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Vittorio Messina – Teatro naturale. Prove d’archeologia a venire
La galleria SCARAMOUCHE loves ALINE, a Milano, presenta “Teatro naturale. Prove d’archeologia a venire”, la personale di Vittorio Messina dedicata alla particolare nozione di “archeologia” su cui l’artista costruisce la mostra, un concetto complesso, che richiama una diversa idea di tempo, di spazio, di storia, ma anche una nuova idea di futuro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SCARAMOUCHE loves ALINE è lieta di presentare TEATRO NATURALE, prove d’archeologia a venire, mostra personale di Vittorio Messina, che sarà inaugurata martedì 8 ottobre 2019 e aperta al pubblico fino a sabato 11 gennaio 2020.
La nozione di “archeologia” su cui Vittorio Messina costruisce la sua mostra è un concetto complesso, che richiama una diversa idea di tempo, di spazio, di storia, ma anche una nuova idea di futuro. Il suo “Teatro Naturale” diviene così un modo per indagare il discontinuo accadere di eventi, fatti e documenti che rendono possibile la storia, – cumulo beniaminiano di “rovine” – e i motivi per cui quei fatti e quei documenti continuano ad esistere. Un’opera, quella di Messina, che ci proietta in uno spazio che connette la diversità delle dimensioni temporali. Ai suoi esordi, nella metà degli anni 70, egli mette a fuoco i motivi della propria ricerca intorno al concettualismo e orienta da subito il proprio lavoro in senso multimediale. Oltre ai “reperti”, alle “fratture” e alle “rovine” trascritte come evento catastrofico, l’artista realizza infatti una serie di “Prove d’archeologia a venire” e di “Paesaggi fattoriali” che avranno un lungo seguito nel complesso della sua opera. Ma il cuore del suo “Teatro Naturale” è oggi una grande installazione site specific creata ad hoc per la mostra, che continua a sviluppare il lavoro dell'artista sull'uso di materiali sonori e ci riporta alla prospettiva del rapporto con la tecnologia e della riflessione sulla nostra epoca. Un lavoro, quello di Messina, il quale, come la grande letteratura cui si ispira, si fonda sul rifiuto dialettico di ogni modello precostituito.
Biografia
Vittorio Messina (Zafferana Etnea, 1946) si trasferisce giovanissimo a Roma dove, nei primi anni 70, compie gli studi all’Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Architettura. La sua prima personale (1978) si tiene nello spazio sperimentale di Sant’Agata dei Goti a Roma.
Nel 1981 esordisce a Milano alla Galleria Diaframma e nel 1982 da Liverani a La Salita di Roma. Da Massimo Minini a Brescia, espone nel 1984 (con Garutti) e di nuovo nel 1991, mentre dal 1986 espone nelle sue prime grandi mostre internazionali: in Giappone alla Shimada Gallery e in Germania alla Moltkerei Werkstatt di Colonia.
Nel 1990 la sua prima collaborazione con Tucci Russo, nel 1992 a Londra da Victoria Miro e nel 1994 al Kunstverein di Düsseldorf, alla Neue Nationalgalerie di Berlino, all’Henry Moore Institute di Leeds e la sua seconda personale da Tucci Russo a Torino.
Dopo numerose mostre all’estero e in Italia, chiude gli anni ‘90 con la grande esposizione alla Henry Moore Foundation e alla GAM di Torino, entrambe nel 1999.
Negli anni duemila, tra i suoi molteplici progetti si rammentano i solo show al Centro d’Arte Contemporanea Castello Ujazdowski di Varsavia (2002), a Villa Massimo a Roma (con Thomas Schütte) nel 2011, al MACRO (2012 e 2014) e al Museo Riso di Palermo (2016).
Tra le oltre 150 collettive si segnalano le due partecipazioni al PAC di Milano (1985 e 1986), alla XI e XII Quadriennale di Roma (1986 e 1996), nel 1990 al Reina Sofia di Madrid, nel 1991 al Kunstverein di Kassel, nel 2003 al Chelsea Art Museum e da Apexart (2004), entrambi a New York, e in ultimo l’invito, nell’aprile/ maggio scorso, alla Biennale de L’Havana.
La nozione di “archeologia” su cui Vittorio Messina costruisce la sua mostra è un concetto complesso, che richiama una diversa idea di tempo, di spazio, di storia, ma anche una nuova idea di futuro. Il suo “Teatro Naturale” diviene così un modo per indagare il discontinuo accadere di eventi, fatti e documenti che rendono possibile la storia, – cumulo beniaminiano di “rovine” – e i motivi per cui quei fatti e quei documenti continuano ad esistere. Un’opera, quella di Messina, che ci proietta in uno spazio che connette la diversità delle dimensioni temporali. Ai suoi esordi, nella metà degli anni 70, egli mette a fuoco i motivi della propria ricerca intorno al concettualismo e orienta da subito il proprio lavoro in senso multimediale. Oltre ai “reperti”, alle “fratture” e alle “rovine” trascritte come evento catastrofico, l’artista realizza infatti una serie di “Prove d’archeologia a venire” e di “Paesaggi fattoriali” che avranno un lungo seguito nel complesso della sua opera. Ma il cuore del suo “Teatro Naturale” è oggi una grande installazione site specific creata ad hoc per la mostra, che continua a sviluppare il lavoro dell'artista sull'uso di materiali sonori e ci riporta alla prospettiva del rapporto con la tecnologia e della riflessione sulla nostra epoca. Un lavoro, quello di Messina, il quale, come la grande letteratura cui si ispira, si fonda sul rifiuto dialettico di ogni modello precostituito.
Biografia
Vittorio Messina (Zafferana Etnea, 1946) si trasferisce giovanissimo a Roma dove, nei primi anni 70, compie gli studi all’Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Architettura. La sua prima personale (1978) si tiene nello spazio sperimentale di Sant’Agata dei Goti a Roma.
Nel 1981 esordisce a Milano alla Galleria Diaframma e nel 1982 da Liverani a La Salita di Roma. Da Massimo Minini a Brescia, espone nel 1984 (con Garutti) e di nuovo nel 1991, mentre dal 1986 espone nelle sue prime grandi mostre internazionali: in Giappone alla Shimada Gallery e in Germania alla Moltkerei Werkstatt di Colonia.
Nel 1990 la sua prima collaborazione con Tucci Russo, nel 1992 a Londra da Victoria Miro e nel 1994 al Kunstverein di Düsseldorf, alla Neue Nationalgalerie di Berlino, all’Henry Moore Institute di Leeds e la sua seconda personale da Tucci Russo a Torino.
Dopo numerose mostre all’estero e in Italia, chiude gli anni ‘90 con la grande esposizione alla Henry Moore Foundation e alla GAM di Torino, entrambe nel 1999.
Negli anni duemila, tra i suoi molteplici progetti si rammentano i solo show al Centro d’Arte Contemporanea Castello Ujazdowski di Varsavia (2002), a Villa Massimo a Roma (con Thomas Schütte) nel 2011, al MACRO (2012 e 2014) e al Museo Riso di Palermo (2016).
Tra le oltre 150 collettive si segnalano le due partecipazioni al PAC di Milano (1985 e 1986), alla XI e XII Quadriennale di Roma (1986 e 1996), nel 1990 al Reina Sofia di Madrid, nel 1991 al Kunstverein di Kassel, nel 2003 al Chelsea Art Museum e da Apexart (2004), entrambi a New York, e in ultimo l’invito, nell’aprile/ maggio scorso, alla Biennale de L’Havana.
08
ottobre 2019
Vittorio Messina – Teatro naturale. Prove d’archeologia a venire
Dall'otto ottobre 2019 all'undici gennaio 2020
arte contemporanea
Location
SCARAMOUCHE LOVES ALINE
Milano, Corso di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Milano, Corso di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Orario di apertura
Martedì dalle 15.00 alle 19.00, dal mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Vernissage
8 Ottobre 2019, Dalle 18.00 alle 20.00
Sito web
Ufficio stampa
Lara Facco P&C
Autore