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Virgilio nella memoria contemporanea
L’esposizione presenta opere di alcuni importanti Artisti, prevalentemente del territorio mantovano, che, nel corso degli ultimi decenni, si sono dedicati a tradurre visualmente le opere di Virgilio, raffigurando precisi brani dai suoi testi oppure trasfigurando immagini e motivi del tessuto narrativo con personali cadenze nel punto in cui l’atto creativo individuale incontra l’Eterno che scorre nelle pieghe dell’antico mito virgiliano.
Comunicato stampa
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L’esposizione presenta opere di alcuni importanti Artisti, prevalentemente del territorio mantovano, che, nel corso degli ultimi decenni, si sono dedicati a tradurre visualmente le opere di Virgilio, raffigurando precisi brani dai suoi testi oppure trasfigurando immagini e motivi del tessuto narrativo con personali cadenze nel punto in cui l’atto creativo individuale incontra l’Eterno che scorre nelle pieghe dell’antico mito virgiliano. La mostra si articola in tre sezioni: il canto dell’uomo, il canto della terra, il canto degli eroi, raccontando, attraverso una novantina di dipinti, sculture, installazioni, incisioni e disegni, come il canto, ossia il carmen, nella sua significazione di vaticinio e incantesimo poetico, sia il grande protagonista dell’opera virgiliana e di coloro che intendono attingervi nel nome di una comune ricerca del trascendente.
Il canto dell’uomo è quello intonato dai pastori delle Bucoliche e dal tracio Orfeo, personaggi che innalzano inni agli Dèi nel nome di un amore tutto umano e incompiuto; il canto della terra è quello composto dagli agricoltori delle Georgiche che si mettono in sintonia con i ritmi della Natura nel nome di un’armonia cosmica; il canto degli eroi è dedicato ai protagonisti dell’Eneide, eroi del sacrificio e della sofferenza legata al presentimento tragico della fine di un’epoca e della caduta della civiltà occidentale.
Gianna Pinotti
Opere dagli Anni Trenta ai giorni nostri di:
Il Museo Virgiliano
Il Museo Virgiliano di Pietole è prestigiosa sede culturale del Comune di Virgilio; esso conserva al suo interno la collezione archeologica Vincenzo Prati e la donazione di dipinti di Ugo Celada. Il Museo ha ospitato, nel corso degli anni, prestigiose mostre monografiche di arte contemporanea, tra le quali vanno ricordate quelle dedicate a Celada (Oltre lo sguardo. I dipinti di Ugo Celada da Virgilio, a cura di Gianna Pinotti), Melotti (Omaggio a Melotti, a cura di Giuseppe Appella, 2001), Dadamaino (Dadamaino. L’alfabeto della mente, a cura di Luca Massimo Barbero, 2003), Nenci (Enzo Nenci, retrospettiva, a cura di Luciano Caramel, 2003), Negri (Sandro Negri. Omaggio a Virgilio, a cura di Rocco Proce, 2011), Pinotti (Gianna Pinotti. Le città cadute, a cura di Mariella Bettarini e Luca Siri, 2012), Falchi (Aldo Falchi, in occasione della visita del Premio Nobel Seamus Heaney, 2013).
INTRODUZIONE
di Gianna Pinotti, curatrice della mostra: Il Carmen virgiliano ossia la profezia
Il tema della profezia, a cui sottende una profonda conoscenza delle pratiche divinatorie, è preminente nell’opera virgiliana e non si esaurisce certamente con il famoso passo della IV Ecloga, rivolto ad annunciare la nascita di un fanciullo da genitori mortali che porterà un’età dell’oro, evento in cui si legge il fatto storico avveratosi di lì a pochi decenni, ovvero la nascita di Cristo. Virgilio dotato di una sensibilità straordinaria, affinata a contatto con la “divina campagna” e i suoi incantati suoni, educato ad una vita sacerdotale, astrologo e visionario, proprio attraverso l’Eneide, poema che avrebbe dovuto cantare i fasti augustei, sembra annunciare la caduta di Roma: verseggiando di Enea, orientale peregrino verso l’Italia, e rivolgendosi ad una società romana in preda ad una profonda crisi spirituale, egli descrive la fine della propria epoca. Infatti nel poema emerge, attraverso la controimmagine di Troia, città orientale all’apogeo civile, la sua profonda vena critica verso l’occidente romano: “Hoc equidem occasum Trojae tristesque ruinas / solabar, fatis contraria fata rependes” (Della caduta di Troia, delle tristi rovine mi consolava questo pensiero, e opponevo il destino futuro al destino passato): riunas Trojae (le rovine di Troia) sono associate ad occasus, da cui deriva Occidente, poichè occasus indica, oltre al punto ove cade del Sole, anche la rovina, la fine di qualcosa e il tramonto di una intera civiltà associata alla sua tragica morte; così Virgilio crea un’architettura letteraria, e associando occasus alle rovine di Troia ci suggerisce che l’occidente sarebbe caduto (proprio come Troia) con l’arrivo di colui che sarebbe nato ad oriente, con destino divino, simile al profugo Enea, attribuendo a quest’ultimo la fondazione delle radici romane stesse. Una inversione di spazi e di tempi, con Albalonga (la nuova Troia) ad Occidente e l’occasus ad Oriente, nutre segretamente l’ispirazione del poeta Vate, cantore e profeta.
(…) Con queste considerazioni noi oggi vogliamo sottolineare come sia il canto (ossia il carmen) il vero protagonista dell’opera virgiliana, ma non in senso semplicistico di musica o di verso, bensì in seno religioso di predizione, poichè il vaticinio viene pronunciato per elezione in versi con accenti musicali, la forma di linguaggio più pura e “divina”; basti menzionare gli oracoli biblici di Balaam (Numeri 23 – 24) o i brani dei profeti come Isaia, o le quartine in rima del sovramenzionato Nostradamus.
Dunque i versi di Virgilio possono essere definiti per eccellenza carmen, termine latino che significa appunto vaticinio, un particolare canto ispirato che permette al Vate di annunciare eventi e al lettore attento di udirli.
(…) Virgilio, figura illustre di Poeta e uomo in luce, ha attraversato i secoli per parlarci con i suoi versi più ispirati; un’immortalità quella del Vate colta da scrittori e artisti che hanno saputo evocare un suo ritorno, abbandonandosi a quell’aura spirituale che emana dalle sue opere. Così il canto virgiliano è fatto di bagliori nati dalla profonda percezione del tempo. Vedere in prospettiva futura è facoltà del pensiero poetico, che, grazie all’Amore per le creature del mondo, si mette in sintonia con la Verità, qualcosa che sfugge alla realtà contingente. Grazie a queste opere d’arte noi oggi ricordiamo Virgilio, senza dimenticare che Virgilio da sempre ha ricordato noi.
Il canto dell’uomo è quello intonato dai pastori delle Bucoliche e dal tracio Orfeo, personaggi che innalzano inni agli Dèi nel nome di un amore tutto umano e incompiuto; il canto della terra è quello composto dagli agricoltori delle Georgiche che si mettono in sintonia con i ritmi della Natura nel nome di un’armonia cosmica; il canto degli eroi è dedicato ai protagonisti dell’Eneide, eroi del sacrificio e della sofferenza legata al presentimento tragico della fine di un’epoca e della caduta della civiltà occidentale.
Gianna Pinotti
Opere dagli Anni Trenta ai giorni nostri di:
Il Museo Virgiliano
Il Museo Virgiliano di Pietole è prestigiosa sede culturale del Comune di Virgilio; esso conserva al suo interno la collezione archeologica Vincenzo Prati e la donazione di dipinti di Ugo Celada. Il Museo ha ospitato, nel corso degli anni, prestigiose mostre monografiche di arte contemporanea, tra le quali vanno ricordate quelle dedicate a Celada (Oltre lo sguardo. I dipinti di Ugo Celada da Virgilio, a cura di Gianna Pinotti), Melotti (Omaggio a Melotti, a cura di Giuseppe Appella, 2001), Dadamaino (Dadamaino. L’alfabeto della mente, a cura di Luca Massimo Barbero, 2003), Nenci (Enzo Nenci, retrospettiva, a cura di Luciano Caramel, 2003), Negri (Sandro Negri. Omaggio a Virgilio, a cura di Rocco Proce, 2011), Pinotti (Gianna Pinotti. Le città cadute, a cura di Mariella Bettarini e Luca Siri, 2012), Falchi (Aldo Falchi, in occasione della visita del Premio Nobel Seamus Heaney, 2013).
INTRODUZIONE
di Gianna Pinotti, curatrice della mostra: Il Carmen virgiliano ossia la profezia
Il tema della profezia, a cui sottende una profonda conoscenza delle pratiche divinatorie, è preminente nell’opera virgiliana e non si esaurisce certamente con il famoso passo della IV Ecloga, rivolto ad annunciare la nascita di un fanciullo da genitori mortali che porterà un’età dell’oro, evento in cui si legge il fatto storico avveratosi di lì a pochi decenni, ovvero la nascita di Cristo. Virgilio dotato di una sensibilità straordinaria, affinata a contatto con la “divina campagna” e i suoi incantati suoni, educato ad una vita sacerdotale, astrologo e visionario, proprio attraverso l’Eneide, poema che avrebbe dovuto cantare i fasti augustei, sembra annunciare la caduta di Roma: verseggiando di Enea, orientale peregrino verso l’Italia, e rivolgendosi ad una società romana in preda ad una profonda crisi spirituale, egli descrive la fine della propria epoca. Infatti nel poema emerge, attraverso la controimmagine di Troia, città orientale all’apogeo civile, la sua profonda vena critica verso l’occidente romano: “Hoc equidem occasum Trojae tristesque ruinas / solabar, fatis contraria fata rependes” (Della caduta di Troia, delle tristi rovine mi consolava questo pensiero, e opponevo il destino futuro al destino passato): riunas Trojae (le rovine di Troia) sono associate ad occasus, da cui deriva Occidente, poichè occasus indica, oltre al punto ove cade del Sole, anche la rovina, la fine di qualcosa e il tramonto di una intera civiltà associata alla sua tragica morte; così Virgilio crea un’architettura letteraria, e associando occasus alle rovine di Troia ci suggerisce che l’occidente sarebbe caduto (proprio come Troia) con l’arrivo di colui che sarebbe nato ad oriente, con destino divino, simile al profugo Enea, attribuendo a quest’ultimo la fondazione delle radici romane stesse. Una inversione di spazi e di tempi, con Albalonga (la nuova Troia) ad Occidente e l’occasus ad Oriente, nutre segretamente l’ispirazione del poeta Vate, cantore e profeta.
(…) Con queste considerazioni noi oggi vogliamo sottolineare come sia il canto (ossia il carmen) il vero protagonista dell’opera virgiliana, ma non in senso semplicistico di musica o di verso, bensì in seno religioso di predizione, poichè il vaticinio viene pronunciato per elezione in versi con accenti musicali, la forma di linguaggio più pura e “divina”; basti menzionare gli oracoli biblici di Balaam (Numeri 23 – 24) o i brani dei profeti come Isaia, o le quartine in rima del sovramenzionato Nostradamus.
Dunque i versi di Virgilio possono essere definiti per eccellenza carmen, termine latino che significa appunto vaticinio, un particolare canto ispirato che permette al Vate di annunciare eventi e al lettore attento di udirli.
(…) Virgilio, figura illustre di Poeta e uomo in luce, ha attraversato i secoli per parlarci con i suoi versi più ispirati; un’immortalità quella del Vate colta da scrittori e artisti che hanno saputo evocare un suo ritorno, abbandonandosi a quell’aura spirituale che emana dalle sue opere. Così il canto virgiliano è fatto di bagliori nati dalla profonda percezione del tempo. Vedere in prospettiva futura è facoltà del pensiero poetico, che, grazie all’Amore per le creature del mondo, si mette in sintonia con la Verità, qualcosa che sfugge alla realtà contingente. Grazie a queste opere d’arte noi oggi ricordiamo Virgilio, senza dimenticare che Virgilio da sempre ha ricordato noi.
12
ottobre 2013
Virgilio nella memoria contemporanea
Dal 12 ottobre al 10 novembre 2013
arte contemporanea
Location
MUSEO VIRGILIANO
Virgilio, Via Parma, 34, (Mantova)
Virgilio, Via Parma, 34, (Mantova)
Orario di apertura
venerdi,sabato e domenica dalle ore 10 alle 12 / dalle ore 15 alle 18
Autore
Curatore