visitabile in giorni e orari diversi previo appuntamento al 338.9197709
Vernissage
4 Marzo 2014, ore 18.00
Autore
Curatore