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Vincenzo Andolina
La pittura di Vincenzo Andolina, in mostra presso lo Spazio Guicciardini, racconta dell’uomo e del suo agire nella storia; è una pittura in movimento che spesso inquieta: grovigli sanguinolenti di membra, residui di una civiltà disastrata tra architetture metafisiche
Comunicato stampa
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La pittura di Vincenzo Andolina, in mostra presso lo Spazio Guicciardini, racconta dell’uomo e del suo agire nella storia; è una pittura in movimento che spesso inquieta: grovigli sanguinolenti di membra, residui di una civiltà disastrata tra architetture metafisiche.
L’artista interroga Tiziano, Caravaggio, Sironi, De Chirico, li reinventa alla ricerca di un senso. I colori sono violenti, lavorati allo spasimo, chiaro-scuri drammatici, anche se a tratti attraversati da tagli di luce che rivelano raffinate sfumature tonali. A volte si è sorpresi da squarci di limpido azzurro all’orizzonte. E’ una pittura senza citazioni ma con la convinzione delle profonde radici che la legano al presente e sempre permeata da una forte esigenza etica. Discariche di cose e di corpi tra relitti di architetture metafisiche invadono valli dalle dolci colline. Dietro, squarci d’azzurro. L’orizzonte come sogno.
Vincenzo Andolina vive e lavora a Milano. Ci arriva nel 1961 in anni di grande fermento intellettuale: si parla d’arte e di cultura al Giamaica, nelle Gallerie, nelle case degli artisti, dei galleristi e dei collezionisti che restano aperte tutta la notte. Andolina lega con il gruppo di pittori del Realismo esistenziale (Vaglieri, Ferroni, Banchieri, Guerreschi, Martinelli e Cappelli). Espone alla Galleria delle Ore. E’ amico dello scultore Umberto Dilani e di Gino Meloni, Roberto Ercolini, Tancredi, Alfredo Chighine e dei critici Franco Russoli e Mario De Micheli.
Alla fine degli Anni ’60 irrompe prepotente la politica, il progetto di un mondo diverso, di un diverso ruolo dell’artista, della sua funzione. Andolina contribuisce al cambiamento con grande entusiasmo. Anni più tardi con il riflusso della politica, la delusione per lui è fortissima. Si apparta per qualche anno anche dalla pittura. E’ un periodo di grande travaglio ma anche di nuove elaborazioni, che lo porteranno al superamento delle avanguardie, alla riscoperta delle radici della pittura. Guarda al realismo di Masaccio, di Giotto, alla luce di Piero della Francesca, alla disperazione di Michelangelo, al chiaro-scuro drammatico di Caravaggio, De Chirico, Sironi. Trova così la strada verso una nuova narrazione, un nuovo grande momento creativo.
L’artista interroga Tiziano, Caravaggio, Sironi, De Chirico, li reinventa alla ricerca di un senso. I colori sono violenti, lavorati allo spasimo, chiaro-scuri drammatici, anche se a tratti attraversati da tagli di luce che rivelano raffinate sfumature tonali. A volte si è sorpresi da squarci di limpido azzurro all’orizzonte. E’ una pittura senza citazioni ma con la convinzione delle profonde radici che la legano al presente e sempre permeata da una forte esigenza etica. Discariche di cose e di corpi tra relitti di architetture metafisiche invadono valli dalle dolci colline. Dietro, squarci d’azzurro. L’orizzonte come sogno.
Vincenzo Andolina vive e lavora a Milano. Ci arriva nel 1961 in anni di grande fermento intellettuale: si parla d’arte e di cultura al Giamaica, nelle Gallerie, nelle case degli artisti, dei galleristi e dei collezionisti che restano aperte tutta la notte. Andolina lega con il gruppo di pittori del Realismo esistenziale (Vaglieri, Ferroni, Banchieri, Guerreschi, Martinelli e Cappelli). Espone alla Galleria delle Ore. E’ amico dello scultore Umberto Dilani e di Gino Meloni, Roberto Ercolini, Tancredi, Alfredo Chighine e dei critici Franco Russoli e Mario De Micheli.
Alla fine degli Anni ’60 irrompe prepotente la politica, il progetto di un mondo diverso, di un diverso ruolo dell’artista, della sua funzione. Andolina contribuisce al cambiamento con grande entusiasmo. Anni più tardi con il riflusso della politica, la delusione per lui è fortissima. Si apparta per qualche anno anche dalla pittura. E’ un periodo di grande travaglio ma anche di nuove elaborazioni, che lo porteranno al superamento delle avanguardie, alla riscoperta delle radici della pittura. Guarda al realismo di Masaccio, di Giotto, alla luce di Piero della Francesca, alla disperazione di Michelangelo, al chiaro-scuro drammatico di Caravaggio, De Chirico, Sironi. Trova così la strada verso una nuova narrazione, un nuovo grande momento creativo.
10
settembre 2007
Vincenzo Andolina
Dal 10 al 28 settembre 2007
arte contemporanea
Location
SPAZIO GUICCIARDINI
Milano, Via Francesco Guicciardini, 6, (Milano)
Milano, Via Francesco Guicciardini, 6, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, 9.30 - 12.30 / 14.30 - 18.30; sabato e festivi chiuso
Vernissage
10 Settembre 2007, ore 18
Autore
grande artista