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Vittorio Corsini – Reaching the Landscape
Il filo conduttore della personale di Vittorio Corsini (Cecina, Livorno, 1956) alla Galleria Alessandro Bagnai, è il Paesaggio. Esso è qui inteso come forma di conoscenza, come continuità tra mondo e mente e, grazie ad esso, la ferita dell’esistenza si rimargina.
Comunicato stampa
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La Galleria Alessandro Bagnai ha il piacere di annunciare la sua prima mostra personale di Vittorio Corsini.
Il filo conduttore tra le sale della galleria è il paesaggio. Si tratta di un tema molto caro all’artista che inquadra un vasto gruppo delle sue opere e del suo pensiero. Il paesaggio è qui inteso come forma di conoscenza, come continuità tra mondo e mente, dove uno è contiguo all’altro. Nell’incontro col paesaggio la frattura si ricompone, la ferita dell’esistenza si rimargina: è in rapporto al paesaggio che ci formiamo, ci definiamo, ci collochiamo; nessuno esiste prima o senza l’altro.
I materiali impiegati dall’artista nelle opere realizzate appositamente per la mostra, sono il vetro, l’acciaio inox, la luce, i colori. I soggetti sono una casa che scivola, quadri monocromi “tagliati” nel mezzo da una luce, un orto specchiante e una montagna bianca dalla quale sgorga inchiostro nero.
La casa che scivola diventa emblema della condizione umana che, sempre in divenire e in tensione, è spinta ad andare verso l’altro, ad andare oltre, mentre si affaccia e si espone al “rischio” della conoscenza. La sensazione, tuttavia, non è di pericolo: a rasserenarci è la bellezza della casa, le sue linee morbide, trasparenti perché di vetro e spolverate da delicati pigmenti colorati. Una casa che è pur sempre luogo della nostra identità, con le sue mura rassicuranti, e che è punto di partenza tra il dentro e il fuori. Matrice del nostro esistere e co-esistere.
I quadri monocromi con i loro colori brillanti, spezzati solo dalla luce, hanno a che fare con l’assoluto. La frattura, come il famoso “taglio” di Fontana, ha a che vedere con la conoscenza. Nei quadri di Corsini, la superficie e la frattura si ricompongono. La luce, infatti, non interrompe, ma unisce armonicamente.
L’orto, d’impatto giocoso, parla di una realtà impossibile. Come in passato, alcuni oggetti di uso quotidiano o nell’ambito della natura, sono proposti da Corsini nella loro esatta replica in vetro: una realtà altra, “inutilizzabile”. La trasparenza del vetro è però anche attraversamento, non di uno spazio fisico ma mentale. Il pensiero va oltre perché non trova nel suo percorso l’ostacolo della superficie. Il soggetto dell’opera e il suo astrarsi tramite l’uso del vetro, possono richiamare la profonda spiritualità rappresentata nel celebre quadro L’Angélus di Millet che esprime proprio quella religiosità che al mondo contadino appartiene, per la sua simbiosi con la Natura e quindi con il Paesaggio.
La montagna, o forse sarebbe meglio definirlo un vulcano, è viva, come molti degli oggetti interattivi o pulsanti già creati dall’artista.
Questo improbabile connubio di materiali per presentare un dato naturale, ci riporta a quella che è una tra le chiavi di lettura della mostra e che, in parte, ci spiega anche il suo titolo. Incipit della mostra è la casa che scivola verso l’altro, trovando il suo proseguimento ideale nell’orto in cui uomo e natura si incontrano, giungendo alla sua conclusione qui, davanti alla montagna, dove sono finalmente un tutt’uno, dove la montagna esiste perché l’uomo la descrive e dove l’uomo esiste perché grazie alla montagna può definirsi. L’inchiostro che riga le pareti della montagna è scrittura, segno ancora nella sua fase primigenia e intellegibile, che rende visibile il paesaggio.
Vittorio Corsini è nato a Cecina (Li) nel 1956; vive e lavora tra Firenze e Milano. Ha compiuto studi storico-artistici presso la Facoltà di Lettere Moderne all’Università di Pisa. Corsini ha iniziato la sua attività espositiva alla fine degli anni ’80 partecipando sin da allora a numerose mostre personali e collettive in musei e istituzioni pubbliche e private.
Alcune mostre personali: Museo MACRO, Roma (2011, 2010); Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Modena (2012); Palazzo delle Papesse - Centro Arte Contemporanea, Siena (2002); Galleria d’Arte Moderna, Bologna (1999); Gazelli Art House, Londra, Regno Unito (2013); Galleria L’Attico a Roma (1989).
Alcune mostre collettive: MART, Rovereto, Trento (2013); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2004, 2002, 2000, 1998, 1994, 1993); Galleria Alessandro Bagnai, Firenze (2013 e 2006); Galleria L’Attico, Roma (1995, 1990).
Tra le opere pubbliche: “Incipit Vita Nova”, Fortezza Nuova di Livorno (2013); “Parma #33”, Torino (2009); “Codice rosso”, Milano e Lucca (2008); “Uomini” presso l’ospedale di Campostaggia a Poggibonsi (SI) (2008).
Il filo conduttore tra le sale della galleria è il paesaggio. Si tratta di un tema molto caro all’artista che inquadra un vasto gruppo delle sue opere e del suo pensiero. Il paesaggio è qui inteso come forma di conoscenza, come continuità tra mondo e mente, dove uno è contiguo all’altro. Nell’incontro col paesaggio la frattura si ricompone, la ferita dell’esistenza si rimargina: è in rapporto al paesaggio che ci formiamo, ci definiamo, ci collochiamo; nessuno esiste prima o senza l’altro.
I materiali impiegati dall’artista nelle opere realizzate appositamente per la mostra, sono il vetro, l’acciaio inox, la luce, i colori. I soggetti sono una casa che scivola, quadri monocromi “tagliati” nel mezzo da una luce, un orto specchiante e una montagna bianca dalla quale sgorga inchiostro nero.
La casa che scivola diventa emblema della condizione umana che, sempre in divenire e in tensione, è spinta ad andare verso l’altro, ad andare oltre, mentre si affaccia e si espone al “rischio” della conoscenza. La sensazione, tuttavia, non è di pericolo: a rasserenarci è la bellezza della casa, le sue linee morbide, trasparenti perché di vetro e spolverate da delicati pigmenti colorati. Una casa che è pur sempre luogo della nostra identità, con le sue mura rassicuranti, e che è punto di partenza tra il dentro e il fuori. Matrice del nostro esistere e co-esistere.
I quadri monocromi con i loro colori brillanti, spezzati solo dalla luce, hanno a che fare con l’assoluto. La frattura, come il famoso “taglio” di Fontana, ha a che vedere con la conoscenza. Nei quadri di Corsini, la superficie e la frattura si ricompongono. La luce, infatti, non interrompe, ma unisce armonicamente.
L’orto, d’impatto giocoso, parla di una realtà impossibile. Come in passato, alcuni oggetti di uso quotidiano o nell’ambito della natura, sono proposti da Corsini nella loro esatta replica in vetro: una realtà altra, “inutilizzabile”. La trasparenza del vetro è però anche attraversamento, non di uno spazio fisico ma mentale. Il pensiero va oltre perché non trova nel suo percorso l’ostacolo della superficie. Il soggetto dell’opera e il suo astrarsi tramite l’uso del vetro, possono richiamare la profonda spiritualità rappresentata nel celebre quadro L’Angélus di Millet che esprime proprio quella religiosità che al mondo contadino appartiene, per la sua simbiosi con la Natura e quindi con il Paesaggio.
La montagna, o forse sarebbe meglio definirlo un vulcano, è viva, come molti degli oggetti interattivi o pulsanti già creati dall’artista.
Questo improbabile connubio di materiali per presentare un dato naturale, ci riporta a quella che è una tra le chiavi di lettura della mostra e che, in parte, ci spiega anche il suo titolo. Incipit della mostra è la casa che scivola verso l’altro, trovando il suo proseguimento ideale nell’orto in cui uomo e natura si incontrano, giungendo alla sua conclusione qui, davanti alla montagna, dove sono finalmente un tutt’uno, dove la montagna esiste perché l’uomo la descrive e dove l’uomo esiste perché grazie alla montagna può definirsi. L’inchiostro che riga le pareti della montagna è scrittura, segno ancora nella sua fase primigenia e intellegibile, che rende visibile il paesaggio.
Vittorio Corsini è nato a Cecina (Li) nel 1956; vive e lavora tra Firenze e Milano. Ha compiuto studi storico-artistici presso la Facoltà di Lettere Moderne all’Università di Pisa. Corsini ha iniziato la sua attività espositiva alla fine degli anni ’80 partecipando sin da allora a numerose mostre personali e collettive in musei e istituzioni pubbliche e private.
Alcune mostre personali: Museo MACRO, Roma (2011, 2010); Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Modena (2012); Palazzo delle Papesse - Centro Arte Contemporanea, Siena (2002); Galleria d’Arte Moderna, Bologna (1999); Gazelli Art House, Londra, Regno Unito (2013); Galleria L’Attico a Roma (1989).
Alcune mostre collettive: MART, Rovereto, Trento (2013); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2004, 2002, 2000, 1998, 1994, 1993); Galleria Alessandro Bagnai, Firenze (2013 e 2006); Galleria L’Attico, Roma (1995, 1990).
Tra le opere pubbliche: “Incipit Vita Nova”, Fortezza Nuova di Livorno (2013); “Parma #33”, Torino (2009); “Codice rosso”, Milano e Lucca (2008); “Uomini” presso l’ospedale di Campostaggia a Poggibonsi (SI) (2008).
18
ottobre 2014
Vittorio Corsini – Reaching the Landscape
Dal 18 ottobre al 20 dicembre 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA ALESSANDRO BAGNAI
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Orario di apertura
lunedì - sabato 10- 13 e 15 - 19
Vernissage
18 Ottobre 2014, 18.00
Autore