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Vittorio Messina – Transiti e Dimenticanze
In mostra una sola grande opera. Si tratta di una grande superficie ottenuta dalla giustapposizione di elementi presi in prestito dall’edilizia di consumo, emergente dalle pareti della galleria e tesa a imitare e ripeterne la solida apparenza e consistenza muraria.
Comunicato stampa
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Sulla nuova parete che così si viene a configurare, l'artista ha disposto una serie di cose sottratte al corso della loro esistenza naturale, e soprattutto alla condizione che le regole, le convenzioni, le circostanze e le leggi della fisica determinano in rapporto al loro consueto apparire.
Dopo i recenti interventi al MACRO di Roma e all'Accademia Tedesca di Villa Massimo, nella mostra Messina/Schütte, dove i due artisti hanno confrontato i recenti sviluppi del loro lavoro, con Transiti e Dimenticanze, Vittorio Messina riprende il filo del suo lungo operare sul tema della città, concentrando la sua attenzione sulle cose, più che sugli oggetti, come si sarebbe portati a dire. Ma come ama ripetere Messina, citando Kafka, “...può forse esistere un villaggio con le case addossate che coprono i campi, dove lo sguardo spazia più lontano che dai nostri colli, e tra quelle case ci sia di giorno e di notte una folla di persone assiepate? Più facile che immaginare una città di questo genere è per noi credere che Pechino e il suo imperatore siano una cosa sola, per esempio una nuvola che con l'andare del tempo si trasforma lentamente sotto il sole”.
In realtà i transiti cui l'artista fa riferimento condividono la precaria mutevolezza e l'imprevedibile destinazione, ma anche il puro e semplice metafisico destino di un progetto.
Ed ecco quindi che, con l'emergenza della parte sul tutto, e del preponderante riverbero del particolare e della sua persistente precarietà, l'artista rievoca la condizione e la necessità di una teleologia dell'indeterminazione. Egli intende confermare la dimensione “sapienziale” dell'arte, dove gelosamente conservare quella indispensabile prossimità alle cose cui la base significante di questo attributo rimanda.
In questo caso sono proprio le dimenticanze ad assumere, nella loro evidenza esistenziale, il ruolo paradossalmente disumano di confronto con l'incommensurabile e l'inconoscibile. Dall'abbagliante apparenza del reale che sconfina nella passione tautologica e anche dall'invettiva antiretorica così prossima alla passione politica, il lavoro di Messina ci conduce ad una riflessione che tende a ricollocare il lavoro dell'arte confuso e degradato nel marasma della nostra contemporaneità.
Dopo i recenti interventi al MACRO di Roma e all'Accademia Tedesca di Villa Massimo, nella mostra Messina/Schütte, dove i due artisti hanno confrontato i recenti sviluppi del loro lavoro, con Transiti e Dimenticanze, Vittorio Messina riprende il filo del suo lungo operare sul tema della città, concentrando la sua attenzione sulle cose, più che sugli oggetti, come si sarebbe portati a dire. Ma come ama ripetere Messina, citando Kafka, “...può forse esistere un villaggio con le case addossate che coprono i campi, dove lo sguardo spazia più lontano che dai nostri colli, e tra quelle case ci sia di giorno e di notte una folla di persone assiepate? Più facile che immaginare una città di questo genere è per noi credere che Pechino e il suo imperatore siano una cosa sola, per esempio una nuvola che con l'andare del tempo si trasforma lentamente sotto il sole”.
In realtà i transiti cui l'artista fa riferimento condividono la precaria mutevolezza e l'imprevedibile destinazione, ma anche il puro e semplice metafisico destino di un progetto.
Ed ecco quindi che, con l'emergenza della parte sul tutto, e del preponderante riverbero del particolare e della sua persistente precarietà, l'artista rievoca la condizione e la necessità di una teleologia dell'indeterminazione. Egli intende confermare la dimensione “sapienziale” dell'arte, dove gelosamente conservare quella indispensabile prossimità alle cose cui la base significante di questo attributo rimanda.
In questo caso sono proprio le dimenticanze ad assumere, nella loro evidenza esistenziale, il ruolo paradossalmente disumano di confronto con l'incommensurabile e l'inconoscibile. Dall'abbagliante apparenza del reale che sconfina nella passione tautologica e anche dall'invettiva antiretorica così prossima alla passione politica, il lavoro di Messina ci conduce ad una riflessione che tende a ricollocare il lavoro dell'arte confuso e degradato nel marasma della nostra contemporaneità.
29
novembre 2011
Vittorio Messina – Transiti e Dimenticanze
Dal 29 novembre 2011 al 06 febbraio 2012
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA ALESSANDRO BAGNAI
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Orario di apertura
lunedì: 15-19
martedì/sabato: 10-19
Vernissage
29 Novembre 2011, ore 18.00
Autore