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Vincenzo Marsiglia – Lemokòboom! Omaggio a Gianna Maria Canali
L’artista alassino dedica alla diva reggina del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta una delle sue ultime creazioni appartenente alla serie di occhiali d’artista disegnati per la Collezione Arte di Zanotti Fragonara, azienda leader nel settore e impegnata nel trasformare i propri occhiali in opere d’arte.
Comunicato stampa
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comunicato stampa
Lemokòboom!
Omaggio a Gianna Maria Canali
di
Vincenzo Marsiglia
a cura di Nicola Davide Angerame
65ªMostra d'arte cinematografica di Venezia
La prestigiosa cornice dello Spazio Italia, Sala Tropicana dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia, ospiterà il prossimo 2 settembre 2008 alle 11 l' "omaggio a Gianna Maria Canale", indimenticabile diva reggina del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, interprete di oltre 50 film e vera protagonista dello star system dell’epoca. In occasione della 65° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
L' iniziativa, promossa dalla Città di Reggio Calabria, Assessorato ai Beni Culturali - grandi Eventi e dall'Associazione Trapobana, avrà come testimonial l'attrice Alba Rohrwacher, David di Donatello 2008.
Saranno l'assessore Antonella Freno ed il Presidente Alessandro Russo ad introdurre le più significative tappe del percorso artistico dell'indimenticabile,compagna di scena di grandi attori come Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Totò.
Per l’occasione, l’artista alassino Vincenzo Marsiglia le dedica una delle sue ultime creazioni appartenente alla serie di occhiali d'artista disegnati per la Collezione Arte di Zanotti Fragonara, azienda leader nel settore e impegnata nel trasformare i propri occhiali in opere d’arte. Gli occhiali “Lemokòboom!” sono il ritratto di un’epoca fatto attraverso la rivisitazione e l’interpretazione di un oggetto simbolo del carisma e del fascino conturbante del divismo cinematografico. Cosa sarebbe Hollywood senza gli occhiali da sole?
Artista classe 1972, Vincenzo Marsiglia è noto per le sue opere astratte in broccato, le installazioni in ceramica dedicate al cinema di Federico Fellini e gli ultimi video interattivi. Recentemente ha reinterpetato gli occhiali da sole vestiti da Marcello Mastroianni in Otto e Mezzo di Fellini.
Ho voluto dedicare un paio di occhiali a farfalla alla mia conterranea Gianna Maria Canale – spiega Vincenzo Marsiglia – in omaggio alla sua bellezza ma anche all’attrice che ha saputo imporsi e diventare protagonista di quel affascinante star system sviluppatosi anche in Italia durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Il nome dell’occhiale, “Le Mokò boom!” è ricavato, attraverso un gioco di parole di matrice dadaista, dai titoli di due film che la vedono protagonista, ovvero “Totò le Mokò” e “Boom” diretto da Vittorio De Sica. Gli occhiali da sole sono un oggetto ambivalente però, permettono anche di nascondere lo sguardo, che è espressione dell’anima. Infondono un senso di mistero in chi li porta e qui si trova un’altra assonanza con la seconda vita di Canale, quella iniziata dopo il 1964 che la vede celata e distante dai mass media e dal cinema”
“Uno dei punti di forza del lavoro di Vincenzo Marsiglia – spiega il curatore dell'iniziativa il critico Nicola Davide Angerame - è il logo personale di Vincenzo Marsiglia, da sempre usato dall'artista nelle proprie composizioni astratte e divenuto vero elemento di riconoscimento, quasi un “marchio artistico”, i cui precedenti si possono ritrovare, con le dovute distinzioni, nelle forchette di Capogrossi o nei tratti colorati di Dorazio ovvero nel lavoro di quegli artisti che nei decenni passati hanno teorizzato e utilizzato la serialità del proprio segno come una delle componenti essenziali del loro linguaggio artistico e come effetto indiretto di un'epoca ed una cultura, la nostra, fondata sulla produzione tramite le catene di montaggio di oggetti seriali. Il logo è seriale ma è anche una firma-forma inconfondibile che l’artista escogita per riassumere il proprio Sé, secondo la logica degli stemmi imperiali e di tutta l’araldica. Si potrebbe chiamare: un’araldica applicata”.
Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo 1972 – vive e lavora ad Alassio). Maestro d’arte, poi diplomato all’Accademia di Brera. Il suo approccio con l’arte è rigoroso, geometrico e minimalista, non allude mai alla figurazione. Componente costante del suo lavoro è il tentativo di domare i contrasti e stabilire un equilibrio tra forma e colore. In una continua ricerca di nuovi materiali è passato dall’acrilico al feltro, dai tessuti glitterati alle paillettes, contemplando la possibilità di usare “qualsiasi cosa” purché abbia una capacità espressiva. Anche nei quadri cerca di ottenere una forte profondità, realizzata attraverso la creazione di più piani otticamente possibili grazie alla luce.
Dalla rotazione su se stesse di due bande parallele che erano il suo primo simbolo, con gli anni ha creato una nuova forma modulare, un logo “stellato”, oggi elemento costante in tutti i suoi lavori.
Collabora continuativamente con prestigiose gallerie tre le quali Rotta – Farinelli (Genova), Valente artecontemporanea (Finale Ligure), Cavenaghi (Milano). Presente da numerose edizioni a: Arte Fiera, Miart, Kunstart, Artissima, Expo Arte.
Nel 2002 ha realizzato l’affresco murale per il Museo d’Arte Contemporanea M.A.C.A.M. di Maglione (TO). Ha partecipato a innumerevoli mostre in Italia e all’estero. Tra le personali si ricorda in particolare nel 2003 “Il paradosso astratto” a cura di Luca Beatrice presso la Casa del Console Museo d’arte contemporanea a Calice Ligure (SV), tra le collettive “Pittura italiana aniconica (1968-2007) percorsi tra arte e critica in Italia” a cura di Claudio Cerritelli – Casa del Mantenga Mantova (2008), “Profilo d’Arte 2007” Progetto Banca Profilo – Museo della Permanente Milano e “FIL BLANC” – a cura di Giorgio Bonomi, Fondazione Zappettini Milano (2006).
Gianna Maria Canale
Era una segretaria d'azienda quando, nell'estate del 1947, si classificò seconda al concorso di Miss Italia, vinto da Lucia Bosè, concorso che vide la partecipazione di altre protagoniste del cinema italiano, Gina Lollobrigida (terza) ed Eleonora Rossi Drago; questo concorso segnò l'inizio della sua carriera cinematografica. Dopo le prime esperienze nel ruolo di figurante, la Canale lavora con il regista Riccardo Freda che le offre un ruolo di spicco, quello della baronessa Lehmann, nel suo Il cavaliere misterioso del (1948), che riscuote un grande successo. Le riviste più popolari dedicano all’astro nascente dagli occhi verdi come quelli di Ava Gardner le loro copertine. Con Freda, si sposta in Brasile dove vengono girati Guarany (1948) e O Caçula do Barulho (1949), ma la Canale obbliga Freda a tornare in Italia. Nel 1949 lavora al fianco del grande Totò, in Totò le Mokò di Carlo L. Bragaglia, e sempre ocn Totò nel 1955 gira anche Il coraggio). Nel 1951 è invitata a girare un film a Hollywood e compare sulla copertina di "Life magazine". Nel 1953, ottiene un grande successo con Teodora, imperatrice di Bisanzio; il successo di questo film le apre le porte per ruoli in costume, come quello di Armida ne La Gerusalemme liberata (1957).
Dalla fine degli anni '50 è la regina del genere "peplum", Il Peplum (o Sword and sandal, cioè Spada e sandalo, una definizione più comune in lingua inglese) è un sottogenere cinematografico che comprende sia il film d'azione che quello fantastico, entrambi ambientati in contesti biblici o del periodo Greco o Romano che abbiano argomento storico o mitologico. Il nome deriva dalla parola greca, mutuata dal latino, che indica una tunica femminile greca, il peplo, semplice da realizzare ed apprezzata dai reparti costume di questi film, molti tra questi a basso costo. È conosciuto anche come "il cinema dei forzuti" a causa degli atletici e muscolosi protagonisti. recitando in film come Le fatiche di Ercole (1957) e La rivolta dei gladiatori (1958); interpreta la baronessa Du Grand ne I vampiri (1957), ultimo lavoro diretto per lei da Riccardo Freda. Rotto il rapporto col regista, Gianna Maria Canale interpreta pellicole fino al 1964 per poi allontanarsi dalle scene e dalla mondanità. A seguito di un grave incidente stradale, rimane temporaneamente sfigurata da una paresi facciale, ma il suo pubblico non la vedrà mai deturpata: si ritira nell'isola che ha sempre amato, Giannutri e non appare più in pubblico né si fa fotografare. Il boom regia di Vittorio De Sica, nel ruolo di Silvia Alberti (1963) .
La Collezione Arte di Zanotti Fragonara presenta una nuova ed esclusiva collezione di occhiali dedicati all’arte. Ogni occhiale diventa così una vera opera d’arte da portare “in vista”. La prima linea “Arte” nasce dalla collaborazione con l’artista Vincenzo Marsiglia, le cui opere ruotano attorno ad un dato visivo di immediata riconoscibilità, elemento fondamentale del linguaggio astratto, con una stella a quattro punte che assume la funzione di un vero e proprio logo. Ed è proprio questa stella riprodotta su tessuto in diverse colorazioni che diventa elemento caratterizzante di tre modelli diversi di occhiale da portare. Il progetto estetico di Vincenzo Marsiglia dimostra come il linguaggio dell’astrazione, asse portante della contemporaneità, sia in grado di rinnovarsi e di tornare di attualità nella scena italiana di questo primo scorcio del XXI secolo. Egli infatti si sbizzarrisce grazie al suo logo in operazioni in cui il ritmo geometrico si sposa alla fantasia dell’ideazione, dando vita a composizioni in tecnica mista dove l’acrilico si abbina a tessuti, feltri, pailettes, ceramiche, con un risultato in cui il rigore e la coerenza di stile si coniugano ad un impatto visivo spesso sfarzoso, che evidenzia la capacità dell’artista di gettare uno sguardo lucido ed ironico sulla realtà. Il risultato sono occhiali di diverse colorazioni, uno diverso dall’altro, che acquistano luci, colorazioni ed effetti speciali al cambiare della luce.
Con Vincenzo Marsiglia, Zanotti Fragonara ha già prodotto anche un modello di occhiale da sole appartenente alla linea Gold in oro bianco 18 carati e pietre preziose, venduto ad un collezionista di Parigi.
Lemokòboom!
Omaggio a Gianna Maria Canali
di
Vincenzo Marsiglia
a cura di Nicola Davide Angerame
65ªMostra d'arte cinematografica di Venezia
La prestigiosa cornice dello Spazio Italia, Sala Tropicana dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia, ospiterà il prossimo 2 settembre 2008 alle 11 l' "omaggio a Gianna Maria Canale", indimenticabile diva reggina del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, interprete di oltre 50 film e vera protagonista dello star system dell’epoca. In occasione della 65° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
L' iniziativa, promossa dalla Città di Reggio Calabria, Assessorato ai Beni Culturali - grandi Eventi e dall'Associazione Trapobana, avrà come testimonial l'attrice Alba Rohrwacher, David di Donatello 2008.
Saranno l'assessore Antonella Freno ed il Presidente Alessandro Russo ad introdurre le più significative tappe del percorso artistico dell'indimenticabile,compagna di scena di grandi attori come Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Totò.
Per l’occasione, l’artista alassino Vincenzo Marsiglia le dedica una delle sue ultime creazioni appartenente alla serie di occhiali d'artista disegnati per la Collezione Arte di Zanotti Fragonara, azienda leader nel settore e impegnata nel trasformare i propri occhiali in opere d’arte. Gli occhiali “Lemokòboom!” sono il ritratto di un’epoca fatto attraverso la rivisitazione e l’interpretazione di un oggetto simbolo del carisma e del fascino conturbante del divismo cinematografico. Cosa sarebbe Hollywood senza gli occhiali da sole?
Artista classe 1972, Vincenzo Marsiglia è noto per le sue opere astratte in broccato, le installazioni in ceramica dedicate al cinema di Federico Fellini e gli ultimi video interattivi. Recentemente ha reinterpetato gli occhiali da sole vestiti da Marcello Mastroianni in Otto e Mezzo di Fellini.
Ho voluto dedicare un paio di occhiali a farfalla alla mia conterranea Gianna Maria Canale – spiega Vincenzo Marsiglia – in omaggio alla sua bellezza ma anche all’attrice che ha saputo imporsi e diventare protagonista di quel affascinante star system sviluppatosi anche in Italia durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Il nome dell’occhiale, “Le Mokò boom!” è ricavato, attraverso un gioco di parole di matrice dadaista, dai titoli di due film che la vedono protagonista, ovvero “Totò le Mokò” e “Boom” diretto da Vittorio De Sica. Gli occhiali da sole sono un oggetto ambivalente però, permettono anche di nascondere lo sguardo, che è espressione dell’anima. Infondono un senso di mistero in chi li porta e qui si trova un’altra assonanza con la seconda vita di Canale, quella iniziata dopo il 1964 che la vede celata e distante dai mass media e dal cinema”
“Uno dei punti di forza del lavoro di Vincenzo Marsiglia – spiega il curatore dell'iniziativa il critico Nicola Davide Angerame - è il logo personale di Vincenzo Marsiglia, da sempre usato dall'artista nelle proprie composizioni astratte e divenuto vero elemento di riconoscimento, quasi un “marchio artistico”, i cui precedenti si possono ritrovare, con le dovute distinzioni, nelle forchette di Capogrossi o nei tratti colorati di Dorazio ovvero nel lavoro di quegli artisti che nei decenni passati hanno teorizzato e utilizzato la serialità del proprio segno come una delle componenti essenziali del loro linguaggio artistico e come effetto indiretto di un'epoca ed una cultura, la nostra, fondata sulla produzione tramite le catene di montaggio di oggetti seriali. Il logo è seriale ma è anche una firma-forma inconfondibile che l’artista escogita per riassumere il proprio Sé, secondo la logica degli stemmi imperiali e di tutta l’araldica. Si potrebbe chiamare: un’araldica applicata”.
Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo 1972 – vive e lavora ad Alassio). Maestro d’arte, poi diplomato all’Accademia di Brera. Il suo approccio con l’arte è rigoroso, geometrico e minimalista, non allude mai alla figurazione. Componente costante del suo lavoro è il tentativo di domare i contrasti e stabilire un equilibrio tra forma e colore. In una continua ricerca di nuovi materiali è passato dall’acrilico al feltro, dai tessuti glitterati alle paillettes, contemplando la possibilità di usare “qualsiasi cosa” purché abbia una capacità espressiva. Anche nei quadri cerca di ottenere una forte profondità, realizzata attraverso la creazione di più piani otticamente possibili grazie alla luce.
Dalla rotazione su se stesse di due bande parallele che erano il suo primo simbolo, con gli anni ha creato una nuova forma modulare, un logo “stellato”, oggi elemento costante in tutti i suoi lavori.
Collabora continuativamente con prestigiose gallerie tre le quali Rotta – Farinelli (Genova), Valente artecontemporanea (Finale Ligure), Cavenaghi (Milano). Presente da numerose edizioni a: Arte Fiera, Miart, Kunstart, Artissima, Expo Arte.
Nel 2002 ha realizzato l’affresco murale per il Museo d’Arte Contemporanea M.A.C.A.M. di Maglione (TO). Ha partecipato a innumerevoli mostre in Italia e all’estero. Tra le personali si ricorda in particolare nel 2003 “Il paradosso astratto” a cura di Luca Beatrice presso la Casa del Console Museo d’arte contemporanea a Calice Ligure (SV), tra le collettive “Pittura italiana aniconica (1968-2007) percorsi tra arte e critica in Italia” a cura di Claudio Cerritelli – Casa del Mantenga Mantova (2008), “Profilo d’Arte 2007” Progetto Banca Profilo – Museo della Permanente Milano e “FIL BLANC” – a cura di Giorgio Bonomi, Fondazione Zappettini Milano (2006).
Gianna Maria Canale
Era una segretaria d'azienda quando, nell'estate del 1947, si classificò seconda al concorso di Miss Italia, vinto da Lucia Bosè, concorso che vide la partecipazione di altre protagoniste del cinema italiano, Gina Lollobrigida (terza) ed Eleonora Rossi Drago; questo concorso segnò l'inizio della sua carriera cinematografica. Dopo le prime esperienze nel ruolo di figurante, la Canale lavora con il regista Riccardo Freda che le offre un ruolo di spicco, quello della baronessa Lehmann, nel suo Il cavaliere misterioso del (1948), che riscuote un grande successo. Le riviste più popolari dedicano all’astro nascente dagli occhi verdi come quelli di Ava Gardner le loro copertine. Con Freda, si sposta in Brasile dove vengono girati Guarany (1948) e O Caçula do Barulho (1949), ma la Canale obbliga Freda a tornare in Italia. Nel 1949 lavora al fianco del grande Totò, in Totò le Mokò di Carlo L. Bragaglia, e sempre ocn Totò nel 1955 gira anche Il coraggio). Nel 1951 è invitata a girare un film a Hollywood e compare sulla copertina di "Life magazine". Nel 1953, ottiene un grande successo con Teodora, imperatrice di Bisanzio; il successo di questo film le apre le porte per ruoli in costume, come quello di Armida ne La Gerusalemme liberata (1957).
Dalla fine degli anni '50 è la regina del genere "peplum", Il Peplum (o Sword and sandal, cioè Spada e sandalo, una definizione più comune in lingua inglese) è un sottogenere cinematografico che comprende sia il film d'azione che quello fantastico, entrambi ambientati in contesti biblici o del periodo Greco o Romano che abbiano argomento storico o mitologico. Il nome deriva dalla parola greca, mutuata dal latino, che indica una tunica femminile greca, il peplo, semplice da realizzare ed apprezzata dai reparti costume di questi film, molti tra questi a basso costo. È conosciuto anche come "il cinema dei forzuti" a causa degli atletici e muscolosi protagonisti. recitando in film come Le fatiche di Ercole (1957) e La rivolta dei gladiatori (1958); interpreta la baronessa Du Grand ne I vampiri (1957), ultimo lavoro diretto per lei da Riccardo Freda. Rotto il rapporto col regista, Gianna Maria Canale interpreta pellicole fino al 1964 per poi allontanarsi dalle scene e dalla mondanità. A seguito di un grave incidente stradale, rimane temporaneamente sfigurata da una paresi facciale, ma il suo pubblico non la vedrà mai deturpata: si ritira nell'isola che ha sempre amato, Giannutri e non appare più in pubblico né si fa fotografare. Il boom regia di Vittorio De Sica, nel ruolo di Silvia Alberti (1963) .
La Collezione Arte di Zanotti Fragonara presenta una nuova ed esclusiva collezione di occhiali dedicati all’arte. Ogni occhiale diventa così una vera opera d’arte da portare “in vista”. La prima linea “Arte” nasce dalla collaborazione con l’artista Vincenzo Marsiglia, le cui opere ruotano attorno ad un dato visivo di immediata riconoscibilità, elemento fondamentale del linguaggio astratto, con una stella a quattro punte che assume la funzione di un vero e proprio logo. Ed è proprio questa stella riprodotta su tessuto in diverse colorazioni che diventa elemento caratterizzante di tre modelli diversi di occhiale da portare. Il progetto estetico di Vincenzo Marsiglia dimostra come il linguaggio dell’astrazione, asse portante della contemporaneità, sia in grado di rinnovarsi e di tornare di attualità nella scena italiana di questo primo scorcio del XXI secolo. Egli infatti si sbizzarrisce grazie al suo logo in operazioni in cui il ritmo geometrico si sposa alla fantasia dell’ideazione, dando vita a composizioni in tecnica mista dove l’acrilico si abbina a tessuti, feltri, pailettes, ceramiche, con un risultato in cui il rigore e la coerenza di stile si coniugano ad un impatto visivo spesso sfarzoso, che evidenzia la capacità dell’artista di gettare uno sguardo lucido ed ironico sulla realtà. Il risultato sono occhiali di diverse colorazioni, uno diverso dall’altro, che acquistano luci, colorazioni ed effetti speciali al cambiare della luce.
Con Vincenzo Marsiglia, Zanotti Fragonara ha già prodotto anche un modello di occhiale da sole appartenente alla linea Gold in oro bianco 18 carati e pietre preziose, venduto ad un collezionista di Parigi.
02
settembre 2008
Vincenzo Marsiglia – Lemokòboom! Omaggio a Gianna Maria Canali
02 settembre 2008
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
HOTEL EXCELSIOR
Venezia, Lungomare Guglielmo Marconi, 41, (Venezia)
Venezia, Lungomare Guglielmo Marconi, 41, (Venezia)
Vernissage
2 Settembre 2008, ore 11
Autore
Curatore