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Vincenzo Nucci – Giardino d’inverno
L’esposizione, compresa nella rassegna “Palazzi aperti”, organizzata dal Comune di Ragusa in cartellone al Natale Barocco 2014-2015, raccoglie una selezione di opere recenti, oli e pastelli, del maestro Vincenzo Nucci
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 13 dicembre 2014, alle ore 18.00, presso la Civica Raccolta “Carmelo Cappello” di Palazzo Zacco a Ragusa, la mostra Giardino d’inverno, catalogo Aurea Phoenix Edizioni, a cura di Andrea Guastella. L’esposizione, compresa nella rassegna “Palazzi aperti”, organizzata dal Comune di Ragusa in cartellone al Natale Barocco 2014-2015, raccoglie una selezione di opere recenti, oli e pastelli, del maestro Vincenzo Nucci.
Dal testo in catalogo di Andrea Guastella: “Sono milioni i curiosi che dedicano ogni giorno un po’ di tempo a un’azione tanto insolita quanto naturale: osservare. In pochissimi, però, possiedono il dono di dipingere lo sgretolarsi di un muro, il guizzare di un ramo, lo scintillio di un sole abbacinante o il timido e pungente pulsare delle stelle. Occorre tornare per decenni nei medesimi luoghi, fissarli nella memoria, farli propri. C’è, ad esempio, tra i soggetti preferiti da Vincenzo Nucci, la facciata di una casa in rovina che sorge davanti il suo studio, da cui è possibile scrutarla dall’alto, sorvolando una parete che racchiude, come una siepe leopardiana, un cortile e delle palme. Quella casa Vincenzo non l’ha mai visitata. Eppure gli appartiene. Abbandonata per decenni, si è cristallizzata in una sorta di limbo paragonabile al non luogo di Ritorno, uno splendido testo di Caproni: “Sono tornato là / dove non ero mai stato. / Nulla, da come non fu, è mutato. / Sul tavolo (sull’incerato / a quadretti) ammezzato / ho ritrovato il bicchiere / mai riempito. Tutto / è ancora rimasto quale / mai l’avevo lasciato. / Tutti i luoghi che ho visto, / che ho visitato, / ora so – ne sono certo: / non ci sono mai stato”. Oggi la facciata di quella casa, dopo un lungo restauro, ha cambiato aspetto. Ma anch’io sono certo che Vincenzo continuerà a dipingerla come l’ha da sempre vista e immaginata. I soggetti della pittura di Nucci, infatti, non esistono: non ci sono in Sicilia campi gialli o cieli azzurri come i suoi. Non ci sono perché Vincenzo li ha guardati con gli occhi, ma ancor prima col cuore. Ha camminato sulle gambe, ma coi piedi tra le nuvole. Ha sognato un paesaggio familiare che la reiterazione in cicli ha reso noto, ma non certo immutabile, anzi continuamente variato. Lo proverebbe, se lo interrogassimo, il canto dei colori delle sue ultime prove. Qui, messo da parte il reticolo di colpi di pennello – o tratti di pastello – dei lavori più famosi, il bianco dell’imprimitura si insinua liberamente tra l’uno e l’altro tocco, simulando una luce proveniente dall’interno, come un’aura. L’esito è di una brillantezza che fa pensare a un concerto di uccelli, a un tripudio di odori, alle sensazioni sinestetiche di una passeggiata in un giardino che non è un giardino. Semmai un giardino d’inverno, una limonaia adibita ad accogliere agrumi e piante rare. Un prodigio di fantasia e natura, ma anche di tecnica, di sapienza creativa. Vincenzo, uno dei pochi maestri del colore ancora attivi, sa bene che il suo dono, per esprimersi al meglio, deve essere protetto e coltivato. Sa che la somma spontaneità coincide col massimo artificio. Perciò, nel suo hortus conclusus, niente è lasciato al caso. “Soggetto principe”, come era solito asserire Bonnard, il pittore cui si sente più vicino, “è la superficie, che ha il suo colore, le sue leggi, al di là degli oggetti”. E, al di là degli oggetti, tutti i quadri di Nucci sono costruiti attorno a un centro su cui la “superficie” si squaderna in un perenne accumulo di tagli, sfocature, contrasti di colore. Non si tratta, si è ormai capito, di osservare le cose, ma di animarle dal di dentro impersonandone ogni angolo, ogni aspetto. Anche a costo di rimanere incatenati a un’illusione. Del resto, lo aveva compreso Neruda in un libro che – guarda un po’ – ha il medesimo titolo della mostra di Vincenzo, “Non c’è libertà per noi che siamo / frammento dello stupore / non c’è uscita per questo ritornare / a se stessi, alla pietra di se stessi”. Non c’è altra meta che la palma, altro orizzonte che il mare”.
Vincenzo Nucci nasce a Sciacca, in provincia di Agrigento, nel 1941. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 e il 1970, all’insegna dell’impegno, lo vedono affrontare temi drammatici e di grande impatto sociale come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. Sono questi gli anni nei quali Nucci diventa una presenza costante nelle principali rassegne nazionali e internazionali dedicate alla pittura. Ma già a partire dal decennio successivo, la sua ricerca, allontanatasi gradualmente dal sociale, si orienta in una precisa direzione: dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio siciliano; e, del paesaggio siciliano, le case padronali, le mura di cinta, dove si arrampicano rigogliose buganvillee, le rovine di Agrigento e Selinunte e infine la palma, protagonista e simbolo della Sciacca araba da lui tanto amata. Tutta la sua ricerca a venire sarà caratterizzata dal tentativo di catturare sulle tele o nei pastelli le emozioni suscitate dalla luce. Nel 1989 è invitato alla XXXI Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1990 conosce Philippe Daverio, che lo invita ad esporre alla rassegna Anni Ottanta in Italia all’ex Convento di San Francesco a Sciacca e, successivamente, in una sua personale alla Galleria Daverio a Milano. Nel 1994 Marco Goldin gli organizza un’antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, mentre l’anno successivo una sua mostra si tiene presso la Galleria Forni di Bologna. Nel 1996 espone con una personale alla Galleria Etienne de Causans, a Parigi. Nel 1998 Aldo Gerbino lo invita alla mostra L’Isola dipinta. Sicilia: cinquant’anni di natura e paesaggio, 1948-1998, presso il Palazzo del Vittoriano di Roma. Del 1999 è l’antologica Pastelli 1981-1999, a Treviso nella Casa dei Carraresi. Nel 2001 si tiene una sua personale allo Stadtmuseum di Tubinga, in Germania. Nel 2003-2004 la Provincia di Palermo promuove una sua antologica nel Loggiato San Bartolomeo di Palermo, Opere 1981-2003, a cura di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato al LVII Premio Michetti Francavilla a Mare (Chieti), a cura di Philippe Daverio. Sempre nel 2006, su invito di Marco Meneguzzo, partecipa alla mostra Sicilia! alla Galleria Credito Siciliano di Acireale. Nel 2007 è invitato alla mostra ideata da Vittorio Sgarbi Arte Italiana, 1968-2007. Pittura al Palazzo Reale di Milano. Del 2008 è l’antologica Opere 1984-2008, all’ex Convento di San Francesco, Sciacca. Sempre nello stesso anno, è invitato alla mostra Pittura d’Italia. Paesaggi veri e dell’anima, a cura di Marco Goldin, nel Castel Sismondo a Rimini. Nel 2011 partecipa a Padiglione Italia, LIV Biennale di Venezia, Regione Sicilia, nella Civica Galleria d’Arte Montevergini di Siracusa e all’esposizione Artisti nella luce di Sicilia, nel Palazzo della Cultura di Catania. Nel 2014 è invitato da Marco Goldin alla mostra Attorno a Veermer presso il Palazzo Fava di Bologna; partecipa inoltre alla mostra itinerante Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice, a cura di Vittorio Sgarbi. Vincenzo Nucci vive e lavora a Sciacca.
Info: Andrea Guastella, mail: andreguast@yahoo.com
Vincenzo Nucci, sito: www.vincenzonucci.it
Dal testo in catalogo di Andrea Guastella: “Sono milioni i curiosi che dedicano ogni giorno un po’ di tempo a un’azione tanto insolita quanto naturale: osservare. In pochissimi, però, possiedono il dono di dipingere lo sgretolarsi di un muro, il guizzare di un ramo, lo scintillio di un sole abbacinante o il timido e pungente pulsare delle stelle. Occorre tornare per decenni nei medesimi luoghi, fissarli nella memoria, farli propri. C’è, ad esempio, tra i soggetti preferiti da Vincenzo Nucci, la facciata di una casa in rovina che sorge davanti il suo studio, da cui è possibile scrutarla dall’alto, sorvolando una parete che racchiude, come una siepe leopardiana, un cortile e delle palme. Quella casa Vincenzo non l’ha mai visitata. Eppure gli appartiene. Abbandonata per decenni, si è cristallizzata in una sorta di limbo paragonabile al non luogo di Ritorno, uno splendido testo di Caproni: “Sono tornato là / dove non ero mai stato. / Nulla, da come non fu, è mutato. / Sul tavolo (sull’incerato / a quadretti) ammezzato / ho ritrovato il bicchiere / mai riempito. Tutto / è ancora rimasto quale / mai l’avevo lasciato. / Tutti i luoghi che ho visto, / che ho visitato, / ora so – ne sono certo: / non ci sono mai stato”. Oggi la facciata di quella casa, dopo un lungo restauro, ha cambiato aspetto. Ma anch’io sono certo che Vincenzo continuerà a dipingerla come l’ha da sempre vista e immaginata. I soggetti della pittura di Nucci, infatti, non esistono: non ci sono in Sicilia campi gialli o cieli azzurri come i suoi. Non ci sono perché Vincenzo li ha guardati con gli occhi, ma ancor prima col cuore. Ha camminato sulle gambe, ma coi piedi tra le nuvole. Ha sognato un paesaggio familiare che la reiterazione in cicli ha reso noto, ma non certo immutabile, anzi continuamente variato. Lo proverebbe, se lo interrogassimo, il canto dei colori delle sue ultime prove. Qui, messo da parte il reticolo di colpi di pennello – o tratti di pastello – dei lavori più famosi, il bianco dell’imprimitura si insinua liberamente tra l’uno e l’altro tocco, simulando una luce proveniente dall’interno, come un’aura. L’esito è di una brillantezza che fa pensare a un concerto di uccelli, a un tripudio di odori, alle sensazioni sinestetiche di una passeggiata in un giardino che non è un giardino. Semmai un giardino d’inverno, una limonaia adibita ad accogliere agrumi e piante rare. Un prodigio di fantasia e natura, ma anche di tecnica, di sapienza creativa. Vincenzo, uno dei pochi maestri del colore ancora attivi, sa bene che il suo dono, per esprimersi al meglio, deve essere protetto e coltivato. Sa che la somma spontaneità coincide col massimo artificio. Perciò, nel suo hortus conclusus, niente è lasciato al caso. “Soggetto principe”, come era solito asserire Bonnard, il pittore cui si sente più vicino, “è la superficie, che ha il suo colore, le sue leggi, al di là degli oggetti”. E, al di là degli oggetti, tutti i quadri di Nucci sono costruiti attorno a un centro su cui la “superficie” si squaderna in un perenne accumulo di tagli, sfocature, contrasti di colore. Non si tratta, si è ormai capito, di osservare le cose, ma di animarle dal di dentro impersonandone ogni angolo, ogni aspetto. Anche a costo di rimanere incatenati a un’illusione. Del resto, lo aveva compreso Neruda in un libro che – guarda un po’ – ha il medesimo titolo della mostra di Vincenzo, “Non c’è libertà per noi che siamo / frammento dello stupore / non c’è uscita per questo ritornare / a se stessi, alla pietra di se stessi”. Non c’è altra meta che la palma, altro orizzonte che il mare”.
Vincenzo Nucci nasce a Sciacca, in provincia di Agrigento, nel 1941. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 e il 1970, all’insegna dell’impegno, lo vedono affrontare temi drammatici e di grande impatto sociale come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. Sono questi gli anni nei quali Nucci diventa una presenza costante nelle principali rassegne nazionali e internazionali dedicate alla pittura. Ma già a partire dal decennio successivo, la sua ricerca, allontanatasi gradualmente dal sociale, si orienta in una precisa direzione: dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio siciliano; e, del paesaggio siciliano, le case padronali, le mura di cinta, dove si arrampicano rigogliose buganvillee, le rovine di Agrigento e Selinunte e infine la palma, protagonista e simbolo della Sciacca araba da lui tanto amata. Tutta la sua ricerca a venire sarà caratterizzata dal tentativo di catturare sulle tele o nei pastelli le emozioni suscitate dalla luce. Nel 1989 è invitato alla XXXI Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1990 conosce Philippe Daverio, che lo invita ad esporre alla rassegna Anni Ottanta in Italia all’ex Convento di San Francesco a Sciacca e, successivamente, in una sua personale alla Galleria Daverio a Milano. Nel 1994 Marco Goldin gli organizza un’antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, mentre l’anno successivo una sua mostra si tiene presso la Galleria Forni di Bologna. Nel 1996 espone con una personale alla Galleria Etienne de Causans, a Parigi. Nel 1998 Aldo Gerbino lo invita alla mostra L’Isola dipinta. Sicilia: cinquant’anni di natura e paesaggio, 1948-1998, presso il Palazzo del Vittoriano di Roma. Del 1999 è l’antologica Pastelli 1981-1999, a Treviso nella Casa dei Carraresi. Nel 2001 si tiene una sua personale allo Stadtmuseum di Tubinga, in Germania. Nel 2003-2004 la Provincia di Palermo promuove una sua antologica nel Loggiato San Bartolomeo di Palermo, Opere 1981-2003, a cura di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato al LVII Premio Michetti Francavilla a Mare (Chieti), a cura di Philippe Daverio. Sempre nel 2006, su invito di Marco Meneguzzo, partecipa alla mostra Sicilia! alla Galleria Credito Siciliano di Acireale. Nel 2007 è invitato alla mostra ideata da Vittorio Sgarbi Arte Italiana, 1968-2007. Pittura al Palazzo Reale di Milano. Del 2008 è l’antologica Opere 1984-2008, all’ex Convento di San Francesco, Sciacca. Sempre nello stesso anno, è invitato alla mostra Pittura d’Italia. Paesaggi veri e dell’anima, a cura di Marco Goldin, nel Castel Sismondo a Rimini. Nel 2011 partecipa a Padiglione Italia, LIV Biennale di Venezia, Regione Sicilia, nella Civica Galleria d’Arte Montevergini di Siracusa e all’esposizione Artisti nella luce di Sicilia, nel Palazzo della Cultura di Catania. Nel 2014 è invitato da Marco Goldin alla mostra Attorno a Veermer presso il Palazzo Fava di Bologna; partecipa inoltre alla mostra itinerante Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice, a cura di Vittorio Sgarbi. Vincenzo Nucci vive e lavora a Sciacca.
Info: Andrea Guastella, mail: andreguast@yahoo.com
Vincenzo Nucci, sito: www.vincenzonucci.it
13
dicembre 2014
Vincenzo Nucci – Giardino d’inverno
Dal 13 dicembre 2014 al 17 gennaio 2015
arte contemporanea
Location
CIVICA RACCOLTA CARMELO CAPPELLO – PALAZZO ZACCO
Ragusa, Via San Vito, 158, (Ragusa)
Ragusa, Via San Vito, 158, (Ragusa)
Orario di apertura
ore 10.00 – 12.00 e 16.00 – 20.00
Vernissage
13 Dicembre 2014, ore 18
Autore
Curatore