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Vittorio Corona – Futurista siciliano
44 disegni inediti di Vittorio Corona ritrovati nella casa romana di una nobile famiglia siciliana sono al centro di una rassegna che si inaugura il 21 novembre presso lo Studio San Giacomo di Maria Cristina Funghini. La preziosa scoperta evidenzia la geniale precocità del futurista siciliano.
Comunicato stampa
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44 disegni inediti di Vittorio Corona ritrovati nella casa romana di una nobile famiglia siciliana sono al centro di una rassegna che si inaugura il 21 novembre presso lo Studio San Giacomo di Maria Cristina Funghini. La preziosa scoperta evidenzia la geniale precocità del futurista siciliano.
*****
La mostra Vittorio Corona futurista siciliano illustra una scoperta descritta in questi termini da Anna Maria Ruta nel saggio in catalogo:“Due graziosi e preziosi albumetti con copertina, l’uno (cm 22 x 16,5) in pelle marrone e decorazioni liberty, l’altro (cm 19 x 12) con inserto metallico, rispettivamente di 26 e 18 pagine, usate sia nel recto sia nel verso, venuti alla luce a Roma nella casa di eredi di un futurista siciliano, hanno svelato interessantissimi disegni di Vittorio Corona. Un tesoro ritrovato, vista l’eleganza, la bellezza, l’avanzato sperimentalismo dei segni di queste paginette, che sfiorano, anzi si collocano con anticipo nel filone dell’astrattismo futurista. Alcuni datati e firmati altri no, alcuni in bianco e nero (a matita e a china) altri a colori (acquarello), talora con un uso cromatico minimo, talaltra perfino invasivo..” .
I disegni - realizzati da Vittorio Corona tra il 1918 e il 1921, e cioè entro il compimento dei vent’anni - appaiono di fondamentale importanza ai fini di una ricostruzione dei primi anni della sua carriera, i più frenetici ed esaltanti. Oltre ai fogli tratti dagli album ritrovati, Maria Cristina Funghini espone alcune tempere su cartone eseguite - ad eccezione di una più tarda - entro il 1926. Di tutte le opere in mostra si potrebbe parlare come di formulazioni d’esordio di temi e modi destinati a caratterizzare la produzione dell’artista palermitano negli anni della maturità. Le idee portanti della sua ricerca si mostrano con chiarezza, e con chiarezza appare l’aspetto più peculiare del suo talento, un caso sorprendente di precocità intuitiva.
Il più geniale e creativo dei futuristi siciliani inizia a disegnare a dodici anni sotto la guida del cugino Giovanni Varvaro, pittore e musicista. Un impegno intenso e convinto: ” Lavoravo tutto il giorno…Ricordo che disegnavo veramente con grande passione…bruciandomi l’animo…” Nel 1915, a quattordici anni, si definisce futurista. In quella stagione così precoce della sua vita, in un’epoca in cui il futurismo sulle pagine dei giornali palermitani non fa certo notizia, il ragazzino di provincia capta con antenne mobilissime ogni più debole segnale in arrivo in Sicilia dell’onda di rinnovamento artistico prodotta dalle avanguardie. A sedici anni, l’età in cui realizza molti dei disegni in mostra, ha già individuato con sicurezza il suo percorso di ricerca. La sfida che lo affascina è la resa delle forze cinetiche: tradurre su carta il movimento e la velocità, soprattutto se prodotti da macchine. L’oggetto-macchina, da subito al centro del suo immaginario e del suo fare artistico, viene tradotto in brillanti stilizzazioni meccanomorfe diversi anni prima del ’22, l’anno di pubblicazione del Manifesto della Meccanica di Paladini e Pannaggi. Così come le immagini dedicate al volo e all’aeroplano a partire dal 1920 fanno di lui un antesignano dell’aeropittura, un fenomeno la cui nascita tende ad essere collocata intorno al 1926. La predilezione per le soluzioni astratte che caratterizza la fase giovanile della sua carriera colloca inoltre Vittorio Corona con grande anticipo in quel filone dell’astrattismo futurista la cui matrice può essere ricondotta a Balla e Depero. E precoce è anche la
scoperta della componente sonora del dinamismo astratto futurista, impegnata in una sperimentazione di trasposizione bidimensionale del suono.
Tra i disegni esposti in Via di San Giacomo diversi scaturiscono dall’interesse alla rappresentazione del suono, soprattutto se musicale, e dalla ricerca sul movimento del corpo danzante. Così è per Danza Vivace Orientale del 1918 e per la serie dei Ritmi. Bellissimi anche gli intrecci di curve rapidi e leggeri che alludono a ruote di macchina in movimento, tra le icone predilette da Corona.
Soprattutto, però, non sfuggirà agli appassionati di arte futurista la presenza di Studio per Dinamismo Aereo, una tempera su cartone del 1926 che è un piccolo capolavoro. Sottolinea Anna Maria Ruta in catalogo che l’opera rimanda, con forme più concave e rotondeggianti, ad un’altra, realizzata nello stesso anno e che porta lo stesso titolo, ritenuta da Enrico Crispolti: “Una delle immagini più liriche e meno meccanicistiche non solo di tutta l’aeropittura italiana, ma di tutto l’orizzonte di pittura aerea internazionale”.
Curioso, antiaccademico, sperimentatore, Vittorio Corona conferma in questa mostra, oltre alle note, straordinarie doti tecniche, un talento da apripista che induce Anna Maria Ruta a collocarlo, al di là del ruolo di spicco giocato nella vicenda del futurismo in Sicilia, anche all’origine dell’astrattismo siciliano, “che avrà la sua più importante fase nel dopoguerra, alla fine degli anni Quaranta, con Il Gruppo dei Cinque (Accardi, Consagra, Maugeri, Mirabella, Sanfilippo) e negli anni ’50 e ’60 con i tanti che in tutta l’isola opereranno in questa direzione”.
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La mostra Vittorio Corona futurista siciliano illustra una scoperta descritta in questi termini da Anna Maria Ruta nel saggio in catalogo:“Due graziosi e preziosi albumetti con copertina, l’uno (cm 22 x 16,5) in pelle marrone e decorazioni liberty, l’altro (cm 19 x 12) con inserto metallico, rispettivamente di 26 e 18 pagine, usate sia nel recto sia nel verso, venuti alla luce a Roma nella casa di eredi di un futurista siciliano, hanno svelato interessantissimi disegni di Vittorio Corona. Un tesoro ritrovato, vista l’eleganza, la bellezza, l’avanzato sperimentalismo dei segni di queste paginette, che sfiorano, anzi si collocano con anticipo nel filone dell’astrattismo futurista. Alcuni datati e firmati altri no, alcuni in bianco e nero (a matita e a china) altri a colori (acquarello), talora con un uso cromatico minimo, talaltra perfino invasivo..” .
I disegni - realizzati da Vittorio Corona tra il 1918 e il 1921, e cioè entro il compimento dei vent’anni - appaiono di fondamentale importanza ai fini di una ricostruzione dei primi anni della sua carriera, i più frenetici ed esaltanti. Oltre ai fogli tratti dagli album ritrovati, Maria Cristina Funghini espone alcune tempere su cartone eseguite - ad eccezione di una più tarda - entro il 1926. Di tutte le opere in mostra si potrebbe parlare come di formulazioni d’esordio di temi e modi destinati a caratterizzare la produzione dell’artista palermitano negli anni della maturità. Le idee portanti della sua ricerca si mostrano con chiarezza, e con chiarezza appare l’aspetto più peculiare del suo talento, un caso sorprendente di precocità intuitiva.
Il più geniale e creativo dei futuristi siciliani inizia a disegnare a dodici anni sotto la guida del cugino Giovanni Varvaro, pittore e musicista. Un impegno intenso e convinto: ” Lavoravo tutto il giorno…Ricordo che disegnavo veramente con grande passione…bruciandomi l’animo…” Nel 1915, a quattordici anni, si definisce futurista. In quella stagione così precoce della sua vita, in un’epoca in cui il futurismo sulle pagine dei giornali palermitani non fa certo notizia, il ragazzino di provincia capta con antenne mobilissime ogni più debole segnale in arrivo in Sicilia dell’onda di rinnovamento artistico prodotta dalle avanguardie. A sedici anni, l’età in cui realizza molti dei disegni in mostra, ha già individuato con sicurezza il suo percorso di ricerca. La sfida che lo affascina è la resa delle forze cinetiche: tradurre su carta il movimento e la velocità, soprattutto se prodotti da macchine. L’oggetto-macchina, da subito al centro del suo immaginario e del suo fare artistico, viene tradotto in brillanti stilizzazioni meccanomorfe diversi anni prima del ’22, l’anno di pubblicazione del Manifesto della Meccanica di Paladini e Pannaggi. Così come le immagini dedicate al volo e all’aeroplano a partire dal 1920 fanno di lui un antesignano dell’aeropittura, un fenomeno la cui nascita tende ad essere collocata intorno al 1926. La predilezione per le soluzioni astratte che caratterizza la fase giovanile della sua carriera colloca inoltre Vittorio Corona con grande anticipo in quel filone dell’astrattismo futurista la cui matrice può essere ricondotta a Balla e Depero. E precoce è anche la
scoperta della componente sonora del dinamismo astratto futurista, impegnata in una sperimentazione di trasposizione bidimensionale del suono.
Tra i disegni esposti in Via di San Giacomo diversi scaturiscono dall’interesse alla rappresentazione del suono, soprattutto se musicale, e dalla ricerca sul movimento del corpo danzante. Così è per Danza Vivace Orientale del 1918 e per la serie dei Ritmi. Bellissimi anche gli intrecci di curve rapidi e leggeri che alludono a ruote di macchina in movimento, tra le icone predilette da Corona.
Soprattutto, però, non sfuggirà agli appassionati di arte futurista la presenza di Studio per Dinamismo Aereo, una tempera su cartone del 1926 che è un piccolo capolavoro. Sottolinea Anna Maria Ruta in catalogo che l’opera rimanda, con forme più concave e rotondeggianti, ad un’altra, realizzata nello stesso anno e che porta lo stesso titolo, ritenuta da Enrico Crispolti: “Una delle immagini più liriche e meno meccanicistiche non solo di tutta l’aeropittura italiana, ma di tutto l’orizzonte di pittura aerea internazionale”.
Curioso, antiaccademico, sperimentatore, Vittorio Corona conferma in questa mostra, oltre alle note, straordinarie doti tecniche, un talento da apripista che induce Anna Maria Ruta a collocarlo, al di là del ruolo di spicco giocato nella vicenda del futurismo in Sicilia, anche all’origine dell’astrattismo siciliano, “che avrà la sua più importante fase nel dopoguerra, alla fine degli anni Quaranta, con Il Gruppo dei Cinque (Accardi, Consagra, Maugeri, Mirabella, Sanfilippo) e negli anni ’50 e ’60 con i tanti che in tutta l’isola opereranno in questa direzione”.
21
novembre 2009
Vittorio Corona – Futurista siciliano
Dal 21 novembre 2009 al 09 gennaio 2010
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
STUDIO SAN GIACOMO
Roma, Via Di San Giacomo, 14, (Roma)
Roma, Via Di San Giacomo, 14, (Roma)
Orario di apertura
11-13.30 / 17-19.30
Chiuso il lunedì mattina,il sabato pomeriggio e nei giorni festivi
Vernissage
21 Novembre 2009, dalle ore 19,00
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore