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Vitrum – Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano
L’esposizione presenta oltre 400 reperti, provenienti prevalentemente dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dall’Antiquarium della Soprintendenza Archeologica di Pompei, gran parte dei quali vengono mostrati al pubblico per la prima volta.
Comunicato stampa
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L’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, la Soprintendenza Archeologica di Pompei e la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta hanno collaborato all’organizzazione di questa grande esposizione dal titolo Vitrum.
Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano, che sarà ospitata nella prestigiosa sede del Museo degli Argenti in Palazzo Pitti.
La mostra prende l’avvio da studi e ricerche di carattere interdisciplinare condotti da studiosi italiani e stranieri, che hanno messo in evidenza come, nel mondo romano, il vetro non sia stato soltanto materiale per la produzione di straordinari oggetti artistici, ma abbia anche consentito di approfondire le conoscenze scientifiche e tecnologiche.
L’esposizione presenta oltre 400 reperti, provenienti prevalentemente dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dall’Antiquarium della Soprintendenza Archeologica di Pompei, gran parte dei quali vengono mostrati al pubblico per la prima volta.
Il percorso espositivo segue due linee guida principali.
Da un lato vengono presentate al pubblico le realizzazioni tecnico-artistiche più significative, attraverso l’esposizione di vetri particolarmente raffinati (primo fra tutti, il famosissimo “vaso blu”, eccezionalmente prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli per l’importanza della manifestazione) e di reperti dalle forme particolari (lucerne, corni potori, recipienti per uso farmaceutico).
Dall’altra, specifici reperti vitrei provenienti dalle città vesuviane testimoniano l’avvenuta ricezione, nel mondo romano, delle esperienze intellettuali compiute da filosofi, medici, tecnici, astronomi, agronomi, naturalisti e quanti andavano riflettendo sulle straordinarie possibilità offerte da questo “nuovo” materiale.
La mostra vuole sottolineare un fenomeno culturale di grande rilievo, che rappresentò una vera e propria rivoluzione per gli abitanti delle città romane, paragonabile all’introduzione della plastica nel secolo scorso.
L’esposizione è suddivisa in quattro articolate sezioni.
La prima, “Una rivoluzione tecnologica”, è dedicata all’introduzione della tecnica della soffiatura del vetro nel mondo romano (I secolo a.C.), che permise di lavorare in maniera più rapida ed economica questo materiale, scoperto nel terzo millennio a.C. Reperti di notevole eleganza creano una suggestiva galleria di forme, colori e tecniche artistiche. Il modello di una fornace, posto al centro della sala, permette di comprendere con chiarezza le diverse fasi di lavorazione del vetro con la tecnica della soffiatura.
Nella seconda sezione, “Una rivoluzione di costume”, gli oggetti esposti consentono al visitatore di “entrare” in cinque abitazioni pompeiane, diverse in base al livello economico di coloro che vi abitarono: ciò permette di mostrare il differente impatto del vetro, sia come contenitore per alimenti, bevande, cosmetici e medicinali, sia come materiale da mensa alternativo rispetto a quelli di più antica tradizione, come il bronzo e la ceramica.
Nella terza sezione, “Una rivoluzione architettonica”, viene sottolineata l’importanza del vetro trasparente nell’illuminazione della casa. I reperti pompeiani mostrano come, nel mondo romano, i vetri per finestra fossero più diffusi di quanto generalmente si creda. Il nuovo ruolo del vetro nell’architettura domestica è evidenziato anche dalla spettacolare ricostruzione di una parete della Casa dell’Atrio a Mosaico di Ercolano, nella quale un lungo corridoio finestrato era chiuso da grandi lastre vitree. Inoltre, uno straordinario ninfeo completo di tutte le sue parti mette in risalto la diffusione della pasta vitrea per la realizzazione di raffinati mosaici ornamentali, sia per il giardino che per l’abitazione.
Nella quarta e ultima sezione, “Una rivoluzione scientifica”, il visitatore potrà constatare come la diffusione del vetro trasparente abbia ispirato le ricerche di naturalisti e filosofi, i quali avevano compreso l’importanza dell’utilizzo di questo “nuovo” materiale in ambito scientifico. Di notevole suggestione, per esempio, lenti e cristalli di rocca opportunamente lavorati, che permettevano di ingrandire gli oggetti. In occasione della mostra, il British Museum di Londra ha acconsentito al prestito di una rara lente concava, adoperata per correggere il difetto della miopia. In questa sezione trovano spazio inoltre suggestivi modelli funzionanti di apparati scientifici, che hanno nel vetro trasparente un elemento essenziale. Si potranno ammirare dispositivi progettati per esaminare la validità delle teorie sull’esistenza del vuoto e, soprattutto, il modello di un planetario meccanico, che ripropone la grande “macchina dell’universo” costruita da Archimede e descritta da Cicerone (il quale ebbe modo di vederla a Roma) e che, secondo il poeta Claudiano, era racchiusa in una sfera di vetro trasparente.
Il catalogo, a cura di Marco Beretta e Giovanni di Pasquale, verrà pubblicato da Giunti Editore.
LE RAGIONI DELLA MOSTRA
In sintonia con le notizie riportate nelle fonti letterarie antiche, i dati archeologici documentano che, a partire dal principato di Augusto, nelle città vesuviane e in tanti altri centri dell’impero romano si registra una notevole produzione e consumo di oggetti in vetro. Nei musei archeologici è possibile osservare la straordinaria quantità e varietà di questi manufatti, solitamente esposti perché se ne ammirino la forma, il colore, la decorazione. L’impressionante progressiva diffusione degli oggetti in vetro dipese, in realtà, da una profonda innovazione tecnologica legata a precise indagini sperimentali e, in non pochi casi, da un approfondimento teorico sulla composizione della materia e la sua funzionalità scientifica.
Gli oggetti in vetro non venivano fabbricati esclusivamente per comodità o per appagare il gusto estetico prevalente: infatti, gli antichi hanno concepito il vetro anche come materiale ideale per il progresso del sapere.
Per questo il percorso espositivo qui presentato intende evidenziare come, in queste città, siano esistiti uomini capaci di impiegare il vetro anche per realizzare apparati e congegni che hanno profondamente contribuito alla crescita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche dell’antichità e che hanno posto le basi per la riscoperta “scientifica” di questo materiale nel Rinascimento.
Più in generale, il vetro romano è stato una fonte di ispirazione privilegiata per la soluzione di alcuni problemi teorici fondamentali, guidando la curiosità scientifica su territori fino ad allora inesplorati.
SALA I
Una rivoluzione tecnologica: l’invenzione del vetro soffiato
Fin dalla sua scoperta, la peculiare natura del vetro ha ispirato gli scienziati e i filosofi dell’antica Grecia a interrogarsi sulla sua meravigliosa natura e sulle sue analogie con altri prodotti minerali, come il cristallo di rocca. Per molti secoli il vetro venne considerato un prodotto naturale, simile a un metallo soprattutto in ragione della sua fusibilità. A conferma di questo, le prime tecniche di lavorazione del vetro erano analoghe a quelle metallurgiche, sia nell’uso degli strumenti che delle fornaci.
La comparsa della rivoluzionaria tecnica della soffiatura è attestata da Plinio anche in relazione all’ambiente vesuviano, dove furono introdotti notevoli perfezionamenti.
A seguito di questi progressi tecnologici i prodotti dell’arte vetraria subirono una straordinaria diversificazione: ogni sorta di recipienti, da mensa o da conservazione, tessere musive usate per decorare sontuosamente le pareti dei palazzi, perfette contraffazioni di gemme, lastre da finestra di grandi dimensioni, sono solo alcuni dei manufatti che, dopo l’introduzione della tecnica della soffiatura, invasero il mercato del Mediterraneo. A questa varietà si aggiunsero i progressi delle conoscenze sulle proprietà coloranti degli ossidi metallici, capaci di offrire al vetro sfumature e colori ancor oggi difficilmente eguagliabili.
Di questo eccezionale bagaglio di conoscenze tecniche si offrirà un itinerario che, partendo dal ciclo della produzione, mostrerà un ampia selezione di materie prime e di reperti.
SALA II
Una rivoluzione di costume: il vetro nella vita quotidiana
In seguito all’enorme incremento della produzione di oggetti in vetro, alcuni vetrai si cimentarono proficuamente nella realizzazione di manufatti particolarmente pregiati, ottenuti grazie alla sperimentazione di tecnologie di notevole livello e raffinatezza: vetri leggerissimi, sagomati, intarsiati, colorati arricchiscono le conoscenze dei Romani sulle infinite potenzialità di questo materiale. Anche nella pittura l’estensione delle conoscenze chimiche agli elementi degli ingredienti pittorici rende consapevoli gli artigiani di poter individuare nelle fritte di vetro degli efficaci materiali per estendere lo spettro dei colori rappresentabili.
Questi vetri evidenziano in modo particolarmente originale il legame tra arte e scienza nel mondo romano. Un riflesso di questo legame si riscontra anche nella pittura: nel genere delle nature morte, infatti, compaiono i recipienti in vetro che si trovavano comunemente sulle tavole e nelle dispense delle dimore pompeiane. La sostituzione dei metalli, in particolare del bronzo, con il vetro investe tutto l’arredamento della mensa romana, trasformando profondamente usi e costumi degli antichi. Questo cambiamento non segue solo un riflesso del gusto, ma è anche il frutto di una consapevolezza della versatilità del vetro. Si comprende, ad esempio, come il vino pregiato possa conservare più a lungo le sue qualità in anfore di vetro piuttosto che nelle anfore tradizionali. In questo caso è proprio il vetro a cambiare il gusto dei romani.
In eleganti tessere di pasta vitrea vengono realizzati numerosi ornamenti che modificano la moda e introducono il diffuso mercato di imitazioni di pietre preziose ottenute attraverso la lavorazione del vetro. In sostanza, la straordinaria diffusione del vetro corrisponde ad una vera e propria rivoluzione di costume.
SALA III
Una rivoluzione architettonica: mosaici e finestre
Nelle abitazioni del ceto più abbiente si diffonde la moda delle decorazioni parietali musive. Grandi ed eleganti mosaici in tessere di pasta vitrea replicano i più celebri quadri della pittura ellenistica e nuove tecniche sono impiegate per dare la massima capacità riflettente alle pareti.
Le abitazioni vesuviane costituiscono un osservatorio privilegiato anche per esaminare i sistemi di chiusura delle finestre. Per molto tempo gli studiosi si sono interrogati sui mezzi tecnici utilizzati dagli antichi greci e romani per riparare le proprie case dalle intemperie e dal clima. In mezzo ad un numero estremamente ricco di ipotesi, a lungo si è ritenuto che i Romani usassero prevalentemente degli scuri di legno o delle semplici tele.
Il ritrovamento di numerose finestre vitree nelle città vesuviane contribuisce a fornire una clamorosa smentita. Vetri trasparenti di medie e grandi dimensioni consentivano di allargare i vani delle finestre, permettendo di illuminare gli spazi architettonici e stimolando uno studio più approfondito sulla propagazione e riflessione della luce.
SALA IV
Una rivoluzione scientifica: strumenti e macchine di vetro
Fonti letterarie coeve con gli ultimi decenni di vita dei centri vesuviani documentano l’acquisita consapevolezza dell’opportunità di conservare cibi e bevande in recipienti di vetro: ciò deriva non solo da precise osservazioni sui fenomeni relativi ai processi di conservazione e putrefazione di alcuni alimenti, nel caso in cui fossero posti nel vetro o meno, ma anche dalla precisa conoscenza delle caratteristiche chimiche di questo materiale. Le straordinarie proprietà del vetro trasparente vennero applicate anche per la protezione, in serra, delle piante particolarmente sensibili al clima.
Anche il settore della tecnologia meccanica si è giovato dell’introduzione di strumenti e apparati che avevano nel vetro trasparente un componente essenziale. Per esempio, l’annosa questione della contraffazione dei metalli preziosi, ma anche quella del vino che veniva frequentemente annacquato, trovò una precisa risposta nell’ideazione di un dispositivo, il barullion, antesignano del moderno areometro. Una dettagliata ricostruzione di questo apparato, di cui forse si servì anche Archimede nel celebre episodio della corona commissionata dal tiranno di Siracusa Ierone II ad un artigiano e da questi contraffatta, servirà a spiegare al visitatore della mostra come fosse possibile difendersi dalle truffe più comuni.
Alla diffusione delle vetrate da finestra dobbiamo collegare le osservazioni sulla luce e sulla possibilità di adoperare vetri e smeraldi per correggere i difetti della vista. Osservazioni analoghe a quelle relative alla conservazione dei cibi hanno fatto sì che i contenitori in vetro venissero impiegati anche per le sostanze mediche, farmaceutiche e cosmetiche: ampolle, fiale e recipienti in vetro si rivelarono ideali per fare reagire alcune sostanze senza contaminare il prodotto. Inoltre, l’uso di sfere di vetro e di cristallo di rocca era specificamente consigliato dai medici per la cauterizzazione delle ferite.
L'importanza del vetro emerge anche nella pneumatica e nel dibattito sulla natura del vuoto. Per questo venne creata un’apposita strumentazione, attraverso la quale era possibile verificare la validità delle teorie proposte.
Nella progettazione di alcuni apparati, la trasparenza del vetro si rivelò fondamentale per portare proficuamente a termine alcune esperienze.
Le ricerche sulla pneumatica, maturate nel primo ellenismo, erano note anche ai Romani: ne è testimonianza l’opera di Erone, scritta nella seconda metà del I secolo d.C. per gli allievi della celebre scuola di Alessandria.
È dunque l'esperienza straordinaria dei vetrai romani a fornire la base per alcuni dei futuri sviluppi della scienza.
Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano, che sarà ospitata nella prestigiosa sede del Museo degli Argenti in Palazzo Pitti.
La mostra prende l’avvio da studi e ricerche di carattere interdisciplinare condotti da studiosi italiani e stranieri, che hanno messo in evidenza come, nel mondo romano, il vetro non sia stato soltanto materiale per la produzione di straordinari oggetti artistici, ma abbia anche consentito di approfondire le conoscenze scientifiche e tecnologiche.
L’esposizione presenta oltre 400 reperti, provenienti prevalentemente dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dall’Antiquarium della Soprintendenza Archeologica di Pompei, gran parte dei quali vengono mostrati al pubblico per la prima volta.
Il percorso espositivo segue due linee guida principali.
Da un lato vengono presentate al pubblico le realizzazioni tecnico-artistiche più significative, attraverso l’esposizione di vetri particolarmente raffinati (primo fra tutti, il famosissimo “vaso blu”, eccezionalmente prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli per l’importanza della manifestazione) e di reperti dalle forme particolari (lucerne, corni potori, recipienti per uso farmaceutico).
Dall’altra, specifici reperti vitrei provenienti dalle città vesuviane testimoniano l’avvenuta ricezione, nel mondo romano, delle esperienze intellettuali compiute da filosofi, medici, tecnici, astronomi, agronomi, naturalisti e quanti andavano riflettendo sulle straordinarie possibilità offerte da questo “nuovo” materiale.
La mostra vuole sottolineare un fenomeno culturale di grande rilievo, che rappresentò una vera e propria rivoluzione per gli abitanti delle città romane, paragonabile all’introduzione della plastica nel secolo scorso.
L’esposizione è suddivisa in quattro articolate sezioni.
La prima, “Una rivoluzione tecnologica”, è dedicata all’introduzione della tecnica della soffiatura del vetro nel mondo romano (I secolo a.C.), che permise di lavorare in maniera più rapida ed economica questo materiale, scoperto nel terzo millennio a.C. Reperti di notevole eleganza creano una suggestiva galleria di forme, colori e tecniche artistiche. Il modello di una fornace, posto al centro della sala, permette di comprendere con chiarezza le diverse fasi di lavorazione del vetro con la tecnica della soffiatura.
Nella seconda sezione, “Una rivoluzione di costume”, gli oggetti esposti consentono al visitatore di “entrare” in cinque abitazioni pompeiane, diverse in base al livello economico di coloro che vi abitarono: ciò permette di mostrare il differente impatto del vetro, sia come contenitore per alimenti, bevande, cosmetici e medicinali, sia come materiale da mensa alternativo rispetto a quelli di più antica tradizione, come il bronzo e la ceramica.
Nella terza sezione, “Una rivoluzione architettonica”, viene sottolineata l’importanza del vetro trasparente nell’illuminazione della casa. I reperti pompeiani mostrano come, nel mondo romano, i vetri per finestra fossero più diffusi di quanto generalmente si creda. Il nuovo ruolo del vetro nell’architettura domestica è evidenziato anche dalla spettacolare ricostruzione di una parete della Casa dell’Atrio a Mosaico di Ercolano, nella quale un lungo corridoio finestrato era chiuso da grandi lastre vitree. Inoltre, uno straordinario ninfeo completo di tutte le sue parti mette in risalto la diffusione della pasta vitrea per la realizzazione di raffinati mosaici ornamentali, sia per il giardino che per l’abitazione.
Nella quarta e ultima sezione, “Una rivoluzione scientifica”, il visitatore potrà constatare come la diffusione del vetro trasparente abbia ispirato le ricerche di naturalisti e filosofi, i quali avevano compreso l’importanza dell’utilizzo di questo “nuovo” materiale in ambito scientifico. Di notevole suggestione, per esempio, lenti e cristalli di rocca opportunamente lavorati, che permettevano di ingrandire gli oggetti. In occasione della mostra, il British Museum di Londra ha acconsentito al prestito di una rara lente concava, adoperata per correggere il difetto della miopia. In questa sezione trovano spazio inoltre suggestivi modelli funzionanti di apparati scientifici, che hanno nel vetro trasparente un elemento essenziale. Si potranno ammirare dispositivi progettati per esaminare la validità delle teorie sull’esistenza del vuoto e, soprattutto, il modello di un planetario meccanico, che ripropone la grande “macchina dell’universo” costruita da Archimede e descritta da Cicerone (il quale ebbe modo di vederla a Roma) e che, secondo il poeta Claudiano, era racchiusa in una sfera di vetro trasparente.
Il catalogo, a cura di Marco Beretta e Giovanni di Pasquale, verrà pubblicato da Giunti Editore.
LE RAGIONI DELLA MOSTRA
In sintonia con le notizie riportate nelle fonti letterarie antiche, i dati archeologici documentano che, a partire dal principato di Augusto, nelle città vesuviane e in tanti altri centri dell’impero romano si registra una notevole produzione e consumo di oggetti in vetro. Nei musei archeologici è possibile osservare la straordinaria quantità e varietà di questi manufatti, solitamente esposti perché se ne ammirino la forma, il colore, la decorazione. L’impressionante progressiva diffusione degli oggetti in vetro dipese, in realtà, da una profonda innovazione tecnologica legata a precise indagini sperimentali e, in non pochi casi, da un approfondimento teorico sulla composizione della materia e la sua funzionalità scientifica.
Gli oggetti in vetro non venivano fabbricati esclusivamente per comodità o per appagare il gusto estetico prevalente: infatti, gli antichi hanno concepito il vetro anche come materiale ideale per il progresso del sapere.
Per questo il percorso espositivo qui presentato intende evidenziare come, in queste città, siano esistiti uomini capaci di impiegare il vetro anche per realizzare apparati e congegni che hanno profondamente contribuito alla crescita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche dell’antichità e che hanno posto le basi per la riscoperta “scientifica” di questo materiale nel Rinascimento.
Più in generale, il vetro romano è stato una fonte di ispirazione privilegiata per la soluzione di alcuni problemi teorici fondamentali, guidando la curiosità scientifica su territori fino ad allora inesplorati.
SALA I
Una rivoluzione tecnologica: l’invenzione del vetro soffiato
Fin dalla sua scoperta, la peculiare natura del vetro ha ispirato gli scienziati e i filosofi dell’antica Grecia a interrogarsi sulla sua meravigliosa natura e sulle sue analogie con altri prodotti minerali, come il cristallo di rocca. Per molti secoli il vetro venne considerato un prodotto naturale, simile a un metallo soprattutto in ragione della sua fusibilità. A conferma di questo, le prime tecniche di lavorazione del vetro erano analoghe a quelle metallurgiche, sia nell’uso degli strumenti che delle fornaci.
La comparsa della rivoluzionaria tecnica della soffiatura è attestata da Plinio anche in relazione all’ambiente vesuviano, dove furono introdotti notevoli perfezionamenti.
A seguito di questi progressi tecnologici i prodotti dell’arte vetraria subirono una straordinaria diversificazione: ogni sorta di recipienti, da mensa o da conservazione, tessere musive usate per decorare sontuosamente le pareti dei palazzi, perfette contraffazioni di gemme, lastre da finestra di grandi dimensioni, sono solo alcuni dei manufatti che, dopo l’introduzione della tecnica della soffiatura, invasero il mercato del Mediterraneo. A questa varietà si aggiunsero i progressi delle conoscenze sulle proprietà coloranti degli ossidi metallici, capaci di offrire al vetro sfumature e colori ancor oggi difficilmente eguagliabili.
Di questo eccezionale bagaglio di conoscenze tecniche si offrirà un itinerario che, partendo dal ciclo della produzione, mostrerà un ampia selezione di materie prime e di reperti.
SALA II
Una rivoluzione di costume: il vetro nella vita quotidiana
In seguito all’enorme incremento della produzione di oggetti in vetro, alcuni vetrai si cimentarono proficuamente nella realizzazione di manufatti particolarmente pregiati, ottenuti grazie alla sperimentazione di tecnologie di notevole livello e raffinatezza: vetri leggerissimi, sagomati, intarsiati, colorati arricchiscono le conoscenze dei Romani sulle infinite potenzialità di questo materiale. Anche nella pittura l’estensione delle conoscenze chimiche agli elementi degli ingredienti pittorici rende consapevoli gli artigiani di poter individuare nelle fritte di vetro degli efficaci materiali per estendere lo spettro dei colori rappresentabili.
Questi vetri evidenziano in modo particolarmente originale il legame tra arte e scienza nel mondo romano. Un riflesso di questo legame si riscontra anche nella pittura: nel genere delle nature morte, infatti, compaiono i recipienti in vetro che si trovavano comunemente sulle tavole e nelle dispense delle dimore pompeiane. La sostituzione dei metalli, in particolare del bronzo, con il vetro investe tutto l’arredamento della mensa romana, trasformando profondamente usi e costumi degli antichi. Questo cambiamento non segue solo un riflesso del gusto, ma è anche il frutto di una consapevolezza della versatilità del vetro. Si comprende, ad esempio, come il vino pregiato possa conservare più a lungo le sue qualità in anfore di vetro piuttosto che nelle anfore tradizionali. In questo caso è proprio il vetro a cambiare il gusto dei romani.
In eleganti tessere di pasta vitrea vengono realizzati numerosi ornamenti che modificano la moda e introducono il diffuso mercato di imitazioni di pietre preziose ottenute attraverso la lavorazione del vetro. In sostanza, la straordinaria diffusione del vetro corrisponde ad una vera e propria rivoluzione di costume.
SALA III
Una rivoluzione architettonica: mosaici e finestre
Nelle abitazioni del ceto più abbiente si diffonde la moda delle decorazioni parietali musive. Grandi ed eleganti mosaici in tessere di pasta vitrea replicano i più celebri quadri della pittura ellenistica e nuove tecniche sono impiegate per dare la massima capacità riflettente alle pareti.
Le abitazioni vesuviane costituiscono un osservatorio privilegiato anche per esaminare i sistemi di chiusura delle finestre. Per molto tempo gli studiosi si sono interrogati sui mezzi tecnici utilizzati dagli antichi greci e romani per riparare le proprie case dalle intemperie e dal clima. In mezzo ad un numero estremamente ricco di ipotesi, a lungo si è ritenuto che i Romani usassero prevalentemente degli scuri di legno o delle semplici tele.
Il ritrovamento di numerose finestre vitree nelle città vesuviane contribuisce a fornire una clamorosa smentita. Vetri trasparenti di medie e grandi dimensioni consentivano di allargare i vani delle finestre, permettendo di illuminare gli spazi architettonici e stimolando uno studio più approfondito sulla propagazione e riflessione della luce.
SALA IV
Una rivoluzione scientifica: strumenti e macchine di vetro
Fonti letterarie coeve con gli ultimi decenni di vita dei centri vesuviani documentano l’acquisita consapevolezza dell’opportunità di conservare cibi e bevande in recipienti di vetro: ciò deriva non solo da precise osservazioni sui fenomeni relativi ai processi di conservazione e putrefazione di alcuni alimenti, nel caso in cui fossero posti nel vetro o meno, ma anche dalla precisa conoscenza delle caratteristiche chimiche di questo materiale. Le straordinarie proprietà del vetro trasparente vennero applicate anche per la protezione, in serra, delle piante particolarmente sensibili al clima.
Anche il settore della tecnologia meccanica si è giovato dell’introduzione di strumenti e apparati che avevano nel vetro trasparente un componente essenziale. Per esempio, l’annosa questione della contraffazione dei metalli preziosi, ma anche quella del vino che veniva frequentemente annacquato, trovò una precisa risposta nell’ideazione di un dispositivo, il barullion, antesignano del moderno areometro. Una dettagliata ricostruzione di questo apparato, di cui forse si servì anche Archimede nel celebre episodio della corona commissionata dal tiranno di Siracusa Ierone II ad un artigiano e da questi contraffatta, servirà a spiegare al visitatore della mostra come fosse possibile difendersi dalle truffe più comuni.
Alla diffusione delle vetrate da finestra dobbiamo collegare le osservazioni sulla luce e sulla possibilità di adoperare vetri e smeraldi per correggere i difetti della vista. Osservazioni analoghe a quelle relative alla conservazione dei cibi hanno fatto sì che i contenitori in vetro venissero impiegati anche per le sostanze mediche, farmaceutiche e cosmetiche: ampolle, fiale e recipienti in vetro si rivelarono ideali per fare reagire alcune sostanze senza contaminare il prodotto. Inoltre, l’uso di sfere di vetro e di cristallo di rocca era specificamente consigliato dai medici per la cauterizzazione delle ferite.
L'importanza del vetro emerge anche nella pneumatica e nel dibattito sulla natura del vuoto. Per questo venne creata un’apposita strumentazione, attraverso la quale era possibile verificare la validità delle teorie proposte.
Nella progettazione di alcuni apparati, la trasparenza del vetro si rivelò fondamentale per portare proficuamente a termine alcune esperienze.
Le ricerche sulla pneumatica, maturate nel primo ellenismo, erano note anche ai Romani: ne è testimonianza l’opera di Erone, scritta nella seconda metà del I secolo d.C. per gli allievi della celebre scuola di Alessandria.
È dunque l'esperienza straordinaria dei vetrai romani a fornire la base per alcuni dei futuri sviluppi della scienza.
26
marzo 2004
Vitrum – Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano
Dal 26 marzo 2004 al 16 gennaio 2005
arti decorative e industriali
Location
PALAZZO PITTI – MUSEO DEGLI ARGENTI
Firenze, Piazza Dei Pitti, 1, (Firenze)
Firenze, Piazza Dei Pitti, 1, (Firenze)
Biglietti
Intero € 6,00
Ridotto € 3,00 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni.
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni
Orario di apertura
lunedì–domenica
8.15–17.30 nel mese di marzo
8.15–18.30 nei mesi di aprile, maggio, settembre e ottobre
8.15–19.30 nei mesi di giugno, luglio e agosto
Chiusura: primo e ultimo lunedì del mese
La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura del Museo. Chiuso il 1° maggio
Vernissage
26 Marzo 2004, ore 18.30. alla presenza
del Presidente del Senato Marcello Pera