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Vincenzo Todaro – Ti presento…
Mostra personale dedicata all’artista siciliano Vincenzo Todaro che lavora su fotografie vintage intagliando con meticolosa precisione i volti dei personaggi raffigurati, facendo emergere da un passato indefinito, attimi di vita quotidiana, atmosfere dense di tenerezza e sentimento.
Comunicato stampa
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Presenze ammantate di mistero che non riusciamo a identificare emergono dall'atmosfera delicata, dalle sottili sfumature seppia, delle fotografie vintage accuratamente scelte dall'artista. In modo del tutto inaspettato, il siciliano Vincenzo Todaro riscopre nei mercatini rionali attimi fuggenti colti dallo scatto fotografico, decontestualizzati e privi di storia, fa riemergere da un passato indefinito momenti irripetibili di vita quotidiana, ritratti avvolti da un'aurea incantata di tenerezza e sentimento e li custodisce nelle delicate cornici in legno come preziosi cimeli di famiglia dal sapore ottocentesco attualizzandoli, però, con una tecnica innovativa quanto raffinata.
L'artista intaglia le immagini asportando con meticolosa precisione i dettagli anatomici dei personaggi raffigurati, trasformandoli in sagome dai sottili contorni e lascia che siano solamente accessori e dettagli, come occhiali, collane e braccialetti a definirli, oppure l'atmosfera che li circonda. In questa “poetica dell'assenza”, come la definisce l'artista, la figura umana, ripescata da una passato privo di riferimenti temporali e topografici, lascia solamente qualche labile traccia di sé silenziosamente percepibile, provocando uno straniamento percettivo nell'osservatore e inducendolo a focalizzarsi sul senso che si nasconde dietro l'immagine, sulle connotazioni emotive dense di ricordi e percezioni lontane dell'ambiente che la circonda. È attraverso le sensazioni vagamente percepibili come situazioni, circostanze vissute che ci accomunano, pezzi di storia comune che la personalità dei soggetti riaffiora secondo modalità individuali di associazione dei ricordi...
Nelle opere dell'artista, l'identità riaffiora come emozione cristallizzata nel tempo in un istante unico e prezioso.
L'occhio dello spettatore, abituato all'immediata riconoscibilità delle immagini veicolate dal linguaggio comunicativo della società di massa, vaga alla ricerca di un soggetto riconoscibile, identificabile secondo la logica razionale dei paradigmi con cui percepiamo la realtà, cioè attraverso i tratti distintivi dei soggetti ritratti, ma senza risultato...
Sorge spontaneo l'impulso a ricreare un contesto emozionale a queste immagini affascinanti, a queste storie dimenticate, così lontane nel tempo e nello spazio, cercando di intuirne la provenienza e la collocazione temporale. Con le sue studiate lacune, dove gli uomini perdono le loro sembianze anche nel ricordo lasciato impresso nella pellicola fotografica, traccia della realtà definita dalla luce, Todaro si ripropone di risvegliare i nostri sensi, assuefatti dagli irrefrenabili impulsi dello schiamazzo comunicativo della società contemporanea...i personaggi colti dall'artista si rifugiano così in un passato indefinito.
La mancanza del volto offre nuovi stimoli percettivi in grado di riattivare la nostra capacità di osservazione in un coinvolgimento profondo che ci porti a sondare quell'aura di mistero che avvolge i suoi profili, non necessariamente a riconoscerli secondo categorie cognitive universalmente riconosciute.
Distruggendo il rassicurante binomio identità-volto, la presenza umana si riduce ad un accessorio dello spirito del luogo rappresentato, accentuando l'indeterminatezza di questi fotogrammi. Nei volti vuoti dell'artista ognuno di noi può riconoscersi, rispecchiarsi, ritrovare una somiglianza, una prossimità con alcune situazioni della sua vita, abbandonando la propria maschera “pirandelliana”, confondendosi nelle foto vintage in tanti tasselli di memoria comune, per diventare “uno, nessuno e centomila”, citando il titolo del romanzo del suo conterraneo Luigi Pirandello.
Todaro ci fa cogliere l'impressione della presenza umana definendola attraverso il paesaggio che la circonda oppure con particolari come i vestiti, la capigliatura, la posa e costruendo intorno ai suoi personaggi un contesto che assume i tratti sfumati del ricordo, della memoria, della reminiscenza improvvisa di una situazione prossima, personale a seconda delle declinazioni personali che può assumere...
Se non può riconoscere le persone attraverso tratti somatici, chi osserva è stupito di ritrovarsi in una circostanza di vissuto che riaffiora da un patrimonio infinito di momenti di convivialità in cui ognuno di noi può riconoscersi.
Nei suoi AnThROPOS i dettagli asportati vengono ricomposti in teche da museo naturalistico; volti riuniti in una sorta di catalogo delle tipologie umane, simile a quello stilato dal medico e antropologo ottocentesco Cesare Lombroso che associava determinati tratti somatici a tipologie comportamentali precise, a caratteristiche della personalità.
L'artista intaglia le immagini asportando con meticolosa precisione i dettagli anatomici dei personaggi raffigurati, trasformandoli in sagome dai sottili contorni e lascia che siano solamente accessori e dettagli, come occhiali, collane e braccialetti a definirli, oppure l'atmosfera che li circonda. In questa “poetica dell'assenza”, come la definisce l'artista, la figura umana, ripescata da una passato privo di riferimenti temporali e topografici, lascia solamente qualche labile traccia di sé silenziosamente percepibile, provocando uno straniamento percettivo nell'osservatore e inducendolo a focalizzarsi sul senso che si nasconde dietro l'immagine, sulle connotazioni emotive dense di ricordi e percezioni lontane dell'ambiente che la circonda. È attraverso le sensazioni vagamente percepibili come situazioni, circostanze vissute che ci accomunano, pezzi di storia comune che la personalità dei soggetti riaffiora secondo modalità individuali di associazione dei ricordi...
Nelle opere dell'artista, l'identità riaffiora come emozione cristallizzata nel tempo in un istante unico e prezioso.
L'occhio dello spettatore, abituato all'immediata riconoscibilità delle immagini veicolate dal linguaggio comunicativo della società di massa, vaga alla ricerca di un soggetto riconoscibile, identificabile secondo la logica razionale dei paradigmi con cui percepiamo la realtà, cioè attraverso i tratti distintivi dei soggetti ritratti, ma senza risultato...
Sorge spontaneo l'impulso a ricreare un contesto emozionale a queste immagini affascinanti, a queste storie dimenticate, così lontane nel tempo e nello spazio, cercando di intuirne la provenienza e la collocazione temporale. Con le sue studiate lacune, dove gli uomini perdono le loro sembianze anche nel ricordo lasciato impresso nella pellicola fotografica, traccia della realtà definita dalla luce, Todaro si ripropone di risvegliare i nostri sensi, assuefatti dagli irrefrenabili impulsi dello schiamazzo comunicativo della società contemporanea...i personaggi colti dall'artista si rifugiano così in un passato indefinito.
La mancanza del volto offre nuovi stimoli percettivi in grado di riattivare la nostra capacità di osservazione in un coinvolgimento profondo che ci porti a sondare quell'aura di mistero che avvolge i suoi profili, non necessariamente a riconoscerli secondo categorie cognitive universalmente riconosciute.
Distruggendo il rassicurante binomio identità-volto, la presenza umana si riduce ad un accessorio dello spirito del luogo rappresentato, accentuando l'indeterminatezza di questi fotogrammi. Nei volti vuoti dell'artista ognuno di noi può riconoscersi, rispecchiarsi, ritrovare una somiglianza, una prossimità con alcune situazioni della sua vita, abbandonando la propria maschera “pirandelliana”, confondendosi nelle foto vintage in tanti tasselli di memoria comune, per diventare “uno, nessuno e centomila”, citando il titolo del romanzo del suo conterraneo Luigi Pirandello.
Todaro ci fa cogliere l'impressione della presenza umana definendola attraverso il paesaggio che la circonda oppure con particolari come i vestiti, la capigliatura, la posa e costruendo intorno ai suoi personaggi un contesto che assume i tratti sfumati del ricordo, della memoria, della reminiscenza improvvisa di una situazione prossima, personale a seconda delle declinazioni personali che può assumere...
Se non può riconoscere le persone attraverso tratti somatici, chi osserva è stupito di ritrovarsi in una circostanza di vissuto che riaffiora da un patrimonio infinito di momenti di convivialità in cui ognuno di noi può riconoscersi.
Nei suoi AnThROPOS i dettagli asportati vengono ricomposti in teche da museo naturalistico; volti riuniti in una sorta di catalogo delle tipologie umane, simile a quello stilato dal medico e antropologo ottocentesco Cesare Lombroso che associava determinati tratti somatici a tipologie comportamentali precise, a caratteristiche della personalità.
26
ottobre 2013
Vincenzo Todaro – Ti presento…
Dal 26 ottobre al 18 dicembre 2013
arte contemporanea
Location
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10-12 e 15-19
Domenica su appuntamento.
Lunedì chiuso.
Vernissage
26 Ottobre 2013, ore 16.30
Autore