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Vincenzo Marsiglia. Il fascino della percezione
L’opera di Vincenzo Marsiglia non è mutazione della percezione visiva e neppure semplice astrazione, bensì una verifica aperta, pilotata da un metodo costruito con la pratica e l’esercizio esecutivo.
Comunicato stampa
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Il fascino della percezione
Da sempre la capacità visiva ha caratteristiche strettamente individuali sia sul piano fisico che su quello interpretativo ed è a tutti noto che ciò che vediamo non è una realtà unica ed assoluta, ma la nostra personale percezione ed esegesi. Questa considerazione si complica ulteriormente se affrontiamo il tema dell'arte visiva, poiché in tal caso ci poniamo innanzi alla valutazione di un'opera che rappresenta una prima elaborazione della realtà compiuta dall'artista e che esige, per essere compresa, una seconda lettura da parte nostra.
L'arte figurativa cerca di esprimere la realtà interagendo con mezzi inventivi e con la creatività, grande ricchezza del genere umano, giungendo talvolta a risultati paradossali: questo accade quando i sensi intuiscono come logici, possibili, plausibili e quindi reali oggetti in realtà inesistenti, improbabili e quindi ingannevoli. Si tratta di raggiri ottici, tranelli dei sensi, dai quali discendono rappresentazioni di inappuntabile logica visiva, che appaiono generate da presupposti veri e che portano invece ad esiti contraddittori. E' proprio nella sostanziale incertezza della visione, della percezione e della ricostruzione della realtà che prende vita l'affascinante mondo dell'illusione ottica e del paradosso visivo, al quale tante volte l'arte si è ispirata.
La possibilità di dare linfa ad una realtà mentale, inesistente per i sensi, ricostruita dal cervello in modo artificioso, ha aperto studi ed ampie dispute tra esperti, filosofi e scienziati non sempre d'accordo sul concetto di conoscenza, per alcuni basata su percezioni reali successivamente elaborate, per altri del tutto slegata dall'esercizio dei sensi e completamente riorganizzata già a livello dei primi recettori sensoriali. Ecco dunque manifestarsi un altro elemento che mette in evidenza come possa cambiare da un soggetto ad un altro la visione o la produzione di un'opera d'arte, strettamente legata alla percezione spaziale che ha per ciascuno di noi caratteristiche del tutto personali. Le immagini mentali superano la capacità sensoriale e danno forma a concetti che l'artista traduce in opere: queste ultime comunicano agli altri l'essenza di un mondo taciuto, dischiudendone le dimensioni spazio temporali celate.
L'opera di Vincenzo Marsiglia non è mutazione della percezione visiva e neppure semplice astrazione, bensì una verifica aperta, pilotata da un metodo costruito con la pratica e l'esercizio esecutivo. L'artista lavora sull'ironia e il paradosso, giocando sui due piani paralleli del linguaggio pittorico e dell'universo semantico. Un lavoro fatto di opere concepite come architetture plastiche, strutture più che giochi visivi, processi di pensiero fatti immagine. Egli concentra le sue ricerche sui rapporti tra linea e colore, da cui ricava una rigorosa concezione dello spazio. L'elemento romboidale o "stella" (a quattro punte) come l'artista stesso lo definisce, diventa l'elemento ordinatore dell'immagine e la formula ricorrente a partire dalla quale l'opera acquisisce la sua fisionomia. Ogni singolo elemento è definito, ma in una visione più macroscopica può diventare infinito. Oggetti ripetitivi dunque, ma non seriali: l'evento manuale li rende unici. L'esecuzione precisa e i colori intensi hanno suggestioni e referenti pop, la relazione dello spettatore non solo con l'opera ma anche con lo spazio si ricollega idealmente allo spazialismo. L'artista arriva alla semplificazione geometrica dello spazio e della luce che, se per i futuristi significava visualizzare sulla tela l'essenza del movimento, per Vincenzo Marsiglia significa accrescere il senso dinamico e decorativo attraverso l'adozione di procedimenti ritmici, timbrici, armonici. Egli assimila dalla pop art il processo di ripetizione quasi ossessiva di elementi semplici che con i loro contrasti cromatici creano movimento e dinamicità. Ogni lavoro si differenzia dagli altri per la diversa attenzione che l'artista dedica a composizione, ritmo, essenzialità formale, nervosismo di motivi sottesi, generando una serie di versioni: formati, colori, tecniche e materiali riprendono lo schema ripetitivo e seriale della produzione industriale. Per Marsiglia, tuttavia, l'iterazione visiva diviene plastica, musicale; la replica costante simmetrica e asimmetrica produce esiti di natura ritmico armonica. Potremmo dire che per Marsiglia nulla è infinito se non la successione delle cose finite.
Senza dubbio il valore della progettualità assume un peso determinante nella strategia linguistica dell'artista. Il suo gesto è modulare, sostenuto da un'energia artigianale e legato ad un processo mentale. L'ambiguità della visione è data dal ritmo organico dei segni che marcano un doppio movimento. Il primo è quello della matrice che genera il segno e che possiede una struttura di fondo che lo ripete. Con il secondo il segno prolifera secondo una dinamica che gioca sull'alternanza dei motivi e su un ordine spazio temporale in cui pieno e vuoto si pareggiano. Anche l'utilizzo di materiali plastici, feltri, paillettes e glitters, interviene a smaterializzare la pittura e ad accentuarne la scansione mentale. Spazio intellettivo e fisico, tempo passato e futuro si intrecciano attraverso l'ibridazione dei generi e dei materiali condensati nella costruzione dell'opera. Attraverso la contaminazione, Marsiglia fomenta inediti accostamenti capaci di suscitare una percezione polisensoriale, visiva e tattile.
L'autore traccia sulla superficie del quadro un segno costante, un logo, cifra di un linguaggio che è insieme decorazione e simbolo, sostanza e forma. La scelta del formato "a losanga" è originale e consente all'artista di sperimentare nuovi e più complessi equilibri di natura geometrica. Il modulo diventa l'elemento strutturale che fonda la possibilità della forma e che moltiplica all'infinito la sorpresa e il fascino della geometria. Un sistema binario, di poli positivi e negativi. Come sosteneva Castellani "…anche la realtà ha un dritto e un rovescio che, combaciando, si negano a vicenda".
La sottolineatura di questo dualismo porta Marsiglia a privilegiare in molte opere la monocromia, o meglio il tono su tono, attraverso la purezza del bianco, la semplicità del nero o la forza del rosso al quale l'artista attribuisce una spiccata funzione evocatrice. La monocromia, che privilegia l'asetticità quando non l'assenza, a guardar bene costituisce il modo di una presenza più forte. Vicino e lontano, intero e dettaglio si intrecciano nell'ottica del quadro. Le opere sono sempre caratterizzate da percorsi cromatici molto raffinati, accattivanti, da spazi luminosi coinvolgenti e passano spesso dalla monocromia all'articolazione policromatica a dimostrazione che l'idea genera un processo creativo e una materia visiva non più solo astratta ma concreta.
L'arte come spettacolo della misura è l'idea sottesa alla produzione di questo artista. Rothko direbbe che le composizioni di Marsiglia sono "l'espressione semplice di un pensiero complesso". Lo sguardo è libero di scegliere le proprie priorità visive, costruendo campi cromatici forti e contrastanti, percettivamente bidimensionali. Abilità è saper creare con pochi elementi apparentemente semplici un incantesimo pittorico di notevole efficacia ed estremamente coinvolgente. L'opera di Marsiglia non si autolimita all'aspetto decorativo e al piacere visivo, instaura con il fruitore un profondo dialogo spirituale.
Riccardo Zelatore
Da sempre la capacità visiva ha caratteristiche strettamente individuali sia sul piano fisico che su quello interpretativo ed è a tutti noto che ciò che vediamo non è una realtà unica ed assoluta, ma la nostra personale percezione ed esegesi. Questa considerazione si complica ulteriormente se affrontiamo il tema dell'arte visiva, poiché in tal caso ci poniamo innanzi alla valutazione di un'opera che rappresenta una prima elaborazione della realtà compiuta dall'artista e che esige, per essere compresa, una seconda lettura da parte nostra.
L'arte figurativa cerca di esprimere la realtà interagendo con mezzi inventivi e con la creatività, grande ricchezza del genere umano, giungendo talvolta a risultati paradossali: questo accade quando i sensi intuiscono come logici, possibili, plausibili e quindi reali oggetti in realtà inesistenti, improbabili e quindi ingannevoli. Si tratta di raggiri ottici, tranelli dei sensi, dai quali discendono rappresentazioni di inappuntabile logica visiva, che appaiono generate da presupposti veri e che portano invece ad esiti contraddittori. E' proprio nella sostanziale incertezza della visione, della percezione e della ricostruzione della realtà che prende vita l'affascinante mondo dell'illusione ottica e del paradosso visivo, al quale tante volte l'arte si è ispirata.
La possibilità di dare linfa ad una realtà mentale, inesistente per i sensi, ricostruita dal cervello in modo artificioso, ha aperto studi ed ampie dispute tra esperti, filosofi e scienziati non sempre d'accordo sul concetto di conoscenza, per alcuni basata su percezioni reali successivamente elaborate, per altri del tutto slegata dall'esercizio dei sensi e completamente riorganizzata già a livello dei primi recettori sensoriali. Ecco dunque manifestarsi un altro elemento che mette in evidenza come possa cambiare da un soggetto ad un altro la visione o la produzione di un'opera d'arte, strettamente legata alla percezione spaziale che ha per ciascuno di noi caratteristiche del tutto personali. Le immagini mentali superano la capacità sensoriale e danno forma a concetti che l'artista traduce in opere: queste ultime comunicano agli altri l'essenza di un mondo taciuto, dischiudendone le dimensioni spazio temporali celate.
L'opera di Vincenzo Marsiglia non è mutazione della percezione visiva e neppure semplice astrazione, bensì una verifica aperta, pilotata da un metodo costruito con la pratica e l'esercizio esecutivo. L'artista lavora sull'ironia e il paradosso, giocando sui due piani paralleli del linguaggio pittorico e dell'universo semantico. Un lavoro fatto di opere concepite come architetture plastiche, strutture più che giochi visivi, processi di pensiero fatti immagine. Egli concentra le sue ricerche sui rapporti tra linea e colore, da cui ricava una rigorosa concezione dello spazio. L'elemento romboidale o "stella" (a quattro punte) come l'artista stesso lo definisce, diventa l'elemento ordinatore dell'immagine e la formula ricorrente a partire dalla quale l'opera acquisisce la sua fisionomia. Ogni singolo elemento è definito, ma in una visione più macroscopica può diventare infinito. Oggetti ripetitivi dunque, ma non seriali: l'evento manuale li rende unici. L'esecuzione precisa e i colori intensi hanno suggestioni e referenti pop, la relazione dello spettatore non solo con l'opera ma anche con lo spazio si ricollega idealmente allo spazialismo. L'artista arriva alla semplificazione geometrica dello spazio e della luce che, se per i futuristi significava visualizzare sulla tela l'essenza del movimento, per Vincenzo Marsiglia significa accrescere il senso dinamico e decorativo attraverso l'adozione di procedimenti ritmici, timbrici, armonici. Egli assimila dalla pop art il processo di ripetizione quasi ossessiva di elementi semplici che con i loro contrasti cromatici creano movimento e dinamicità. Ogni lavoro si differenzia dagli altri per la diversa attenzione che l'artista dedica a composizione, ritmo, essenzialità formale, nervosismo di motivi sottesi, generando una serie di versioni: formati, colori, tecniche e materiali riprendono lo schema ripetitivo e seriale della produzione industriale. Per Marsiglia, tuttavia, l'iterazione visiva diviene plastica, musicale; la replica costante simmetrica e asimmetrica produce esiti di natura ritmico armonica. Potremmo dire che per Marsiglia nulla è infinito se non la successione delle cose finite.
Senza dubbio il valore della progettualità assume un peso determinante nella strategia linguistica dell'artista. Il suo gesto è modulare, sostenuto da un'energia artigianale e legato ad un processo mentale. L'ambiguità della visione è data dal ritmo organico dei segni che marcano un doppio movimento. Il primo è quello della matrice che genera il segno e che possiede una struttura di fondo che lo ripete. Con il secondo il segno prolifera secondo una dinamica che gioca sull'alternanza dei motivi e su un ordine spazio temporale in cui pieno e vuoto si pareggiano. Anche l'utilizzo di materiali plastici, feltri, paillettes e glitters, interviene a smaterializzare la pittura e ad accentuarne la scansione mentale. Spazio intellettivo e fisico, tempo passato e futuro si intrecciano attraverso l'ibridazione dei generi e dei materiali condensati nella costruzione dell'opera. Attraverso la contaminazione, Marsiglia fomenta inediti accostamenti capaci di suscitare una percezione polisensoriale, visiva e tattile.
L'autore traccia sulla superficie del quadro un segno costante, un logo, cifra di un linguaggio che è insieme decorazione e simbolo, sostanza e forma. La scelta del formato "a losanga" è originale e consente all'artista di sperimentare nuovi e più complessi equilibri di natura geometrica. Il modulo diventa l'elemento strutturale che fonda la possibilità della forma e che moltiplica all'infinito la sorpresa e il fascino della geometria. Un sistema binario, di poli positivi e negativi. Come sosteneva Castellani "…anche la realtà ha un dritto e un rovescio che, combaciando, si negano a vicenda".
La sottolineatura di questo dualismo porta Marsiglia a privilegiare in molte opere la monocromia, o meglio il tono su tono, attraverso la purezza del bianco, la semplicità del nero o la forza del rosso al quale l'artista attribuisce una spiccata funzione evocatrice. La monocromia, che privilegia l'asetticità quando non l'assenza, a guardar bene costituisce il modo di una presenza più forte. Vicino e lontano, intero e dettaglio si intrecciano nell'ottica del quadro. Le opere sono sempre caratterizzate da percorsi cromatici molto raffinati, accattivanti, da spazi luminosi coinvolgenti e passano spesso dalla monocromia all'articolazione policromatica a dimostrazione che l'idea genera un processo creativo e una materia visiva non più solo astratta ma concreta.
L'arte come spettacolo della misura è l'idea sottesa alla produzione di questo artista. Rothko direbbe che le composizioni di Marsiglia sono "l'espressione semplice di un pensiero complesso". Lo sguardo è libero di scegliere le proprie priorità visive, costruendo campi cromatici forti e contrastanti, percettivamente bidimensionali. Abilità è saper creare con pochi elementi apparentemente semplici un incantesimo pittorico di notevole efficacia ed estremamente coinvolgente. L'opera di Marsiglia non si autolimita all'aspetto decorativo e al piacere visivo, instaura con il fruitore un profondo dialogo spirituale.
Riccardo Zelatore
06
maggio 2004
Vincenzo Marsiglia. Il fascino della percezione
Dal 06 maggio al 07 giugno 2004
arte contemporanea
Location
ROBERTO ROTTA FARINELLI GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Genova, Via XX Settembre, 181r, (Genova)
Genova, Via XX Settembre, 181r, (Genova)
Orario di apertura
tutti i giorni, 10:00-12:00; 16:00-19:00; festivi e lunedi esclusi
Vernissage
6 Maggio 2004, ore 20.30