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Vittorio Rappini – Pixel art e la bocca
Un San Valentino romantico, sensuale ed anche estremamente hi tech quello che propone l’artista romano Vittorio Rappini. In esposizione circa 30 “bocche” a dimostrazione che lavorare con il computer è un modo di fare Arte sia in termini di impegno sia di risultati.
Comunicato stampa
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Un San Valentino romantico, sensuale ed anche estremamente hi tech quello che propone l’artista romano Vittorio Rappini giovedì 14 febbraio all’Hotel de Russie in via del Babuino 9. Un cocktail per ammirare le sue bocche realizzate non con olii, tempere, matite o pennelli ma con i pixel. In esposizione circa 30 “bocche” a dimostrazione che lavorare con il computer è un modo di fare Arte con A maiuscola, sia in termini di impegno sia di risultati.
Vittorio Rappini di Castel Delfino dei Marchesi è nato a Roma, da una famiglia di artisti, nel 1953 e nonostante il Master in Business and Administration all’American University di Washinghton, ha preferito non iniziare una carriera manageriale che lo avrebbe probabilmente tenuto lontano dal poter realizzare e sviluppare una propria esperienza artistica. Il tempo gli ha dato ragione: Vittorio ha lavorato in Italia, a New York, a Londra, in Francia ritraendo soprattutto bambini, ma anche adulti, gruppi di famiglia, dipingendo e disegnando paesaggi e nature morte in maniera classica. La fotografia è un’altra passione che coltiva sin da ragazzo e che ha spesso usato per interpretare i dipinti e poter eseguire ritratti.
La scelta delle bocche – spiega Rappini – nasce proprio da una fotografia scattata per gioco alle labbra di una donna in varie espressioni. Una volta isolata dal resto del viso, questa parte si è rivelata all’artista come quella più comunicativa, in grado anche da sola di svelare emozioni e sensazioni. La meraviglia e la curiosità scaturite hanno portato Rappini a giocare con i colori, cambiandone il look e a combinarle insieme per vederne il risultato.
La bocca diventa quindi un Love Mark di positività, di allegria e di buon auspicio, una campionessa di comunicazione in grado di ipnotizzare lo spettatore incantato davanti a queste coloratissime e giganti bocche quadro. Le opere saranno esposte fino al 29 febbraio (le gigantografie solo per San Valentino).
Biografia
Vittorio Rappini di Castel Delfino dei Marchesi è nato a Roma nel 1953. Si è laureato in Economia e Commercio ed ha conseguito un Master in Business and Administration all’American University di Washinghton. Avendo però “l’arte nel sangue”, vista anche la lunga tradizione familiare, ha preferito non iniziare una carriera manageriale che lo avrebbe probabilmente tenuto lontano dal poter realizzare e sviluppare una propria esperienza artistica. In fondo il ricordo del padre con il cavalletto mentre dipingeva era un richiamo forte: Vittorio aveva 18 anni quando questi mancò.
Suo padre il Marchese Mario Rappini era architetto, arredatore e scenografo. Ha lavorato come architetto nelle case e palazzi più importanti di Roma e d’Italia; come scenografo ha lavorato con Totò in film come “47 morto che parla”, “Totò sceicco” e molti altri; e ancora in film con Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica e con registi come Mario Mattoli, Roberto Rossellini e Federico Fellini. I suoi affreschi e trompe l’oeil sono visibili in molti film.
Anche suo nonno Guido dipingeva paesaggi, mentre suo zio (omonimo) Vittorio era un orientalista di fine ‘800-primi ‘900 con opere spesso attualmente in asta da Christie’s e Sotheby’s.
Il principe Ippolito Ruspoli, suo trisnonno, vissuto nell‘800, era invece un ritrattista di ottima qualità. Un suo autoritratto ed un ritratto fatto a suo genero Mario, bisnonno del nostro Vittorio, sono ancora appesi alle pareti di casa assieme ad un singolare gruppo di profili sovrapposti di “amici del biliardo”, molto originale divertente, ma forse un po’ un ossessivo. Da qui potremmo tornare indietro fino agli antenati più illustri come Gioacchino Murat Re di Napoli e sua moglie Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, ma non sappiamo se qualcuno di loro fosse anche artista e pittore.
Vittorio ha lavorato in Italia, a New York, Londra, in Francia ritraendo soprattutto bambini, ma anche adulti, gruppi di famiglia, dipingendo e disegnando paesaggi e nature morte in maniera classica. La fotografia è un’altra passione che coltiva sin da ragazzo e che ha spesso usato per interpretare i dipinti e poter eseguire ritratti.
Il computer ha segnato una fase successiva, prima assolutamente separata e non artisticamente rilevante, poi ha stabilito una sintesi tra le tre tecniche, pittura, fotografia e computer, verificando che si può dipingere sperimentando la possibilità di “dipingere con il computer” andando a toccare i “Pixel”, unità elementare per comporre un quadro. Garantisce che la fatica è la stessa anche se la tecnica, ovviamente, è diversa.
Vittorio Rappini di Castel Delfino dei Marchesi è nato a Roma, da una famiglia di artisti, nel 1953 e nonostante il Master in Business and Administration all’American University di Washinghton, ha preferito non iniziare una carriera manageriale che lo avrebbe probabilmente tenuto lontano dal poter realizzare e sviluppare una propria esperienza artistica. Il tempo gli ha dato ragione: Vittorio ha lavorato in Italia, a New York, a Londra, in Francia ritraendo soprattutto bambini, ma anche adulti, gruppi di famiglia, dipingendo e disegnando paesaggi e nature morte in maniera classica. La fotografia è un’altra passione che coltiva sin da ragazzo e che ha spesso usato per interpretare i dipinti e poter eseguire ritratti.
La scelta delle bocche – spiega Rappini – nasce proprio da una fotografia scattata per gioco alle labbra di una donna in varie espressioni. Una volta isolata dal resto del viso, questa parte si è rivelata all’artista come quella più comunicativa, in grado anche da sola di svelare emozioni e sensazioni. La meraviglia e la curiosità scaturite hanno portato Rappini a giocare con i colori, cambiandone il look e a combinarle insieme per vederne il risultato.
La bocca diventa quindi un Love Mark di positività, di allegria e di buon auspicio, una campionessa di comunicazione in grado di ipnotizzare lo spettatore incantato davanti a queste coloratissime e giganti bocche quadro. Le opere saranno esposte fino al 29 febbraio (le gigantografie solo per San Valentino).
Biografia
Vittorio Rappini di Castel Delfino dei Marchesi è nato a Roma nel 1953. Si è laureato in Economia e Commercio ed ha conseguito un Master in Business and Administration all’American University di Washinghton. Avendo però “l’arte nel sangue”, vista anche la lunga tradizione familiare, ha preferito non iniziare una carriera manageriale che lo avrebbe probabilmente tenuto lontano dal poter realizzare e sviluppare una propria esperienza artistica. In fondo il ricordo del padre con il cavalletto mentre dipingeva era un richiamo forte: Vittorio aveva 18 anni quando questi mancò.
Suo padre il Marchese Mario Rappini era architetto, arredatore e scenografo. Ha lavorato come architetto nelle case e palazzi più importanti di Roma e d’Italia; come scenografo ha lavorato con Totò in film come “47 morto che parla”, “Totò sceicco” e molti altri; e ancora in film con Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica e con registi come Mario Mattoli, Roberto Rossellini e Federico Fellini. I suoi affreschi e trompe l’oeil sono visibili in molti film.
Anche suo nonno Guido dipingeva paesaggi, mentre suo zio (omonimo) Vittorio era un orientalista di fine ‘800-primi ‘900 con opere spesso attualmente in asta da Christie’s e Sotheby’s.
Il principe Ippolito Ruspoli, suo trisnonno, vissuto nell‘800, era invece un ritrattista di ottima qualità. Un suo autoritratto ed un ritratto fatto a suo genero Mario, bisnonno del nostro Vittorio, sono ancora appesi alle pareti di casa assieme ad un singolare gruppo di profili sovrapposti di “amici del biliardo”, molto originale divertente, ma forse un po’ un ossessivo. Da qui potremmo tornare indietro fino agli antenati più illustri come Gioacchino Murat Re di Napoli e sua moglie Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, ma non sappiamo se qualcuno di loro fosse anche artista e pittore.
Vittorio ha lavorato in Italia, a New York, Londra, in Francia ritraendo soprattutto bambini, ma anche adulti, gruppi di famiglia, dipingendo e disegnando paesaggi e nature morte in maniera classica. La fotografia è un’altra passione che coltiva sin da ragazzo e che ha spesso usato per interpretare i dipinti e poter eseguire ritratti.
Il computer ha segnato una fase successiva, prima assolutamente separata e non artisticamente rilevante, poi ha stabilito una sintesi tra le tre tecniche, pittura, fotografia e computer, verificando che si può dipingere sperimentando la possibilità di “dipingere con il computer” andando a toccare i “Pixel”, unità elementare per comporre un quadro. Garantisce che la fatica è la stessa anche se la tecnica, ovviamente, è diversa.
14
febbraio 2008
Vittorio Rappini – Pixel art e la bocca
Dal 14 al 29 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
HOTEL DE RUSSIE
Roma, Via Del Babuino, 9, (Roma)
Roma, Via Del Babuino, 9, (Roma)
Vernissage
14 Febbraio 2008, dalle 18.30 alle 21.30 ad inviti
Ufficio stampa
EQUA
Autore