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Vincenzo Parea – La Pittura Aniconica
Compiuti i primi studi artistici presso la Scuola per Pittori e Decoratori del Civico Istituto Roncalli di Vigevano, ha approfondito la sua formazione artistico-culturale in un costante rapporto dialettico e di studio con i maggiori artisti operanti nell’epoca contemporanea. Infatti l’interesse del
Comunicato stampa
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Catalogo con testo di Marco Beretta che scrive:
Prosegue approfondendosi l’ormai più che quarantennale vicenda artistica di Vincenzo Parea all’insegna della pura tensione aniconica e del valore comunicante del colore inteso come oggetto assoluto della propria ricerca espressiva. Nel dipanarsi di questo percorso che affonda le origini nelle avanguardie del Novecento si possono intuire molti fulcri ispirativi (Kandinskij, Malevic, Mondrian, poi il concretismo e il continuo confronto con le ricerche più avanzate dell’astrazione europea e americana); da questa vasta temperie Parea ha saputo captare gli affioramenti culturali e artistici più innovativi, ne ha saputo trascegliere gli elementi a lui più congeniali per elaborare la propria concezione dell’arte pittorica e del colore: un colore autonomamente inteso e intimamente sentito, auto-evidente, scevro da rimandi simbolici o implicazioni teoretiche. Un colore con cui cimentarsi non solo tecnicamente, ma da sottoporre costantemente a verifica, in relazione sia alle proprie tensioni progettuali, sia ai risultati percettivi dell’osservatore. Difficile il destino del monocromo: così ha enunciato lo storico dell’arte Claudio Cerritelli a proposito dell’operatività di Parea, intendendo non solo l’intrinseca complessità tecnica dell’agire con un solo colore per volta, ma – probabilmente – anche quel drammatico “corpo a corpo” con l’astrazione, che si traduce in uno scavo quasi monacale nelle potenzialità del colore in relazione allo spazio, alla forma e alla luce. «L’essenza della materia – ha affermato l’artista – nelle mie opere è resa tramite l’equilibrio strutturale tra un tono di colore e l’altro. I toni cromatici determinano delle linee che vanno oltre lo spazio operativo; verso l’infinito». Infatti, per Parea, quel che conta è l’infinito generarsi degli accordi tonali, che si basano su linee impercettibili, anziché su righe come avviene per larga parte della pittura astratta; nei suoi spazi cromatici la linea diventa ora un confine tra toni ben percettibili, ora una pura vibrazione tra toni impalpabili e talmente rarefatti da rasentare l’illeggibilità (sicuramente l’intraducibilità fotografica), tanto da poter pensare alla linea - e al suo formarsi - come un “respiro” o come il frutto di un respiro biologico oppure, per contro, di un arrestarsi dello stesso per consentire alla mano quella saldezza necessaria a tracciarla. L’obiettivo è una perfetta e quasi maniacale rarefazione del colore, raggiunta grazie a un paziente lavorio sia sulla superficie della nuda tavola, sia sul colore stesso e sulla partitura dei toni che imprimono dinamiche ora centripete, ora centrifughe; sia con un ulteriore intervento di abrasione sul colore disteso e, infine, di velatura, che contribuisce a quella impalpabilità e sublimazione della cromia. Al raggiungimento di quello che potremmo definire un evento cromatico, il solo in grado di restituire il pensiero più profondo dell’artista sul valore spirituale ed emozionale del colore-luce-forma.
Prosegue approfondendosi l’ormai più che quarantennale vicenda artistica di Vincenzo Parea all’insegna della pura tensione aniconica e del valore comunicante del colore inteso come oggetto assoluto della propria ricerca espressiva. Nel dipanarsi di questo percorso che affonda le origini nelle avanguardie del Novecento si possono intuire molti fulcri ispirativi (Kandinskij, Malevic, Mondrian, poi il concretismo e il continuo confronto con le ricerche più avanzate dell’astrazione europea e americana); da questa vasta temperie Parea ha saputo captare gli affioramenti culturali e artistici più innovativi, ne ha saputo trascegliere gli elementi a lui più congeniali per elaborare la propria concezione dell’arte pittorica e del colore: un colore autonomamente inteso e intimamente sentito, auto-evidente, scevro da rimandi simbolici o implicazioni teoretiche. Un colore con cui cimentarsi non solo tecnicamente, ma da sottoporre costantemente a verifica, in relazione sia alle proprie tensioni progettuali, sia ai risultati percettivi dell’osservatore. Difficile il destino del monocromo: così ha enunciato lo storico dell’arte Claudio Cerritelli a proposito dell’operatività di Parea, intendendo non solo l’intrinseca complessità tecnica dell’agire con un solo colore per volta, ma – probabilmente – anche quel drammatico “corpo a corpo” con l’astrazione, che si traduce in uno scavo quasi monacale nelle potenzialità del colore in relazione allo spazio, alla forma e alla luce. «L’essenza della materia – ha affermato l’artista – nelle mie opere è resa tramite l’equilibrio strutturale tra un tono di colore e l’altro. I toni cromatici determinano delle linee che vanno oltre lo spazio operativo; verso l’infinito». Infatti, per Parea, quel che conta è l’infinito generarsi degli accordi tonali, che si basano su linee impercettibili, anziché su righe come avviene per larga parte della pittura astratta; nei suoi spazi cromatici la linea diventa ora un confine tra toni ben percettibili, ora una pura vibrazione tra toni impalpabili e talmente rarefatti da rasentare l’illeggibilità (sicuramente l’intraducibilità fotografica), tanto da poter pensare alla linea - e al suo formarsi - come un “respiro” o come il frutto di un respiro biologico oppure, per contro, di un arrestarsi dello stesso per consentire alla mano quella saldezza necessaria a tracciarla. L’obiettivo è una perfetta e quasi maniacale rarefazione del colore, raggiunta grazie a un paziente lavorio sia sulla superficie della nuda tavola, sia sul colore stesso e sulla partitura dei toni che imprimono dinamiche ora centripete, ora centrifughe; sia con un ulteriore intervento di abrasione sul colore disteso e, infine, di velatura, che contribuisce a quella impalpabilità e sublimazione della cromia. Al raggiungimento di quello che potremmo definire un evento cromatico, il solo in grado di restituire il pensiero più profondo dell’artista sul valore spirituale ed emozionale del colore-luce-forma.
06
aprile 2013
Vincenzo Parea – La Pittura Aniconica
Dal 06 al 21 aprile 2013
arte moderna e contemporanea
Location
SPAZIO ROCCO SCOTELLARO
Vigevano, Via Cesarea, 49, (Pavia)
Vigevano, Via Cesarea, 49, (Pavia)
Orario di apertura
giovedì sabato e domenica ore 17-19
Vernissage
6 Aprile 2013, h 17,30
Autore
Curatore