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Vite Sospese
L’esposizione nasce da una riflessione sul senso di indifferenza che il quotidiano susseguirsi di scenari di guerre più o meno “lontane” ci evoca
Comunicato stampa
Segnala l'evento
VITE SOSPESE
Padova, Galleria Sottopasso della Stua
21 febbraio – 9 marzo 2013
inaugurazione: mercoledì 20 febbraio ore 18.30
________________________________________________________________
Organizzata dal Settore Attività Culturali dell’Assessorato alla Cultura del
Comune di Padova nell’ambito del format Universi Diversi, la mostra “Vite
Sospese” verrà inaugurata mercoledì 20 febbraio 2013 alle ore 18.30 nello
spazio espositivo della Galleria Sottopasso della Stua.
«Non c’è nessun “dopoguerra”.
Gli stolti chiamavano “pace” il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
il Cielo pieno d’acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di “libertà”, “democrazia”, “qui da noi”,
mangiando il frutto di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l’ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.»
Da “New Italian Epic”
1
del collettivo di scrittori italiani Wu Ming
L’esposizione nasce da una riflessione sul senso di indifferenza che il
quotidiano susseguirsi di scenari di guerre più o meno “lontane” ci evoca.
Come scrive in “Crolli”
1
Marco Belpoliti: «Non è un’apocalisse quotidiana. La
nostra è piuttosto un’epoca di banalità ininterrotta. Dove il terrore esplode
inconcepibile. Viviamo un “tempo penultimo”: una fine che non finisce di
finire.» Noi invece abbiamo immaginato popoli e genti abituate a vivere in
paesaggi ed epoche estreme . . . polverizzate o ridotte a brandelli da missili
intelligenti lanciati da civiltà evolute ed indifferenti. Ci siamo ispirati a questi
scenari primordiali per la scelta dei materiali che compongono l’opera: legno
solarizzato recuperato, stracci tinti e infine l’inserimento poetico delle velature
di carta e le luci, realizzati da Donatella Edini, che cercano di restituire una luce
lieve metafora di speranza. Nella trasparenza “la luce è narrante”, non solo a
evocare interni familiari: in una dimensione simbolica/mistica la luce si carica
di un senso ulteriore di significato, la prospettiva di una tenue speranza che
altri orizzonti di pensiero sono auspicabili, possibili, DOVUTI, attraverso unariflessione vera, finalizzata all’espansione della consapevolezza dell’importanza
di condividere un impegno di pace.
E’ necessaria una sorta di interrogazione esistenziale che conduca
irrimediabilmente alla centralità e all’essenza della vita stessa. A margine il
dialogo di Vite Sospese, emblematico dell’urgenza di dover riconfigurare come
preponderante la riaffermazione di valori che per troppo tempo abbiamo
disimparato a frequentare.
Sono chiamate unanimemente “guerre umanitarie” anche se personalmente
abbiamo un’altra idea di umanità e non crediamo di essere i soli ad averla! La
condividiamo con Gino Strada, per esempio, che cerca di mettere insieme
questa umanità dilaniata curando le sempre più numerose vittime civili di
queste guerre. Come ha scritto sul periodico EMERGENCY: «Nessuna guerra
può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di
umanità, uccisione di nostri simili. “La guerra umanitaria” è la più disgustosa
menzogna per giustificare la guerra, ogni guerra è un crimine contro
l’umanità».
Per ampliare ancora di più questo concetto espressivo abbiamo invitato Bruno
Maran, fotoreporter di guerra, a condividere con noi il suo punto di vista sulla
“scia” che una guerra lascia: immagini, scatti dall’ex Jugoslavia, appena oltre
l’Adriatico…Altra guerra “umanitaria” dimenticata e risolta solo
apparentemente.
1
[Einaudi Editore]
«Noi siamo la guerra, noi portiamo nell’intimo la possibilità di questa malattia mortale
che ci sta riducendo a ciò che non avremmo mai creduto possibile…..Noi rendiamo
possibile la guerra, noi la permettiamo….Non esistono fatti e verità tutte in bianco o in
nero. Esiste soltanto un “noi”- sì, noi siamo responsabili l’uno dell’altro…..»
Tratto dal libro Balkan Express della scrittrice Slavenka Drakulić edito da
“Il Saggiatore” 1993
Installazione a cura di:
ALESSIO BRUGNOLI e DONATELLA EDINI
con la collaborazione artistica di RITA SERVELLO
“AFTER-WARS” foto e videoproiezione di BRUNO MARAN
______________________________________________________________________
La mostra rimarrà aperta fino al 9 marzo 2013
Orario: 15.30 – 18.30, chiuso domenica
Ingresso libero
Settore Attività Culturali – Servizio Mostre
tel. 049 8204547 – bertolinl@comune.padova.it
http:// padovacultura.padovanet.it
Padova, Galleria Sottopasso della Stua
21 febbraio – 9 marzo 2013
inaugurazione: mercoledì 20 febbraio ore 18.30
________________________________________________________________
Organizzata dal Settore Attività Culturali dell’Assessorato alla Cultura del
Comune di Padova nell’ambito del format Universi Diversi, la mostra “Vite
Sospese” verrà inaugurata mercoledì 20 febbraio 2013 alle ore 18.30 nello
spazio espositivo della Galleria Sottopasso della Stua.
«Non c’è nessun “dopoguerra”.
Gli stolti chiamavano “pace” il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
il Cielo pieno d’acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di “libertà”, “democrazia”, “qui da noi”,
mangiando il frutto di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l’ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.»
Da “New Italian Epic”
1
del collettivo di scrittori italiani Wu Ming
L’esposizione nasce da una riflessione sul senso di indifferenza che il
quotidiano susseguirsi di scenari di guerre più o meno “lontane” ci evoca.
Come scrive in “Crolli”
1
Marco Belpoliti: «Non è un’apocalisse quotidiana. La
nostra è piuttosto un’epoca di banalità ininterrotta. Dove il terrore esplode
inconcepibile. Viviamo un “tempo penultimo”: una fine che non finisce di
finire.» Noi invece abbiamo immaginato popoli e genti abituate a vivere in
paesaggi ed epoche estreme . . . polverizzate o ridotte a brandelli da missili
intelligenti lanciati da civiltà evolute ed indifferenti. Ci siamo ispirati a questi
scenari primordiali per la scelta dei materiali che compongono l’opera: legno
solarizzato recuperato, stracci tinti e infine l’inserimento poetico delle velature
di carta e le luci, realizzati da Donatella Edini, che cercano di restituire una luce
lieve metafora di speranza. Nella trasparenza “la luce è narrante”, non solo a
evocare interni familiari: in una dimensione simbolica/mistica la luce si carica
di un senso ulteriore di significato, la prospettiva di una tenue speranza che
altri orizzonti di pensiero sono auspicabili, possibili, DOVUTI, attraverso unariflessione vera, finalizzata all’espansione della consapevolezza dell’importanza
di condividere un impegno di pace.
E’ necessaria una sorta di interrogazione esistenziale che conduca
irrimediabilmente alla centralità e all’essenza della vita stessa. A margine il
dialogo di Vite Sospese, emblematico dell’urgenza di dover riconfigurare come
preponderante la riaffermazione di valori che per troppo tempo abbiamo
disimparato a frequentare.
Sono chiamate unanimemente “guerre umanitarie” anche se personalmente
abbiamo un’altra idea di umanità e non crediamo di essere i soli ad averla! La
condividiamo con Gino Strada, per esempio, che cerca di mettere insieme
questa umanità dilaniata curando le sempre più numerose vittime civili di
queste guerre. Come ha scritto sul periodico EMERGENCY: «Nessuna guerra
può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di
umanità, uccisione di nostri simili. “La guerra umanitaria” è la più disgustosa
menzogna per giustificare la guerra, ogni guerra è un crimine contro
l’umanità».
Per ampliare ancora di più questo concetto espressivo abbiamo invitato Bruno
Maran, fotoreporter di guerra, a condividere con noi il suo punto di vista sulla
“scia” che una guerra lascia: immagini, scatti dall’ex Jugoslavia, appena oltre
l’Adriatico…Altra guerra “umanitaria” dimenticata e risolta solo
apparentemente.
1
[Einaudi Editore]
«Noi siamo la guerra, noi portiamo nell’intimo la possibilità di questa malattia mortale
che ci sta riducendo a ciò che non avremmo mai creduto possibile…..Noi rendiamo
possibile la guerra, noi la permettiamo….Non esistono fatti e verità tutte in bianco o in
nero. Esiste soltanto un “noi”- sì, noi siamo responsabili l’uno dell’altro…..»
Tratto dal libro Balkan Express della scrittrice Slavenka Drakulić edito da
“Il Saggiatore” 1993
Installazione a cura di:
ALESSIO BRUGNOLI e DONATELLA EDINI
con la collaborazione artistica di RITA SERVELLO
“AFTER-WARS” foto e videoproiezione di BRUNO MARAN
______________________________________________________________________
La mostra rimarrà aperta fino al 9 marzo 2013
Orario: 15.30 – 18.30, chiuso domenica
Ingresso libero
Settore Attività Culturali – Servizio Mostre
tel. 049 8204547 – bertolinl@comune.padova.it
http:// padovacultura.padovanet.it
20
febbraio 2013
Vite Sospese
Dal 20 febbraio al 09 marzo 2013
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA SOTTOPASSO DELLA STUA
Padova, Largo Europa, (Padova)
Padova, Largo Europa, (Padova)
Orario di apertura
15.30 – 18.30, chiuso domenica
Vernissage
20 Febbraio 2013, h 18.30
Autore