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Vitrine
Vitrine presenta il lavoro di 13 giovani artisti che hanno, o hanno avuto, un legame con la città di Firenze. Dai fiorentini di nascita ma residenti all’estero, ad artisti stranieri ma fiorentini di adozione o, ancora, ad artisti italiani che hanno scelto questa città per motivi di studio o di lavoro
Comunicato stampa
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Territorialità e appartenenza geografica sono concetti che negli ultimi decenni hanno subito un’inevitabile trasformazione. In costante movimento, apparteniamo a tutti i luoghi come a nessuno in particolare, costruiamo la maggior parte delle nostre relazioni attraverso la rete, affidandoci a uno spazio virtuale i cui confini sembrano potenzialmente e continuamente espandersi. Il sistema dell’arte contemporanea in questo non è da meno e vive anch’esso di pratiche relazionali che superano i limiti territoriali. Gli artisti si muovono da una residenza all’altra e l’appartenenza geografica viene chiamata in causa spesso solo nelle grandi occasioni, biennali e ricognizioni, che sembrano voler ribadire una nazionalità che tuttavia stride con la percezione che abbiamo del mondo attuale.
Vitrine prende le mosse da questa riflessione e presenta il lavoro di 13 giovani artisti che hanno, o hanno avuto, un legame con la città di Firenze. Dai fiorentini di nascita ma residenti all’estero, ad artisti stranieri ma fiorentini di adozione o, ancora, ad artisti italiani che hanno scelto questa città per motivi di studio o di lavoro. La loro selezione è avvenuta sfruttando il sistema della rete: a una prima mappatura tramite il web è succeduta una conoscenza più approfondita del loro lavoro, dando vita ad una ricognizione che è necessariamente, e forse intenzionalmente, parziale e frammentata.
Vitrine presenta progetti e ricerche artistiche molto differenti tra loro sia per le tematiche affrontate che per i linguaggi artistici utilizzati. Dall’indagine sull’identità della statunitense Anna Rose (USA, 1982) alla riflessione sulle trasformazioni urbane che colpiscono la società contemporanea analizzate dal punto di vista politico ed economico nella performance di Stefano Giuri (Galatina, 1991) realizzata nel quartiere El Raval di Barcellona, colpito dal fenomeno della gentrificazione.
Olga Pavenklo (Ucraina, 1982) nelle sue opere riflette spesso sul ruolo dell’autore, proponendo esperienze di creazione collettiva, Irene Lupi (Livorno, 1983) nei suoi progetti esplora la costruzione di una memoria pubblica basandosi sulla relazione tra micro e macro storia. Vitrine presenta inoltre opere di artisti che, spesso, guardano al proprio paese di origine facendone il tratto distintivo della loro pratica. Albien Alushaj (Albania, 1988) racconta le recenti trasformazioni geografiche e l’impossibilità di tracciare dei confini netti che dividano l’Europa; Lori Lako (Albania, 1991) invece, trasforma il foro di un proiettile nel suo portone di casa in uno spioncino da cui osservare lo spazio circostante e quello che vi accade. Matteo Coluccia (Neviano, 1992) utilizza spesso la perfomance per sondare la relazione tra la dimensione pubblica e quella privata, ponendo particolare attenzione alle dinamiche che si generano dall’interazione di questi due ambienti. Giacomo Zaganelli (Firenze, 1983) con le sue installazioni e progetti di arte pubblica si muove in un terreno al confine tra arte e architettura, proponendo un modo non convenzionale di osservare il quotidiano. In questo stesso spazio liminale tra discipline, si colloca il collettivo di studenti di architettura abUSO (Firenze, 2014) interessati alla riattivazione di spazi in disuso attraverso interventi temporanei e permanenti. Andisheh Bagherzadeh (Iran, 1993) esplora la connessione tra identità e territorio alla ricerca di quel significato collettivo in cui si riflettono legami culturali, morali ed etici che modellano l’individuo. Il fotografo Jacopo Nocentini (Firenze, 1990) racconta, attraverso le sue immagini, la trasformazione di un paesaggio che lascia sempre più spazio all’azione dell’uomo sulla natura. Gaetano Cunsolo (Catania, 1986) ricerca quei luoghi, urbani e non solo, al margine del vivere sociale, proponendo un’azione incentrata sui residui delle costruzioni, mentre Maria Montesi (Firenze, 1988), utilizzando lo strumento dell’intervista, indaga la funzione che trasmissione orale e narrazione hanno nella nostra società.
Vitrine prende le mosse da questa riflessione e presenta il lavoro di 13 giovani artisti che hanno, o hanno avuto, un legame con la città di Firenze. Dai fiorentini di nascita ma residenti all’estero, ad artisti stranieri ma fiorentini di adozione o, ancora, ad artisti italiani che hanno scelto questa città per motivi di studio o di lavoro. La loro selezione è avvenuta sfruttando il sistema della rete: a una prima mappatura tramite il web è succeduta una conoscenza più approfondita del loro lavoro, dando vita ad una ricognizione che è necessariamente, e forse intenzionalmente, parziale e frammentata.
Vitrine presenta progetti e ricerche artistiche molto differenti tra loro sia per le tematiche affrontate che per i linguaggi artistici utilizzati. Dall’indagine sull’identità della statunitense Anna Rose (USA, 1982) alla riflessione sulle trasformazioni urbane che colpiscono la società contemporanea analizzate dal punto di vista politico ed economico nella performance di Stefano Giuri (Galatina, 1991) realizzata nel quartiere El Raval di Barcellona, colpito dal fenomeno della gentrificazione.
Olga Pavenklo (Ucraina, 1982) nelle sue opere riflette spesso sul ruolo dell’autore, proponendo esperienze di creazione collettiva, Irene Lupi (Livorno, 1983) nei suoi progetti esplora la costruzione di una memoria pubblica basandosi sulla relazione tra micro e macro storia. Vitrine presenta inoltre opere di artisti che, spesso, guardano al proprio paese di origine facendone il tratto distintivo della loro pratica. Albien Alushaj (Albania, 1988) racconta le recenti trasformazioni geografiche e l’impossibilità di tracciare dei confini netti che dividano l’Europa; Lori Lako (Albania, 1991) invece, trasforma il foro di un proiettile nel suo portone di casa in uno spioncino da cui osservare lo spazio circostante e quello che vi accade. Matteo Coluccia (Neviano, 1992) utilizza spesso la perfomance per sondare la relazione tra la dimensione pubblica e quella privata, ponendo particolare attenzione alle dinamiche che si generano dall’interazione di questi due ambienti. Giacomo Zaganelli (Firenze, 1983) con le sue installazioni e progetti di arte pubblica si muove in un terreno al confine tra arte e architettura, proponendo un modo non convenzionale di osservare il quotidiano. In questo stesso spazio liminale tra discipline, si colloca il collettivo di studenti di architettura abUSO (Firenze, 2014) interessati alla riattivazione di spazi in disuso attraverso interventi temporanei e permanenti. Andisheh Bagherzadeh (Iran, 1993) esplora la connessione tra identità e territorio alla ricerca di quel significato collettivo in cui si riflettono legami culturali, morali ed etici che modellano l’individuo. Il fotografo Jacopo Nocentini (Firenze, 1990) racconta, attraverso le sue immagini, la trasformazione di un paesaggio che lascia sempre più spazio all’azione dell’uomo sulla natura. Gaetano Cunsolo (Catania, 1986) ricerca quei luoghi, urbani e non solo, al margine del vivere sociale, proponendo un’azione incentrata sui residui delle costruzioni, mentre Maria Montesi (Firenze, 1988), utilizzando lo strumento dell’intervista, indaga la funzione che trasmissione orale e narrazione hanno nella nostra società.
19
novembre 2015
Vitrine
Dal 19 novembre al 06 dicembre 2015
arte contemporanea
Location
EX MACELLI – OFFICINA GIOVANI
Prato, Piazza Macelli, 4, (Prato)
Prato, Piazza Macelli, 4, (Prato)
Orario di apertura
giovedì – domenica, 15:00 – 19:00
Vernissage
19 Novembre 2015, ore 18
Autore