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Vito Pancella – Il segno di una presenza
Dopo la recente scomparsa dello scultore Vito Pancella, il Museo d’Arte Costantino Barbella di Chieti rende omaggio all’artista abruzzese
Comunicato stampa
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Dopo la recente scomparsa dello scultore Vito Pancella, il Museo d’Arte Costantino Barbella di Chieti rende omaggio all’artista abruzzese con una mostra dal titolo: Il segno di una presenza. Sotto il patrocinio della Provincia e del Comune di Chieti, promossa dalla Associazione Culturale “Vito Pancella”, la mostra ospita una selezione di circa trenta opere tra le più rappresentative dell’artista, come Notturno (1984) e Sotto la luna (1987), oltre ad alcuni pezzi inediti.
Le sculture in mostra testimoniano il lungo lavoro di ricerca, a cui Vito Pancella ha dedicato con passione la sua vita, a partire dai gessi degli anni Settanta, passando per l’eleganza dei suoi bronzi, fino ai più recenti marmi.
Come sottolinea la curatrice della mostra, “l’arte di Pancella, soprattutto dagli anni Novanta ad oggi, tende al bello, al classico, all’armonia, ma non è questo il fine della sua ricerca. È piuttosto il segno di un passaggio da accenti espressionistici, che caratterizzano l’inizio della sua ricerca, ad una forma estraniata, talvolta enigmatica, in cui le tensioni non sono sparite, ma riappaiono sublimate. [...] Continuare ad esercitare un’arte oggi considerata tradizionale, e per certi versi, superata in rapporto alle odierne esperienze artistiche fondate sulle nuove tecnologie e sulla commistione dei linguaggi, richiede coraggio e rigore nel ricercare una modernità che troppo spesso si confonde con la capacità di cavalcare i tempi. Essere moderni implica, invece, molto di più. È un’operazione che coinvolge profondamente l’artista, perché non deve tradursi in un rinnovamento esteriore del gesto artistico, ma in una rifondazione di quel gesto. Su queste ragioni si costruisce l’arte di Pancella, un’arte che vuol essere soltanto se stessa.
Le sue figure dalle chiome voluminose, agitate da un vento invisibile, che tutto muove, anche i veli che avvolgono i corpi sinuosi, esili e scattanti, esprimono il senso dell’umano. Quella sensualità mesta, quell’antica innocenza e quell’eroicità senza tempo, che connotano le sculture, svelano un mondo perduto, che ha trovato esilio in un immaginario mitologico, che non vuol essere l’emblema di una rinuncia al contemporaneo, quanto invece la manifestazione del disagio esistenziale di un artista, che ha posto al centro del suo lavoro la complessità del pensiero.
Queste opere sono la testimonianza silenziosa di uno scultore che, come Renzo Vespignani ha saputo con grande sensibilità sottolineare, ‘non dà risposte, ma interroga’.”
Le sculture in mostra testimoniano il lungo lavoro di ricerca, a cui Vito Pancella ha dedicato con passione la sua vita, a partire dai gessi degli anni Settanta, passando per l’eleganza dei suoi bronzi, fino ai più recenti marmi.
Come sottolinea la curatrice della mostra, “l’arte di Pancella, soprattutto dagli anni Novanta ad oggi, tende al bello, al classico, all’armonia, ma non è questo il fine della sua ricerca. È piuttosto il segno di un passaggio da accenti espressionistici, che caratterizzano l’inizio della sua ricerca, ad una forma estraniata, talvolta enigmatica, in cui le tensioni non sono sparite, ma riappaiono sublimate. [...] Continuare ad esercitare un’arte oggi considerata tradizionale, e per certi versi, superata in rapporto alle odierne esperienze artistiche fondate sulle nuove tecnologie e sulla commistione dei linguaggi, richiede coraggio e rigore nel ricercare una modernità che troppo spesso si confonde con la capacità di cavalcare i tempi. Essere moderni implica, invece, molto di più. È un’operazione che coinvolge profondamente l’artista, perché non deve tradursi in un rinnovamento esteriore del gesto artistico, ma in una rifondazione di quel gesto. Su queste ragioni si costruisce l’arte di Pancella, un’arte che vuol essere soltanto se stessa.
Le sue figure dalle chiome voluminose, agitate da un vento invisibile, che tutto muove, anche i veli che avvolgono i corpi sinuosi, esili e scattanti, esprimono il senso dell’umano. Quella sensualità mesta, quell’antica innocenza e quell’eroicità senza tempo, che connotano le sculture, svelano un mondo perduto, che ha trovato esilio in un immaginario mitologico, che non vuol essere l’emblema di una rinuncia al contemporaneo, quanto invece la manifestazione del disagio esistenziale di un artista, che ha posto al centro del suo lavoro la complessità del pensiero.
Queste opere sono la testimonianza silenziosa di uno scultore che, come Renzo Vespignani ha saputo con grande sensibilità sottolineare, ‘non dà risposte, ma interroga’.”
18
marzo 2006
Vito Pancella – Il segno di una presenza
Dal 18 marzo al 13 maggio 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE COSTANTINO BARBELLA
Chieti, Via Cesare De Lollis, 10, (Chieti)
Chieti, Via Cesare De Lollis, 10, (Chieti)
Orario di apertura
martedì e giovedì 9-13/16-19 – mercoledì, venerdì e sabato 9-13; prima domenica del mese 9-12
Vernissage
18 Marzo 2006, ore 18
Autore
Curatore