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Vito Sardano – To overshoot
La nuova esposizione di Vito Sardano presenta una serie di una ventina di lavori realizzati negli ultimi due anni dal titolo “To overshoot”. Un lavoro che affina e prosegue quello precedente e che nel titolo sta ad indicare un colpire che va al di là del bersaglio, un andare oltre superando gli obiettivi e i propositi
Comunicato stampa
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La nuova esposizione di Vito Sardano presenta una serie di una ventina di lavori realizzati negli ultimi due anni dal titolo “To overshoot”. Un lavoro che affina e prosegue quello precedente e che nel titolo sta ad indicare un colpire che va al di là del bersaglio, un andare oltre superando gli obiettivi e i propositi. Per l’artista di Monopoli si tratta di continuare un’avventura artistica che sta raccogliendo sempre più consensi e successi, sia di pubblico che di critica. I suoi lavori polimaterici si arricchiscono di nuovi significati e di nuove forme complesse.
Ha scritto in catalogo il curatore Valerio Dehò: “Nell’immaginario del riuso dei materiali è insita un’idea di futuro che è nello stesso tempo nostalgia del passato. L’accumulo e il riciclo sono componenti storiche del Neo dada di Rauschenberg e degli europei Nuovi realisti organizzati dal mitico poeta e critico d’arte Pierre Restany. Il trash o comunque il già vissuto ha la funzione mnemotecnica di conservare l’inutile, tipica operazione artistica, di annunciare il presente, e attraverso la sua critica (la società, i consumi, lo spreco, etc.), prefigurare un futuro migliore. Oggi si potrebbe aggiungere una variabile ecosostenibile, una sorta d’ invito a non sprecare e a riutilizzare quello che è possibile. In ogni caso lo spostare gli oggetti facendoli diventare segni artistici, è certamente una pratica fondamentale in tutto il Novecento.
Ma come ha già osservato Giorgio Di Genova, Vito Sardano non ha parentele avanguardistiche essendo lontano sia dal Futurismo sia dal Dadaismo. Certamente è vero che gli assemblaggi, i polimaterici nascono con Umberto Boccioni e poi con Richard Huelsenbeck e tanti altri, ma in un secolo sono tante le cose che cambiano e trascorrono per cui certamente in sé la tecnica non giustifica alcuna analogia.
E’ vero invece che Sardano lavora sempre nella direzione di una ricerca figurativa a cui tutto si piega. E’ uno che mette in ordine le idee attraverso quest’interferenza tra gli oggetti d’uso, fra cui suoi amati dischi da smerigliatrice, o anche con materiali che nella nuova vita artistica finiscono per perdere ogni riconoscibilità di un tempo. Non è un cantore del mondo meccanico, il suo futuro è dolce e colorato, la sua arte non ha asprezze di sorta ma propende a colori zuccherini, a manipolazioni e interventi quasi da altra pasticceria. Sembra che nei lavori degli ultimi due anni prenda forma una poetica neobarocca in cui si accentua una torsione della forma, un aggrovigliamento dei materiali che seguono morbide tensioni, sinuose traiettorie che portano a se stesse.”
In questi ultimi lavori tensione ludica e poetica New Dada si saldano fortemente in una nuova dimensione estetica di sorpresa e di piacevolezza visiva.
Ha scritto in catalogo il curatore Valerio Dehò: “Nell’immaginario del riuso dei materiali è insita un’idea di futuro che è nello stesso tempo nostalgia del passato. L’accumulo e il riciclo sono componenti storiche del Neo dada di Rauschenberg e degli europei Nuovi realisti organizzati dal mitico poeta e critico d’arte Pierre Restany. Il trash o comunque il già vissuto ha la funzione mnemotecnica di conservare l’inutile, tipica operazione artistica, di annunciare il presente, e attraverso la sua critica (la società, i consumi, lo spreco, etc.), prefigurare un futuro migliore. Oggi si potrebbe aggiungere una variabile ecosostenibile, una sorta d’ invito a non sprecare e a riutilizzare quello che è possibile. In ogni caso lo spostare gli oggetti facendoli diventare segni artistici, è certamente una pratica fondamentale in tutto il Novecento.
Ma come ha già osservato Giorgio Di Genova, Vito Sardano non ha parentele avanguardistiche essendo lontano sia dal Futurismo sia dal Dadaismo. Certamente è vero che gli assemblaggi, i polimaterici nascono con Umberto Boccioni e poi con Richard Huelsenbeck e tanti altri, ma in un secolo sono tante le cose che cambiano e trascorrono per cui certamente in sé la tecnica non giustifica alcuna analogia.
E’ vero invece che Sardano lavora sempre nella direzione di una ricerca figurativa a cui tutto si piega. E’ uno che mette in ordine le idee attraverso quest’interferenza tra gli oggetti d’uso, fra cui suoi amati dischi da smerigliatrice, o anche con materiali che nella nuova vita artistica finiscono per perdere ogni riconoscibilità di un tempo. Non è un cantore del mondo meccanico, il suo futuro è dolce e colorato, la sua arte non ha asprezze di sorta ma propende a colori zuccherini, a manipolazioni e interventi quasi da altra pasticceria. Sembra che nei lavori degli ultimi due anni prenda forma una poetica neobarocca in cui si accentua una torsione della forma, un aggrovigliamento dei materiali che seguono morbide tensioni, sinuose traiettorie che portano a se stesse.”
In questi ultimi lavori tensione ludica e poetica New Dada si saldano fortemente in una nuova dimensione estetica di sorpresa e di piacevolezza visiva.
20
dicembre 2008
Vito Sardano – To overshoot
Dal 20 dicembre 2008 al 31 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE FEDELE
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Vernissage
20 Dicembre 2008, ore 18,30
Autore
Curatore