Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Vis à Vis – Giovani artisti vs. giovani collezionisti
Una mostra-mercato che mette a confronto giovani artisti e giovani collezionisti incentivando le vendite con opere di piccolo formato, per i più quotati, e offrendo un ottimo rapporto qualità/prezzo per le opere degli emergenti. 23 artisti per un totale di 60 opere – tra pittura, scultura, fotografia, disegno e incisione-, in vendita da 150 a 600 euro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le opere di alcuni dei migliori artisti sardi di nuova generazione, al cospetto di giovani collezionisti, per favorire un incontro difficile, ma soprattutto per indagare lo stato di salute del mercato dell'arte in Sardegna. Su queste coordinate, dal 19 febbraio (inaugurazione alle 18.30) al 6 marzo, sbarca al Laboratorio 168 (in via Mameli 168) a Cagliari "Vis à Vis - giovani artisti vs giovani collezionisti", un'esposizione che seleziona ventitré artisti, i quali per tre settimane mettono le proprie opere non solo in mostra, ma anche in vendita, e a un prezzo rigorosamente calmierato.
Gli artisti che scelgono di porsi direttamente “Vis à Vis” con collezionisti e potenziali acquirenti, selezionati dalla curatrice Roberta Vanali in una una rosa composta da nomi già affermati ed altri emergenti, sono (in ordine alfabetico):
Silvia Argiolas, Luigi Bove, Giusy Calia, Michel Chevalier, Elisa Desortes, Elisabetta Falqui, Marta Fontana, Veronica Gambula, Gavino Ganau, Ilaria Gorgoni, Monica Lugas, Alberto Marci, Emanuele Massessi, Milena Mudu, Gianni Nieddu, Alessio Onnis, Pastorello, Enrico Piras, Franco Podda, Andrea Portas, Giuliano Sale, Daniele Serra, Jonathan Solla.
In tutto presentano sessanta opere tra pittura, scultura, fotografia, disegno e incisione, lavori di piccolo formato per i più quotati, e con un ottimo rapporto qualità/prezzo per le opere degli emergenti. Per una volta saranno così gli stessi artisti a trovare con i collezionisti (soprattutto i giovani appassionati, che non hanno ancora trovato una “porta” per il mondo dell’arte) un contatto diretto da cui far maturare un acquisto, un contatto, una reciproca conoscenza.
“Vis à Vis” è organizzata dall’associazione Idee Arte, che con questa iniziativa vuole realizzare una sana provocazione culturale, e stimolare un dibattito intorno agli “arcani confini” del mercato dell’arte in Sardegna.
Idee e riflessioni che saranno messe a confronto venerdì 26 febbraio (negli stessi spazi della mostra), in un convegno su potenzialità e carenze del mercato dell'arte in Sardegna, animato da artisti come Angelo Liberati e Gavino Ganau, dalla gallerista Angela Migliavacca Grilletti, e dalla critica e studiosa d'arte Anna Maria Janin.
"Tutte le persone conoscono il prezzo delle cose ma soltanto alcune né conoscono il vero valore."
(Oscar Wilde)
Il "sistema dell’arte contemporanea"1 è un fenomeno capillare particolarmente complesso e in continua evoluzione le cui articolate dinamiche inevitabilmente sfuggono ai non addetti ai lavori. Conseguenza di molteplici interazioni, si traduce in un mercato, costituito da diverse entità - ognuna con il suo specifico ruolo -, definibile come "un ecosistema che trova il suo equilibrio nel vantaggio reciproco dei suoi componenti, tutti sospinti dal proprio gusto, dalla capacità di trovare un’opera interessante e in definitiva dal desiderio di parlare di sé attraverso l’arte."2 Con l’obiettivo di dettare legge imponendo precise regole che non rispondono esclusivamente alle norme generali del commercio bensì concorrono a considerazioni che vanno da quelle di natura storica a quelle puramente modaiole fino a casi di speculazione. Gli artisti contemporanei entrano così a far parte di un circuito fortemente competitivo che si distingue nettamente da quello dell‘arte moderna, che segue logiche di mercato in base a requisiti estetico - qualitativi.
Nonostante i primi tentativi di mercificazione dell’opera d’arte si perdano nella notte dei tempi, le caratteristiche generali del mercato iniziano a definirsi nella seconda metà del XVII coi Salon parigini per confluire in una struttura più articolata solo negli ultimi decenni del XIX secolo, grazie alle avanguardie e all’apporto dei primi mercanti d’arte. "Il mercato non fu una cosa periferica, marginale per lo sviluppo del modernismo, ma assolutamente centrale."3 Nel secondo dopoguerra, il centro dell’arte da Parigi si sposta a New York anticipando le correnti che verranno anche con l’ausilio dei neonati musei come il Whitney e il Guggenheim. Nel tentativo di conquistarsi la leadership del mercato mondiale dell’arte contemporanea, le gallerie dal 1970 iniziano a concentrarsi a Soho e, sotto l’egida di Leo Castelli - il più grande mercante americano -, dopo un solo decennio, New York conquista il ruolo di protagonista incontrastata del mercato mondiale, dando luogo all’affermazione di personalità che tutt’ora dominano l’universo dell’arte.
Da una parte gallerie, musei, fiere, editoria e case d’asta, dall’altra artisti, critici, curatori, collezionisti e mercanti, tutti concorrono ad alimentare un mercato in continua mutazione che è divenuto una proficua alternativa d’investimento - oltre che di prestigio - specialmente da parte di banche, fondazioni e grandi aziende. In una intricata rete fatta di nuove figure professionali sempre più specializzate nella gestione e nella valorizzazione ma soprattutto concentrate nelle strategie di vendita, poiché "in un’epoca di globalizzazione, l’arte ha il vantaggio di varcare facilmente i confini, di trasformarsi in una lingua franca che produce interessi condivisi con una rapidità irraggiungibile attraverso la parola."4 Un mercato che cresce vertiginosamente e promuove, ora più che mai, gli artisti emergenti con una straordinario riscontro da parte del pubblico che affolla musei e gallerie, nonostante la crisi non l’abbia risparmiato.
"Nell’arte contemporanea è comunque sempre forte come in precedenza la spinta al continuo rinnovamento, alla ricerca frenetica della novità come superamento delle tendenze precedenti, ma tutto questo è ormai perfettamente funzionale alla dinamica sempre più accelerata del mercato artistico."5 A farla breve non esiste un solo mercato, ne esistono svariati e a diversi livelli. Nessuno di questi ha però mai visto luce in Sardegna. Terra arida sul piano della promozione culturale, dove nulla che si avvicini solo embrionalmente ad una logica di mercato si è vista attecchire, neppure a livello locale, se non per artisti “storici” del ‘900 isolano come Biasi e Delitala, nelle migliori delle ipotesi. Ad eccezione dell’Arte Duchamp, l’unica galleria degna di questo titolo, attiva dal ’73 e sopravvissuta a stento fino al 1992 senz’altro per la mancata promozione dei giovani e soprattutto per la scorrettezza degli artisti locali, che dopo aver esposto in galleria vendevano rigorosamente in studio, come ricorda Angela Migliavacca in un‘intervista. Per il resto solo associazioni e centri culturali a scopo di lucro - in quanto, spesso, oltre a beneficiare di finanziamenti non hanno mai disdegnato contributi anche da parte degli artisti senza la minima intenzione di promuoverne le vendite -, e incontrollato fai da te, ad iniziare da valutazioni assolutamente improvvisate e finire con curriculum contraffatti.
Era il 1998 quando Annamaria Janin, nella sua puntuale ricognizione, intravedeva una sorta di fervore nel circuito artistico isolano: "Il mercato dell’arte in Sardegna in queste ultime stagioni presenta un quadro non statico che rivela una situazione di notevole fermento, ma a volte molto confusa, dove progetti seri e articolati, sogni e velleità convivono, e dove si misurano, apparentemente su uno stesso piano, professionalità, dilettantismo e improvvisazione. Il risultato potrebbe essere sia quello di aumentare le possibilità di apertura per gli artisti più validi, sia quello di confondere ulteriormente le acque, ancora una volta a danno dei migliori."6 Da allora nulla è cambiato. O meglio gli artisti si sono moltiplicati - di cui una larga parte amatoriale-dilettante - così come gli addetti ai lavori - o pseudo tali - ma nessuna ombra di un collezionismo serio è emersa, nessuna galleria che abbia promosso minimamente il commercio ha avuto lunga vita. Abbondano invece poca professionalità e improvvisazione seminando più confusione che mai. Non che questa iniziativa abbia l’ambizione di aprire una porta al mercato dell’arte in Sardegna, ma individuato un piccolo nucleo di giovani -, con l’obiettivo d’intraprendere una collezione d’arte contemporanea - e selezionati 23 artisti -, alcuni di questi con un percorso già avviato e almeno una galleria d’appartenenza, altri che iniziano a muoversi in questo mare magnum - si è deciso di porli vis à vis incentivando le vendite con opere di piccolo formato, per i più quotati, e offrendo un ottimo rapporto qualità/prezzo per le opere degli emergenti, nel tentativo di tastare il terreno. Per capire da quale parte iniziare per porre le basi di una regolamentazione seria - confidando nelle nuove generazioni - e se, perlomeno a livello locale, si possa finalmente aspirare ad una prospettiva di mercato sulla quale lavorare con assiduità e competenza. Direzione che richiederebbe anche la collaborazione di Istituzioni ed Enti Pubblici, praticamente inesistente - salvo qualche rara eccezione - o nel migliore dei casi rivolto ad emeriti sconosciuti. Tenendo ben presente che per uscire da questa situazione di stallo si deve necessariamente puntare su professionalità e capacità di promozione commerciale poiché, come direbbe Andy Warhol, "fare denaro è un’arte. Lavorare è un’arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti." (Roberta Vanali)
Gli artisti che scelgono di porsi direttamente “Vis à Vis” con collezionisti e potenziali acquirenti, selezionati dalla curatrice Roberta Vanali in una una rosa composta da nomi già affermati ed altri emergenti, sono (in ordine alfabetico):
Silvia Argiolas, Luigi Bove, Giusy Calia, Michel Chevalier, Elisa Desortes, Elisabetta Falqui, Marta Fontana, Veronica Gambula, Gavino Ganau, Ilaria Gorgoni, Monica Lugas, Alberto Marci, Emanuele Massessi, Milena Mudu, Gianni Nieddu, Alessio Onnis, Pastorello, Enrico Piras, Franco Podda, Andrea Portas, Giuliano Sale, Daniele Serra, Jonathan Solla.
In tutto presentano sessanta opere tra pittura, scultura, fotografia, disegno e incisione, lavori di piccolo formato per i più quotati, e con un ottimo rapporto qualità/prezzo per le opere degli emergenti. Per una volta saranno così gli stessi artisti a trovare con i collezionisti (soprattutto i giovani appassionati, che non hanno ancora trovato una “porta” per il mondo dell’arte) un contatto diretto da cui far maturare un acquisto, un contatto, una reciproca conoscenza.
“Vis à Vis” è organizzata dall’associazione Idee Arte, che con questa iniziativa vuole realizzare una sana provocazione culturale, e stimolare un dibattito intorno agli “arcani confini” del mercato dell’arte in Sardegna.
Idee e riflessioni che saranno messe a confronto venerdì 26 febbraio (negli stessi spazi della mostra), in un convegno su potenzialità e carenze del mercato dell'arte in Sardegna, animato da artisti come Angelo Liberati e Gavino Ganau, dalla gallerista Angela Migliavacca Grilletti, e dalla critica e studiosa d'arte Anna Maria Janin.
"Tutte le persone conoscono il prezzo delle cose ma soltanto alcune né conoscono il vero valore."
(Oscar Wilde)
Il "sistema dell’arte contemporanea"1 è un fenomeno capillare particolarmente complesso e in continua evoluzione le cui articolate dinamiche inevitabilmente sfuggono ai non addetti ai lavori. Conseguenza di molteplici interazioni, si traduce in un mercato, costituito da diverse entità - ognuna con il suo specifico ruolo -, definibile come "un ecosistema che trova il suo equilibrio nel vantaggio reciproco dei suoi componenti, tutti sospinti dal proprio gusto, dalla capacità di trovare un’opera interessante e in definitiva dal desiderio di parlare di sé attraverso l’arte."2 Con l’obiettivo di dettare legge imponendo precise regole che non rispondono esclusivamente alle norme generali del commercio bensì concorrono a considerazioni che vanno da quelle di natura storica a quelle puramente modaiole fino a casi di speculazione. Gli artisti contemporanei entrano così a far parte di un circuito fortemente competitivo che si distingue nettamente da quello dell‘arte moderna, che segue logiche di mercato in base a requisiti estetico - qualitativi.
Nonostante i primi tentativi di mercificazione dell’opera d’arte si perdano nella notte dei tempi, le caratteristiche generali del mercato iniziano a definirsi nella seconda metà del XVII coi Salon parigini per confluire in una struttura più articolata solo negli ultimi decenni del XIX secolo, grazie alle avanguardie e all’apporto dei primi mercanti d’arte. "Il mercato non fu una cosa periferica, marginale per lo sviluppo del modernismo, ma assolutamente centrale."3 Nel secondo dopoguerra, il centro dell’arte da Parigi si sposta a New York anticipando le correnti che verranno anche con l’ausilio dei neonati musei come il Whitney e il Guggenheim. Nel tentativo di conquistarsi la leadership del mercato mondiale dell’arte contemporanea, le gallerie dal 1970 iniziano a concentrarsi a Soho e, sotto l’egida di Leo Castelli - il più grande mercante americano -, dopo un solo decennio, New York conquista il ruolo di protagonista incontrastata del mercato mondiale, dando luogo all’affermazione di personalità che tutt’ora dominano l’universo dell’arte.
Da una parte gallerie, musei, fiere, editoria e case d’asta, dall’altra artisti, critici, curatori, collezionisti e mercanti, tutti concorrono ad alimentare un mercato in continua mutazione che è divenuto una proficua alternativa d’investimento - oltre che di prestigio - specialmente da parte di banche, fondazioni e grandi aziende. In una intricata rete fatta di nuove figure professionali sempre più specializzate nella gestione e nella valorizzazione ma soprattutto concentrate nelle strategie di vendita, poiché "in un’epoca di globalizzazione, l’arte ha il vantaggio di varcare facilmente i confini, di trasformarsi in una lingua franca che produce interessi condivisi con una rapidità irraggiungibile attraverso la parola."4 Un mercato che cresce vertiginosamente e promuove, ora più che mai, gli artisti emergenti con una straordinario riscontro da parte del pubblico che affolla musei e gallerie, nonostante la crisi non l’abbia risparmiato.
"Nell’arte contemporanea è comunque sempre forte come in precedenza la spinta al continuo rinnovamento, alla ricerca frenetica della novità come superamento delle tendenze precedenti, ma tutto questo è ormai perfettamente funzionale alla dinamica sempre più accelerata del mercato artistico."5 A farla breve non esiste un solo mercato, ne esistono svariati e a diversi livelli. Nessuno di questi ha però mai visto luce in Sardegna. Terra arida sul piano della promozione culturale, dove nulla che si avvicini solo embrionalmente ad una logica di mercato si è vista attecchire, neppure a livello locale, se non per artisti “storici” del ‘900 isolano come Biasi e Delitala, nelle migliori delle ipotesi. Ad eccezione dell’Arte Duchamp, l’unica galleria degna di questo titolo, attiva dal ’73 e sopravvissuta a stento fino al 1992 senz’altro per la mancata promozione dei giovani e soprattutto per la scorrettezza degli artisti locali, che dopo aver esposto in galleria vendevano rigorosamente in studio, come ricorda Angela Migliavacca in un‘intervista. Per il resto solo associazioni e centri culturali a scopo di lucro - in quanto, spesso, oltre a beneficiare di finanziamenti non hanno mai disdegnato contributi anche da parte degli artisti senza la minima intenzione di promuoverne le vendite -, e incontrollato fai da te, ad iniziare da valutazioni assolutamente improvvisate e finire con curriculum contraffatti.
Era il 1998 quando Annamaria Janin, nella sua puntuale ricognizione, intravedeva una sorta di fervore nel circuito artistico isolano: "Il mercato dell’arte in Sardegna in queste ultime stagioni presenta un quadro non statico che rivela una situazione di notevole fermento, ma a volte molto confusa, dove progetti seri e articolati, sogni e velleità convivono, e dove si misurano, apparentemente su uno stesso piano, professionalità, dilettantismo e improvvisazione. Il risultato potrebbe essere sia quello di aumentare le possibilità di apertura per gli artisti più validi, sia quello di confondere ulteriormente le acque, ancora una volta a danno dei migliori."6 Da allora nulla è cambiato. O meglio gli artisti si sono moltiplicati - di cui una larga parte amatoriale-dilettante - così come gli addetti ai lavori - o pseudo tali - ma nessuna ombra di un collezionismo serio è emersa, nessuna galleria che abbia promosso minimamente il commercio ha avuto lunga vita. Abbondano invece poca professionalità e improvvisazione seminando più confusione che mai. Non che questa iniziativa abbia l’ambizione di aprire una porta al mercato dell’arte in Sardegna, ma individuato un piccolo nucleo di giovani -, con l’obiettivo d’intraprendere una collezione d’arte contemporanea - e selezionati 23 artisti -, alcuni di questi con un percorso già avviato e almeno una galleria d’appartenenza, altri che iniziano a muoversi in questo mare magnum - si è deciso di porli vis à vis incentivando le vendite con opere di piccolo formato, per i più quotati, e offrendo un ottimo rapporto qualità/prezzo per le opere degli emergenti, nel tentativo di tastare il terreno. Per capire da quale parte iniziare per porre le basi di una regolamentazione seria - confidando nelle nuove generazioni - e se, perlomeno a livello locale, si possa finalmente aspirare ad una prospettiva di mercato sulla quale lavorare con assiduità e competenza. Direzione che richiederebbe anche la collaborazione di Istituzioni ed Enti Pubblici, praticamente inesistente - salvo qualche rara eccezione - o nel migliore dei casi rivolto ad emeriti sconosciuti. Tenendo ben presente che per uscire da questa situazione di stallo si deve necessariamente puntare su professionalità e capacità di promozione commerciale poiché, come direbbe Andy Warhol, "fare denaro è un’arte. Lavorare è un’arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti." (Roberta Vanali)
19
febbraio 2010
Vis à Vis – Giovani artisti vs. giovani collezionisti
Dal 19 febbraio al 06 marzo 2010
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
LABORATORIO 168
Cagliari, Via Goffredo Mameli, 168, (Cagliari)
Cagliari, Via Goffredo Mameli, 168, (Cagliari)
Vernissage
19 Febbraio 2010, ore 18.30
Autore
Curatore