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Vittorio Amedeo Cignaroli – La seduzione del paesaggio
La pittura del Settecento in Piemonte. Quattro mostre per riscoprire un patrimonio artistico dimenticato
Comunicato stampa
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Quattro mostre dedicate alla pittura del Settecento piemontese: è la nuova avventura in cui ha voluto cimentarsi Marco Datrino, antiquario di fama internazionale.
L’uomo che è riuscito a portare a Torre Canavese i “Tesori del Cremlino”, facendo confluire nel piccolo paese oltre 350.000 visitatori, e nel 2003 realizzò insieme al Comune di Chivasso una grande mostra dedicata all'arte figurativa sovietica, che portò a Torre nientemeno che l’ex presidente Michail Gorbaciov, volge nuovamente lo sguardo alla pittura italiana.
Un’impresa difficile da realizzare di questi tempi, in cui l’interesse per l’arte antica sembra essere sempre minore, rispetto a quello per la contemporanea.
Al giorno d’oggi vi è grande attenzione da parte dei media all’arte moderna, mentre poco spazio è dedicato a quella del passato; e quel poco è riservato prevalentemente alle grandi esposizioni di artisti celebri.
“In un contesto come quello attuale – afferma Datrino – inserire un programma di mostre dedicate alla riscoperta del nostro patrimonio artistico, non è solo una sfida esaltante, ma significa anche voler riaffermare quei valori culturali che altrimenti andrebbero dimenticati.
Le idilliache atmosfere dei paesaggi di Cignaroli, i racconti di vita quotidiana di Graneri e Olivero, ‘I canonici di Lu’ di Guala, il Rembrandt casalese, le simbologie allegoriche di Beaumont e Crosato sono opere dei protagonisti della pittura del Settecento piemontese che, ad un’attenta lettura, trasmettono ancor oggi, come fecero un tempo ai loro committenti, emozioni imparagonabili di serenità, di piacevolezza, di gioia.
Queste mostre vogliono essere non solo un omaggio ad artisti di grande qualità – conclude Marco Datrino – ma anche fungere da stimolo, soprattutto per i giovani, affinché possano conoscere ed apprezzare lo straordinario patrimonio offerto dalla cultura del passato”
La prima mostra – curata dal professor Alberto Cottino - è dedicata a Vittorio Amedeo Cignaroli. Conoscere l’artista significa entrare nel vivo della pittura di paesaggio italiana del Settecento, nel gusto dell’arredo e della decorazione d’interni, che si sviluppa nel nostro paese proprio in quel secolo, con un congruo ritardo rispetto alla Francia e soprattutto ai Paesi Bassi, questi ultimi non a caso inventori fin dalla seconda metà del Cinquecento della pittura di paesaggio.
Siamo in piena cultura dell’Arcadia, che già in Francia e poi a Roma nella seconda metà del Settecento, cioè negli anni di Cignaroli, veniva gradualmente superata da un diverso modo di intendere non solo il paesaggismo, ma il mondo nella sua totalità e che sfocerà nel Neoclassicismo e poi nel Romanticismo.
Complesse problematiche che sfioreranno forse il nostro Vittorio Amedeo solo negli ultimissimi anni. Egli rimane comunque tenacemente attaccato al proprio modo di intendere il mondo, ancorato alla conservatrice Torino, mentre la nuova cultura razionale e oggettiva del primo Ottocento potrà interessare il figlio Angelo, come anche più importanti pittori della sua generazione quali Bagetti, che però per diventare “moderno” dovrà soggiornare lungamente a Parigi. Tutto questo e tanto altro ancora si evince dai quadri esposti in questa mostra. Ancora una volta l’arte e straordinaria, inimitabile testimonianza del mondo e della vita.
L’uomo che è riuscito a portare a Torre Canavese i “Tesori del Cremlino”, facendo confluire nel piccolo paese oltre 350.000 visitatori, e nel 2003 realizzò insieme al Comune di Chivasso una grande mostra dedicata all'arte figurativa sovietica, che portò a Torre nientemeno che l’ex presidente Michail Gorbaciov, volge nuovamente lo sguardo alla pittura italiana.
Un’impresa difficile da realizzare di questi tempi, in cui l’interesse per l’arte antica sembra essere sempre minore, rispetto a quello per la contemporanea.
Al giorno d’oggi vi è grande attenzione da parte dei media all’arte moderna, mentre poco spazio è dedicato a quella del passato; e quel poco è riservato prevalentemente alle grandi esposizioni di artisti celebri.
“In un contesto come quello attuale – afferma Datrino – inserire un programma di mostre dedicate alla riscoperta del nostro patrimonio artistico, non è solo una sfida esaltante, ma significa anche voler riaffermare quei valori culturali che altrimenti andrebbero dimenticati.
Le idilliache atmosfere dei paesaggi di Cignaroli, i racconti di vita quotidiana di Graneri e Olivero, ‘I canonici di Lu’ di Guala, il Rembrandt casalese, le simbologie allegoriche di Beaumont e Crosato sono opere dei protagonisti della pittura del Settecento piemontese che, ad un’attenta lettura, trasmettono ancor oggi, come fecero un tempo ai loro committenti, emozioni imparagonabili di serenità, di piacevolezza, di gioia.
Queste mostre vogliono essere non solo un omaggio ad artisti di grande qualità – conclude Marco Datrino – ma anche fungere da stimolo, soprattutto per i giovani, affinché possano conoscere ed apprezzare lo straordinario patrimonio offerto dalla cultura del passato”
La prima mostra – curata dal professor Alberto Cottino - è dedicata a Vittorio Amedeo Cignaroli. Conoscere l’artista significa entrare nel vivo della pittura di paesaggio italiana del Settecento, nel gusto dell’arredo e della decorazione d’interni, che si sviluppa nel nostro paese proprio in quel secolo, con un congruo ritardo rispetto alla Francia e soprattutto ai Paesi Bassi, questi ultimi non a caso inventori fin dalla seconda metà del Cinquecento della pittura di paesaggio.
Siamo in piena cultura dell’Arcadia, che già in Francia e poi a Roma nella seconda metà del Settecento, cioè negli anni di Cignaroli, veniva gradualmente superata da un diverso modo di intendere non solo il paesaggismo, ma il mondo nella sua totalità e che sfocerà nel Neoclassicismo e poi nel Romanticismo.
Complesse problematiche che sfioreranno forse il nostro Vittorio Amedeo solo negli ultimissimi anni. Egli rimane comunque tenacemente attaccato al proprio modo di intendere il mondo, ancorato alla conservatrice Torino, mentre la nuova cultura razionale e oggettiva del primo Ottocento potrà interessare il figlio Angelo, come anche più importanti pittori della sua generazione quali Bagetti, che però per diventare “moderno” dovrà soggiornare lungamente a Parigi. Tutto questo e tanto altro ancora si evince dai quadri esposti in questa mostra. Ancora una volta l’arte e straordinaria, inimitabile testimonianza del mondo e della vita.
13
maggio 2007
Vittorio Amedeo Cignaroli – La seduzione del paesaggio
Dal 13 maggio all'otto luglio 2007
arte antica
Location
GALLERIA D’ARTE DATRINO – CASTELLO
Torre Canavese, Via Balbo, 34, (Torino)
Torre Canavese, Via Balbo, 34, (Torino)
Biglietti
5 / 3 €
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 14,30 18,30
Sabato,domenica, festivi 10,00 12,30 14,30 18,30
Autore
Curatore