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Vittorio Sella, Martín Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte. Luce della Montagna
La più importante esposizione mai realizzata sul mondo delle vette analizza l’universo iconografico della montagna attraverso le opere di quattro maestri della fotografia: Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte. La rassegna si presenta come progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la particolare attitudine dei quattro autori nello sviluppare una fotografia della natura montana. A cura di Filippo Maggia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo di Santa Giulia a Brescia ospita, dal 24 marzo al 25 giugno 2023, la più importante esposizione mai realizzata sul mondo delle vette, dal titolo Luce della Montagna, curata da Filippo Maggia, prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e da Skira, con il sostegno di Feralpi Group, in grado di analizzare l’universo iconografico della montagna attraverso le opere di quattro maestri della fotografia: Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.
La rassegna è uno degli appuntamenti più attesi della stagione fotografica italiana e fiore all’occhiello del programma della VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, per la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura Italiana 2023, ruota attorno al tema Capitale.
La mostra Luce della Montagna è un’escursione temporale per immagini di quattro grandi fotografi che dalle Alpi ci conduce al sistema montuoso del Caucaso in Eurasia, e da lì verso il Karakorum per poi allungarsi fino al Sikkim, al confine con Bhutan, Tibet e Nepal. Dalle vette himalayane a quelle africane, sul Ruwenzori, al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Uganda, e ancora nel West americano dei grandi spazi, dentro il Parco nazionale Yosemite in California, per scendere infine in Sud America e concludersi sulle Ande peruviane.
Filippo Maggia, curatore
Feralpi ha un legame molto stretto con la montagna e lo ha fin dalla sua nascita, nel 1968, quando viene fondata grazie alla laboriosa opera di famiglie imprenditoriali originarie della Val Sabbia. La montagna è parte essenziale delle nostre radici: ne condividiamo i valori che sono assonanti con la vita d’impresa. Passione, forza di volontà, spirito di sacrificio, responsabilità, impegno e propensione ad innalzare i propri limiti sono solo alcuni di essi, come lo sono il rispetto per l’ambiente e l’impegno per contrastare il climate change. Al centro di tutto questo c’è il motore della cultura: la sua valorizzazione, a partire dal livello territoriale, è parte integrante della ESG strategy di Feralpi, a maggior ragione nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura. Pertanto, la mostra declina parte della nostra identità ed è per questo che abbiamo scelto di sostenerla.
Giovanni Pasini, consigliere di Feralpi Siderurgica
Luce della montagna si presenta con una formula innovativa: non una collettiva di quattro autori, quanto un progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la loro particolare attitudine nello sviluppare una fotografia della natura montana, facendo vivere allo spettatore una esperienza unica.
Il percorso si apre idealmente con 40 scatti di Vittorio Sella (Biella, 1859-1943) che analizza il suo progressivo passaggio da una fotografia ampiamente descrittiva e documentaria a un’altra che intende interpretare e celebrare la bellezza della natura e, in particolare, le montagne: dalle Alpi e le Dolomiti, al Ruwenzori in Africa, le montagne del Caucaso, il Sikkim incuneato tra Tibet, India e Bhutan, il Karakorum himalayano, l’Alaska.
Le fotografie di Vittorio Sella rivelano una nitidezza e ricchezza di dettagli quasi impensabile considerando che furono realizzate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; lastre di vetro spesso preparate in loco e, nel caso delle spedizioni in Asia o Africa, dopo mesi di avvicinamento a piedi.
Tra le particolarità, la rassegna bresciana ospita una fotografia di Sella scattata dallo stesso campo base dal quale Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta e che usarono per tracciare la via per salire in vetta.
Di Martin Chambi (1891-1973), fotografo peruviano attivo nei primi decenni del secolo scorso, vengono presentate 40 immagini, appositamente stampate per l’appuntamento bresciano dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande, che restituiscono le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán celate fra le Ande, ma soprattutto inquadrano la vita sociale quotidiana delle popolazioni andine in un racconto etnografico di valore inestimabile.
Le 30 magnifiche fotografie di Ansel Adams (1902-1984), maestro statunitense tra i più celebrati del Novecento, esaltano la maestosità della natura, in particolare la nuova frontiera del West americano. Realizzate intorno alla metà del secolo scorso, le immagini rivelano una natura ancora incontaminata, quasi eroica, di grande respiro, dove le montagne dominano senza incombere, al contrario paiono proteggere l’uomo, guidarlo verso il futuro e il progresso. Particolarmente curata è la tecnica realizzativa e la stampa, nonché la sua paziente lettura del tempo al fine di registrare il paesaggio nella sua forma più autentica e primitiva. Ambientalista ante litteram, Adams affermava che “ogni giorno devo scrivere ai giornali per ricordare loro l’importanza dell’ambiente e della sua difesa”.
Axel Hütte (Essen, Germania, 1951), per certi versi, rappresenta l’evoluzione e la sintesi contemporanea di Sella e Adams. Allievo di Bernd e Hilla Becher, uno dei cinque protagonisti della cosiddetta Düsseldorf Academy (con Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff), Hütte è un instancabile viaggiatore, grande camminatore e ciclista semiprofessionista, perfezionista dell’immagine analogica, paziente e tenace nella sua ricerca della fotografia “completa” ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto di immagine che è innanzitutto costruito nella sua mente. Quella di Hütte è una lettura architettonica della montagna, dei suoi volumi che si collocano nello spazio, sospesi fra terra e cielo, veri e propri monumenti naturali.
Hütte offre invece delle visioni alle volte fin inquietanti, dove le vette sembrano fantasmi che aleggiano sul nostro tempo, sempre più instabile e incerto.
Al Brescia Photo Festival, Axel Hütte presenta una serie di 20 fotografie di grande formato (150×200 cm) raccolte in varie parti del mondo, come lo Yosemite Park, oltre a degli scatti inediti realizzati per l’occasione che ritraggono alcune vette delle Alpi, come l’Adamello o la Presanella. Al termine della mostra, due opere di Hütte saranno acquistate dalla Fondazione Brescia Musei per arricchire la sua collezione.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.
La rassegna è uno degli appuntamenti più attesi della stagione fotografica italiana e fiore all’occhiello del programma della VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, per la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura Italiana 2023, ruota attorno al tema Capitale.
La mostra Luce della Montagna è un’escursione temporale per immagini di quattro grandi fotografi che dalle Alpi ci conduce al sistema montuoso del Caucaso in Eurasia, e da lì verso il Karakorum per poi allungarsi fino al Sikkim, al confine con Bhutan, Tibet e Nepal. Dalle vette himalayane a quelle africane, sul Ruwenzori, al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Uganda, e ancora nel West americano dei grandi spazi, dentro il Parco nazionale Yosemite in California, per scendere infine in Sud America e concludersi sulle Ande peruviane.
Filippo Maggia, curatore
Feralpi ha un legame molto stretto con la montagna e lo ha fin dalla sua nascita, nel 1968, quando viene fondata grazie alla laboriosa opera di famiglie imprenditoriali originarie della Val Sabbia. La montagna è parte essenziale delle nostre radici: ne condividiamo i valori che sono assonanti con la vita d’impresa. Passione, forza di volontà, spirito di sacrificio, responsabilità, impegno e propensione ad innalzare i propri limiti sono solo alcuni di essi, come lo sono il rispetto per l’ambiente e l’impegno per contrastare il climate change. Al centro di tutto questo c’è il motore della cultura: la sua valorizzazione, a partire dal livello territoriale, è parte integrante della ESG strategy di Feralpi, a maggior ragione nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura. Pertanto, la mostra declina parte della nostra identità ed è per questo che abbiamo scelto di sostenerla.
Giovanni Pasini, consigliere di Feralpi Siderurgica
Luce della montagna si presenta con una formula innovativa: non una collettiva di quattro autori, quanto un progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la loro particolare attitudine nello sviluppare una fotografia della natura montana, facendo vivere allo spettatore una esperienza unica.
Il percorso si apre idealmente con 40 scatti di Vittorio Sella (Biella, 1859-1943) che analizza il suo progressivo passaggio da una fotografia ampiamente descrittiva e documentaria a un’altra che intende interpretare e celebrare la bellezza della natura e, in particolare, le montagne: dalle Alpi e le Dolomiti, al Ruwenzori in Africa, le montagne del Caucaso, il Sikkim incuneato tra Tibet, India e Bhutan, il Karakorum himalayano, l’Alaska.
Le fotografie di Vittorio Sella rivelano una nitidezza e ricchezza di dettagli quasi impensabile considerando che furono realizzate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; lastre di vetro spesso preparate in loco e, nel caso delle spedizioni in Asia o Africa, dopo mesi di avvicinamento a piedi.
Tra le particolarità, la rassegna bresciana ospita una fotografia di Sella scattata dallo stesso campo base dal quale Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta e che usarono per tracciare la via per salire in vetta.
Di Martin Chambi (1891-1973), fotografo peruviano attivo nei primi decenni del secolo scorso, vengono presentate 40 immagini, appositamente stampate per l’appuntamento bresciano dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande, che restituiscono le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán celate fra le Ande, ma soprattutto inquadrano la vita sociale quotidiana delle popolazioni andine in un racconto etnografico di valore inestimabile.
Le 30 magnifiche fotografie di Ansel Adams (1902-1984), maestro statunitense tra i più celebrati del Novecento, esaltano la maestosità della natura, in particolare la nuova frontiera del West americano. Realizzate intorno alla metà del secolo scorso, le immagini rivelano una natura ancora incontaminata, quasi eroica, di grande respiro, dove le montagne dominano senza incombere, al contrario paiono proteggere l’uomo, guidarlo verso il futuro e il progresso. Particolarmente curata è la tecnica realizzativa e la stampa, nonché la sua paziente lettura del tempo al fine di registrare il paesaggio nella sua forma più autentica e primitiva. Ambientalista ante litteram, Adams affermava che “ogni giorno devo scrivere ai giornali per ricordare loro l’importanza dell’ambiente e della sua difesa”.
Axel Hütte (Essen, Germania, 1951), per certi versi, rappresenta l’evoluzione e la sintesi contemporanea di Sella e Adams. Allievo di Bernd e Hilla Becher, uno dei cinque protagonisti della cosiddetta Düsseldorf Academy (con Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff), Hütte è un instancabile viaggiatore, grande camminatore e ciclista semiprofessionista, perfezionista dell’immagine analogica, paziente e tenace nella sua ricerca della fotografia “completa” ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto di immagine che è innanzitutto costruito nella sua mente. Quella di Hütte è una lettura architettonica della montagna, dei suoi volumi che si collocano nello spazio, sospesi fra terra e cielo, veri e propri monumenti naturali.
Hütte offre invece delle visioni alle volte fin inquietanti, dove le vette sembrano fantasmi che aleggiano sul nostro tempo, sempre più instabile e incerto.
Al Brescia Photo Festival, Axel Hütte presenta una serie di 20 fotografie di grande formato (150×200 cm) raccolte in varie parti del mondo, come lo Yosemite Park, oltre a degli scatti inediti realizzati per l’occasione che ritraggono alcune vette delle Alpi, come l’Adamello o la Presanella. Al termine della mostra, due opere di Hütte saranno acquistate dalla Fondazione Brescia Musei per arricchire la sua collezione.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.
24
marzo 2023
Vittorio Sella, Martín Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte. Luce della Montagna
Dal 24 marzo al 25 giugno 2023
fotografia
Location
MUSEO DI SANTA GIULIA
Brescia, Via Dei Musei, 81/B, (Brescia)
Brescia, Via Dei Musei, 81/B, (Brescia)
Biglietti
I biglietti sono acquistabili in prevendita online sul sito bresciamusei.com o tramite call center Telerete (€ 1 costo prevendita).
Orario di apertura
martedì-domenica: 10.00 – 18.00
dal 9 giugno: 10.00 – 19.00
Autore
Curatore