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Vit’arte. Asta d’arte contemporanea
64 gli artisti e le opere in mostra per poi venire battute all’asta a fini benefici per la ricerca medica dello IOR (Istituto Oncologico Romagnolo)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura sabato 10 ottobre VIT’ARTE la mostra delle opere messe all'incanto a fini benefici per la ricerca medica dello IOR (Istituto Oncologico Romagnolo). 64 gli artisti e le opere in mostra per poi venire battute all'asta: Aldo Agnelli, Mauro Andrea, Alfredo Avagliano, Marco Baj, Cesare Baracca, Fabio Bardelli, Maddalena Barletta, Emanuela Bartolotti, Rosetta Berardi, Pier Giovanni Bubani, Lamberto Carovita, Fabrizio Carotti, Mirta Carroli, Cristian Casadei, Jacopo Casadei, Massimo Casagrande, Luca Coser, GianLuca Cupisti, Cristina Simona D’Alberto, Dioscoride Dal Monte, Orodè Deoro, Maurizio Di Bona, Benedetto Di Francesco, Piero Dosi,
Massimiliano Fabbri, Bice Ferraresi, Fabrizio Fontana, Giovanni Gaggia, Alberto Gallingani, Ilaria Berenice Gasperoni, Gianmaria Riannetti, Japi Honoo, Cesare Iezzi, Ettore Le Donne, Chiara Lecca, Pietro Lendini, Paolo Liverani, Enrico Lombardi, Marco Lugli, Nicola Macolino, Mauro Mamini, Ferucci, Gian Ruggero Manzoni, KRY Cristiano Marchetti, Massimiliano Mariani, Mauro Mazziero, Sergio Monari, Giancarlo Montuschi, Mirta Morigi, Martino Neri, Nero, Fiorenza Pancino, Claudio Parrini, Velda Ponti, Antonella Ravagli, Cesare Reggiani, Maurizio Rogai, Daniela Romagnoli,Giovanni Ruggiero, Salvatore Scafiti, Simone Scafiti, Monica Spada,
Loretta Tsavaki, Alfonso e Nicola Vaccai, Enrico Versari.
L’Inaugurazione, per prendere visione dei pezzi, sabato 10 ottobre 2009 ore 18 al Palazzo delle Esposizioni di Faenza (RA) Ex Chiesa di San Giuseppe. ASTA domenica 18 ottobre 2009, sempre nella stessa sede, a partire dalle ore 16. Curatore dell'evento e battitore d'asta Gian Ruggero Manzoni. Siete tutti invitati. Un grazie particolare agli artisti che hanno donato i loro lavori per questa nobile causa.
SEMPRE PER UN MONDO NUOVO
Spesso sentiamo parlare di ETICA in molti contesti: in quello culturale, in quello artistico, in quello ambientale, nel politico, nell’economico, nel sociale, nel religioso, nella ricerca, nella sanità… questa parola è indubbiamente inflazionata, ma segnala, comunque, un’esigenza sentita da buona parte dell’umanità… come se i nostri valori fossero un bene aggiunto che si coniuga con la creatività, il lavoro, lo sport, la salute, la vita familiare e, perciò, con tutti i campi dell’esistere. Tale dimensione coscienziale si è risvegliata in seguito ai tanti avvenimenti tragici successi di recente e grazie a una maggiore diffusione dell’informazione. Gl’intellettuali e le varie organizzazioni di pensiero non governative hanno reagito dimostrando che l’Occidente necessita di una maggiore etica negli scambi, nelle relazioni e, in particolare, nelle modalità di agire. Certe realtà che non provocavano, in passato, reazioni a livello d’opinione pubblica, oggi sollevano proteste. Il politico disonesto, l’industriale che inquina l’ambiente, l’atleta che si “dopa” sanno che nei confronti dell’opinione pubblica non possono farla franca. Questa è la dimensione etica della società: il bisogno di sorvegliare su una correttezza di intenzione e di comportamento. Il problema è: di fronte a questa nuova esigenza di serietà e di maturità sociale, richiesta dall’opinione pubblica, come rispondono i vari campi di azione, tra questi anche il sistema dell’arte e dell’editoria? Ad esempio, il mondo imprenditoriale, sostenuto dal politico, si sta muovendo nella direzione di realizzare nuovi codici etici, impegnandosi nella loro applicazione all’interno delle aziende e del tessuto economico-produttivo nel quale esse operano. Abbiamo però osservato la difficoltà di trasferire nella realtà quotidiana i principi dell’etica formalizzati nei codici. Le osservazioni fatte ci hanno portato a verificare che l’applicazione del codice è possibile solo se questo viene integrato a livello individuale, viene favorito, dunque, dall’individuo stesso, cioè viene fatto suo: più egli acquisisce una maturità cultural-psicologica-coscienziale e più è in grado di adottare il codice etico, come realtà di azione e di comportamento. È per questo che in ambito intellettuale si è dato vita a un modello (strumento) applicativo di formazione dell’individuo che favorisca questa integrazione, quindi l’accesso quelle che sono le risorse individuali innate. Tali risorse connotano l’espressione dell’umanità e definiscono il nostro concetto di “etica relazionale”, la quale poi viene a concretizzarsi in un moto di solidarietà che, se adottato a livello mondiale, muterebbe, ovviamente in bene, la faccia dell’intero pianeta. Sarebbe, perciò, una dimensione totale dell’essere, dell’esistenza, che si rifletterebbe nei vari ambiti di attività dell’uomo; e per questo, riguardo appunto la capacità di porsi eticamente, possiamo parlare anche di “arte di vivere”. Attraverso un percorso culturale, perciò conoscitivo, che sintetizza i risultati di grande parte della ricerca sul comportamento e la personalità, effettuato negli ultimi anni, ora sappiamo che ogni persona è in grado di capire il motore interiore che la guida verso comportamenti non etici, non “morali”, che danneggiano, nel tempo, la qualità delle relazioni e, di riflesso, la portano ad avere o giustificare azioni che non sono nel rispetto dell’altro. La chiave di lettura che si acquisisce riguardo ai meccanismi motivazionali mette in evidenza la presenza di automatismi condizionati dalla frustrazione, che ci guidano in un processo di compensazione anziché consentirci l’accesso alle nostre più significative e positive risorse interiori. L’etica relazionale, che si traduce in “arte di vivere”, diventa un contenitore di creatività, di espressività (quindi di artisticità) che può essere potenziato. Questo contenitore facilita l’azione non più condotta in base alle frustrazioni, ma tenendo conto di se stessi e degli altri, in ogni situazione, in ogni realtà, in modo del tutto naturale e senza conflitto. Il livello di maturità interiore diventa, perciò, generatore e poi supporto di azioni etiche. Sono tutti gli ambiti che vedono l’individuo confrontarsi con gli altri: la coppia, la famiglia, la scuola, il gruppo di lavoro… e, in particolare, quello che è l’ambito sanitario, cioè quella dimensione legata alla malattia, al bisogno, al supporto in essa, allorquando l’individuo si sente debole, abbandonato, escluso, diverso. L’importante è quindi individuare le esigenze specifiche di ogni settore e progettare la formazione (etica) in base ai differenti contesti: in ospedale, in clinica, l’adottare un certo comportamento permette di aumentare le attenzioni nei confronti dei pazienti, di sostenerli, nonché di aiutare i congiunti degli stessi, creando, anche tra colleghi di lavoro, un clima di collaborazione e di condivisione degli obiettivi, favorendo la costruzione della relazione empatica con l’ammalato, potenziando la capacità di accogliere e contenere la sua sofferenza senza esserne travolti, ma ergendosi quali sostegni. Mai, perciò, quando si parla di “etica” ci si pone su posizioni di superiorità, ma con un atteggiamento di rispetto, di condivisione, appunto di solidarietà. Molti studi hanno dimostrato che il benessere economico non va di pari passo con la felicità. Anzi, al crescere del reddito pro-capite, il livello dichiarato di felicità il più delle volte scende. Gli indicatori della qualità della vita suggeriscono che la popolazione italiana è emotivamente meno felice nell’oggi rispetto al periodo precedente, cioè quando ci fu il boom economico degli anni Cinquanta-Sessanta. Il reddito medio è cresciuto, ma con esso sono aumentati anche i divorzi, le malattie legate allo stress, la droga, la depressione e altri effetti secondari della vita vissuta secondo i modelli consumistico-occidentali. Gary Cross, in «Tempo e denaro» (uscito in Italia nel 1998 per Il Mulino) scrive: “Siamo diventati una classe agiata e lavoratrice, ma travagliata, frustrata dalle richieste del nostro tempo imposte dal consumo e obbligata a lavorare più di quanto vorrebbe per potersi procurare i mezzi per consumare”. L’etica relazionale non è una via alternativa, ma è, e lo ripeto, un’arte di vivere. È un processo formativo utile all’individuo per elaborare quei passaggi che non è riuscito ad integrare naturalmente durante il suo sviluppo psicologico ed emotivo, fino a raggiungere quella che è la meta innata in ogni uomo, e cioè la coscienza di sé e la piena espressione delle proprie potenzialità in favore degli altri. La nostra iniziativa artistica è quindi nata dalle grandi domande che la condizione umana, fatta di bisogno e di attese, inevitabilmente suscita, in particolare di fronte alla malattia che pone, spesso in modo drammatico, l’uomo di fronte al proprio limite. Questioni inerenti la malattia e l’assistenza sono state esaltate in modo significativo più che dalla parola scritta, dallo sguardo artistico. Molti dei quadri qui riportati poi messi in asta hanno un fascino indiscusso, ma il punto di maggior interesse per i curatori di questo evento è derivato dalla percezione dell’esistenza di un ideale filo conduttore tra le varie opere, di un giudizio rilevabile nello sguardo dell’artista, un giudizio positivo che si impone attraverso la drammaticità della condizione umana per quindi trasformarsi in un gesto di dono. Dentro i limiti e le miserie dell’uomo, l’occhio dell’artista diagnostica qualcosa di cui a volte gli stessi medici sono protagonisti inconsapevoli: una solidarietà umana documentata da gesti di amicizia e condivisione, un’epopea di assistenza all’uomo malato, una dignità della risposta scientifica che nobilita il tentativo dell’uomo di migliorare la sua condizione. La nostra cultura, e a maggior ragione l’arte, ha ripetuto per anni l’affermazione di Platone che il bello è splendore del vero. Dunque, anche la condizione più umile e drammatica può essere sorgente di stupore e bellezza, quando documenti l’ergersi imponente di un accento di valore e dignità che né malattia né morte possono intaccare. La creatività permette all’essere umano di tornare a essere l’autore della propria storia e, in quel percorso, di rendersi esempio di eticità, e quindi di slancio verso l’altro.
Gian Ruggero Manzoni per gli organizzatori dell’evento
Massimiliano Fabbri, Bice Ferraresi, Fabrizio Fontana, Giovanni Gaggia, Alberto Gallingani, Ilaria Berenice Gasperoni, Gianmaria Riannetti, Japi Honoo, Cesare Iezzi, Ettore Le Donne, Chiara Lecca, Pietro Lendini, Paolo Liverani, Enrico Lombardi, Marco Lugli, Nicola Macolino, Mauro Mamini, Ferucci, Gian Ruggero Manzoni, KRY Cristiano Marchetti, Massimiliano Mariani, Mauro Mazziero, Sergio Monari, Giancarlo Montuschi, Mirta Morigi, Martino Neri, Nero, Fiorenza Pancino, Claudio Parrini, Velda Ponti, Antonella Ravagli, Cesare Reggiani, Maurizio Rogai, Daniela Romagnoli,Giovanni Ruggiero, Salvatore Scafiti, Simone Scafiti, Monica Spada,
Loretta Tsavaki, Alfonso e Nicola Vaccai, Enrico Versari.
L’Inaugurazione, per prendere visione dei pezzi, sabato 10 ottobre 2009 ore 18 al Palazzo delle Esposizioni di Faenza (RA) Ex Chiesa di San Giuseppe. ASTA domenica 18 ottobre 2009, sempre nella stessa sede, a partire dalle ore 16. Curatore dell'evento e battitore d'asta Gian Ruggero Manzoni. Siete tutti invitati. Un grazie particolare agli artisti che hanno donato i loro lavori per questa nobile causa.
SEMPRE PER UN MONDO NUOVO
Spesso sentiamo parlare di ETICA in molti contesti: in quello culturale, in quello artistico, in quello ambientale, nel politico, nell’economico, nel sociale, nel religioso, nella ricerca, nella sanità… questa parola è indubbiamente inflazionata, ma segnala, comunque, un’esigenza sentita da buona parte dell’umanità… come se i nostri valori fossero un bene aggiunto che si coniuga con la creatività, il lavoro, lo sport, la salute, la vita familiare e, perciò, con tutti i campi dell’esistere. Tale dimensione coscienziale si è risvegliata in seguito ai tanti avvenimenti tragici successi di recente e grazie a una maggiore diffusione dell’informazione. Gl’intellettuali e le varie organizzazioni di pensiero non governative hanno reagito dimostrando che l’Occidente necessita di una maggiore etica negli scambi, nelle relazioni e, in particolare, nelle modalità di agire. Certe realtà che non provocavano, in passato, reazioni a livello d’opinione pubblica, oggi sollevano proteste. Il politico disonesto, l’industriale che inquina l’ambiente, l’atleta che si “dopa” sanno che nei confronti dell’opinione pubblica non possono farla franca. Questa è la dimensione etica della società: il bisogno di sorvegliare su una correttezza di intenzione e di comportamento. Il problema è: di fronte a questa nuova esigenza di serietà e di maturità sociale, richiesta dall’opinione pubblica, come rispondono i vari campi di azione, tra questi anche il sistema dell’arte e dell’editoria? Ad esempio, il mondo imprenditoriale, sostenuto dal politico, si sta muovendo nella direzione di realizzare nuovi codici etici, impegnandosi nella loro applicazione all’interno delle aziende e del tessuto economico-produttivo nel quale esse operano. Abbiamo però osservato la difficoltà di trasferire nella realtà quotidiana i principi dell’etica formalizzati nei codici. Le osservazioni fatte ci hanno portato a verificare che l’applicazione del codice è possibile solo se questo viene integrato a livello individuale, viene favorito, dunque, dall’individuo stesso, cioè viene fatto suo: più egli acquisisce una maturità cultural-psicologica-coscienziale e più è in grado di adottare il codice etico, come realtà di azione e di comportamento. È per questo che in ambito intellettuale si è dato vita a un modello (strumento) applicativo di formazione dell’individuo che favorisca questa integrazione, quindi l’accesso quelle che sono le risorse individuali innate. Tali risorse connotano l’espressione dell’umanità e definiscono il nostro concetto di “etica relazionale”, la quale poi viene a concretizzarsi in un moto di solidarietà che, se adottato a livello mondiale, muterebbe, ovviamente in bene, la faccia dell’intero pianeta. Sarebbe, perciò, una dimensione totale dell’essere, dell’esistenza, che si rifletterebbe nei vari ambiti di attività dell’uomo; e per questo, riguardo appunto la capacità di porsi eticamente, possiamo parlare anche di “arte di vivere”. Attraverso un percorso culturale, perciò conoscitivo, che sintetizza i risultati di grande parte della ricerca sul comportamento e la personalità, effettuato negli ultimi anni, ora sappiamo che ogni persona è in grado di capire il motore interiore che la guida verso comportamenti non etici, non “morali”, che danneggiano, nel tempo, la qualità delle relazioni e, di riflesso, la portano ad avere o giustificare azioni che non sono nel rispetto dell’altro. La chiave di lettura che si acquisisce riguardo ai meccanismi motivazionali mette in evidenza la presenza di automatismi condizionati dalla frustrazione, che ci guidano in un processo di compensazione anziché consentirci l’accesso alle nostre più significative e positive risorse interiori. L’etica relazionale, che si traduce in “arte di vivere”, diventa un contenitore di creatività, di espressività (quindi di artisticità) che può essere potenziato. Questo contenitore facilita l’azione non più condotta in base alle frustrazioni, ma tenendo conto di se stessi e degli altri, in ogni situazione, in ogni realtà, in modo del tutto naturale e senza conflitto. Il livello di maturità interiore diventa, perciò, generatore e poi supporto di azioni etiche. Sono tutti gli ambiti che vedono l’individuo confrontarsi con gli altri: la coppia, la famiglia, la scuola, il gruppo di lavoro… e, in particolare, quello che è l’ambito sanitario, cioè quella dimensione legata alla malattia, al bisogno, al supporto in essa, allorquando l’individuo si sente debole, abbandonato, escluso, diverso. L’importante è quindi individuare le esigenze specifiche di ogni settore e progettare la formazione (etica) in base ai differenti contesti: in ospedale, in clinica, l’adottare un certo comportamento permette di aumentare le attenzioni nei confronti dei pazienti, di sostenerli, nonché di aiutare i congiunti degli stessi, creando, anche tra colleghi di lavoro, un clima di collaborazione e di condivisione degli obiettivi, favorendo la costruzione della relazione empatica con l’ammalato, potenziando la capacità di accogliere e contenere la sua sofferenza senza esserne travolti, ma ergendosi quali sostegni. Mai, perciò, quando si parla di “etica” ci si pone su posizioni di superiorità, ma con un atteggiamento di rispetto, di condivisione, appunto di solidarietà. Molti studi hanno dimostrato che il benessere economico non va di pari passo con la felicità. Anzi, al crescere del reddito pro-capite, il livello dichiarato di felicità il più delle volte scende. Gli indicatori della qualità della vita suggeriscono che la popolazione italiana è emotivamente meno felice nell’oggi rispetto al periodo precedente, cioè quando ci fu il boom economico degli anni Cinquanta-Sessanta. Il reddito medio è cresciuto, ma con esso sono aumentati anche i divorzi, le malattie legate allo stress, la droga, la depressione e altri effetti secondari della vita vissuta secondo i modelli consumistico-occidentali. Gary Cross, in «Tempo e denaro» (uscito in Italia nel 1998 per Il Mulino) scrive: “Siamo diventati una classe agiata e lavoratrice, ma travagliata, frustrata dalle richieste del nostro tempo imposte dal consumo e obbligata a lavorare più di quanto vorrebbe per potersi procurare i mezzi per consumare”. L’etica relazionale non è una via alternativa, ma è, e lo ripeto, un’arte di vivere. È un processo formativo utile all’individuo per elaborare quei passaggi che non è riuscito ad integrare naturalmente durante il suo sviluppo psicologico ed emotivo, fino a raggiungere quella che è la meta innata in ogni uomo, e cioè la coscienza di sé e la piena espressione delle proprie potenzialità in favore degli altri. La nostra iniziativa artistica è quindi nata dalle grandi domande che la condizione umana, fatta di bisogno e di attese, inevitabilmente suscita, in particolare di fronte alla malattia che pone, spesso in modo drammatico, l’uomo di fronte al proprio limite. Questioni inerenti la malattia e l’assistenza sono state esaltate in modo significativo più che dalla parola scritta, dallo sguardo artistico. Molti dei quadri qui riportati poi messi in asta hanno un fascino indiscusso, ma il punto di maggior interesse per i curatori di questo evento è derivato dalla percezione dell’esistenza di un ideale filo conduttore tra le varie opere, di un giudizio rilevabile nello sguardo dell’artista, un giudizio positivo che si impone attraverso la drammaticità della condizione umana per quindi trasformarsi in un gesto di dono. Dentro i limiti e le miserie dell’uomo, l’occhio dell’artista diagnostica qualcosa di cui a volte gli stessi medici sono protagonisti inconsapevoli: una solidarietà umana documentata da gesti di amicizia e condivisione, un’epopea di assistenza all’uomo malato, una dignità della risposta scientifica che nobilita il tentativo dell’uomo di migliorare la sua condizione. La nostra cultura, e a maggior ragione l’arte, ha ripetuto per anni l’affermazione di Platone che il bello è splendore del vero. Dunque, anche la condizione più umile e drammatica può essere sorgente di stupore e bellezza, quando documenti l’ergersi imponente di un accento di valore e dignità che né malattia né morte possono intaccare. La creatività permette all’essere umano di tornare a essere l’autore della propria storia e, in quel percorso, di rendersi esempio di eticità, e quindi di slancio verso l’altro.
Gian Ruggero Manzoni per gli organizzatori dell’evento
18
ottobre 2009
Vit’arte. Asta d’arte contemporanea
18 ottobre 2009
asta
Location
PALAZZO ESPOSIZIONI
Faenza, Corso Giuseppe Mazzini, 12, (Ravenna)
Faenza, Corso Giuseppe Mazzini, 12, (Ravenna)
Vernissage
18 Ottobre 2009, ore 16
Sito web
www.ior-forli.it/vitarte09
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