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Vincenzo Merola – The Unexpected
In un gioco sottile tra intenzionalità e variabilità Merola con le sue opere tenta di ingabbiare i fatti
in uno schema compositivo che possa dare un senso all’agire umano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fatti inaspettati, inimmaginabili, intangibili, sfuggenti al nostro pensiero razionale e nel contempo
materiali e reali, per questo ossimori quotidiani capaci di condizionare nel tempo ogni aspetto
della vita.
Mai come in questo recente periodo l’inatteso ha caratterizzato e caratterizza la nostra
quotidianità, tanto da percepirlo come una presenza presente, benché invisibile, ingombrante e
condizionante ogni pensiero, azione, affetto, progetto, vacanza, lavoro, cibo, abbigliamento e
relazione, con noi stessi, i nostri familiari e animali domestici, i vicini di casa, i colleghi, le nostre
priorità…
Una frequentazione intima che ci porta a decodificare ogni percezione quotidiana in termini
dualistici: amici/nemici, vita/morte, vero/falso, giusto/sbagliato… tanto che ogni scelta diventa a
tutti gli effetti un’alea cui sottostare, tentando la sorte in un “testa e croce” cui affidare la nostra
vita. Alea che, nel tempo, abitua ciascuno a contenere in sé sincronicamente ogni dualismo e a
contemplarlo nella quotidianità, amplificando la sensazione tangibile dell’inatteso incombente in
ogni potenziale scelta, con risultati a volte migliori, a volte no.
Il caso fa parte di noi e da sempre ci plasma. Già lo storico ateniese Tucidide (m. circa 400 a.C.)
suggeriva la necessità di essere formati nella conoscenza per disporre di armi utili a fare fronte
agli imprevisti della tyche, (gr. Τὺχη=sorte).
Trascorriamo tempo a progettare la nostra vita, protesi verso un futuro diverso e, secondo il
nostro giudizio, migliore, per poi essere sospinti dal caso verso un altrove per noi inatteso perché
secondo i progetti del destino.
Tempo e caso sono quindi le variabili imponderabili terrene capaci di stravolgere i piani e le
aspettative di ciascuno, regolandole secondo leggi imprevedibili e incontrollabili.
E allora: come riuscire a fare pace con l’inatteso nella nostra quotidianità?
Una possibile risposta ce la suggerisce Vincenzo Merola, artista visivo la cui ricerca si sviluppa a
partire dall’interesse per le sperimentazioni verbovisuali e da una riflessione sul ruolo del caso e
dei processi aleatori nella determinazione delle scelte e dei comportamenti individuali.
In un gioco sottile tra intenzionalità e variabilità Merola con le sue opere tenta di ingabbiare i fatti
in uno schema compositivo che possa dare un senso all’agire umano, per riuscire a diventare
consapevoli dell’esistenza di un equilibrio complicato tra le varianti del caso e il nostro tentativo di
indirizzare le cose.
Con il suo lavoro Merola tende idealmente alla ricerca della perfezione indenne dal caso: definisce
precisi parametri qualitativi per i materiali utilizzati - dalla qualità della carta, alla tela di lino e ai telai fatti a mano, ai colori ricavati da pigmenti secondo tecniche tradizionali e contemporanee - e
si obbliga ad un gesto artistico reiterato nel tempo, ripetuto sempre uguale a se stesso nella
ricerca di ridurre al massimo l’imperfezione, con la consapevolezza che la perfezione in quanto
tale sia irraggiungibile ma qualcosa a cui tendere nel corso della vita con il proprio agire.
Questa ricerca lo porta a lavorare per cicli, per indagare la casualità da differenti punti di vista.
In mostra sono esposte opere su tela e opere su carta, appartenenti a due cicli di ricerca.
Le opere su tela sono composizioni di linee parallele dipinte secondo uno schema compositivo
definito dall’alea del lancio del dado che, secondo regole definite dall’artista, decide il colore e/o il
numero di strati in successione con cui dipingere ogni riga, metafora del fatto che ciascuno
quotidianamente deve fare i conti con quanto il destino ha in serbo per lui.
Sono tele dipinte in tecnica mista con pigmenti, gesso e acrilico, in cui le linee verticali in
successione cromatica si presentano eleganti e sobrie a realizzare nell’insieme un disegno pulito,
in cui la matericità della trama della tela e la successione in sequenza del gesto umano ad ogni
sovrapposizione di colore creano variabilità inevitabili.
Sono linee in cui perdersi e ritrovarsi, da osservare una ad una per riconoscere la presenza del
caso nel succedersi del tempo e la sua partecipazione alla creazione, richiamando l’attenzione
sulla capacità di adattamento e di resilienza di ciascuno di fronte all’inatteso.
Le opere su carta sono realizzate con inchiostro e timbri a forma di triangolo equilatero che
documentano a seconda dell’inclinazione, ogni ora di attività quotidiana dell’artista suddivisa tra
sonno, insegnamento, attività artistica e attività varie, condotta dall’artista stesso in sei mesi di
vita (da marzo a settembre 2016).
L’esposizione, ospitata nell’atelier di Alice Voglino, pittrice che attraverso il linguaggio del colore
indaga l’essenza delle cose, rientra nel progetto dell’artista di indurre il visitatore a interrogarsi
sull’esistenza attraverso differenti linguaggi artistici. Questo è il quarto evento organizzato a
Verona nell’atelier di Alice Voglino da Manuel Zoia Gallery di Milano.
materiali e reali, per questo ossimori quotidiani capaci di condizionare nel tempo ogni aspetto
della vita.
Mai come in questo recente periodo l’inatteso ha caratterizzato e caratterizza la nostra
quotidianità, tanto da percepirlo come una presenza presente, benché invisibile, ingombrante e
condizionante ogni pensiero, azione, affetto, progetto, vacanza, lavoro, cibo, abbigliamento e
relazione, con noi stessi, i nostri familiari e animali domestici, i vicini di casa, i colleghi, le nostre
priorità…
Una frequentazione intima che ci porta a decodificare ogni percezione quotidiana in termini
dualistici: amici/nemici, vita/morte, vero/falso, giusto/sbagliato… tanto che ogni scelta diventa a
tutti gli effetti un’alea cui sottostare, tentando la sorte in un “testa e croce” cui affidare la nostra
vita. Alea che, nel tempo, abitua ciascuno a contenere in sé sincronicamente ogni dualismo e a
contemplarlo nella quotidianità, amplificando la sensazione tangibile dell’inatteso incombente in
ogni potenziale scelta, con risultati a volte migliori, a volte no.
Il caso fa parte di noi e da sempre ci plasma. Già lo storico ateniese Tucidide (m. circa 400 a.C.)
suggeriva la necessità di essere formati nella conoscenza per disporre di armi utili a fare fronte
agli imprevisti della tyche, (gr. Τὺχη=sorte).
Trascorriamo tempo a progettare la nostra vita, protesi verso un futuro diverso e, secondo il
nostro giudizio, migliore, per poi essere sospinti dal caso verso un altrove per noi inatteso perché
secondo i progetti del destino.
Tempo e caso sono quindi le variabili imponderabili terrene capaci di stravolgere i piani e le
aspettative di ciascuno, regolandole secondo leggi imprevedibili e incontrollabili.
E allora: come riuscire a fare pace con l’inatteso nella nostra quotidianità?
Una possibile risposta ce la suggerisce Vincenzo Merola, artista visivo la cui ricerca si sviluppa a
partire dall’interesse per le sperimentazioni verbovisuali e da una riflessione sul ruolo del caso e
dei processi aleatori nella determinazione delle scelte e dei comportamenti individuali.
In un gioco sottile tra intenzionalità e variabilità Merola con le sue opere tenta di ingabbiare i fatti
in uno schema compositivo che possa dare un senso all’agire umano, per riuscire a diventare
consapevoli dell’esistenza di un equilibrio complicato tra le varianti del caso e il nostro tentativo di
indirizzare le cose.
Con il suo lavoro Merola tende idealmente alla ricerca della perfezione indenne dal caso: definisce
precisi parametri qualitativi per i materiali utilizzati - dalla qualità della carta, alla tela di lino e ai telai fatti a mano, ai colori ricavati da pigmenti secondo tecniche tradizionali e contemporanee - e
si obbliga ad un gesto artistico reiterato nel tempo, ripetuto sempre uguale a se stesso nella
ricerca di ridurre al massimo l’imperfezione, con la consapevolezza che la perfezione in quanto
tale sia irraggiungibile ma qualcosa a cui tendere nel corso della vita con il proprio agire.
Questa ricerca lo porta a lavorare per cicli, per indagare la casualità da differenti punti di vista.
In mostra sono esposte opere su tela e opere su carta, appartenenti a due cicli di ricerca.
Le opere su tela sono composizioni di linee parallele dipinte secondo uno schema compositivo
definito dall’alea del lancio del dado che, secondo regole definite dall’artista, decide il colore e/o il
numero di strati in successione con cui dipingere ogni riga, metafora del fatto che ciascuno
quotidianamente deve fare i conti con quanto il destino ha in serbo per lui.
Sono tele dipinte in tecnica mista con pigmenti, gesso e acrilico, in cui le linee verticali in
successione cromatica si presentano eleganti e sobrie a realizzare nell’insieme un disegno pulito,
in cui la matericità della trama della tela e la successione in sequenza del gesto umano ad ogni
sovrapposizione di colore creano variabilità inevitabili.
Sono linee in cui perdersi e ritrovarsi, da osservare una ad una per riconoscere la presenza del
caso nel succedersi del tempo e la sua partecipazione alla creazione, richiamando l’attenzione
sulla capacità di adattamento e di resilienza di ciascuno di fronte all’inatteso.
Le opere su carta sono realizzate con inchiostro e timbri a forma di triangolo equilatero che
documentano a seconda dell’inclinazione, ogni ora di attività quotidiana dell’artista suddivisa tra
sonno, insegnamento, attività artistica e attività varie, condotta dall’artista stesso in sei mesi di
vita (da marzo a settembre 2016).
L’esposizione, ospitata nell’atelier di Alice Voglino, pittrice che attraverso il linguaggio del colore
indaga l’essenza delle cose, rientra nel progetto dell’artista di indurre il visitatore a interrogarsi
sull’esistenza attraverso differenti linguaggi artistici. Questo è il quarto evento organizzato a
Verona nell’atelier di Alice Voglino da Manuel Zoia Gallery di Milano.
17
marzo 2022
Vincenzo Merola – The Unexpected
Dal 17 marzo al 14 aprile 2022
arte contemporanea
Location
Atelier Alice Voglino
Verona, Corso Milano, 23, (VR)
Verona, Corso Milano, 23, (VR)
Orario di apertura
da Lunedì a Venerdì ore 15:00 - 19:00
Vernissage
17 Marzo 2022, ore 17,30-20
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico