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Vincenzo Balena – Muta poesia della forma
Lo spazio inaugura con la mostra di Vincenzo Balena, noto scultore italiano nato a Milano nel 1942
Comunicato stampa
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VINCENZO BALENA
note biografiche
a cura di Roberto Costella
Vincenzo Balena nasce nel 1942 da padre pugliese e madre lombarda a Milano: qui cresce, si forma e tuttora continua a operare. Studia tecniche e linguaggi grafici alla Scuola Professionale Rizzoli e inizia poi a lavorare come cromolitografo; frequenta al contempo la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco sperimentando discipline pittoriche e plastiche.
Dal 1968 si dedica professionalmente all’arte, apre uno studio in via Schievano e pratica soprattutto disegno e pittura; inizia l’attività espositiva partecipando alla VIII Biennale Nazionale di Arte Sacra Contemporanea a Bologna e al XXI Premio Suzzara.
Tematicamente si interessa a forme vegetali (radici arboree e tronchi d’ulivo) e poi animali (insetti), interpretandole quasi serialmente con tecnica grafica e pittorica: nascono i cicli delle cavallette, cicale e libellule, dei maggiolini e rane, configurati con duro realismo e incisiva analiticità.
Nel 1970 partecipa alla LXX Mostra Annuale d’Arte della Permanente di Milano, si classifica primo al Premio della Casa Editrice “Il Quadrato”, è segnalato al VII Premio di Pittura di Saronno; nel periodo 1971/72 partecipa a molte esposizioni collettive e viene premiato alla IX Mostra Nazionale di Santa Margherita Ligure. Parallelamente si impegna nell’attività scultorea che, nel tempo, diventerà l’espressione artistica primaria.
Conosce Marco Rosci, docente di storia dell’arte all’Università Statale di Milano che nel 1973 lo presenta alla Galleria Montrasio di Monza: è la prima personale dove Balena espone dipinti e bronzi dell’ultimo triennio. Nel 1974 inizia il ciclo grafico-pittorico dei “Messaggeri” dedicato agli uccelli e nel 1976 il ciclo “Noi, le scimmie”: Balena affronta il rapporto tra realtà naturale e mondo antropomorfico, tra biologia animale e identità umana che sarà d’ora in poi tema costante di ricerca.
L’attività espositiva continua: tiene una personale a Bari nella Galleria “A2 arte contemporanea”, alla Galleria de Marco di Milano e alla Galleria d'Arte San Rocco di Seregno; consegue il secondo premio alla IV Mostra Nazionale di Pittura di Borgosesia; partecipa all’esposizione di grafica italiana della Moderna Galerija di Lubiana e dell’Académie Lyonnaise di Lione.
Dal 1979 al 1982, con impegno esclusivo e totalizzante, si dedica allo studio della personalità e dell’opera di P.P. Pasolini realizzando una serie di disegni, dipinti e sculture. L’esperienza matura in Balena nuova consapevolezza artistica e intellettuale, ma anche problemi espositivi per la difficoltà a presentare integralmente il ciclo.
Nel 1982 svolge la personale alla galleria “Aleph spazio d’arte” dedicata alla grafica, pubblicando in catalogo due poesie dedicategli da Mario De Micheli; il critico, conosciuto e frequentato fin dal 1973/74, presenta Balena anche nella personale del 1984 alla Galleria del Naviglio: sono esposti i disegni, i dipinti e le sculture degli animali e, parzialmente, le opere del ciclo pasoliniano.
Afferma in saggio De Micheli: “Sia che disegni o dipinga o si dedichi alla scultura, Balena tende … a costruire una metafora dell’esistenza nella sua parabola di vita e di morte, nel suo intreccio di oggettività e di soggettività, nel suo flusso drammatico tra tempo storico e tempo naturale…”.
Tramite Laura Betti, frequentata alla Fondazione Pasolini, nel 1985 conosce i poeti Antonio Porta e, soprattutto, Giovanni Raboni con cui costruirà un rapporto di solidarietà e condivisione artistica che durerà fino alla morte dell’intellettuale (2004); al suo lavoro scultoreo Raboni dedicherà alcuni saggi e anche una poesia. Per la mostra personale alla Galleria Montrasio di Monza (1986) dove ricompare, sempre in versione ridotta, il ciclo pasoliniano, Raboni scrive in catalogo: “Poche volte, di fronte ad un artista del nostro tempo, ho avvertito con tanta certezza … il funzionare intrecciato, inestricabile dell’intelligenza e della pietà, il sovrapporsi, il fondersi di un sapere distaccato, quasi crudele, e di un non-sapere, di un abbandono, di una cecità quasi mistici. Accertamento scientifico del visibile e senso della duplicità, dell’ambiguità, dell’incessante metamorfosi, del continuo dilapidarsi e rinascere della vita, convivono nelle forme trovate o inventate da Balena con la necessità … che appartengono da sempre – qualunque sia il mezzo per renderli estrinseci – ai fatti della poesia”.
Dal 1987 nella scultura comincia ad usare la terracotta che, poi, assocerà a fili di rame, segni incisi e superfici dipinte realizzando la serie delle “Figure sospese”.
Nel 1988 Balena riesce a dare completa esposizione al ciclo pasoliniano in Comune a Empoli e poi al Centro Iniziative Culturali di Tarcento; in catalogo saggi inediti di Mario De Micheli e Giovanni Raboni. Le sculture e i dipinti dedicati a Pasolini vengono esposti anche l’anno successivo nell’ex Convento di San Francesco a Pordenone.
Dal 1989 inizia la collaborazione con la compagnia Teatro del Buratto per lo spettacolo di Jolanda Cappi, testi di Maurizio Cucchi, regia di Stefano Monti, intitolato “Nel tempo che non è più e che non è ancora”; Balena realizza alcune sculture e lo spettacolo va in scena dal 4 al 16 aprile al Teatro Verdi di Milano, replicato dal 30 gennaio all’11 febbraio 1990 nella stessa sede.
La Galleria del Naviglio, nella primavera 1990, propone trenta sculture in terracotta e filo di rame: sono figure antropomorfiche frammentarie che ottengono l’attenzione critica di Lea Vergine (Corriere della Sera, 27 aprile 1990), Giorgio Seveso (L’Unità, 27 aprile 1990). Balena espone, per la stessa galleria, all’International Kunstmesse Forum 1990 di Dusseldorf.
Comincia a dipingere le terrecotte che presenta nella personale alla Galleria Montrasio di Monza: in catalogo una poesia di Giovanni Raboni (Prosa per Vincenzo B.) e un testo di Marco Rosci.
Nel 1992 personale alla Galleria del Naviglio di Venezia; nel 1993 abbandona lo studio di via Schievano e si trasferisce in un ex lavanderia vicino al Naviglio a Crescenzago. Il nuovo spazio, molto più ampio e luminoso, gli consente di cimentarsi in opere di grande formato e di sperimentare nuovi materiali e tecniche, ma gli impedisce la lavorazione in creta essendogli preclusa la cottura.
Nell’ottobre 1993 tiene una personale nella Casa di Giorgione a Castelfranco Veneto. La mostra è presentata da Carlo Michelin e viene recensita da Ermanno Krumm (Corriere della Sera, 10 ottobre 1993) e Giancarlo Pauletto (Arte, novembre 1993).
Nel 1994 è invitato a partecipare alla Biennale “Reale e immaginario. Convergenze e fratture nell’attuale arte lombarda” nel Centro Culturale Santa Maria della Pietà a Cremona; realizza la personale di sculture e disegni nel Ridotto del Teatro Comunale di Casalmaggiore presentato da Valter Rosa e, in catalogo, da Giancarlo Pauletto; allestisce la personale nell’ex chiesa di San Gregorio di Sacile pubblicando un saggio di Giovanni Raboni del 1993.
Intanto le forme di Balena crescono di scala utilizzando tronchi carbonizzati e alluminio riciclato, riducono l’antropomorfismo con strutture meno plasmate e figurate; le composizioni scultoree mantengono inserti in rame, stagno e ferro, integrano parti vitree e cera colata.
Nel 1995 inaugura una personale allo storico caffè Giubbe Rosse di Firenze presentato da Stefano De Rosa. Alla Galleria del Naviglio nel febbraio 1996 presenta sculture in terracotta, in filo metallico e lignee: la personale è presentata in catalogo, da Roberto Sanesi, è recensita da Ermanno Krumm (Corriere della Sera, 17 marzo 1996).
Tra il 1996 e il 1997 organizza una mostra itinerante tra Firenze, Vicenza, Oderzo e Monza: alla Villa Arrivabene di Firenze è presentato da Giovanni Raboni e Stefano De Rosa, alla Galleria Valmore di Vicenza da Valter Rosa, alla Pinacoteca Alberto Martini di Oderzo da Angelo Bertani e Roberto Costella, alla Galleria Montrasio di Monza da Mario De Micheli. Il catalogo dei quattro eventi, intitolato “Nel segno della scultura. Opere 1991-1996”, propone testi di Mario De Micheli, Giovanni Raboni, Stefano De Rosa, Carlo Pirovano, Roberto Sanesi, Alberto Crespi e Roberto Costella.
Sempre nel 1997 partecipa a “Figurazioni: arte d’immagine oggi in Lombardia” alla Permanente di Milano. Realizza due personali nell’ambito delle rassegne “Corpo e scena” in Villa San Carlo Borromeo a Senago, presentato da Rossana Bossaglia e di “Hicetnunc” nell’Abbazia di Sesto al Reghena, invitato da Angelo Bertani e presentato da Roberto Costella.
Nel 1998 alla Sala “La Pianta” a Corsico tiene una mostra antologica presentato da Valter Rosa. Alla Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali di Pordenone partecipa alla collettiva “Segni del Sacro” curata e presentata da Giancarlo Pauletto. A Pietrasanta espone alla collettiva “La porta dell’anima. Il sacro e la scultura” curata da Giuseppe Cordoni. Realizza le scene per lo spettacolo “Borges café Rêverie” di Paolo Pacca e regia di Massimo Navone, preparato e presentato a Senago in Villa San Carlo Borromeo, poi al Teatro Juvarra di Torino e al Teatro dell’Arte di Milano.
Nel 1999 partecipa a varie collettive tra cui “Anime di ferro” negli Orti di Leonardo al Palazzo delle Stelline a Milano, “Disegni per scultura” al Museo della Permanente di Milano, “Omaggio a Beltrami” presso il Comune di Omegna. Realizza una personale nella chiesa di San Rocco a Viadana, presentato da Valter Rosa.
Nel 2000 all’interno della rassegna “Hicetnunc” diretta da Angelo Bertani, tiene la personale “Sculture nel tempo” presso l’Abbazia di Sesto al Reghena, presentato in catalogo da Giovanni Raboni e Roberto Costella. Partecipa alle collettive “Corpo libero. La carne, l’anima, il sogno dell’immagine” curata e presentata da Giorgio Seveso nell’Antico Palazzo della Pretura di Castell’Arquato, a “La natura reinventata: il mito di Apollo e Dafne” curata da Francesca Pensa a Castiglione d’Adda, alla II Rassegna d’Arte Contemporanea “Vittorio Arte” curata da Mario Da Re nell’ex Ghetto Ebraico di Vittorio Veneto, a “E-domani. Inventario del futuro tra caos e decostruttivismo” curata da Evelina Schatz in Villa San Carlo Borromeo a Senago.
La ricerca di Balena scopre gli scarti dell’industria elettromeccanica ed elettronica che si combinano con le collaudate materie primordiali, resti paleovegetali e reperti agricoli.
Nel 2001, su incarico di Luigi Meneghini, realizza e installa nel Parco della Scultura di Viadana una stele in ferro traforato. Nel 2002 presso la Saletta Reale della Stazione di Monza effettua una personale per la rassegna “La stazione: luogo delle precarietà e del tempo sospeso” curata e presentata da Alberto Crespi. E’ presente al PAC di Milano con sculture di scena nello spettacolo “La luce del distacco” su testi di Maurizio Cucchi della Compagnia del Buratto. Partecipa alle collettive “The Ritual of Coffee” nel Gran Caffè Italiano a New York e “Europe Art Language” promossa dalla Commissione Europea a Praga. Nel 2003 partecipa alla collettiva “I percorsi nascosti della creatività …” curata da Donato Di Poce nella Casa degli Stampatori a Soncino.
Nel 2004 alla Galleria Naviglio Modern Art di Milano realizza la personale “Sculture nel tempo” presentata in catalogo da Luigi Meneghini, Giovanni Raboni (2000) e Alberto Crespi, con opere dal 1996 al 2003, recensita su “Il Cittadino” (15 aprile 2004) e “Avvenire” (21 marzo 2004). Partecipa alla collettiva “D’io & d’Altro. Arte, Fede, Follia” curata da Giorgio Seveso a Siracusa.
Tra il 2004 e il 2005 organizza una mostra personale itinerante tra San Vito al Tagliamento, Castelfranco Veneto e, in previsione, anche Bondeno. All’Antico Ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento e alla Casa di Giorgione a Castelfranco Veneto è presentato da Roberto Costella.
Il catalogo, curato da Luigi Meneghini e Valter Rosa, si compone di una selezione antologica di saggi e di un aggiornamento critico: include i testi storici di Tito Maniaco (1991), Giovanni Raboni (1993), Angelo Bertani (1996), Roberto Sanesi (1996), Mario De Micheli (1996) e i nuovi di Roberto Costella, Pierluigi Lia, Marco Ceriani, oltre ad una poesia di Maurizio Cucchi (2002).
Nel 2005 realizza le personali “L’oggetto riconsegnato” alla Galleria Valmore di Vicenza e “Figure sospese” al Gran Caffè Italiano a New York presentato in catalogo da Roberto Costella. E’ invitato alla collettiva “Giardini d’Arte”, presentata e curata da Giancarlo Pauletto, collocando alcune sculture metalliche in esterno, presso il Duomo di Pordenone. Tiene la personale “Volti al femminile”, costituita da 27 ritratti di donne sbalzati su rame, alla Galleria d’Arte Viadana ed espone nella collettiva “Meccaniche Celesti” alla Galleria Civica Bedoli di Viadana, presentato da Luigi Meneghini curatore delle due rassegne. Alla Libreria del Castello presso il Cortile delle Armi di Castello Sforzesco a Milano espone cinque sculture, presentato, insieme a Rosalina Neri, da Franco Manzoni e Paolo Tempo.
Nel 2006 la personale “Antiqua Terra Mater” (già nota come “Volti al femminile”) è allestita all’Ex-Convento dei Cappuccini di Chiavenna, presentata da Luigi Meneghini. Con Giacomo Benevelli, Giancarlo Marchese e Sergio Alberti, Balena è invitato dall’Università di Pavia alla collettiva “Quattro scultori, due generazioni” allestita presso il Collegio Cairoli, presentato da Rossana Bossaglia e Salvatore Veca. La mostra viene riproposta al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Ippoliti di Gazoldo degli Ippoliti presentata da Salvatore Veca; alla Loggia Comunale di San Vito al Tagliamento presentata da Roberto Costella; al Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda presentata da Giorgio Seveso. Il catalogo ”Antiqua Terra Mater” contiene gli scritti di Evelina Schatz e di Luigi Meneghini, curatore del volume, e le fotografie di Maurizio Bresciani. Partecipa alla collettiva “MigrAzione Periplo” curata da Michele Romano al Palazzo del Governo di Siracusa. Realizza la personale “Figure sospese” a San Pietro Stabio (Chiasso) presso il ristorante Montalbano. E’ invitato alla collettiva “Generazione anni ’40 in Lombardia” al Civico museo Parisi-Valle di Maccagno (Varese) curata da Claudio Rizzi con prefazione in catalogo di Raffaele De Grada, programmata nel 2007 allo Spazio Guicciardini di Milano, al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Ippoliti di Gazoldo degli Ippoliti. Sempre nel 2007 Mostra personale a cura di Dino Carlesi presso lo Spazio d’Arte Otello Cirri a Pontedera. Mostra personale a Muzza di Cornegliano Laudense, inserita nella rassegna Naturarte – percorsi artistici nel territorio lodigiano. Collettiva a Siracusa dal titolo Tragodia a cura di Nino Portoghese dell’Associazione l’Arco e la Fonte. E’ invitato alla collettiva “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea -Identità e Umanesimo” al Palazzo Ducale di Sabbioneta (MN).
N.B. – La biografica artistica più rigorosa e approfondita di Vincenzo Balena estesa fino all’anno 2004, è quella di Valter Rosa, pubblicata con titolo “Vincenzo Balena scultore e pittore. Cronologia artistica e regesto delle mostre e della critica”, in Luigi Meneghini e Valter Rosa (a cura di), Vincenzo Balena, Coevit Edizioni, Viadana 2004, pp. 54-99. A tale fonte attinge questa biografia sintetica che aggiunge solo l’aggiornamento e qualche precisazione.
***
.…“Poche volte, di fronte a un artista del nostro tempo, ho avvertito con tanta certezza – con una certezza quasi dolorosa – il funzionare intrecciato, inestricabile, dell’intelligenza e della pietà, il sovrapporsi, il fondersi di un sapere distaccato, quasi crudele, e di un non-sapere, di un abbandono, di una “cecità” quasi mistici. Accertamento “scientifico” del visibile e senso della duplicità, dell’ambiguità, dell’incessante metamorfosi, del continuo dilapidarsi e rinascere della vita, convivono nelle forme trovate o inventate da Balena con la necessità, starei per dire la coercizione, che appartengono da sempre – qualunque sia il mezzo scelto per renderli estrinseci – ai “fatti” della poesia”….
(Giovanni Raboni – Mostra alla Galleria Montrasio di Monza - 1986)
….“Spoglie, brandelli, larve di umane membra ristanno, sostenute o impigliate nello spazio, a volte simili a fossili esumati da scavi, talvolta simili ad avanzi corporei essicati da un qualche tragico evento. Non si sa se questi volti, queste mani, questi tronchi intendano parlarci di un ritorno alla vita o rappresentare, invece, un ‘memento’ o un allarme. Il clima culturale è quello di Sartre e Camus; dietro, lo sfondo è Pompei. La scultura è un’arte – forse la più antica forma d’arte – che, sin dagli inizi, ha avuto una funzione commemorativa, celebrativa, rituale. La scultura diventa statua ma, ancor prima, è simulacro, inno, elogio; è anche racconto di ciò che è uscito dalla realtà. Oggi, molto di tutto questo è andato smarrito. La scultura contemporanea, essenzialmente aperta nelle forme, dinamica e articolata ereticamente rispetto ai modelli di solide masse chiuse, non è più coesiva. Un urlo nell’aria. Si solleva da terra e cerca una situazione ideale nello spazio”….
(Lea Vergine - Vincenzo Balena, figure come un urlo nell’aria, “Corriere della Sera”, 27 aprile 1990 – Galleria del Naviglio Milano 1990)
…. “Niente …nelle sculture di Balena, è mai ‘trovato’ nel senso che intendevano e praticavano i surrealisti; tutto, al contrario, compreso il più oscuramente naturale nei dettagli, è ‘prodotto’ dalla sua mente e dal suo inconscio, è la conseguenza, il riflesso, la materializzazione di un suo progetto o sogno formale. Ma non meno di questa precisazione vale quella, apparentemente opposta, che per lui nessun progetto, nessun sogno si libera – si ‘scatena’, alla lettera – se non a contatto con la materia, anzi con una materia, così come per un poeta che sia davvero tale non c’è immagine o metafora che possa organizzarsi e consistere all’infuori dell’evento sonoro che la tiene a battesimo”….
(Giovanni Raboni – dal catalogo “Nel segno della scultura” 1996)
….“Lungo questa strada che attraversa l’atmosfera e la poetica del realismo esistenziale, Balena è passato progressivamente a disfare le strutture; nelle quali tuttavia rimane impigliato un senso di tragico allarme. Così nella produzione recente qui testimoniata, dove la padronanza del mestiere giunge ad effetti di per sé affascinanti, ma non mai edonistici – si guardi all’uso medardiano della cera, che sfuma gli effetti sino a liquefarli, come alla galvanizzante varietà dei colori su terra o metallo – il tema del frammento appare sempre drammatico. Una domanda che si è posto sovente chi ha guardato l’opera di Balena con attenta partecipazione è se l’artista intenda testimoniare il logorio e disfacimento della materia, quindi l’effimero come emblema assoluto dell’essere; o se invece egli si proponga di dimostrare che non si dà evento o traccia, naturale o storica, che non meriti d’essere conservata e sacralizzata. Se egli voglia insomma rappresentare il labile o il duraturo. E si guardino, a questo proposito, i frammenti appesi al reticolato metallico che mimano reperti archeologici, ma esibiti come panni stesi: dove si incontrano spietatezza, angoscia e ironia”….
(Rossana Bossaglia – Mostra “Corpo e scena” – Senago 1997)
…. “Legge con occhio trasfigurante le presenze inerti e insopportabili, i rifiuti scaduti della nostra società tecnologica parallelamente ai relitti abituali della natura, spettrali ciocchi, legni calcinati o bruciati. Come lo specchio riflette l’anima, l’ombra il corpo, Vincenzo Balena, in questa sua personale … rivela una profonda, insondata unità nella nostra esistenza. Con mano leggera e sensibilità sottile libera nello spazio suggestive forme di vita, altra, più alta e oltre la vita naturale. Radiatori d’alluminio squadernati come antichi testi sacri, pliche geologiche compresse. Legni spaccati, scarificati, rifioriscono di tenere foglioline; silhouette filate specchiano slanci di piume, ossa lignee, articolazioni; la nostra storia sta in valve d’ulivo antico”….
(Maria Antonietta Zancan (L’ombra del corpo nella scultura di Balena, “Avvenire”, 21 marzo 2004)
note biografiche
a cura di Roberto Costella
Vincenzo Balena nasce nel 1942 da padre pugliese e madre lombarda a Milano: qui cresce, si forma e tuttora continua a operare. Studia tecniche e linguaggi grafici alla Scuola Professionale Rizzoli e inizia poi a lavorare come cromolitografo; frequenta al contempo la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco sperimentando discipline pittoriche e plastiche.
Dal 1968 si dedica professionalmente all’arte, apre uno studio in via Schievano e pratica soprattutto disegno e pittura; inizia l’attività espositiva partecipando alla VIII Biennale Nazionale di Arte Sacra Contemporanea a Bologna e al XXI Premio Suzzara.
Tematicamente si interessa a forme vegetali (radici arboree e tronchi d’ulivo) e poi animali (insetti), interpretandole quasi serialmente con tecnica grafica e pittorica: nascono i cicli delle cavallette, cicale e libellule, dei maggiolini e rane, configurati con duro realismo e incisiva analiticità.
Nel 1970 partecipa alla LXX Mostra Annuale d’Arte della Permanente di Milano, si classifica primo al Premio della Casa Editrice “Il Quadrato”, è segnalato al VII Premio di Pittura di Saronno; nel periodo 1971/72 partecipa a molte esposizioni collettive e viene premiato alla IX Mostra Nazionale di Santa Margherita Ligure. Parallelamente si impegna nell’attività scultorea che, nel tempo, diventerà l’espressione artistica primaria.
Conosce Marco Rosci, docente di storia dell’arte all’Università Statale di Milano che nel 1973 lo presenta alla Galleria Montrasio di Monza: è la prima personale dove Balena espone dipinti e bronzi dell’ultimo triennio. Nel 1974 inizia il ciclo grafico-pittorico dei “Messaggeri” dedicato agli uccelli e nel 1976 il ciclo “Noi, le scimmie”: Balena affronta il rapporto tra realtà naturale e mondo antropomorfico, tra biologia animale e identità umana che sarà d’ora in poi tema costante di ricerca.
L’attività espositiva continua: tiene una personale a Bari nella Galleria “A2 arte contemporanea”, alla Galleria de Marco di Milano e alla Galleria d'Arte San Rocco di Seregno; consegue il secondo premio alla IV Mostra Nazionale di Pittura di Borgosesia; partecipa all’esposizione di grafica italiana della Moderna Galerija di Lubiana e dell’Académie Lyonnaise di Lione.
Dal 1979 al 1982, con impegno esclusivo e totalizzante, si dedica allo studio della personalità e dell’opera di P.P. Pasolini realizzando una serie di disegni, dipinti e sculture. L’esperienza matura in Balena nuova consapevolezza artistica e intellettuale, ma anche problemi espositivi per la difficoltà a presentare integralmente il ciclo.
Nel 1982 svolge la personale alla galleria “Aleph spazio d’arte” dedicata alla grafica, pubblicando in catalogo due poesie dedicategli da Mario De Micheli; il critico, conosciuto e frequentato fin dal 1973/74, presenta Balena anche nella personale del 1984 alla Galleria del Naviglio: sono esposti i disegni, i dipinti e le sculture degli animali e, parzialmente, le opere del ciclo pasoliniano.
Afferma in saggio De Micheli: “Sia che disegni o dipinga o si dedichi alla scultura, Balena tende … a costruire una metafora dell’esistenza nella sua parabola di vita e di morte, nel suo intreccio di oggettività e di soggettività, nel suo flusso drammatico tra tempo storico e tempo naturale…”.
Tramite Laura Betti, frequentata alla Fondazione Pasolini, nel 1985 conosce i poeti Antonio Porta e, soprattutto, Giovanni Raboni con cui costruirà un rapporto di solidarietà e condivisione artistica che durerà fino alla morte dell’intellettuale (2004); al suo lavoro scultoreo Raboni dedicherà alcuni saggi e anche una poesia. Per la mostra personale alla Galleria Montrasio di Monza (1986) dove ricompare, sempre in versione ridotta, il ciclo pasoliniano, Raboni scrive in catalogo: “Poche volte, di fronte ad un artista del nostro tempo, ho avvertito con tanta certezza … il funzionare intrecciato, inestricabile dell’intelligenza e della pietà, il sovrapporsi, il fondersi di un sapere distaccato, quasi crudele, e di un non-sapere, di un abbandono, di una cecità quasi mistici. Accertamento scientifico del visibile e senso della duplicità, dell’ambiguità, dell’incessante metamorfosi, del continuo dilapidarsi e rinascere della vita, convivono nelle forme trovate o inventate da Balena con la necessità … che appartengono da sempre – qualunque sia il mezzo per renderli estrinseci – ai fatti della poesia”.
Dal 1987 nella scultura comincia ad usare la terracotta che, poi, assocerà a fili di rame, segni incisi e superfici dipinte realizzando la serie delle “Figure sospese”.
Nel 1988 Balena riesce a dare completa esposizione al ciclo pasoliniano in Comune a Empoli e poi al Centro Iniziative Culturali di Tarcento; in catalogo saggi inediti di Mario De Micheli e Giovanni Raboni. Le sculture e i dipinti dedicati a Pasolini vengono esposti anche l’anno successivo nell’ex Convento di San Francesco a Pordenone.
Dal 1989 inizia la collaborazione con la compagnia Teatro del Buratto per lo spettacolo di Jolanda Cappi, testi di Maurizio Cucchi, regia di Stefano Monti, intitolato “Nel tempo che non è più e che non è ancora”; Balena realizza alcune sculture e lo spettacolo va in scena dal 4 al 16 aprile al Teatro Verdi di Milano, replicato dal 30 gennaio all’11 febbraio 1990 nella stessa sede.
La Galleria del Naviglio, nella primavera 1990, propone trenta sculture in terracotta e filo di rame: sono figure antropomorfiche frammentarie che ottengono l’attenzione critica di Lea Vergine (Corriere della Sera, 27 aprile 1990), Giorgio Seveso (L’Unità, 27 aprile 1990). Balena espone, per la stessa galleria, all’International Kunstmesse Forum 1990 di Dusseldorf.
Comincia a dipingere le terrecotte che presenta nella personale alla Galleria Montrasio di Monza: in catalogo una poesia di Giovanni Raboni (Prosa per Vincenzo B.) e un testo di Marco Rosci.
Nel 1992 personale alla Galleria del Naviglio di Venezia; nel 1993 abbandona lo studio di via Schievano e si trasferisce in un ex lavanderia vicino al Naviglio a Crescenzago. Il nuovo spazio, molto più ampio e luminoso, gli consente di cimentarsi in opere di grande formato e di sperimentare nuovi materiali e tecniche, ma gli impedisce la lavorazione in creta essendogli preclusa la cottura.
Nell’ottobre 1993 tiene una personale nella Casa di Giorgione a Castelfranco Veneto. La mostra è presentata da Carlo Michelin e viene recensita da Ermanno Krumm (Corriere della Sera, 10 ottobre 1993) e Giancarlo Pauletto (Arte, novembre 1993).
Nel 1994 è invitato a partecipare alla Biennale “Reale e immaginario. Convergenze e fratture nell’attuale arte lombarda” nel Centro Culturale Santa Maria della Pietà a Cremona; realizza la personale di sculture e disegni nel Ridotto del Teatro Comunale di Casalmaggiore presentato da Valter Rosa e, in catalogo, da Giancarlo Pauletto; allestisce la personale nell’ex chiesa di San Gregorio di Sacile pubblicando un saggio di Giovanni Raboni del 1993.
Intanto le forme di Balena crescono di scala utilizzando tronchi carbonizzati e alluminio riciclato, riducono l’antropomorfismo con strutture meno plasmate e figurate; le composizioni scultoree mantengono inserti in rame, stagno e ferro, integrano parti vitree e cera colata.
Nel 1995 inaugura una personale allo storico caffè Giubbe Rosse di Firenze presentato da Stefano De Rosa. Alla Galleria del Naviglio nel febbraio 1996 presenta sculture in terracotta, in filo metallico e lignee: la personale è presentata in catalogo, da Roberto Sanesi, è recensita da Ermanno Krumm (Corriere della Sera, 17 marzo 1996).
Tra il 1996 e il 1997 organizza una mostra itinerante tra Firenze, Vicenza, Oderzo e Monza: alla Villa Arrivabene di Firenze è presentato da Giovanni Raboni e Stefano De Rosa, alla Galleria Valmore di Vicenza da Valter Rosa, alla Pinacoteca Alberto Martini di Oderzo da Angelo Bertani e Roberto Costella, alla Galleria Montrasio di Monza da Mario De Micheli. Il catalogo dei quattro eventi, intitolato “Nel segno della scultura. Opere 1991-1996”, propone testi di Mario De Micheli, Giovanni Raboni, Stefano De Rosa, Carlo Pirovano, Roberto Sanesi, Alberto Crespi e Roberto Costella.
Sempre nel 1997 partecipa a “Figurazioni: arte d’immagine oggi in Lombardia” alla Permanente di Milano. Realizza due personali nell’ambito delle rassegne “Corpo e scena” in Villa San Carlo Borromeo a Senago, presentato da Rossana Bossaglia e di “Hicetnunc” nell’Abbazia di Sesto al Reghena, invitato da Angelo Bertani e presentato da Roberto Costella.
Nel 1998 alla Sala “La Pianta” a Corsico tiene una mostra antologica presentato da Valter Rosa. Alla Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali di Pordenone partecipa alla collettiva “Segni del Sacro” curata e presentata da Giancarlo Pauletto. A Pietrasanta espone alla collettiva “La porta dell’anima. Il sacro e la scultura” curata da Giuseppe Cordoni. Realizza le scene per lo spettacolo “Borges café Rêverie” di Paolo Pacca e regia di Massimo Navone, preparato e presentato a Senago in Villa San Carlo Borromeo, poi al Teatro Juvarra di Torino e al Teatro dell’Arte di Milano.
Nel 1999 partecipa a varie collettive tra cui “Anime di ferro” negli Orti di Leonardo al Palazzo delle Stelline a Milano, “Disegni per scultura” al Museo della Permanente di Milano, “Omaggio a Beltrami” presso il Comune di Omegna. Realizza una personale nella chiesa di San Rocco a Viadana, presentato da Valter Rosa.
Nel 2000 all’interno della rassegna “Hicetnunc” diretta da Angelo Bertani, tiene la personale “Sculture nel tempo” presso l’Abbazia di Sesto al Reghena, presentato in catalogo da Giovanni Raboni e Roberto Costella. Partecipa alle collettive “Corpo libero. La carne, l’anima, il sogno dell’immagine” curata e presentata da Giorgio Seveso nell’Antico Palazzo della Pretura di Castell’Arquato, a “La natura reinventata: il mito di Apollo e Dafne” curata da Francesca Pensa a Castiglione d’Adda, alla II Rassegna d’Arte Contemporanea “Vittorio Arte” curata da Mario Da Re nell’ex Ghetto Ebraico di Vittorio Veneto, a “E-domani. Inventario del futuro tra caos e decostruttivismo” curata da Evelina Schatz in Villa San Carlo Borromeo a Senago.
La ricerca di Balena scopre gli scarti dell’industria elettromeccanica ed elettronica che si combinano con le collaudate materie primordiali, resti paleovegetali e reperti agricoli.
Nel 2001, su incarico di Luigi Meneghini, realizza e installa nel Parco della Scultura di Viadana una stele in ferro traforato. Nel 2002 presso la Saletta Reale della Stazione di Monza effettua una personale per la rassegna “La stazione: luogo delle precarietà e del tempo sospeso” curata e presentata da Alberto Crespi. E’ presente al PAC di Milano con sculture di scena nello spettacolo “La luce del distacco” su testi di Maurizio Cucchi della Compagnia del Buratto. Partecipa alle collettive “The Ritual of Coffee” nel Gran Caffè Italiano a New York e “Europe Art Language” promossa dalla Commissione Europea a Praga. Nel 2003 partecipa alla collettiva “I percorsi nascosti della creatività …” curata da Donato Di Poce nella Casa degli Stampatori a Soncino.
Nel 2004 alla Galleria Naviglio Modern Art di Milano realizza la personale “Sculture nel tempo” presentata in catalogo da Luigi Meneghini, Giovanni Raboni (2000) e Alberto Crespi, con opere dal 1996 al 2003, recensita su “Il Cittadino” (15 aprile 2004) e “Avvenire” (21 marzo 2004). Partecipa alla collettiva “D’io & d’Altro. Arte, Fede, Follia” curata da Giorgio Seveso a Siracusa.
Tra il 2004 e il 2005 organizza una mostra personale itinerante tra San Vito al Tagliamento, Castelfranco Veneto e, in previsione, anche Bondeno. All’Antico Ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento e alla Casa di Giorgione a Castelfranco Veneto è presentato da Roberto Costella.
Il catalogo, curato da Luigi Meneghini e Valter Rosa, si compone di una selezione antologica di saggi e di un aggiornamento critico: include i testi storici di Tito Maniaco (1991), Giovanni Raboni (1993), Angelo Bertani (1996), Roberto Sanesi (1996), Mario De Micheli (1996) e i nuovi di Roberto Costella, Pierluigi Lia, Marco Ceriani, oltre ad una poesia di Maurizio Cucchi (2002).
Nel 2005 realizza le personali “L’oggetto riconsegnato” alla Galleria Valmore di Vicenza e “Figure sospese” al Gran Caffè Italiano a New York presentato in catalogo da Roberto Costella. E’ invitato alla collettiva “Giardini d’Arte”, presentata e curata da Giancarlo Pauletto, collocando alcune sculture metalliche in esterno, presso il Duomo di Pordenone. Tiene la personale “Volti al femminile”, costituita da 27 ritratti di donne sbalzati su rame, alla Galleria d’Arte Viadana ed espone nella collettiva “Meccaniche Celesti” alla Galleria Civica Bedoli di Viadana, presentato da Luigi Meneghini curatore delle due rassegne. Alla Libreria del Castello presso il Cortile delle Armi di Castello Sforzesco a Milano espone cinque sculture, presentato, insieme a Rosalina Neri, da Franco Manzoni e Paolo Tempo.
Nel 2006 la personale “Antiqua Terra Mater” (già nota come “Volti al femminile”) è allestita all’Ex-Convento dei Cappuccini di Chiavenna, presentata da Luigi Meneghini. Con Giacomo Benevelli, Giancarlo Marchese e Sergio Alberti, Balena è invitato dall’Università di Pavia alla collettiva “Quattro scultori, due generazioni” allestita presso il Collegio Cairoli, presentato da Rossana Bossaglia e Salvatore Veca. La mostra viene riproposta al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Ippoliti di Gazoldo degli Ippoliti presentata da Salvatore Veca; alla Loggia Comunale di San Vito al Tagliamento presentata da Roberto Costella; al Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda presentata da Giorgio Seveso. Il catalogo ”Antiqua Terra Mater” contiene gli scritti di Evelina Schatz e di Luigi Meneghini, curatore del volume, e le fotografie di Maurizio Bresciani. Partecipa alla collettiva “MigrAzione Periplo” curata da Michele Romano al Palazzo del Governo di Siracusa. Realizza la personale “Figure sospese” a San Pietro Stabio (Chiasso) presso il ristorante Montalbano. E’ invitato alla collettiva “Generazione anni ’40 in Lombardia” al Civico museo Parisi-Valle di Maccagno (Varese) curata da Claudio Rizzi con prefazione in catalogo di Raffaele De Grada, programmata nel 2007 allo Spazio Guicciardini di Milano, al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Ippoliti di Gazoldo degli Ippoliti. Sempre nel 2007 Mostra personale a cura di Dino Carlesi presso lo Spazio d’Arte Otello Cirri a Pontedera. Mostra personale a Muzza di Cornegliano Laudense, inserita nella rassegna Naturarte – percorsi artistici nel territorio lodigiano. Collettiva a Siracusa dal titolo Tragodia a cura di Nino Portoghese dell’Associazione l’Arco e la Fonte. E’ invitato alla collettiva “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea -Identità e Umanesimo” al Palazzo Ducale di Sabbioneta (MN).
N.B. – La biografica artistica più rigorosa e approfondita di Vincenzo Balena estesa fino all’anno 2004, è quella di Valter Rosa, pubblicata con titolo “Vincenzo Balena scultore e pittore. Cronologia artistica e regesto delle mostre e della critica”, in Luigi Meneghini e Valter Rosa (a cura di), Vincenzo Balena, Coevit Edizioni, Viadana 2004, pp. 54-99. A tale fonte attinge questa biografia sintetica che aggiunge solo l’aggiornamento e qualche precisazione.
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.…“Poche volte, di fronte a un artista del nostro tempo, ho avvertito con tanta certezza – con una certezza quasi dolorosa – il funzionare intrecciato, inestricabile, dell’intelligenza e della pietà, il sovrapporsi, il fondersi di un sapere distaccato, quasi crudele, e di un non-sapere, di un abbandono, di una “cecità” quasi mistici. Accertamento “scientifico” del visibile e senso della duplicità, dell’ambiguità, dell’incessante metamorfosi, del continuo dilapidarsi e rinascere della vita, convivono nelle forme trovate o inventate da Balena con la necessità, starei per dire la coercizione, che appartengono da sempre – qualunque sia il mezzo scelto per renderli estrinseci – ai “fatti” della poesia”….
(Giovanni Raboni – Mostra alla Galleria Montrasio di Monza - 1986)
….“Spoglie, brandelli, larve di umane membra ristanno, sostenute o impigliate nello spazio, a volte simili a fossili esumati da scavi, talvolta simili ad avanzi corporei essicati da un qualche tragico evento. Non si sa se questi volti, queste mani, questi tronchi intendano parlarci di un ritorno alla vita o rappresentare, invece, un ‘memento’ o un allarme. Il clima culturale è quello di Sartre e Camus; dietro, lo sfondo è Pompei. La scultura è un’arte – forse la più antica forma d’arte – che, sin dagli inizi, ha avuto una funzione commemorativa, celebrativa, rituale. La scultura diventa statua ma, ancor prima, è simulacro, inno, elogio; è anche racconto di ciò che è uscito dalla realtà. Oggi, molto di tutto questo è andato smarrito. La scultura contemporanea, essenzialmente aperta nelle forme, dinamica e articolata ereticamente rispetto ai modelli di solide masse chiuse, non è più coesiva. Un urlo nell’aria. Si solleva da terra e cerca una situazione ideale nello spazio”….
(Lea Vergine - Vincenzo Balena, figure come un urlo nell’aria, “Corriere della Sera”, 27 aprile 1990 – Galleria del Naviglio Milano 1990)
…. “Niente …nelle sculture di Balena, è mai ‘trovato’ nel senso che intendevano e praticavano i surrealisti; tutto, al contrario, compreso il più oscuramente naturale nei dettagli, è ‘prodotto’ dalla sua mente e dal suo inconscio, è la conseguenza, il riflesso, la materializzazione di un suo progetto o sogno formale. Ma non meno di questa precisazione vale quella, apparentemente opposta, che per lui nessun progetto, nessun sogno si libera – si ‘scatena’, alla lettera – se non a contatto con la materia, anzi con una materia, così come per un poeta che sia davvero tale non c’è immagine o metafora che possa organizzarsi e consistere all’infuori dell’evento sonoro che la tiene a battesimo”….
(Giovanni Raboni – dal catalogo “Nel segno della scultura” 1996)
….“Lungo questa strada che attraversa l’atmosfera e la poetica del realismo esistenziale, Balena è passato progressivamente a disfare le strutture; nelle quali tuttavia rimane impigliato un senso di tragico allarme. Così nella produzione recente qui testimoniata, dove la padronanza del mestiere giunge ad effetti di per sé affascinanti, ma non mai edonistici – si guardi all’uso medardiano della cera, che sfuma gli effetti sino a liquefarli, come alla galvanizzante varietà dei colori su terra o metallo – il tema del frammento appare sempre drammatico. Una domanda che si è posto sovente chi ha guardato l’opera di Balena con attenta partecipazione è se l’artista intenda testimoniare il logorio e disfacimento della materia, quindi l’effimero come emblema assoluto dell’essere; o se invece egli si proponga di dimostrare che non si dà evento o traccia, naturale o storica, che non meriti d’essere conservata e sacralizzata. Se egli voglia insomma rappresentare il labile o il duraturo. E si guardino, a questo proposito, i frammenti appesi al reticolato metallico che mimano reperti archeologici, ma esibiti come panni stesi: dove si incontrano spietatezza, angoscia e ironia”….
(Rossana Bossaglia – Mostra “Corpo e scena” – Senago 1997)
…. “Legge con occhio trasfigurante le presenze inerti e insopportabili, i rifiuti scaduti della nostra società tecnologica parallelamente ai relitti abituali della natura, spettrali ciocchi, legni calcinati o bruciati. Come lo specchio riflette l’anima, l’ombra il corpo, Vincenzo Balena, in questa sua personale … rivela una profonda, insondata unità nella nostra esistenza. Con mano leggera e sensibilità sottile libera nello spazio suggestive forme di vita, altra, più alta e oltre la vita naturale. Radiatori d’alluminio squadernati come antichi testi sacri, pliche geologiche compresse. Legni spaccati, scarificati, rifioriscono di tenere foglioline; silhouette filate specchiano slanci di piume, ossa lignee, articolazioni; la nostra storia sta in valve d’ulivo antico”….
(Maria Antonietta Zancan (L’ombra del corpo nella scultura di Balena, “Avvenire”, 21 marzo 2004)
28
marzo 2009
Vincenzo Balena – Muta poesia della forma
Dal 28 marzo al 24 aprile 2009
arte contemporanea
Location
CARGO20
Verona, Via Xx Settembre, 27, (Verona)
Verona, Via Xx Settembre, 27, (Verona)
Orario di apertura
mar-ven 16-20, sab 10-13 e 16-20
Vernissage
28 Marzo 2009, ore 18.30
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